Libro
93 La Banda giovanile: uno sguardo verso il futuro
LibroInfatti, essendo la sede aperta per alcuni allievi che non riuscivano a frequentare i corsi il pomeriggio, Vittorio ne approfittava per farci suonare una volta di più. Questo ritrovo andò avanti per anni, tanto da diventare quasi un appuntamento fisso.
Ad un certo punto però divenne, per coloro che erano da poco entrati nella banda, una tappa obbligatoria, per abituarsi più velocemente alla musica d’insieme.
Dal Gennaio 1991 il maestro decise di dare all’incontro del martedì un altro significato.
Provò infatti ad inserire nell’organico alcuni allievi che erano ad un buon punto di preparazione ma che erano ancora un po’ acerbi per entrare nella banda grande. Per questa occasione naturalmente cambiò repertorio facilitandolo e rendendolo più orecchiabile. E fu così che, un po’ per caso, che nacque la Banda Giovanile. Il primo concerto si tenne pochi mesi più tardi: il 1 Aprile, presso il Teatro San Filippo di Darfo. Dopo la prima parte, eseguita dalla Banda Madre, emozionati ed impauriti salirono sul palco gli allievi per suonare cinque brevi e semplici brani dando così il via ufficiale alla banda giovanile.
Le uscite degli allievi sono rare: gli incontri della banda giovanile costituiscono uno strumento per lo studio e la preparazione dei giovani verso il “grande passo” piuttosto che una serie di prove finalizzate a concerti e servizi. Infatti, i giovani si esibiscono quasi solo durante il concerto augurale e solo ogni tanto viene richiesta la loro presenza da oratori per l’apertura dell’anno catechistico o per feste parrocchiali. Ci sono stati però, nel corso degli anni, alcuni appuntamenti degni di nota.
Il primo, risalente al 1997 fu il concorso per Bande Giovanili organizzato dalla Banda di Costa Volpino. Questa esibizione, che segnò anche il passaggio di testimone nella direzione tra Vittorio e la figlia Renata, ci valse il primo posto tra le quattro compagini iscritte.
L’anno successivo sempre nel concorso di Costa Volpino, purtroppo non ottenemmo lo stesso risultato. Non ci classificammo infatti nei primi tre posti, ma fu comunque un’esperienza formativa. Altre occasioni particolari e simili furono due raduni per bande giovanili svoltisi nel 1999 a Stezzano (BG), in occasione del 145°anniversario di fondazione della banda e nel 2000 ad Esine in occasione di una festa dell’oratorio.
L’ultimo importante appuntamento fu, sempre nel 2000, un gemellaggio con la banda giovanile della banda di Montesolaro (CO) che ci vide protagonisti di un concerto nel paesotto comasco.
2000, Montesolara: trasferta della Banda Giovanile
Fino a qualche anno fa la Banda Giovanile era composta anche da colleghi già esperti che sostenevano e aiutavano i giovani allievi, permettendo anche alla piccola compagine di avere un organico completo che la rendeva una banda in miniatura. Da un paio d’anni però, dopo varie ed accese discussioni nel Consiglio Direttivo, si è messa a punto una clausola che regola la partecipazione alla Banda Giovanile, la quale deve essere composta solo da allievi e da coloro che sono entrati nella banda da meno di tre anni, senza avere la possibilità di chiedere sostegno per riempire l’organico. Naturalmente a nessun musicante “anziano” è vietato partecipare, però, purtroppo, la regola viene rispettata da quasi tutti e questo ha portato ad un repentino abbassamento della qualità dell’insieme. Tutto ciò non è dovuto agli allievi, che anzi si impegnano al meglio, ma al fatto di non avere a disposizione la rosa completa degli strumenti: ne consegue la sola possibilità di eseguire un repertorio molto limitato.
Questo momentaneo calo non è comunque per noi un freno, è anzi uno stimolo a cercare di fare del nostro meglio per formare futuri bandisti che siano in grado di mantenere il buon nome della nostra Banda, di portare nuove idee e nuove forze, di mantenere viva e attiva questa storica ma sempre giovane Associazione, con entusiasmo.
Per almeno altri 150 anni.
92 Il Maestro Vittorio Alberti
Libroall'opera con il suo bombardino
Lo scontro con gli “anziani” avviene non solo sul piano normativo, ma anche musicale. Egli è fra i primi ad apprezzare la freschezza e la modernità dei nuovi generi provenienti dai paesi anglosassoni, il rock ed il pop per intenderci.
