10 La nascita della nostra banda
Nel 1986 l’allora Consiglio Direttivo ed alcuni musicanti decisero coraggiosamente di ricostruire la nascita e la vita dei primi anni della nostra Associazione. Questa ricerca storica sarebbe poi stata raccolta nella prima edizione di questo libro, pubblicato in occasione della celebrazione del presunto 1° centenario dalla nascita.
Purtroppo i documenti che ci avrebbero potuto aiutare nella nostra impresa erano stati tutti trasformati in fango limaccioso dalle acque impetuose dell’Oglio che durante l’alluvione del 1960 invase gli archivi della sede della Banda allora situata negli scantinati delle vecchie scuole elementari. Riguardo alla nascita, l’unico riferimento in nostro possesso era fondato più sulla tradizione che sulla storia, attribuendo appunto la formazione di questo sodalizio musicale a due fratelli, Isidoro e Massimiliano Caprinali, che attorno all’anno 1888 avrebbero radunato i primi suonatori.
Il nostro obiettivo era di rinvenire prove documentali che dessero un fondamento più sicuro a questa tradizione tramandata di musicante in musicante solo oralmente, almeno fino al 1919.
Questa ricerca ci portò negli archivi parrocchiali dei vari paesi limitrofi, nella speranza di trovare testimonianze scritte di servizi prestati dalla Banda di Darfo in occasione di qualche sagra; consultammo i consigli direttivi delle Bande più antiche della provincia, dove si sarebbe potuto scoprire qualche eventuale collegamento con la nostra Banda per amicizie tra maestri o dirigenti, per scambi culturali, per servizi o concorsi fatti assieme…; andammo alla Biblioteca Queriniana di Brescia per immergerci fra le pagine dei quotidiani di maggior tiratura degli anni a cavallo dei due secoli: “Il Cittadino di Brescia” (quotidiano cattolico) e “La Provincia di Brescia” (l’antagonista liberale); andammo finanche alla ricerca di qualche discendente dell’albero genealogico Caprinali…
Da tutto ciò, purtroppo, non riuscimmo a ricavare nessuna certezza e coi pochi documenti reperiti potemmo formulare solo alcune ipotesi. Intuimmo che già prima del 1888, e forse già attorno ai primi anni del 1850, esisteva in Darfo un gruppo di suonatori forse troppo esiguo per chiamarsi “musica” (questo era il termine usato in quegli anni); forse era poco organizzato con un conseguente continuo formarsi, sciogliersi e riformarsi, non raggiungendo così quel grado di notorietà sufficiente per essere conosciuto a Brescia e citato sui giornali, sui quali infatti si comincia a parlare della “Musica di Darfo” solo dai primi anni del 1900.
La ragione per cui si formulò l’ipotesi dell’esistenza di questo gruppo fu che, grazie al prezioso aiuto di Don Lino Ertani, era stata rinvenuta nell’archivio parrocchiale l’autobiografia di Don Giacomo Margosio parroco entrato in Darfo il 4 agosto 1857, il quale scriveva a questo proposito: “… Fui incontrato a Pisogne dal reverendo clero, deputazioni e Fabbriceria locale unitamente ai primi signori del paese e al suono della Banda … ”.
Era lecito pensare che quella “Banda” fosse proprio la “Musica” di Darfo. Poiché a quel tempo eravamo a conoscenza, dai documenti in nostro possesso, che l’unica banda ufficialmente esistente in valle (quella di Breno, fondata già nel 1850) era staccata dagli ambienti cattolici perché di ispirazione laica, ci sembrò giusto pensare che i musicanti della citata “Banda” non fossero altro che un gruppo facente parte della delegazione che da Darfo si era mossa per raggiungere Pisogne incontro al nuovo Parroco.
Restava il dubbio che i suonatori potessero essere di Pisogne o d’un altro paese, assoldati per l’occasione dalla gente di Darfo. Ma pensammo che se mai fosse esistito un gruppo del genere, e per giunta notoriamente disponibile sotto compenso, avrebbe già da prima lasciato le sue tracce sulla stampa dell’epoca o su documenti che già altre Bande della Valle avevano cercato, almeno fino agli anni della nostra prima ricerca, invano.
