89 La rosa di Bagdad
Libro
Ma tutte queste manifestazioni e attività non bastavano agli infervorati bandisti. Serviva la classica ciliegina sulla torta da sfoderare nell’appuntamento più atteso dell’anno: il concerto augurale di fine anno.
E come spesso accade agli audaci, il colpo di fortuna è arrivato con l’incontro avvenuto tra una nostra musicante ed una sua poco frequentata parente; in breve la nostra Pina Armida ha avuto l’occasione di parlare con la signora Fiorella Domeneghini Domizio.
La signora è la figlia di Anton Gino Domeneghini, (nato a Darfo nel 1897, morto a Milano nel 1966 e sepolto qui nel cimitero della sua terra) ai suoi tempi molto noto e apprezzato come giornalista, come imprenditore, come pubblicitario (tra i più grandi innovatori del suo tempo) e come scrittore e soggettista. Per le sue molteplici attività e per la sua disponibilità, alla sua morte il Corriere della sera scrisse : “E’ morto Domeneghini l’amico di tutti”.
Ma il tempo corre in fretta ed è grazie al testardo amore della figlia che ha seguito le orme del padre, che le opere di Domeneghini sono state riscoperte rivalutate dalla critica e dal pubblico tanto da considerare il suo film “La rosa di Bagdagd (primo lungometraggio d’animazione italiano ed europeo in technicolor) un capolavoro e come tale inserito nei “cento film da salvare”, un progetto statale italiano.
Rimasterizzato a Cinecittà, è stato ripresentato a distanza di quasi cinquant’anni al Festival di Venezia e nei maggiori festival italiani e stranieri, riscotendo ovunque ammirazione e consensi.
Alla lavorazione del film, durata sette anni, negli anni 40 durante il difficile periodo della seconda guerra mondiale, lavorarono con passione 120 artisti tra i più quotati dell’epoca, da Bioletto a Maraja, da Dabovich a Signoroni e il regista Lucio De Caro.
Che il risultato fosse un capolavoro, nato dalla caparbia ottimistica volontà di Domeneghini produttore, fu confermato nel 1949, quando il film vinse il primo premio al Festival Internazionale del film per ragazzi di Venezia.
La trama è quella di una fiaba da “Mille e una notte” con tanto di califfo, principessa, lampada magica ed un perfido mago di nome Jafar (non vi ricorda nulla …?). Ma il personaggio a noi più simpatico è l’eroe Amin, un semplice “musicante” del popolo con la sua gazza Kalinà, degni precursori e modello dello standard dei personaggi (eroe e spalla) che si incontreranno in molti altri film d’animazione ed ancora utilizzato ai giorni nostri.
Anton Gino, per la sua opera, venne contattato da produttori tedeschi e inglesi ma soprattutto dallo stesso Walt Disney che, affascinato dal capolavoro, volle parlare con lui sul progetto di un lungometraggio a tecnica mista (innovativo per l’epoca) da realizzare insieme, proprio su un soggetto dello stesso Domeneghini.
Purtroppo la scomparsa di lì a breve dei due grandi creativi vanificò il tutto.
La signora Fiorella, attualmente la proprietaria dei diritti delle opere del padre, parlando con Armida del più e del meno e, naturalmente, della Banda di Darfo, ha messo a disposizione le partiture originali della colonna sonora del film, composte dal grande musicista Riccardo Pick Mangiagalli.
Il Maestro Vittorio Alberti, non appena avuto tra le mani i manoscritti ingialliti dal tempo, non si è fatto pregare due volte e si è messo subito al lavoro adattando le partiture scritte per orchestra ad un organico strumentale bandistico.
Vittorio, non nuovo ad operazioni di recupero e arrangiamento di vecchie partiture, in quest’occasione è davvero riuscito a superare se stesso, offrendo ai suoi musicanti ed al pubblico che avrà l’occasione di ascoltarla una delle sue opere più riuscite.
Siamo convinti di aver contribuito con quest’importante lavoro alla riscoperta ad alla giusta rivalutazione di un grande darfense, purtroppo quasi sconosciuto tra la sua gente, specialmente tra i più giovani.
“Non si è mai profeti in patria” recita un vecchio detto, ma è doveroso apprezzare e riconoscere il reale valore dei fatti e delle opere che il genio e le doti di uomini il cui nome si è perso o sbiadito nel tempo, hanno lasciato a tutta la comunità.