Vinta la “battaglia” con la componente più tradizionalista ottiene la gestione dei corsi di musica per gli allievi e nel 1983, finalmente, la direzione.
Da subito è evidente che la sua idea di complesso bandistico è del tutto rivoluzionaria rispetto al passato. Egli guarda all’esempio dell’Olanda, dove diffusissima è la “Symphonic Band”: tutto viene cambiato, il repertorio, il ruolo dei vari strumenti, la stessa distribuzione degli spartiti.
L’esperienza accumulata nell’insegnamento come professore di musica nelle scuole medie, la frequenza di numerosi corsi di Direzione per Banda tenuti da rinomati maestri internazionali e la sua costante e caparbia dedizione all’Associazione sono state le chiavi di volta che hanno permesso al maestro Vittorio Alberti, ed alla nostra banda, di raggiungere gli attuali traguardi. Vogliamo ricordare, tra l’altro, che è proprio grazie a Vittorio Alberti che nel 1987 la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme ha partecipato al primo concorso della sua storia, sapendo tenere alto il nome della propria città. Esperienza che lo stesso direttore ha voluto ripetere nel 2002.
Attualmente il maestro Alberti è membro del WASBE (World Association of Symphonic Band and Ensemble) e consigliere per la Vallecamonica della ABMB (Asociazione Bande Musicali Bresciane).
Ha collaborato come musicante con vari gruppi, tra cui la prestigiosa Orchestra a fiati della Valtellina.
Ecco, abbiamo scritto una bella e dettagliata biografia, eppure, crediamo, poco abbiamo fatto comprendere, a chi non lo conoscesse, del Maestro Alberti.
Vittorio, come noi tutti confidenzialmente lo chiamiamo, è un direttore di..... gran peso, ma anche di gran cuore. Egli è stato l’insegnante, vuoi di solfeggio vuoi di strumento, della maggior parte dei bandisti odierni, e per questo viene considerato un po’ il papà della banda: brontolone, perennemente insoddisfatto eppure protettivo e premuroso. Ai ragazzi più giovani non disdegna ramanzine terribili, se si manca ad una prova oppure ad un servizio, eppure ha la capacità straordinaria di comprendere limiti e necessità di ogni singolo. E’ fondamentalmente un timido ed il suo inchino impacciato, un po’ storto, è oramai diventato parte del “personaggio”. Spesso ci sorprende con scelte musicali inusuali, ma….”io sono il maestro io decido”. In realtà ascolta molto i consigli, soprattutto dei più anziani; soltanto che su certe questioni è irremovibile. E’ nota, per esempio, la sua antipatia per la “Marcia di Radetzky” che invece il pubblico apprezzerebbe ascoltare ad ogni Concerto Augurale. Ha invece una certa propensione per le musiche popolari: ne abbiamo eseguite, negli ultimi dieci anni, di bergamasche, tzigane, ebraiche, cecoslovacche, varie spagnole, estoni solo per citarne alcune.
La sua idea di banda è assolutamente corale: meglio un buon insieme che uno splendido solista (anche se lo splendido solista non guasta). Non solo: non ama gli “aiuti” esterni, a cui accetta di ricorrere solo in casi gravissimi e di effettiva necessità, non per fare bella figura ad un concorso per intenderci. Vittorio Alberti è insomma una personalità forte all’interno del nostro gruppo. A lui si deve il significativo miglioramento tecnico degli ultimi 15-16 anni e soprattutto lo svecchiamento dell'associazione, non solo in termini anagrafici ma pure nei presupposti e nelle finalità: la Banda di Darfo è oggi infatti sì un complesso musicale, ma anche e soprattutto un punto di incontro e ritrovo, fra persone che hanno una passione comune, la musica appunto.
91 Il Presidente cav. Giovanni Chini
LibroPer questi incarichi, Giovanni è persona molto nota nel comune di Darfo ed è proprio per questo che piace subito anche ai musicanti della banda, così da essere eletto in prima votazione quasi alla totale unanimità.
Uno dei meriti che a Giovanni si possono attribuire, è la capacità di stare a proprio agio anche con persone molto più giovani di lui; sì, perché se nel 1978 l’età media dei musicanti era di 45 anni, piano piano si è ridotta fino agli attuali 23.
