14 Primi passi e primi problemi
Come abbiamo visto, non possiamo sapere quando e soprattutto come la Musica di Darfo si presentò al pubblico per la prima volta, ma possiamo provare ad immaginarlo.
Forse i musicanti affrontarono i loro concittadini suonando ad orecchio, ottenendo comunque un grande successo che diede loro uno sprone per continuare l’impegno assunto e perfezionarlo maggiormente. Per apprendere bene la musica ormai, bastava solo tener duro e aver pazienza per qualche tempo.
Oppure il gruppo nacque proprio da appassionati già svezzati alla lettura delle partiture e all’uso dello strumento, forse addestrati dallo stesso Maestro Zucchi (sotto contratto, come riportato nell’articolo 6 del Regolamento, fin dal 9 Luglio 1851 e istruttore provvisorio degli allievi della banda di Breno dal 1850) permettendo fin dagli albori esecuzioni di un buon livello.
Comunque molte erano le esigenze da soddisfare, tra le più importanti l’adozione di una divisa per dare una veste di riconoscimento al gruppo; l’acquisto e la riparazione di strumenti per soddisfare la sempre crescente richiesta da parte dei darfensi, entusiasmati dall’ascolto dei loro concittadini, di entrare a far parte del complesso; l’ampliamento dell’archivio musicale dovuto alla grande voglia di imparare nuove parti, la necessità di un ambiente capace di contenere tutti i musicanti e il compenso per il maestro. Oltre a tutto questo… mancavano anche i soldi.
Il movimento era appena avviato, doveva ancora ben definirsi e probabilmente era prematuro rivolgersi ad Enti e Istituzioni. Oltre alle donazioni di alcuni filantropi i musicanti si dovettero imporre un’autotassazione, soluzione indispensabile, ma assai dolorosa perché la gente, per la maggior parte, era davvero povera.
Come da regolamento fu deciso che il contributo di ognuno doveva essere di una o più “svanzeghe” (denominazione popolare della Lira austriaca circolante nel Lombardo‑Veneto fino al 1857) al mese, a seconda delle proprie possibilità.
L’essere musicanti era quindi, oltre che un onore, un onere che comportava non solo l’impegno di tempo e fatiche ma anche il sacrificio di denaro, già tutt’altro che abbondante. Perlomeno, ora anche Darfo poteva contare, per le cerimonie religiose e civili, sulla sua Banda.
Non possiamo escludere che in quei primi anni il gruppo facesse qualche puntatina nei paesi vicini, come sembrano confermare alcuni episodi documentati nel capitolo precedente (Pisogne, 1857 e Angolo, 1887) e considerando che nei dintorni, a quei tempi, non esistevano molte bande musicali (Lovere, 1840 - Breno, 1850 - Pisogne, 1857).
Il tempo passa… e nel 1896 sappiamo che “la Musica di Darfo è ben formata, bene inquadrata e diretta dal Maestro Peci di Borno”, del quale purtroppo non siamo riusciti, a ricostruire la biografia.
Il repertorio e la qualità delle esecuzioni erano in rapida evoluzione: il maestro si occupava di trascrivere le partiture per ogni strumento, traendole dalle riduzioni per pianoforte che si trovavano in commercio in città. Un musicante incaricato eseguiva poi la copiatura degli spartiti per ogni strumentista (lavoro che oggi fanno le fotocopiatrici) e così la biblioteca musicale si arricchiva.
Nel 1900 vi erano circa 30 elementi effettivi, fra i quali i fratelli Abondio e Fiorini; i fratelli Caprinali, nel ruolo di dirigenti, affiancavano il maestro e trainavano il gruppo col consueto vigore, anticipando anche consistenti cifre in denaro.
Nel 1914 la morte prematura (a soli 58 anni) di Isidoro Caprinali, lasciò nel sodalizio un vuoto quasi incolmabile, oltre alla volontà di continuare a suonare in suo ricordo e onore.
