35 La Banda e le stazioni ferroviarie
La stazione ferroviaria, considerata fino al secondo dopoguerra come punto di riferimento e di collegamento con gli avvenimenti esterni, vide costante, negli anni della “guerra d’Africa”, la partecipazione della banda alla partenza dei legionari, nonostante l’orario proibitivo delle 5,30 del mattino.
La sua presenza serviva a solennizzare l’evento, a sottolinearne il carattere patriottico ed a esprimere a chi partiva la vicinanza della gente; si cercava inoltre di dare a questi “eroi” un sostegno morale in un momento così triste, distogliendoli per un attimo dalla cruda realtà.
Le note allegre degli inni patriottici, infatti, contrastavano con il dramma che i protagonisti e le loro famiglie stavano vivendo.
La stessa aria di festa veniva poi ritrovata da chiunque avesse avuto la fortuna di tornare, indipendentemente dalle esperienze amare od esaltanti vissute in guerra.
Numerosi sono gli aneddoti legati alla presenza della banda nelle stazioni ferroviarie della zona.
Ci racconta ad esempio Gino Tedeschi, allora giovanissimo clarinettista della banda, che dopo una lunga attesa sulle panchine della stazione, al momento cruciale di “attaccare” la consueta “suonata” di benvenuto per il reduce di turno, due musicanti assorti nelle loro discussioni, con le spalle rivolte al maestro, furono richiamati da un terzo che per attirare la loro attenzione, disse scherzosamente: “Giü èn‑na du, giréga al cül a la stasciù”. La battuta procurò, con l’ilarità, una generale deconcentrazione, rovinando così l’importante momento magico dell’ “attacco” e l’atmosfera a cui il suono della banda doveva contribuire.
La sua presenza serviva a solennizzare l’evento, a sottolinearne il carattere patriottico ed a esprimere a chi partiva la vicinanza della gente; si cercava inoltre di dare a questi “eroi” un sostegno morale in un momento così triste, distogliendoli per un attimo dalla cruda realtà.
Le note allegre degli inni patriottici, infatti, contrastavano con il dramma che i protagonisti e le loro famiglie stavano vivendo.
La stessa aria di festa veniva poi ritrovata da chiunque avesse avuto la fortuna di tornare, indipendentemente dalle esperienze amare od esaltanti vissute in guerra.
Numerosi sono gli aneddoti legati alla presenza della banda nelle stazioni ferroviarie della zona.
Ci racconta ad esempio Gino Tedeschi, allora giovanissimo clarinettista della banda, che dopo una lunga attesa sulle panchine della stazione, al momento cruciale di “attaccare” la consueta “suonata” di benvenuto per il reduce di turno, due musicanti assorti nelle loro discussioni, con le spalle rivolte al maestro, furono richiamati da un terzo che per attirare la loro attenzione, disse scherzosamente: “Giü èn‑na du, giréga al cül a la stasciù”. La battuta procurò, con l’ilarità, una generale deconcentrazione, rovinando così l’importante momento magico dell’ “attacco” e l’atmosfera a cui il suono della banda doveva contribuire.
Programma di un concerto della nostra Banda diretta dal Maestro Scalmana eseguito a Lovere il 10 dicembre 1927.