33 I funghi per l'insegnate di musica
In un racconto di Gino Tedeschi, uno dei musicanti più longevi bandisticamente parlando, emerge l’usanza spontanea e sincera di mostrare la propria riconoscenza a chi, spesso di rango superiore, ha speso un po’ del proprio tempo per dargli un aiuto.
Al momento del suo ingresso nella banda il Tedeschi pensò di ringraziare il suo insegnante, il signor Treccani, per averlo iniziato al clarinetto. In mancanza di possibilità finanziarie, decise che gli avrebbe offerto dei funghi da lui stesso raccolti.
Con questo proposito, timoroso di non svegliarsi in tempo, quella sera si accordò con il padre perché l’indomani fosse chiamato di buon’ora, ma, per l’emozione, il mattino successivo non appena vide il chiarore della finestra, si incamminò verso il bosco.
Convinto che le persone che incontrava lungo la strada fossero operai del primo turno (in realtà erano gli ultimi ritardatari della sera precedente), intraprese il sentiero che portava in montagna, finché giunto a metà, accadde una cosa che lo turbò non poco: la luna piena che già era coperta dalle nubi, scomparve del tutto, lasciandolo al buio.
Essendo di natura poco coraggioso, ma trovandosi vicino ad un luogo che ben conosceva , vi si recò con la speranza di sentirsi più al sicuro; appoggiato cosi colla schiena ad un “sòc”, e restando in guardia con un bastone in mano, attese l’arrivo dell’alba.
Naturalmente la ricerca, effettuata alle prime luci, fu molto fruttuosa, e lasciò deluse e sorprese (dal fatto che qualcuno le avesse precedute) le persone che di buon mattino si recavano in quella zona in cerca di funghi.
Il Gino, naturalmente ben nascosto per paura di “pesanti critiche”, stette ad ascoltare attentamente le congetture degli abituali cercatori su chi avesse potuto fare loro un simile scherzo.
Un’ora dopo il rientro, il padre, che non lo aveva trovato nel letto all’ora stabilita, gli chiese dove fosse stato, ed a questa domanda il ragazzo raccontò la sua avventura.
Naturalmente i funghi fecero molto piacere al maestro, che li gustò tranquillamente, ignaro della loro storia movimentata.
Al momento del suo ingresso nella banda il Tedeschi pensò di ringraziare il suo insegnante, il signor Treccani, per averlo iniziato al clarinetto. In mancanza di possibilità finanziarie, decise che gli avrebbe offerto dei funghi da lui stesso raccolti.
Con questo proposito, timoroso di non svegliarsi in tempo, quella sera si accordò con il padre perché l’indomani fosse chiamato di buon’ora, ma, per l’emozione, il mattino successivo non appena vide il chiarore della finestra, si incamminò verso il bosco.
Convinto che le persone che incontrava lungo la strada fossero operai del primo turno (in realtà erano gli ultimi ritardatari della sera precedente), intraprese il sentiero che portava in montagna, finché giunto a metà, accadde una cosa che lo turbò non poco: la luna piena che già era coperta dalle nubi, scomparve del tutto, lasciandolo al buio.
Essendo di natura poco coraggioso, ma trovandosi vicino ad un luogo che ben conosceva , vi si recò con la speranza di sentirsi più al sicuro; appoggiato cosi colla schiena ad un “sòc”, e restando in guardia con un bastone in mano, attese l’arrivo dell’alba.
Naturalmente la ricerca, effettuata alle prime luci, fu molto fruttuosa, e lasciò deluse e sorprese (dal fatto che qualcuno le avesse precedute) le persone che di buon mattino si recavano in quella zona in cerca di funghi.
Il Gino, naturalmente ben nascosto per paura di “pesanti critiche”, stette ad ascoltare attentamente le congetture degli abituali cercatori su chi avesse potuto fare loro un simile scherzo.
Un’ora dopo il rientro, il padre, che non lo aveva trovato nel letto all’ora stabilita, gli chiese dove fosse stato, ed a questa domanda il ragazzo raccontò la sua avventura.
Naturalmente i funghi fecero molto piacere al maestro, che li gustò tranquillamente, ignaro della loro storia movimentata.
Nota delle spese sostenute da Silvio Treccani per la riparazione degli strumenti