Purtroppo i documenti che ci avrebbero potuto aiutare nella nostra impresa erano stati tutti trasformati in fango limaccioso dalle acque impetuose dell’Oglio che durante l’alluvione del 1960 invase gli archivi della sede della Banda allora situata negli scantinati delle vecchie scuole elementari. Riguardo alla nascita, l’unico riferimento in nostro possesso era fondato più sulla tradizione che sulla storia, attribuendo appunto la formazione di questo sodalizio musicale a due fratelli, Isidoro e Massimiliano Caprinali, che attorno all’anno 1888 avrebbero radunato i primi suonatori.
Il nostro obiettivo era di rinvenire prove documentali che dessero un fondamento più sicuro a questa tradizione tramandata di musicante in musicante solo oralmente, almeno fino al 1919.
Questa ricerca ci portò negli archivi parrocchiali dei vari paesi limitrofi, nella speranza di trovare testimonianze scritte di servizi prestati dalla Banda di Darfo in occasione di qualche sagra; consultammo i consigli direttivi delle Bande più antiche della provincia, dove si sarebbe potuto scoprire qualche eventuale collegamento con la nostra Banda per amicizie tra maestri o dirigenti, per scambi culturali, per servizi o concorsi fatti assieme…; andammo alla Biblioteca Queriniana di Brescia per immergerci fra le pagine dei quotidiani di maggior tiratura degli anni a cavallo dei due secoli: “Il Cittadino di Brescia” (quotidiano cattolico) e “La Provincia di Brescia” (l’antagonista liberale); andammo finanche alla ricerca di qualche discendente dell’albero genealogico Caprinali…
Da tutto ciò, purtroppo, non riuscimmo a ricavare nessuna certezza e coi pochi documenti reperiti potemmo formulare solo alcune ipotesi. Intuimmo che già prima del 1888, e forse già attorno ai primi anni del 1850, esisteva in Darfo un gruppo di suonatori forse troppo esiguo per chiamarsi “musica” (questo era il termine usato in quegli anni); forse era poco organizzato con un conseguente continuo formarsi, sciogliersi e riformarsi, non raggiungendo così quel grado di notorietà sufficiente per essere conosciuto a Brescia e citato sui giornali, sui quali infatti si comincia a parlare della “Musica di Darfo” solo dai primi anni del 1900.
La ragione per cui si formulò l’ipotesi dell’esistenza di questo gruppo fu che, grazie al prezioso aiuto di Don Lino Ertani, era stata rinvenuta nell’archivio parrocchiale l’autobiografia di Don Giacomo Margosio parroco entrato in Darfo il 4 agosto 1857, il quale scriveva a questo proposito: “… Fui incontrato a Pisogne dal reverendo clero, deputazioni e Fabbriceria locale unitamente ai primi signori del paese e al suono della Banda … ”.
Era lecito pensare che quella “Banda” fosse proprio la “Musica” di Darfo. Poiché a quel tempo eravamo a conoscenza, dai documenti in nostro possesso, che l’unica banda ufficialmente esistente in valle (quella di Breno, fondata già nel 1850) era staccata dagli ambienti cattolici perché di ispirazione laica, ci sembrò giusto pensare che i musicanti della citata “Banda” non fossero altro che un gruppo facente parte della delegazione che da Darfo si era mossa per raggiungere Pisogne incontro al nuovo Parroco.
Restava il dubbio che i suonatori potessero essere di Pisogne o d’un altro paese, assoldati per l’occasione dalla gente di Darfo. Ma pensammo che se mai fosse esistito un gruppo del genere, e per giunta notoriamente disponibile sotto compenso, avrebbe già da prima lasciato le sue tracce sulla stampa dell’epoca o su documenti che già altre Bande della Valle avevano cercato, almeno fino agli anni della nostra prima ricerca, invano.
Considerando inoltre le evidenti carenze del periodo, nel settore delle comunicazioni e dei trasporti, con la conseguente difficoltà nell’organizzazione logistica di manifestazioni pubbliche (anche se certamente allora molto più semplici di quelle del giorno d’oggi), ci parve che l’ipotesi del gruppo musicale formato da appassionati cittadini darfensi fosse la più semplice e la più probabile.
Un altro documento che sorregge l’ipotesi della presenza di una banda a Darfo prima del 1888 è un articolo de “La Provincia di Brescia” del 28 settembre 1887 dove troviamo la notizia che due giorni prima “… ad Angolo, un paesello all’imboccatura della Valle di Scalve, … si festeggiava colla Banda cattolica, non sappiamo di quale paese, la festa di San Luigi…”. Lo stesso articolo cita inoltre le bande di Lovere, Pisogne e Alzano che parteciparono ad una festa patriottica organizzata a Lovere, in quello stesso giorno, per l’inaugurazione del monumento a Garibaldi. Il giornalista pone poi l’accento sulla mancanza fra queste della banda di Breno formulando polemicamente l’ipotesi che questa avesse partecipato alla festa cattolica di Angolo. La Banda di Breno ribatte offesa sulle pagine dello stesso giornale la sua assoluta estraneità alla “festa di San Luigi” giustificando la sua assenza con svariate motivazioni.
