63 Il gruppo Majorettes di Darfo Boario Terme
Nel 1979, su iniziativa del Presidente della Banda, Giovanni Chini e del segretario Egidio Salvetti nacque il Gruppo Majorettes che andò ad affiancare la Banda, apportandovi una nota di colore e suscitando un rinnovato interesse nella cittadinanza.
Inizialmente il gruppo era formato da 12 ragazze allenate da Emanuela Minini che aveva avuto una esperienza in terra svizzera nella città di Bellinzona.
Contemporaneamente all’interno della Banda venne addestrato da Claudio Chiudinelli un gruppo di percussionisti formato da 5 tamburellisti e da 3 suonatrici di tamburo Basco. Questo gruppo, che fu posto fra la Banda e le Majorettes, aveva il compito di accompagnare ritmicamente il passo e gli spostamenti coreografici tra una esibizione ginnica e l’altra.
Inizialmente il gruppo era formato da 12 ragazze allenate da Emanuela Minini che aveva avuto una esperienza in terra svizzera nella città di Bellinzona.
Contemporaneamente all’interno della Banda venne addestrato da Claudio Chiudinelli un gruppo di percussionisti formato da 5 tamburellisti e da 3 suonatrici di tamburo Basco. Questo gruppo, che fu posto fra la Banda e le Majorettes, aveva il compito di accompagnare ritmicamente il passo e gli spostamenti coreografici tra una esibizione ginnica e l’altra.
FOTO N.48
La Banda e il gruppo Majorettes nel giardino della "Consolata" durante una manifestazione organizzata dall'Associazione Mutilati e Invalidi di guerra.
Il debutto dei tre gruppi insieme (banda, percussioni, majorettes) avvenne a Pisogne il 29 settembre 1979. Dopo alcune esibizioni accompagnate da un discreto successo di pubblico e di critica l’istruttrice Minini fu costretta per motivi famigliari a dare le dimissioni.
A sostituirla venne chiamata l’insegnante di educazione fisica Annamaria Amoruso che dopo alcune titubanze iniziali si immerse con passione nel suo nuovo compito.
Sotto la sua direzione il gruppo aumentò di numero e la qualità delle coreografie migliorò ulteriormente.
L’Amoruso scelse le sue nuove leve, fra le sue migliori allieve di scuola media in possesso di qualità ginnico‑ritmiche, qualità indispensabili insieme ad una buona padronanza della tecnica “Twirling” (saper muovere i bastoncini facendoli roteare) per ottenere delle armoniose ed aggraziate evoluzioni coreografiche.
Il gruppo Majorettes dopo un anno fu quasi totalmente rinnovato e raggiunse il ragguardevole organico di 60 elementi.
Si intensificarono da quel momento le uscite nella nostra città, nei centri vicini ed anche in località fuori provincia (Paderno d’Adda 6‑6‑’82), ed ogni esibizione richiamò un folto pubblico che non lesinò scroscianti applausi alle sfilate e agli spettacoli che si tennero negli stadi e al centro delle piazze.
Anche l’Amministrazione Comunale dopo il successo delle sfilate e dopo le lusinghiere cronache riportate sui giornali della provincia, stanziò un finanziamento per l’acquisto della divisa che fino a quel momento consisteva in un body rosa adornato da una piccola gonnellina, inoltre concesse l’utilizzo di una palestra per gli allenamenti delle ragazze che nel frattempo vennero iscritte ufficialmente alla Federazione Italiana Majorettes.
Sfilata sul vecchio ponte fra Darfo e Corna
A sostituirla venne chiamata l’insegnante di educazione fisica Annamaria Amoruso che dopo alcune titubanze iniziali si immerse con passione nel suo nuovo compito.
Sotto la sua direzione il gruppo aumentò di numero e la qualità delle coreografie migliorò ulteriormente.
L’Amoruso scelse le sue nuove leve, fra le sue migliori allieve di scuola media in possesso di qualità ginnico‑ritmiche, qualità indispensabili insieme ad una buona padronanza della tecnica “Twirling” (saper muovere i bastoncini facendoli roteare) per ottenere delle armoniose ed aggraziate evoluzioni coreografiche.
Il gruppo Majorettes dopo un anno fu quasi totalmente rinnovato e raggiunse il ragguardevole organico di 60 elementi.
Si intensificarono da quel momento le uscite nella nostra città, nei centri vicini ed anche in località fuori provincia (Paderno d’Adda 6‑6‑’82), ed ogni esibizione richiamò un folto pubblico che non lesinò scroscianti applausi alle sfilate e agli spettacoli che si tennero negli stadi e al centro delle piazze.
Anche l’Amministrazione Comunale dopo il successo delle sfilate e dopo le lusinghiere cronache riportate sui giornali della provincia, stanziò un finanziamento per l’acquisto della divisa che fino a quel momento consisteva in un body rosa adornato da una piccola gonnellina, inoltre concesse l’utilizzo di una palestra per gli allenamenti delle ragazze che nel frattempo vennero iscritte ufficialmente alla Federazione Italiana Majorettes.