Questa è una delle tante piccole lezioni che si imparano alla Banda di Darfo incontrando la Storia ed i personaggi che, anche solo per caso o per fortuna, attraversano il nostro ormai lungo cammino.
E come spesso accade agli audaci, il colpo di fortuna è arrivato con l’incontro avvenuto tra una nostra musicante ed una sua poco frequentata parente; in breve la nostra Pina Armida ha avuto l’occasione di parlare con la signora Fiorella Domeneghini Domizio.
La signora è la figlia di Anton Gino Domeneghini, (nato a Darfo nel 1897, morto a Milano nel 1966 e sepolto qui nel cimitero della sua terra) ai suoi tempi molto noto e apprezzato come giornalista, come imprenditore, come pubblicitario (tra i più grandi innovatori del suo tempo) e come scrittore e soggettista. Per le sue molteplici attività e per la sua disponibilità, alla sua morte il Corriere della sera scrisse : “E’ morto Domeneghini l’amico di tutti”.
Ma il tempo corre in fretta ed è grazie al testardo amore della figlia che ha seguito le orme del padre, che le opere di Domeneghini sono state riscoperte rivalutate dalla critica e dal pubblico tanto da considerare il suo film “La rosa di Bagdagd (primo lungometraggio d’animazione italiano ed europeo in technicolor) un capolavoro e come tale inserito nei “cento film da salvare”, un progetto statale italiano.
Rimasterizzato a Cinecittà, è stato ripresentato a distanza di quasi cinquant’anni al Festival di Venezia e nei maggiori festival italiani e stranieri, riscotendo ovunque ammirazione e consensi.
Alla lavorazione del film, durata sette anni, negli anni 40 durante il difficile periodo della seconda guerra mondiale, lavorarono con passione 120 artisti tra i più quotati dell’epoca, da Bioletto a Maraja, da Dabovich a Signoroni e il regista Lucio De Caro.
Che il risultato fosse un capolavoro, nato dalla caparbia ottimistica volontà di Domeneghini produttore, fu confermato nel 1949, quando il film vinse il primo premio al Festival Internazionale del film per ragazzi di Venezia.
La trama è quella di una fiaba da “Mille e una notte” con tanto di califfo, principessa, lampada magica ed un perfido mago di nome Jafar (non vi ricorda nulla …?). Ma il personaggio a noi più simpatico è l’eroe Amin, un semplice “musicante” del popolo con la sua gazza Kalinà, degni precursori e modello dello standard dei personaggi (eroe e spalla) che si incontreranno in molti altri film d’animazione ed ancora utilizzato ai giorni nostri.
Anton Gino, per la sua opera, venne contattato da produttori tedeschi e inglesi ma soprattutto dallo stesso Walt Disney che, affascinato dal capolavoro, volle parlare con lui sul progetto di un lungometraggio a tecnica mista (innovativo per l’epoca) da realizzare insieme, proprio su un soggetto dello stesso Domeneghini.
Purtroppo la scomparsa di lì a breve dei due grandi creativi vanificò il tutto.
La signora Fiorella, attualmente la proprietaria dei diritti delle opere del padre, parlando con Armida del più e del meno e, naturalmente, della Banda di Darfo, ha messo a disposizione le partiture originali della colonna sonora del film, composte dal grande musicista Riccardo Pick Mangiagalli.
Il Maestro Vittorio Alberti, non appena avuto tra le mani i manoscritti ingialliti dal tempo, non si è fatto pregare due volte e si è messo subito al lavoro adattando le partiture scritte per orchestra ad un organico strumentale bandistico.
Vittorio, non nuovo ad operazioni di recupero e arrangiamento di vecchie partiture, in quest’occasione è davvero riuscito a superare se stesso, offrendo ai suoi musicanti ed al pubblico che avrà l’occasione di ascoltarla una delle sue opere più riuscite.
Siamo convinti di aver contribuito con quest’importante lavoro alla riscoperta ad alla giusta rivalutazione di un grande darfense, purtroppo quasi sconosciuto tra la sua gente, specialmente tra i più giovani.
“Non si è mai profeti in patria” recita un vecchio detto, ma è doveroso apprezzare e riconoscere il reale valore dei fatti e delle opere che il genio e le doti di uomini il cui nome si è perso o sbiadito nel tempo, hanno lasciato a tutta la comunità.
Questa è una delle tante piccole lezioni che si imparano alla Banda di Darfo incontrando la Storia ed i personaggi che, anche solo per caso o per fortuna, attraversano il nostro ormai lungo cammino.