45 I duri anni del dopoguerra
Anche la seconda guerra mondiale, come la guerra d’Africa, fu per la nostra Banda motivo di smembramento.
Fra i musicanti sappiamo che: Tedeschi Luigi visse la tragica campagna di Russia, il fratello Pietro militò nella guerra della Jugoslavia, Felappi Giuseppe in quella della Grecia, mentre Pellegrinelli Dante fu combattente in Africa; Cemmi Luigi a causa delle precarie condizioni fisiche dovute alla lunga prigionia in Germania, smise di suonare e Tosi Alcide perse la vita alla fine del conflitto mondiale.
Anche nella nostra città la guerra portò grande rovina, ma subito dopo la liberazione, tutti i cittadini si rimboccarono le maniche per ricostruire il Comune nelle sue strutture, per riorganizzare l’amministrazione ed i servizi e per ridare nuovamente alla città il suo dinamismo di sempre.
Anche la banda, da sempre manifesto della cultura popolare della città, viene presto ricostruita per merito precipuo dei vecchi musicanti e del sig. Tedeschi Giusto e, come leggiamo da un prezioso documento ritrovato nell’archivio comunale, “Dopo due mesi dalla liberazione il corpo bandistico poteva fare la sua prima uscita (sotto la direzione del maestro Filippini) suonando alla meno peggio, ma subito circondato dal consenso di tutta la popolazione”.
I musicanti pregarono l’avv. G. Battista Gheza di assumere l’incarico di presidente, egli acconsenti con entusiasmo e leggiamo le motivazioni della sua disponibilità in una sua lettera del 15/10/1946: “… il sottoscritto accettò la proposta pensando alle vecchie tradizioni della nostra musica, alla simpatia che questa sempre riscosse in Darfo e soprattutto al fatto che è convinzione dello scrivente che la banda nel paese coopera all’ingentilimento dei costumi, cosa di cui se ne sente e se ne sentirà sempre il bisogno” (bellissima definizione di banda!).
Se non fu così difficile riunire tutti i musicanti, nei quali neppure l’impegno bellico aveva spento la passione per la musica, fu certo un problema recuperare gli strumenti e gli spartiti che nel trambusto dell’ultimo periodo di guerra erano andati dispersi.
Fra i musicanti sappiamo che: Tedeschi Luigi visse la tragica campagna di Russia, il fratello Pietro militò nella guerra della Jugoslavia, Felappi Giuseppe in quella della Grecia, mentre Pellegrinelli Dante fu combattente in Africa; Cemmi Luigi a causa delle precarie condizioni fisiche dovute alla lunga prigionia in Germania, smise di suonare e Tosi Alcide perse la vita alla fine del conflitto mondiale.
Anche nella nostra città la guerra portò grande rovina, ma subito dopo la liberazione, tutti i cittadini si rimboccarono le maniche per ricostruire il Comune nelle sue strutture, per riorganizzare l’amministrazione ed i servizi e per ridare nuovamente alla città il suo dinamismo di sempre.
Anche la banda, da sempre manifesto della cultura popolare della città, viene presto ricostruita per merito precipuo dei vecchi musicanti e del sig. Tedeschi Giusto e, come leggiamo da un prezioso documento ritrovato nell’archivio comunale, “Dopo due mesi dalla liberazione il corpo bandistico poteva fare la sua prima uscita (sotto la direzione del maestro Filippini) suonando alla meno peggio, ma subito circondato dal consenso di tutta la popolazione”.
I musicanti pregarono l’avv. G. Battista Gheza di assumere l’incarico di presidente, egli acconsenti con entusiasmo e leggiamo le motivazioni della sua disponibilità in una sua lettera del 15/10/1946: “… il sottoscritto accettò la proposta pensando alle vecchie tradizioni della nostra musica, alla simpatia che questa sempre riscosse in Darfo e soprattutto al fatto che è convinzione dello scrivente che la banda nel paese coopera all’ingentilimento dei costumi, cosa di cui se ne sente e se ne sentirà sempre il bisogno” (bellissima definizione di banda!).
Se non fu così difficile riunire tutti i musicanti, nei quali neppure l’impegno bellico aveva spento la passione per la musica, fu certo un problema recuperare gli strumenti e gli spartiti che nel trambusto dell’ultimo periodo di guerra erano andati dispersi.
Sacrario del Tonale anni '50
Bazena 1950.