La differenza di età tra lui e la stragrande maggioranza dei musicanti, compresi i consiglieri, non è da sottovalutare. Le idee e l’esperienza di uomini che come Giovanni hanno vissuto anni duri e di sofferenza (come non ricordare quel nodo alla gola che lo attanagliava quando, al ritorno da uno dei nostri gemellaggi in Germania, passammo dalla strada che lo aveva riportato a casa dopo anni di prigionia nei campi di concentramento) sono notevolmente diverse dalle nostre più giovani, eppure a lui dobbiamo la grande libertà di decisione che non ci ha mai negato in questi lunghi anni di presidenza ,anni in cui la banda si è evoluta a passi da gigante.
Nonostante ciò, alcuni consiglieri ricordano con simpatia le dispute durante i consigli, che si prolungavano a volte fino a tarda notte, quando c’era da decidere se acquistare o no uno strumento; i soldi erano davvero pochi e l’acquisto in quell’anno voleva dire arrivare al 31 dicembre con qualcosa ancora in cassa oppure sottozero; capite bene il significato che poteva avere questo per il Presidente che doveva risponderne all’Amministrazione Comunale.
Qualcun'altro si ricorda di come nei primi anni della sua presidenza, ora lo possiamo dire, non era poi così convinto della sua banda, ma ascoltava con ammirazione altre realtà del territorio molto più folkloristiche di noi. Col tempo, poi, siamo riusciti ad emozionarlo e renderlo così orgoglioso della sua banda, tanto da concedere ancora molta disponibilità, nonostante da qualche anno sia forte la volontà di ritirasi per godere un po’ di quella tranquillità che persone come lui non si concedono facilmente.
Orgoglio che traspare tutti gli anni quando è chiamato a scrivere l’articolo di apertura sul giornalino Semibreve, e parla della sua banda con la felicità e la consapevolezza di chi sta presentando un segno concreto di impegno giovanile nella completa gratuità.
Grosso merito si deve a lui anche per la presenza negli anni compresi tra il 1979 e il 1983 del gruppo di majorettes, che in quel periodo allietarono le manifestazioni alle quali era chiamata la banda; fu veramente un successo, ma per molti motivi, non per ultimo la mancanza di ragazze disponibili, non fu possibile continuare.
Di Giovanni non possiamo certo dire sia una persona prolissa, chiunque abbia avuto modo di ascoltarlo nei discorsi a Santa Cecilia (la festa annuale dei bandisti) o durante il concerto di Natale certo non si sarà stancato, ma siamo convinti che è meglio essere concisi e trasmettere l’emozione della semplicità piuttosto che la noia di discorsi sterili.
Nonostante egli ci solleciti di trovare un suo successore più giovane, noi siamo e saremo lieti di averlo sempre vicino a noi, proprio perché è forte nella nostra associazione la volontà di mantenere stretti i legami tra gioventù, novità, futuro e origini, tradizione e saggezza.
90 Il Consiglio Direttivo
LibroMolto è invece cambiato dal punto di vista dell’organizzazione di questo gruppo, che vedeva nell’esempio di altri gruppi italiani e soprattutto nell’esperienza di analoghi gruppi in Europa la prospettiva di allargare i propri orizzonti per rendere sempre più conosciuta ed apprezzata questa Banda cittadina.
Si onora il presidente con targhe e gagliardetti, si applaude il maestro menzionando le sue doti e il suo curriculum, ma raramente ci si ricorda di quelle persone che silenziosamente danno il loro prezioso contributo affinchè gruppi come il nostro possano sempre vivere di attività musicali e non; Il Consiglio Direttivo è infatti un insieme di persone che lavorano volontariamente, elette dall’assemblea dei musicanti al proprio interno; svolge il ruolo di organizzatore di tutte le attività inerenti al sodalizio, viene eletto ogni quattro anni e con molta umiltà lavora affinché tutto sia sempre a posto.
Alla fine degli anni ottanta, dopo aver festeggiato il centenario, all’interno del Consiglio Direttivo, cominciarono a nascere nuove idee su come la banda potesse evolversi, si iniziò a parlare per la prima volta di gemellaggi, di tesseramento e di Festa Popolare; la nuova visione del gruppo era quella di organizzare scambi culturali con gruppi simili ma con costumi e tradizioni diverse, rendere fedele il proprio pubblico e lavorare fisicamente allo scopo di raccogliere fondi da destinare ai corsi gratuiti e ad un parco strumenti il più ampio possibile da offrire agli allievi.