Sfilata sul vecchio ponte fra Darfo e Corna
Gruppo tamburelliste
Fu in questo periodo però che iniziarono a sorgere molti problemi parallelamente al crescere dell’organico e del numero di uscite della Banda con le Majorettes.
Problemi finanziari: innanzitutto il rinnovamento delle divise dovuto all’usura delle precedenti, ed ad un ricambio generazionale costante, poi il noleggio di un pulmann per il trasporto delle ragazze in occasione delle uscite fuori sede, la necessità inoltre di dare un compenso anche se modesto all’insegnante ecc. Per i dirigenti far quadrare i conti diventò un’impresa difficile anche per il mancato coinvolgimento di un imprenditore locale che sponsorizzasse il gruppo Majorettes.
Le difficoltà non furono solamente finanziarie, infatti, soprattutto per le manifestazioni estive, veniva sempre a mancare un grosso numero di ragazze che per ovvie ragioni (molte erano in vacanza con le proprie famiglie, ed altre erano occupate come stagionali negli alberghi della nostra località turistica), non potevano essere sempre presenti.
Nonostante questi problemi i dirigenti non si persero d’animo ed aiutati da alcuni genitori delle ragazze (i sig. Ghirardelli, Ceresa, Pezzotti e le signore Ferrari e Zeziola), continuarono a lavorare per il miglioramento del gruppo ed a risolvere i problemi che inevitabilmente venivano a sorgere.
La mancanza cronica delle ragazze nei periodi più adatti per le esibizioni all’aperto e la rotazione nelle presenze, non permetteva di effettuare tutto il repertorio coreografico insegnato pazientemente dalla Professoressa Amoruso durante le stagioni fredde e per questo ai componenti della Banda veniva chiesto di suonare sempre e solamente alcune marce e motivetti allegri sulla cui base si esibivano le decimate Majorettes.
Per queste ragioni un notevole malcontento cominciò a serpeggiare fra i musicanti che oltre agli impegni tradizionali della Banda, dovevano aggiungerne molti altri e per di più senza una minima soddisfazione musicale, costretti com’erano ad eseguire ripetitivamente dei motivetti banali.
Il consiglio direttivo della Banda, per fermare le dimissioni che ormai si moltiplicavano nelle fila dei giovani strumentisti (fra gli altri vi fu anche l’addestratore del gruppo tamburi), per i motivi prima descritti decise di registrare su nastro i motivi musicali che servivano come base durante gli spettacoli coreografici delle Majorettes negli stadi e nelle piazze.
Questo espediente consentì alla Banda di poter suonare dei propri pezzi di qualità fra una esibizione ginnica e l’altra, dando modo di prolungare lo spettacolo e consentire sia ai bandisti che alle ragazze di recuperare il fiato vicendevolmente.
I problemi annessi alla ripetitività delle esecuzioni non furono però risolti nelle sfilate, dove per ovvi motivi la Banda doveva suonare dal vivo, inoltre per la valida riuscita degli spettacoli aumentarono ulteriormente gli ingaggi e quindi gli impegni.
La nuova formula durò per una stagione fino al 1983, quando perdurando i problemi sia nel gruppo delle Majorettes che nella Banda, il Consiglio Direttivo di quest’ultima, dopo una vivace discussione al suo interno (con la maggioranza di membri che si faceva portavoce del malcontento dei musicanti), convocò i responsabili del gruppo Majorettes ed in una riunione molto sofferta espose i motivi per cui la banda auspicava non uno scioglimento, ma bensì un distacco delle associazioni, e dichiarò che il gruppo Majorettes era libero di continuare da solo, (come del resto facevano e fanno già altri gruppi simili accompagnati da una base musicale registrata); oppure di aggregarsi ad un’altra banda disponibile.
I Consiglieri, spiegarono inoltre che non potevano rinunciare ulteriormente ad un rinnovamento del repertorio per potersi imporre al proprio pubblico con brani di qualità; brani che avrebbero anche dovuto ottenere lo scopo di un rinnovato impegno del singolo strumentista su basi culturali, e non più di evasione e di soddisfazione soltanto per il pubblico che assisteva allo spettacolo delle Majorettes.
Fine questo che puntualmente si conseguì negli anni successivi apportando uno sviluppo sia quantitativo che qualitativo nei componenti della Banda.
I dirigenti delle Majorettes nonostante le possibilità lasciate loro dal consiglio della Banda non ebbero la volontà di continuare separatamente ed il proprio gruppo venne così sciolto alla fine del 1983.
Di quella pluriennale esperienza, oltre al rammarico del Presidente Chini e del segretario Salvetti di non aver potuto evitare lo scioglimento, rimasero alla Banda alcuni dei percussionisti che accompagnavano le Majorettes, che si perfezionarono ulteriormente e diedero vita ad uno fra i reparti più completi, consentendo esecuzioni che oggi si possono avvalere oltre che dei tradizionali gran cassa, tamburello e piatti, anche di batteria, timpani, vibrafono, gong, xilofono, campane tubolari e di piccoli strumenti come maracas, nacchere, guiros, ecc. che arricchiscono ulteriormente la già nutrita gamma di timbri sonori della nostra Banda.