Vista la mole di documenti che la riguarda diventa per esempio storica la vicenda di un saxofono tenore in possesso dei sig. Mario Rusconi, il quale trovando lavoro alla Gnutti di Lumezzane, dovette abbandonare la musica ma preso dai problemi del trasferimento e del nuovo lavoro, non pensò di consegnare lo strumento. Nel frattempo gli altri musicanti erano sguinzagliati alla ricerca del suddetto saxofono e solo dopo quattro mesi cominciarono a dubitare che fosse ancora in mano al Rusconi.
Era però ancora molto difficile rintracciare le persone soprattutto poi se si trovavano in comuni diversi, perciò la questione del saxofono passò in mano niente meno che al Sindaco G. Battista Cemmi che, per quanto rileviamo dai documenti, scrisse ben tre lettere in quel di Lumezzane, alla ricerca del Rusconi e del saxofono.
Al fine il Rusconi ricevette “l’invito”, ma non potendo venire a Darfo, vi mandò la moglie per sapere cosa avesse dovuto fare dello strumento che nel frattempo aveva ritrovato. Ma quel giorno ella non trovò il sindaco e, parlato col vicesindaco Bentoglio fu da questi indirizzata dal Tedeschi. Questi, dietro consiglio del Santandrea, le disse di portare lo strumento da Giobi (un famoso riparatore in Via S. Faustino a Brescia) e di inviargli l’indirizzo esatto della bottega che avrebbe pensato lui al ritiro. Ella eseguì, ma destino volle che il Tedeschi, per motivi di lavoro, non potè trovare il tempo di scendere fino a Brescia e il saxofono ormai rimesso a nuovo dovette attendere altri tre o quattro mesi prima di giungere a Darfo spedito per posta. Per farsi perdonare dei guai il Rusconi pensò bene di pagare le spese della riparazione e della spedizione. E chissà quanti aneddoti simili si potrebbero trovare per tutti gli altri strumenti!
Era però ancora molto difficile rintracciare le persone soprattutto poi se si trovavano in comuni diversi, perciò la questione del saxofono passò in mano niente meno che al Sindaco G. Battista Cemmi che, per quanto rileviamo dai documenti, scrisse ben tre lettere in quel di Lumezzane, alla ricerca del Rusconi e del saxofono.
Al fine il Rusconi ricevette “l’invito”, ma non potendo venire a Darfo, vi mandò la moglie per sapere cosa avesse dovuto fare dello strumento che nel frattempo aveva ritrovato. Ma quel giorno ella non trovò il sindaco e, parlato col vicesindaco Bentoglio fu da questi indirizzata dal Tedeschi. Questi, dietro consiglio del Santandrea, le disse di portare lo strumento da Giobi (un famoso riparatore in Via S. Faustino a Brescia) e di inviargli l’indirizzo esatto della bottega che avrebbe pensato lui al ritiro. Ella eseguì, ma destino volle che il Tedeschi, per motivi di lavoro, non potè trovare il tempo di scendere fino a Brescia e il saxofono ormai rimesso a nuovo dovette attendere altri tre o quattro mesi prima di giungere a Darfo spedito per posta. Per farsi perdonare dei guai il Rusconi pensò bene di pagare le spese della riparazione e della spedizione. E chissà quanti aneddoti simili si potrebbero trovare per tutti gli altri strumenti!
Darfo 1954. La Banda è guidata dal presidente Giusto Tedeschi e dal Maestro Salvini
Di certo sappiamo che già il 22/6/1945 un basso sib, un basso mib, un bombardino, una tromba sib, un flicorno tenore, una tromba mib, due tromboni, un tamburo e cassa, un bombardino, un trombone d’accompagnamento, tre cornette, due clarinetti, un flicorno contralto e un altro trombone erano stati riparati da Comolio e Treccani per un costo complessivo di ben 1.690 Lire.
A queste spese si sommarono altre L. 5.000 per recupero, acquisto o trascrizione di partiture, per la riparazione dei leggii, delle divise ecc…
E questi soldi da dove venivano? La risposta viene continuando la lettera del documento del Gheza: “Prima cura (..) fu di ritrovare il finanziamento perché anche le istituzioni più belle di questo mondo per prosperare hanno bisogno di denaro, e di trovare questo finanziamento all’infuori del Comune che in quel periodo era oberato da pesi, da obbligazioni e da richieste di ogni genere. Con alcune lettere alle ditte ed ai benestanti del paese questo finanziamento per la durata di un anno fu trovato e così la Musica poté rinforzarsi e prosperare raggiungendo un buon grado di preparazione e di organizzazione”.