Non era certo cosa di poco conto (del resto non sarà stato facile nemmeno per i nostri predecessori organizzare raduni negli anni sessanta) ma, come sempre avviene a chi è munito di buona volontà, eccoci a distanza di qualche anno soddisfatti di ciò che abbiamo costruito.
Se dovessimo dare una data all’inizio di questa evoluzione, certamente parleremmo del gemellaggio con la Stadtkapelle di Herrenberg; lì infatti imparammo come si gestisce un incontro con altri gruppi, copiammo sia gli esempi di organizzazione di feste in cui musica e divertimento andavano a braccetto sia l’idea di offrire una tessera ai nostri soci come segno di appartenenza e sostegno alla nostra associazione.
Il compito del Consiglio fu quello di adoperarsi per mettere in pratica tutto ciò che in quell’occasione aveva affascinato la Banda: se all’inizio sembrava si trattasse di opere irrealizzabili per la nostra inesperienza, in seguito, con l’aiuto anche di alcuni amici e sostenitori, realizzammo in maniera molto grezza la prima Festa Popolare; negli anni successivi poi, piano piano, migliorammo le strutture, l’organizzazione e gli spettacoli.
Sulla base dei successivi gemellaggi potemmo lavorare per preparare quello che per noi è stato e sarà ancora per anni un incontro straordinario: “MUSICA SENZA FRONTIERE”.
Una differenza sostanziale che racconta spesso uno dei nostri, che fu tesoriere tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, è l’utilizzo dell’agenda degli impegni dove si raccoglieva tutto l’operato della banda, se prima era sufficiente un’agenda per ogni anno, per raccogliere lo stesso anno solare arricchito dei nuovi impegni, bisognava utilizzarne almeno due.
Un altro strumento innovativo degli anni novanta creato dal Consiglio, è il questionario, con il quale tutti i musicanti possono esprimere pareri, perplessità e consigli sull’andamento del gruppo; dal risultato di questo il direttivo prende coscienza delle necessità dell’assemblea ed elabora proposte ed iniziative volte a soddisfare nel miglior modo possibile le richieste, senza perdere di vista le finalità della Banda.
Consiglieri sempre più giovani (anche minorenni) si sono succeduti, e nonostante la giovane età la convinzione di poter essere utili ad una associazione di tradizioni così radicate ha sempre spronato tutti coloro che si sono resi disponibili a dare il massimo del proprio impegno raccogliendo sempre buoni risultati; probabilmente la strada tracciata dai nostri predecessori era quella giusta e questi giovani di cui tanto si parla in maniera deludente, in realtà, se spronati e investiti di responsabilità, sanno portare a termine il loro compito con impegno e generosità.
E’ un onore per ogni musicante fare parte del Consiglio Direttivo perché dà grandi soddisfazioni anche se a volte si ricevono critiche, ma chi ha provato ad avere dei ruoli di responsabilità all’interno di qualsiasi gruppo sa che accontentare tutti non è certo facile.
Nel passato, infatti, ci sono stati anche episodi spiacevoli, all’interno del consiglio stesso sono nate delle conflittualità, ed in un caso, purtroppo, si è perso, con le dimissioni, anche qualche amico, ma siamo sicuri che tutti noi abbiamo sempre deciso in funzione del bene del gruppo e non del singolo interesse.
Ringraziamo quindi tutti i consiglieri che nel passato hanno dedicato molto del loro tempo alla vita della nostra banda ed auguriamo a quelli attuali e futuri di svolgere sempre un ruolo di così grande importanza con passione, entusiasmo e con lo scopo principale di accompagnare questa Banda, giunta al 150° anniversario, ad altri importanti traguardi.
89 La rosa di Bagdad
LibroE come spesso accade agli audaci, il colpo di fortuna è arrivato con l’incontro avvenuto tra una nostra musicante ed una sua poco frequentata parente; in breve la nostra Pina Armida ha avuto l’occasione di parlare con la signora Fiorella Domeneghini Domizio.
La signora è la figlia di Anton Gino Domeneghini, (nato a Darfo nel 1897, morto a Milano nel 1966 e sepolto qui nel cimitero della sua terra) ai suoi tempi molto noto e apprezzato come giornalista, come imprenditore, come pubblicitario (tra i più grandi innovatori del suo tempo) e come scrittore e soggettista. Per le sue molteplici attività e per la sua disponibilità, alla sua morte il Corriere della sera scrisse : “E’ morto Domeneghini l’amico di tutti”.