Se volevamo quindi credere alle cronache ed ai giornalisti dell’epoca, tutte le Bande di cui si conosceva l’esistenza in valle erano già impegnate lasciando così spazio all’ipotesi che in quel fatidico 26 settembre del 1887 un gruppo ancora anonimo di suonatori partisse da Darfo per rallegrare e solennizzare con le proprie note la festa nel vicino paese di Angolo.
Procedendo poi a rigor di logica, dopo aver un po’ conosciuto la storia delle bande “coscritte” o precedenti la nostra, apparve piuttosto improbabile che in una cittadina come Darfo, già a quel tempo fiorente e dinamico centro sicuramente trainante nello sviluppo sia economico che sociale della Valle, la Banda potesse esser nata solo nel 1888.
Sarebbe stato molto strano questo notevole ritardo della nostra cittadina rispetto alle altre della provincia in una realtà come la banda che, soprattutto in quegli anni, era ritenuta la migliore espressione della cultura del popolo.
La conferma che le nostre intuizioni fossero valide arrivò nel 1993 quando lo storico Marino Anesa, famoso studioso del mondo delle bande italiane, durante le sue ricerche per la stesura di un suo lavoro sulla musica originale per banda dal 1800 al 1945, scovò nell’Archivio di Stato di Bergamo un importantissimo documento.
Era il “Regolamento Organico per la Società Filarmonica in Darfo” datato 30 luglio 1853.
Finalmente era stato trovato quello che in due anni di ricerche ci era sempre sfuggito perché la nostra attenzione era erroneamente orientata solo sugli archivi bresciani e non su quelli bergamaschi.
Che si trattasse della stessa banda che era attiva a Darfo nel 1888 lo si deduce dal fatto che tra i nomi dei componenti fondatori compare proprio quello di Gioachino Caprinali, padre dei fratelli Isidoro e Massimiliano, reputati fino ad allora i primi fondatori e dirigenti della nostra Associazione.
Il regolamento era strutturato come un vero e proprio statuto ed era composto da 59 articoli che definivano finalità, organigramma, competenze, responsabilità, regole di comportamento, disposizioni giuridiche e patrimoniali, multe e quant’altro regoli il funzionamento di un’associazione seria e dignitosa.
È sorprendente la dovizia di particolari con cui vengono passati in rassegna i vari aspetti della vita associativa.
L’idea che ci si fa leggendo il testo è che gli estensori del documento avessero le idee ben chiare su parecchi aspetti che un’associazione musicale avrebbe potuto col tempo affrontare, imprevisti giudiziari compresi (ricordiamo che a quel tempo il Lombardo-Veneto era sotto dominazione austriaca).
Probabilmente i nostri antichi predecessori si ispirarono a testi analoghi di altre associazioni musicali esistenti. La somiglianza del primo articolo e di altri aspetti del nostro regolamento con quello datato 10 Luglio 1850 della “Società Filarmonica di Breno” è evidentissima.1
Le finalità della Società vengono sintetizzate nel primo, breve ma fondamentale, articolo: “Questa Società viene istituita al nobile scopo di mantenere il decoro delle funzioni della Religione e dello stato e di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che piacevolmente intrattenendola la sottragga ai pericoli dell’ozio”.
Uno degli aspetti più interessanti era la divisione dei soci in tre “classi”: Allievi contribuenti, Allievi graziati e Soci onorari. In pratica il sostentamento economico dell’Associazione veniva affidato quasi interamente ai membri della Società, lasciando però aperta la porta anche a chi, come gli Allievi graziati, non potevano permettersi l’esborso di alcuna contribuzione; la quota associativa mensile era comunque definita dalla Direzione in base alle possibilità economiche del socio che si impegnava a non interromperla per almeno cinque anni.
In appendice al regolamento vengono infatti elencati i sottoscrittori con, a fianco, la quota associativa mensile o il contributo quinquennale versato. Altra nota importante era la limitazione del gruppo a soli 25 soci musicanti e l’obbligo di questi a essere residenti nel Comune.