Lo scoppio della prima guerra mondiale e poi l’epidemia “della spagnola” bloccò e stravolse tutta la vita del paese. Molti musicanti partirono per adempiere al loro dovere nei confronti della patria, cambiando divisa e strumento, mentre coloro che restarono, perché o troppo vecchi o troppo giovani, si prodigarono per mantenere in vita la banda che fu così pronta a riprendere a pieno ritmo al termine del conflitto.
La ricomposizione del gruppo sembrava svolgersi al meglio e rapidamente, ma subito cedettero le forze anche a Massimiliano Caprinali, che mori nel 1921.
Il complesso era ora ben definito anche di fronte alle istituzioni che quindi provvidero a designare uomini capaci per rimpiazzare la perdita dei due dirigenti, evitando la dispersione del gruppo.
I primi furono l’avv. Fortunato Bontempi, affiancato dal sig. Giovanni Biondi in qualità di segretario. A loro venne consegnata una lettera datata 1 luglio 1919, dal seguente contenuto: “… I sottoscritti fratelli Caprinali dichiarano di rinunciare al loro credito verso il corpo musicale di Darfo, risultante dal pagamento fatto dai medesimi di una cambiale di Lire 463,50 = Quattrocentosessantatre e centesimi cinquanta = alla società agricola di Darfo-Esine, firmata dal nostro defunto fratello Medoro per conto del detto corpo musicale.
Dichiarano pure lasciare in proprietà del corpo musicale gli istrumenti che appartenevano esclusivamente al detto loro fratello Medoro.
Forse i musicanti affrontarono i loro concittadini suonando ad orecchio, ottenendo comunque un grande successo che diede loro uno sprone per continuare l’impegno assunto e perfezionarlo maggiormente. Per apprendere bene la musica ormai, bastava solo tener duro e aver pazienza per qualche tempo.
Oppure il gruppo nacque proprio da appassionati già svezzati alla lettura delle partiture e all’uso dello strumento, forse addestrati dallo stesso Maestro Zucchi (sotto contratto, come riportato nell’articolo 6 del Regolamento, fin dal 9 Luglio 1851 e istruttore provvisorio degli allievi della banda di Breno dal 1850) permettendo fin dagli albori esecuzioni di un buon livello.
Comunque molte erano le esigenze da soddisfare, tra le più importanti l’adozione di una divisa per dare una veste di riconoscimento al gruppo; l’acquisto e la riparazione di strumenti per soddisfare la sempre crescente richiesta da parte dei darfensi, entusiasmati dall’ascolto dei loro concittadini, di entrare a far parte del complesso; l’ampliamento dell’archivio musicale dovuto alla grande voglia di imparare nuove parti, la necessità di un ambiente capace di contenere tutti i musicanti e il compenso per il maestro. Oltre a tutto questo… mancavano anche i soldi.
Il movimento era appena avviato, doveva ancora ben definirsi e probabilmente era prematuro rivolgersi ad Enti e Istituzioni. Oltre alle donazioni di alcuni filantropi i musicanti si dovettero imporre un’autotassazione, soluzione indispensabile, ma assai dolorosa perché la gente, per la maggior parte, era davvero povera.
Come da regolamento fu deciso che il contributo di ognuno doveva essere di una o più “svanzeghe” (denominazione popolare della Lira austriaca circolante nel Lombardo‑Veneto fino al 1857) al mese, a seconda delle proprie possibilità.
L’essere musicanti era quindi, oltre che un onore, un onere che comportava non solo l’impegno di tempo e fatiche ma anche il sacrificio di denaro, già tutt’altro che abbondante. Perlomeno, ora anche Darfo poteva contare, per le cerimonie religiose e civili, sulla sua Banda.
Non possiamo escludere che in quei primi anni il gruppo facesse qualche puntatina nei paesi vicini, come sembrano confermare alcuni episodi documentati nel capitolo precedente (Pisogne, 1857 e Angolo, 1887) e considerando che nei dintorni, a quei tempi, non esistevano molte bande musicali (Lovere, 1840 - Breno, 1850 - Pisogne, 1857).