Questa attenzione nei confronti del comune fu assecondata da una risposta pronta della quasi totalità delle aziende interpellate e dei musicanti e delle loro famiglie. A questo riguardo è doveroso menzionare Tedeschi Giusto perché fu senz’altro colui che contribuì più significativamente alla ricostruzione della Banda, come ci dimostrano alcuni documenti in nostro possesso.
Nell’estate del 1945 intanto si compilò un nuovo statuto e si stabili che la “musica” si chiamasse “Corpo Bandistico Municipale”.
A queste spese si sommarono altre L. 5.000 per recupero, acquisto o trascrizione di partiture, per la riparazione dei leggii, delle divise ecc…
E questi soldi da dove venivano? La risposta viene continuando la lettera del documento del Gheza: “Prima cura (..) fu di ritrovare il finanziamento perché anche le istituzioni più belle di questo mondo per prosperare hanno bisogno di denaro, e di trovare questo finanziamento all’infuori del Comune che in quel periodo era oberato da pesi, da obbligazioni e da richieste di ogni genere. Con alcune lettere alle ditte ed ai benestanti del paese questo finanziamento per la durata di un anno fu trovato e così la Musica poté rinforzarsi e prosperare raggiungendo un buon grado di preparazione e di organizzazione”.
Questa attenzione nei confronti del comune fu assecondata da una risposta pronta della quasi totalità delle aziende interpellate e dei musicanti e delle loro famiglie. A questo riguardo è doveroso menzionare Tedeschi Giusto perché fu senz’altro colui che contribuì più significativamente alla ricostruzione della Banda, come ci dimostrano alcuni documenti in nostro possesso.
Nell’estate del 1945 intanto si compilò un nuovo statuto e si stabili che la “musica” si chiamasse “Corpo Bandistico Municipale”.
In posa nel parco delle Terme. Seduti: il Presidente G.Tedeschi e il Maestro G.Macario
Furono eseguiti numerosissimi concerti e, cosa molto bella da sottolineare, per la maggior parte gratuiti, a tutto beneficio “…e diletto della popolazione che sempre ci ha circondati della sua simpatia”. Voleva essere un grazie a tutti i cittadini che, non solo a parole, avevano voluto che la banda rinascesse. E cosi il 1945 e il 1946 per la vita del sodalizio furono un duro cammino di ripresa, coronato però da tante soddisfazioni e da felici risultati. Infatti nel 1946 si dice: “A stagione conclusa il corpo bandistico è abbastanza ben attrezzato di strumenti e musiche e in condizione di non sfigurare dinnanzi a nessun’altra banda della Provincia”. L’Avv. Gheza continua dicendo “senonché i fondi sono finiti e occorre un aiuto il sottoscritto non si sente più di ricercare personalmente alle famiglie e alle ditte come già fece l’anno precedente per lasciare in pace il Comune. D’altra parte il Comune non è più pressato e oberato di impegni come l’anno precedente, subito dopo la liberazione, e perciò il sottoscritto chiede… distinti ossequi”.
Questa è la conclusione della lettera del Gheza e bisogna dire che fu proprio una richiesta di sovvenzione redatta con arte. Infatti ebbe successo perché il 30‑10‑1946 il Sindaco rispose: “In riferimento alla sua domanda in data 14 ottobre corrente tendente ad ottenere la concessione di un sussidio a favore della Banda Cittadina, sono lieto di comunicarLe che questa Amministrazione ha disposto l’erogazione a favore della Banda stessa, per una volta tanto, di un contributo di L. 30.000 (trentamila). La somma sarà esigibile entro la fine del mese di dicembre. p. v. Con distinta stima”.
Dal Gheza in poi nessuno seppe essere cosi “poetico” nello sfornare richieste di sussidio fisso.
Questa è la conclusione della lettera del Gheza e bisogna dire che fu proprio una richiesta di sovvenzione redatta con arte. Infatti ebbe successo perché il 30‑10‑1946 il Sindaco rispose: “In riferimento alla sua domanda in data 14 ottobre corrente tendente ad ottenere la concessione di un sussidio a favore della Banda Cittadina, sono lieto di comunicarLe che questa Amministrazione ha disposto l’erogazione a favore della Banda stessa, per una volta tanto, di un contributo di L. 30.000 (trentamila). La somma sarà esigibile entro la fine del mese di dicembre. p. v. Con distinta stima”.
Dal Gheza in poi nessuno seppe essere cosi “poetico” nello sfornare richieste di sussidio fisso.
Richiesta da parte del Presidente Gheza dell'Amministrazione comunale di una sovvenzione annuale.