Parecchie erano le norme che regolavano i comportamenti dei soci, non solo durante la vita associativa, ma anche nella vita comune. A chi trasgrediva queste regole (maestro compreso) veniva inflitta una multa, stabilita dal regolamento in base alla gravità del fatto.
Ad un secolo e mezzo di distanza, da quel documento possiamo ancora trarre una lezione di stile, di sobria e severa coerenza unita ad un sentimento di umana solidarietà e di una ferrea volontà di gettare basi solide su cui costruire, per la gente del futuro, una Associazione degna degli ideali dei fondatori.
Lo storico Anesa, sempre nell’Archivio di Stato di Bergamo, trovò degli altri documenti interessantissimi. Si tratta dei prospetti “…delle associazioni private esistenti nella provincia di Bergamo. Categoria 15 : Associazioni di ricreazione” redatti dai commissari , o della provincia , o del distretto di Breno, completati a volte, con la dicitura “…colle notizie interessanti le viste di Polizia di Stato”.
Su questi registri erano elencati con un numero progressivo le varie associazioni musicali, teatrali o di lettura, attive sul territorio provinciale.
In pratica, tutte queste associazioni erano schedate dalla Polizia.
Per ogni Società venivano riportati il nome, l’ubicazione, l’anno di fondazione, la struttura della direzione ed i nomi dei responsabili, il numero degli associati, il patrimonio dell’associazione e, per finire, alcune “osservazioni”, riguardanti, per lo più, i dati della registrazione cartacea negli archivi od altre notizie che potevano interessare alle autorità dell’epoca.
Nulla di strano, in fondo, se pensiamo che in quegli anni erano forti gli ideali che si stavano diffondendo sull’onda del Risorgimento italiano contro la dominazione austriaca ed era normale che gli organismi di repressione tenessero sotto stretto controllo quei gruppi dove potessero circolare idee rivoluzionarie2.
Restammo sorpresi quando in uno di questi prospetti datato 1855, in corrispondenza della riga relativa alla Società Filarmonica di Darfo, nella rispettiva colonna “Epoca della fondazione”, leggemmo la data “1852”.
Nella colonna successiva compariva la data di registrazione: 4 agosto 1853 con numero di Dispaccio Luogotenenziale 16524.
Anche la Società Filarmonica di Breno risultava registrata il 18 luglio 1853 anche se noi sappiamo che esisteva un suo regolamento ufficiale già dal 1850.
In pratica, il regolamento trovato da Marino Anesa, altro non era che l’espletamento burocratico per ottenere la prescritta autorizzazione governativa e la registrazione della Società presso gli archivi della Polizia austriaca.
Una prova ancora più evidente che un gruppo musicale organizzato fosse già presente a Darfo prima della fatidica data del 1853 è il documento riportato nella pubblicazione già citata della Civica Banda di Breno edita nel 2000 in occasione del suo 150° anniversario, dove si menziona la proposta di un “…sociale trattenimento ed unione delle tre bande musicali di Breno, Darfo e Pisogne a titolo di divertimento….” da tenersi nel mese di luglio 1852 in Boario (è molto interessante sapere che anche in quel periodo andassero di moda i raduni bandistici).
Eclatante è il fatto che nel 1852 venga menzionata anche la banda di Pisogne che inizierà a comparire nei prospetti della polizia solo dopo il 1857, anno appunto della sua registrazione.
Ancora una volta ci sfuggiva fra le dita la data esatta del primo incontro di un gruppo di darfensi che si riuniva per organizzarsi in una associazione musicale attiva nel comune.
Per ora ci accontentiamo di questo 30 luglio 1853 ben impresso e controfirmato su un documento reale da quelli che noi consideriamo i nostri più antichi predecessori e padri fondatori.
Ma le nostre ricerche continuano. Non è da escludere che un giorno o l’altro salti fuori da qualche cassetto o da qualche polveroso scaffale un ingiallito documento che faccia invecchiare anzitempo la nostra Banda ancora di qualche anno; chissà che, magari, anche i meno giovani fra gli attuali musicanti non facciano a tempo a godersi anche il 200° anniversario. Tanti auguri a tutti.