Il tempo passa… e nel 1896 sappiamo che “la Musica di Darfo è ben formata, bene inquadrata e diretta dal Maestro Peci di Borno”, del quale purtroppo non siamo riusciti, a ricostruire la biografia.
Il repertorio e la qualità delle esecuzioni erano in rapida evoluzione: il maestro si occupava di trascrivere le partiture per ogni strumento, traendole dalle riduzioni per pianoforte che si trovavano in commercio in città. Un musicante incaricato eseguiva poi la copiatura degli spartiti per ogni strumentista (lavoro che oggi fanno le fotocopiatrici) e così la biblioteca musicale si arricchiva.
Nel 1900 vi erano circa 30 elementi effettivi, fra i quali i fratelli Abondio e Fiorini; i fratelli Caprinali, nel ruolo di dirigenti, affiancavano il maestro e trainavano il gruppo col consueto vigore, anticipando anche consistenti cifre in denaro.
Nel 1914 la morte prematura (a soli 58 anni) di Isidoro Caprinali, lasciò nel sodalizio un vuoto quasi incolmabile, oltre alla volontà di continuare a suonare in suo ricordo e onore.
Lo scoppio della prima guerra mondiale e poi l’epidemia “della spagnola” bloccò e stravolse tutta la vita del paese. Molti musicanti partirono per adempiere al loro dovere nei confronti della patria, cambiando divisa e strumento, mentre coloro che restarono, perché o troppo vecchi o troppo giovani, si prodigarono per mantenere in vita la banda che fu così pronta a riprendere a pieno ritmo al termine del conflitto.
La ricomposizione del gruppo sembrava svolgersi al meglio e rapidamente, ma subito cedettero le forze anche a Massimiliano Caprinali, che mori nel 1921.
Il complesso era ora ben definito anche di fronte alle istituzioni che quindi provvidero a designare uomini capaci per rimpiazzare la perdita dei due dirigenti, evitando la dispersione del gruppo.
I primi furono l’avv. Fortunato Bontempi, affiancato dal sig. Giovanni Biondi in qualità di segretario. A loro venne consegnata una lettera datata 1 luglio 1919, dal seguente contenuto: “… I sottoscritti fratelli Caprinali dichiarano di rinunciare al loro credito verso il corpo musicale di Darfo, risultante dal pagamento fatto dai medesimi di una cambiale di Lire 463,50 = Quattrocentosessantatre e centesimi cinquanta = alla società agricola di Darfo-Esine, firmata dal nostro defunto fratello Medoro per conto del detto corpo musicale.
Dichiarano pure lasciare in proprietà del corpo musicale gli istrumenti che appartenevano esclusivamente al detto loro fratello Medoro.
Necrologio dell'Avv. Bontempi, Presidente della nostra Associazione nei primi anni del '900
Tutto ciò per onorare la memoria del caro estinto. In fede”. Pochi sono i commenti possibili su questo testo… Dopo la prematura scomparsa dell’avv. Fortunato Bontempi (9‑6‑1925) Giovanni Biondi fu nominato presidente del Vecchio Corpo Musicale, e continuò questo impegno con dedizione fino al 1928, anno della sua dipartita. A questi successe Battista Cemmi che, come Biondi e Bontempi, era una persona di spicco nel paese per la cultura e gli incarichi civili che ricopriva. Ciò che accomunava i dirigenti con i musicanti era forse la passione per la musica, ma per il resto essi erano estranei alla vita quotidiana del sodalizio, non avendo mai fatto parte delle file della Banda. Tale struttura organizzativa continuerà ad esistere fino agli anni 50‑60, quando, finalmente, i suonatori riuscirono ad ottenere di gestire totalmente la loro Banda.
Atto di donazione da parte dei fratelli Caprinali della somma di lire 463,50
e degli strumenti appartenenti al defunto fratello medoro.
e degli strumenti appartenenti al defunto fratello medoro.