70 Musica a .... 15 giri
Indubbiamente la banda, nel suo secolo e mezzo di attività, ha compiuto notevoli progressi dal punto di vista musicale ed interpretativo, raggiungendo un affiatamento assai apprezzabile.
Non altrettanto si può dire per quanto riguarda lo stile “nel marciare” poiché, pur avendo percorso tantissimi chilometri assieme, spesso è venuto meno nei bandisti il senso del passo marziale e quello della “rotta”.
Se un tempo solo il dio Bacco poteva causare certi “sbandamenti” durante le marce in processione, oggi, la quasi totale mancanza di istruzione e di inquadramento “militareschi” fa sì che non poche sfilate riescono sullo stile “oggi le comiche”.
Caratteristico lo schetc che per ben due volte consecutive si è ripetuto davanti alle terme di Boario: la prima volta accompagnavamo dal piazzale della stazione il corteo degli Autieri, marciavamo disposti su quattro colonne, come di solito, e giunti davanti al portico antistante il parco ci fu ordinato di fermarci per lasciar passare il corteo.
L’ordine “Fermi!” fu prontamente eseguito, e con altrettanta celerità si eseguì l’ordine “Giratevi!”.
Ma non essendo stato specificato il senso di rotazione, capitò che non pochi di noi si trovarono a guardarsi negli occhi.
Tragico fu che ognuno credette di essere in errore, e tutti corressero con una rotazione di 180 gradi trovandosi così davanti… gli occhi confusi dell’altro compagno.
Morale della favola: ci fu chi compì otto giri su se stesso, chi dieci, chi quindici.
Tutto questo accadde mentre; ovviamente, si stava eseguendo una marcetta.
Ora, il senso del dovere radicato, in ogni musicante, impone di non smettere mai di suonare durante l’esecuzione di un brano, ma era altresì impossibile riuscire a leggere lo spartito durante le rotazioni a corpo libero.
Ognuno perciò si affidò alla propria fantasia (che di solito si chiama orecchio), ma anche se nell’organico c’è perfetta intesa e tanta amicizia, le fantasie non sono ancora unificate. Perciò la marcia fu…
Il pubblico, sempre buono e affettuoso, riuscì ugualmente ad applaudirci, e lo fece con tanto calore che noi pensammo di ripetere la medesima scena qualche mese dopo, sempre nello stesso posto, questa volta accompagnando il corteo dell’AVIS.
Qualche anno fa invece eravamo a un raduno di bande a Limone del Garda assieme al gruppo ANBIMA della Valle Camonica: il programma prevedeva che una per una, alla distanza di 50 metri dalla precedente, le bande sfilassero da una piazza in riva al lago, attraverso dei vicoletti, fino ad una seconda piazza poco distante, dove, a turno avrebbero eseguito un breve concerto. Partì la prima banda, poi la seconda, la terza… finché toccò a noi.
Come alle precedenti anche a noi era stata assegnata una gentile donzella che ci guidasse per il breve percorso.
Or capitò che di gentili donzelle ce ne fosse un gran numero in quel di Limone e che i flauti (sempre in prima fila) perdute le tracce della prima, ne seguirono un’altra trascinando con sé ovviamente l’intero organico.
Le note della banda precedente, rifrangendo sui muri dello stretto vicolo, non potevano essere un aiuto sicuro per l’orientamento ed inoltre la folla, molto numerosa, si richiudeva dietro ogni banda per poterla ascoltare ancora per qualche attimo, cancellando così ogni traccia di percorso.
Ad un certo punto… frenata improvvisa dei flauti, seguita da frenate meno improvvise e da tamponamenti vari degli altri strumenti: eravamo finiti su un molo di attracco di un piccolo traghetto, e a pochi metri da noi c’era solo il lago.
Il dietro front non poté essere elegante perché il molo era proprio stretto e fu così che, con in testa cassa e piatti e per ultimi clarinetti e flauti, ripenetrammo quella folla che ancora si domandava “ma dove vanno quelli là?”.
E le belle donzelle ci imbrogliarono anche a Brescia ad un raduno d’impostazione simile al precedente: si partiva scaglionati da Piazza del Duomo per giungere in Piazza della Loggia dove era allestito il palco per il concerto. Anche qui un organizzatore indicò ai quattro capofila una fanciulla, ma lo fece in modo assai poco chiaro e frettoloso, forse in noi giocava anche l’emozione e un po’ di confusione, perché un gran traffico sulla strada ci aveva fatti arrivare in ritardo.
Fatto sta che quando il tizio ci indicò l’accompagnatrice il capofila di destra inquadrò una ragazza che gli era poco distante e che “indubbiamente” aveva l’aspetto di una organizzatrice, mentre il capofila di sinistra ne inquadrò un’altra dagli stessi connotati.
Destino volle che le due non fossero sorelle né abitassero nello stesso quartiere e che al primo incrocio imboccassero… le due strade opposte. Si ebbe la scissione della banda: due colonne verso destra e le altre due verso sinistra.
Fortunatamente presto ci si accorse del capitato, ma ciascuna delle due file stimò di essere in errore, e anche quella di destra, che era per sua fortuna sulla retta via, rischiò di ricadere in perdizione.
Fu provvidenziale l’intervento di alcune persone del pubblico che ci accompagnarono (noi che eravamo bresciani!) fino alla Loggia dove già ci attendevano le bande di ogni paese della Lombardia.
E di episodi di questo genere ce ne sono tanti, perché è anche vero che di chilometri suonando ne abbiamo fatti! Ne capiteranno sicuramente ancora, ma non lo consideriamo un problema perché quando tra noi qualcuno ricorda queste avventure, ci facciamo tutti una risata, creando così un clima di allegria tra amici che suonano per divertirsi e per stare assieme.