Un altro documento che sorregge l’ipotesi della presenza di una banda a Darfo prima del 1888 è un articolo de “La Provincia di Brescia” del 28 settembre 1887 dove troviamo la notizia che due giorni prima “… ad Angolo, un paesello all’imboccatura della Valle di Scalve, … si festeggiava colla Banda cattolica, non sappiamo di quale paese, la festa di San Luigi…”. Lo stesso articolo cita inoltre le bande di Lovere, Pisogne e Alzano che parteciparono ad una festa patriottica organizzata a Lovere, in quello stesso giorno, per l’inaugurazione del monumento a Garibaldi. Il giornalista pone poi l’accento sulla mancanza fra queste della banda di Breno formulando polemicamente l’ipotesi che questa avesse partecipato alla festa cattolica di Angolo. La Banda di Breno ribatte offesa sulle pagine dello stesso giornale la sua assoluta estraneità alla “festa di San Luigi” giustificando la sua assenza con svariate motivazioni.
Se volevamo quindi credere alle cronache ed ai giornalisti dell’epoca, tutte le Bande di cui si conosceva l’esistenza in valle erano già impegnate lasciando così spazio all’ipotesi che in quel fatidico 26 settembre del 1887 un gruppo ancora anonimo di suonatori partisse da Darfo per rallegrare e solennizzare con le proprie note la festa nel vicino paese di Angolo.
Procedendo poi a rigor di logica, dopo aver un po’ conosciuto la storia delle bande “coscritte” o precedenti la nostra, apparve piuttosto improbabile che in una cittadina come Darfo, già a quel tempo fiorente e dinamico centro sicuramente trainante nello sviluppo sia economico che sociale della Valle, la Banda potesse esser nata solo nel 1888.
Sarebbe stato molto strano questo notevole ritardo della nostra cittadina rispetto alle altre della provincia in una realtà come la banda che, soprattutto in quegli anni, era ritenuta la migliore espressione della cultura del popolo.
La conferma che le nostre intuizioni fossero valide arrivò nel 1993 quando lo storico Marino Anesa, famoso studioso del mondo delle bande italiane, durante le sue ricerche per la stesura di un suo lavoro sulla musica originale per banda dal 1800 al 1945, scovò nell’Archivio di Stato di Bergamo un importantissimo documento.
Era il “Regolamento Organico per la Società Filarmonica in Darfo” datato 30 luglio 1853.
Finalmente era stato trovato quello che in due anni di ricerche ci era sempre sfuggito perché la nostra attenzione era erroneamente orientata solo sugli archivi bresciani e non su quelli bergamaschi.
Che si trattasse della stessa banda che era attiva a Darfo nel 1888 lo si deduce dal fatto che tra i nomi dei componenti fondatori compare proprio quello di Gioachino Caprinali, padre dei fratelli Isidoro e Massimiliano, reputati fino ad allora i primi fondatori e dirigenti della nostra Associazione.
Il regolamento era strutturato come un vero e proprio statuto ed era composto da 59 articoli che definivano finalità, organigramma, competenze, responsabilità, regole di comportamento, disposizioni giuridiche e patrimoniali, multe e quant’altro regoli il funzionamento di un’associazione seria e dignitosa.
È sorprendente la dovizia di particolari con cui vengono passati in rassegna i vari aspetti della vita associativa.
L’idea che ci si fa leggendo il testo è che gli estensori del documento avessero le idee ben chiare su parecchi aspetti che un’associazione musicale avrebbe potuto col tempo affrontare, imprevisti giudiziari compresi (ricordiamo che a quel tempo il Lombardo-Veneto era sotto dominazione austriaca).
Probabilmente i nostri antichi predecessori si ispirarono a testi analoghi di altre associazioni musicali esistenti. La somiglianza del primo articolo e di altri aspetti del nostro regolamento con quello datato 10 Luglio 1850 della “Società Filarmonica di Breno” è evidentissima.1
Le finalità della Società vengono sintetizzate nel primo, breve ma fondamentale, articolo: “Questa Società viene istituita al nobile scopo di mantenere il decoro delle funzioni della Religione e dello stato e di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che piacevolmente intrattenendola la sottragga ai pericoli dell’ozio”.
Uno degli aspetti più interessanti era la divisione dei soci in tre “classi”: Allievi contribuenti, Allievi graziati e Soci onorari. In pratica il sostentamento economico dell’Associazione veniva affidato quasi interamente ai membri della Società, lasciando però aperta la porta anche a chi, come gli Allievi graziati, non potevano permettersi l’esborso di alcuna contribuzione; la quota associativa mensile era comunque definita dalla Direzione in base alle possibilità economiche del socio che si impegnava a non interromperla per almeno cinque anni.