Problemi finanziari: innanzitutto il rinnovamento delle divise dovuto all’usura delle precedenti, ed ad un ricambio generazionale costante, poi il noleggio di un pulmann per il trasporto delle ragazze in occasione delle uscite fuori sede, la necessità inoltre di dare un compenso anche se modesto all’insegnante ecc. Per i dirigenti far quadrare i conti diventò un’impresa difficile anche per il mancato coinvolgimento di un imprenditore locale che sponsorizzasse il gruppo Majorettes.
Le difficoltà non furono solamente finanziarie, infatti, soprattutto per le manifestazioni estive, veniva sempre a mancare un grosso numero di ragazze che per ovvie ragioni (molte erano in vacanza con le proprie famiglie, ed altre erano occupate come stagionali negli alberghi della nostra località turistica), non potevano essere sempre presenti.
Nonostante questi problemi i dirigenti non si persero d’animo ed aiutati da alcuni genitori delle ragazze (i sig. Ghirardelli, Ceresa, Pezzotti e le signore Ferrari e Zeziola), continuarono a lavorare per il miglioramento del gruppo ed a risolvere i problemi che inevitabilmente venivano a sorgere.
La mancanza cronica delle ragazze nei periodi più adatti per le esibizioni all’aperto e la rotazione nelle presenze, non permetteva di effettuare tutto il repertorio coreografico insegnato pazientemente dalla Professoressa Amoruso durante le stagioni fredde e per questo ai componenti della Banda veniva chiesto di suonare sempre e solamente alcune marce e motivetti allegri sulla cui base si esibivano le decimate Majorettes.
Per queste ragioni un notevole malcontento cominciò a serpeggiare fra i musicanti che oltre agli impegni tradizionali della Banda, dovevano aggiungerne molti altri e per di più senza una minima soddisfazione musicale, costretti com’erano ad eseguire ripetitivamente dei motivetti banali.
Il consiglio direttivo della Banda, per fermare le dimissioni che ormai si moltiplicavano nelle fila dei giovani strumentisti (fra gli altri vi fu anche l’addestratore del gruppo tamburi), per i motivi prima descritti decise di registrare su nastro i motivi musicali che servivano come base durante gli spettacoli coreografici delle Majorettes negli stadi e nelle piazze.
Questo espediente consentì alla Banda di poter suonare dei propri pezzi di qualità fra una esibizione ginnica e l’altra, dando modo di prolungare lo spettacolo e consentire sia ai bandisti che alle ragazze di recuperare il fiato vicendevolmente.
I problemi annessi alla ripetitività delle esecuzioni non furono però risolti nelle sfilate, dove per ovvi motivi la Banda doveva suonare dal vivo, inoltre per la valida riuscita degli spettacoli aumentarono ulteriormente gli ingaggi e quindi gli impegni.
La nuova formula durò per una stagione fino al 1983, quando perdurando i problemi sia nel gruppo delle Majorettes che nella Banda, il Consiglio Direttivo di quest’ultima, dopo una vivace discussione al suo interno (con la maggioranza di membri che si faceva portavoce del malcontento dei musicanti), convocò i responsabili del gruppo Majorettes ed in una riunione molto sofferta espose i motivi per cui la banda auspicava non uno scioglimento, ma bensì un distacco delle associazioni, e dichiarò che il gruppo Majorettes era libero di continuare da solo, (come del resto facevano e fanno già altri gruppi simili accompagnati da una base musicale registrata); oppure di aggregarsi ad un’altra banda disponibile.
I Consiglieri, spiegarono inoltre che non potevano rinunciare ulteriormente ad un rinnovamento del repertorio per potersi imporre al proprio pubblico con brani di qualità; brani che avrebbero anche dovuto ottenere lo scopo di un rinnovato impegno del singolo strumentista su basi culturali, e non più di evasione e di soddisfazione soltanto per il pubblico che assisteva allo spettacolo delle Majorettes.
Fine questo che puntualmente si conseguì negli anni successivi apportando uno sviluppo sia quantitativo che qualitativo nei componenti della Banda.
I dirigenti delle Majorettes nonostante le possibilità lasciate loro dal consiglio della Banda non ebbero la volontà di continuare separatamente ed il proprio gruppo venne così sciolto alla fine del 1983.
Di quella pluriennale esperienza, oltre al rammarico del Presidente Chini e del segretario Salvetti di non aver potuto evitare lo scioglimento, rimasero alla Banda alcuni dei percussionisti che accompagnavano le Majorettes, che si perfezionarono ulteriormente e diedero vita ad uno fra i reparti più completi, consentendo esecuzioni che oggi si possono avvalere oltre che dei tradizionali gran cassa, tamburello e piatti, anche di batteria, timpani, vibrafono, gong, xilofono, campane tubolari e di piccoli strumenti come maracas, nacchere, guiros, ecc. che arricchiscono ulteriormente la già nutrita gamma di timbri sonori della nostra Banda.