Non altrettanto si può dire per quanto riguarda lo stile “nel marciare” poiché, pur avendo percorso tantissimi chilometri assieme, spesso è venuto meno nei bandisti il senso del passo marziale e quello della “rotta”.
Se un tempo solo il dio Bacco poteva causare certi “sbandamenti” durante le marce in processione, oggi, la quasi totale mancanza di istruzione e di inquadramento “militareschi” fa sì che non poche sfilate riescono sullo stile “oggi le comiche”.
Caratteristico lo schetc che per ben due volte consecutive si è ripetuto davanti alle terme di Boario: la prima volta accompagnavamo dal piazzale della stazione il corteo degli Autieri, marciavamo disposti su quattro colonne, come di solito, e giunti davanti al portico antistante il parco ci fu ordinato di fermarci per lasciar passare il corteo.
L’ordine “Fermi!” fu prontamente eseguito, e con altrettanta celerità si eseguì l’ordine “Giratevi!”.
Ma non essendo stato specificato il senso di rotazione, capitò che non pochi di noi si trovarono a guardarsi negli occhi.
Tragico fu che ognuno credette di essere in errore, e tutti corressero con una rotazione di 180 gradi trovandosi così davanti… gli occhi confusi dell’altro compagno.
Morale della favola: ci fu chi compì otto giri su se stesso, chi dieci, chi quindici.
Tutto questo accadde mentre; ovviamente, si stava eseguendo una marcetta.
Ora, il senso del dovere radicato, in ogni musicante, impone di non smettere mai di suonare durante l’esecuzione di un brano, ma era altresì impossibile riuscire a leggere lo spartito durante le rotazioni a corpo libero.
Ognuno perciò si affidò alla propria fantasia (che di solito si chiama orecchio), ma anche se nell’organico c’è perfetta intesa e tanta amicizia, le fantasie non sono ancora unificate. Perciò la marcia fu…
Il pubblico, sempre buono e affettuoso, riuscì ugualmente ad applaudirci, e lo fece con tanto calore che noi pensammo di ripetere la medesima scena qualche mese dopo, sempre nello stesso posto, questa volta accompagnando il corteo dell’AVIS.
Qualche anno fa invece eravamo a un raduno di bande a Limone del Garda assieme al gruppo ANBIMA della Valle Camonica: il programma prevedeva che una per una, alla distanza di 50 metri dalla precedente, le bande sfilassero da una piazza in riva al lago, attraverso dei vicoletti, fino ad una seconda piazza poco distante, dove, a turno avrebbero eseguito un breve concerto. Partì la prima banda, poi la seconda, la terza… finché toccò a noi.
Come alle precedenti anche a noi era stata assegnata una gentile donzella che ci guidasse per il breve percorso.
Or capitò che di gentili donzelle ce ne fosse un gran numero in quel di Limone e che i flauti (sempre in prima fila) perdute le tracce della prima, ne seguirono un’altra trascinando con sé ovviamente l’intero organico.
Le note della banda precedente, rifrangendo sui muri dello stretto vicolo, non potevano essere un aiuto sicuro per l’orientamento ed inoltre la folla, molto numerosa, si richiudeva dietro ogni banda per poterla ascoltare ancora per qualche attimo, cancellando così ogni traccia di percorso.
Ad un certo punto… frenata improvvisa dei flauti, seguita da frenate meno improvvise e da tamponamenti vari degli altri strumenti: eravamo finiti su un molo di attracco di un piccolo traghetto, e a pochi metri da noi c’era solo il lago.
Il dietro front non poté essere elegante perché il molo era proprio stretto e fu così che, con in testa cassa e piatti e per ultimi clarinetti e flauti, ripenetrammo quella folla che ancora si domandava “ma dove vanno quelli là?”.
E le belle donzelle ci imbrogliarono anche a Brescia ad un raduno d’impostazione simile al precedente: si partiva scaglionati da Piazza del Duomo per giungere in Piazza della Loggia dove era allestito il palco per il concerto. Anche qui un organizzatore indicò ai quattro capofila una fanciulla, ma lo fece in modo assai poco chiaro e frettoloso, forse in noi giocava anche l’emozione e un po’ di confusione, perché un gran traffico sulla strada ci aveva fatti arrivare in ritardo.
Fatto sta che quando il tizio ci indicò l’accompagnatrice il capofila di destra inquadrò una ragazza che gli era poco distante e che “indubbiamente” aveva l’aspetto di una organizzatrice, mentre il capofila di sinistra ne inquadrò un’altra dagli stessi connotati.
Destino volle che le due non fossero sorelle né abitassero nello stesso quartiere e che al primo incrocio imboccassero… le due strade opposte. Si ebbe la scissione della banda: due colonne verso destra e le altre due verso sinistra.
Fortunatamente presto ci si accorse del capitato, ma ciascuna delle due file stimò di essere in errore, e anche quella di destra, che era per sua fortuna sulla retta via, rischiò di ricadere in perdizione.
Fu provvidenziale l’intervento di alcune persone del pubblico che ci accompagnarono (noi che eravamo bresciani!) fino alla Loggia dove già ci attendevano le bande di ogni paese della Lombardia.
E di episodi di questo genere ce ne sono tanti, perché è anche vero che di chilometri suonando ne abbiamo fatti! Ne capiteranno sicuramente ancora, ma non lo consideriamo un problema perché quando tra noi qualcuno ricorda queste avventure, ci facciamo tutti una risata, creando così un clima di allegria tra amici che suonano per divertirsi e per stare assieme.