In appendice al regolamento vengono infatti elencati i sottoscrittori con, a fianco, la quota associativa mensile o il contributo quinquennale versato. Altra nota importante era la limitazione del gruppo a soli 25 soci musicanti e l’obbligo di questi a essere residenti nel Comune.
Parecchie erano le norme che regolavano i comportamenti dei soci, non solo durante la vita associativa, ma anche nella vita comune. A chi trasgrediva queste regole (maestro compreso) veniva inflitta una multa, stabilita dal regolamento in base alla gravità del fatto.
Ad un secolo e mezzo di distanza, da quel documento possiamo ancora trarre una lezione di stile, di sobria e severa coerenza unita ad un sentimento di umana solidarietà e di una ferrea volontà di gettare basi solide su cui costruire, per la gente del futuro, una Associazione degna degli ideali dei fondatori.
Lo storico Anesa, sempre nell’Archivio di Stato di Bergamo, trovò degli altri documenti interessantissimi. Si tratta dei prospetti “…delle associazioni private esistenti nella provincia di Bergamo. Categoria 15 : Associazioni di ricreazione” redatti dai commissari , o della provincia , o del distretto di Breno, completati a volte, con la dicitura “…colle notizie interessanti le viste di Polizia di Stato”.
Su questi registri erano elencati con un numero progressivo le varie associazioni musicali, teatrali o di lettura, attive sul territorio provinciale.
In pratica, tutte queste associazioni erano schedate dalla Polizia.
Per ogni Società venivano riportati il nome, l’ubicazione, l’anno di fondazione, la struttura della direzione ed i nomi dei responsabili, il numero degli associati, il patrimonio dell’associazione e, per finire, alcune “osservazioni”, riguardanti, per lo più, i dati della registrazione cartacea negli archivi od altre notizie che potevano interessare alle autorità dell’epoca.
Nulla di strano, in fondo, se pensiamo che in quegli anni erano forti gli ideali che si stavano diffondendo sull’onda del Risorgimento italiano contro la dominazione austriaca ed era normale che gli organismi di repressione tenessero sotto stretto controllo quei gruppi dove potessero circolare idee rivoluzionarie2.
Restammo sorpresi quando in uno di questi prospetti datato 1855, in corrispondenza della riga relativa alla Società Filarmonica di Darfo, nella rispettiva colonna “Epoca della fondazione”, leggemmo la data “1852”.
Nella colonna successiva compariva la data di registrazione: 4 agosto 1853 con numero di Dispaccio Luogotenenziale 16524.
Anche la Società Filarmonica di Breno risultava registrata il 18 luglio 1853 anche se noi sappiamo che esisteva un suo regolamento ufficiale già dal 1850.
In pratica, il regolamento trovato da Marino Anesa, altro non era che l’espletamento burocratico per ottenere la prescritta autorizzazione governativa e la registrazione della Società presso gli archivi della Polizia austriaca.
Una prova ancora più evidente che un gruppo musicale organizzato fosse già presente a Darfo prima della fatidica data del 1853 è il documento riportato nella pubblicazione già citata della Civica Banda di Breno edita nel 2000 in occasione del suo 150° anniversario, dove si menziona la proposta di un “…sociale trattenimento ed unione delle tre bande musicali di Breno, Darfo e Pisogne a titolo di divertimento….” da tenersi nel mese di luglio 1852 in Boario (è molto interessante sapere che anche in quel periodo andassero di moda i raduni bandistici).
Eclatante è il fatto che nel 1852 venga menzionata anche la banda di Pisogne che inizierà a comparire nei prospetti della polizia solo dopo il 1857, anno appunto della sua registrazione.
Ancora una volta ci sfuggiva fra le dita la data esatta del primo incontro di un gruppo di darfensi che si riuniva per organizzarsi in una associazione musicale attiva nel comune.
Per ora ci accontentiamo di questo 30 luglio 1853 ben impresso e controfirmato su un documento reale da quelli che noi consideriamo i nostri più antichi predecessori e padri fondatori.
Ma le nostre ricerche continuano. Non è da escludere che un giorno o l’altro salti fuori da qualche cassetto o da qualche polveroso scaffale un ingiallito documento che faccia invecchiare anzitempo la nostra Banda ancora di qualche anno; chissà che, magari, anche i meno giovani fra gli attuali musicanti non facciano a tempo a godersi anche il 200° anniversario. Tanti auguri a tutti.