Ma il tempo corre in fretta ed è grazie al testardo amore della figlia che ha seguito le orme del padre, che le opere di Domeneghini sono state riscoperte rivalutate dalla critica e dal pubblico tanto da considerare il suo film “La rosa di Bagdagd (primo lungometraggio d’animazione italiano ed europeo in technicolor) un capolavoro e come tale inserito nei “cento film da salvare”, un progetto statale italiano.
Rimasterizzato a Cinecittà, è stato ripresentato a distanza di quasi cinquant’anni al Festival di Venezia e nei maggiori festival italiani e stranieri, riscotendo ovunque ammirazione e consensi.
Alla lavorazione del film, durata sette anni, negli anni 40 durante il difficile periodo della seconda guerra mondiale, lavorarono con passione 120 artisti tra i più quotati dell’epoca, da Bioletto a Maraja, da Dabovich a Signoroni e il regista Lucio De Caro.
Che il risultato fosse un capolavoro, nato dalla caparbia ottimistica volontà di Domeneghini produttore, fu confermato nel 1949, quando il film vinse il primo premio al Festival Internazionale del film per ragazzi di Venezia.
La trama è quella di una fiaba da “Mille e una notte” con tanto di califfo, principessa, lampada magica ed un perfido mago di nome Jafar (non vi ricorda nulla …?). Ma il personaggio a noi più simpatico è l’eroe Amin, un semplice “musicante” del popolo con la sua gazza Kalinà, degni precursori e modello dello standard dei personaggi (eroe e spalla) che si incontreranno in molti altri film d’animazione ed ancora utilizzato ai giorni nostri.
Anton Gino, per la sua opera, venne contattato da produttori tedeschi e inglesi ma soprattutto dallo stesso Walt Disney che, affascinato dal capolavoro, volle parlare con lui sul progetto di un lungometraggio a tecnica mista (innovativo per l’epoca) da realizzare insieme, proprio su un soggetto dello stesso Domeneghini.
Purtroppo la scomparsa di lì a breve dei due grandi creativi vanificò il tutto.
La signora Fiorella, attualmente la proprietaria dei diritti delle opere del padre, parlando con Armida del più e del meno e, naturalmente, della Banda di Darfo, ha messo a disposizione le partiture originali della colonna sonora del film, composte dal grande musicista Riccardo Pick Mangiagalli.
Il Maestro Vittorio Alberti, non appena avuto tra le mani i manoscritti ingialliti dal tempo, non si è fatto pregare due volte e si è messo subito al lavoro adattando le partiture scritte per orchestra ad un organico strumentale bandistico.
Vittorio, non nuovo ad operazioni di recupero e arrangiamento di vecchie partiture, in quest’occasione è davvero riuscito a superare se stesso, offrendo ai suoi musicanti ed al pubblico che avrà l’occasione di ascoltarla una delle sue opere più riuscite.
Siamo convinti di aver contribuito con quest’importante lavoro alla riscoperta ad alla giusta rivalutazione di un grande darfense, purtroppo quasi sconosciuto tra la sua gente, specialmente tra i più giovani.
“Non si è mai profeti in patria” recita un vecchio detto, ma è doveroso apprezzare e riconoscere il reale valore dei fatti e delle opere che il genio e le doti di uomini il cui nome si è perso o sbiadito nel tempo, hanno lasciato a tutta la comunità.
Questa è una delle tante piccole lezioni che si imparano alla Banda di Darfo incontrando la Storia ed i personaggi che, anche solo per caso o per fortuna, attraversano il nostro ormai lungo cammino.
88 2003 Manifestazione per il 150°
LibroEra nostra intenzione festeggiare l’avvenimento portando tanta musica a tutti i nostri concittadini per dividere con loro questo nostro momento magico.
Con l’aiuto concreto dell’Amministrazione Comunale siamo riusciti ad organizzare, in tutte le frazioni del Comune, una ventina di concerti di vari generi musicali con gruppi e musicisti di fama internazionale e di elevatissimo livello qualitativo.
La risposta del pubblico che di volta in volta ha partecipato numerosissimo, è stata entusiasmante.
I concerti hanno spaziato dalla musica prettamente bandistica a quella classica e colta, dalla musica folk a quella etnica e contemporanea.
La nostra Banda ha così avuto ancora tante occasioni per intrecciare amichevoli rapporti con musicisti italiani e stranieri e di arricchirsi di esperienze culturali e umane.
Ma molte altre sono state le attività che hanno coronato questo anno straordinario.
Prima fra tutte il libro che avete fra le mani che ci ha impegnato notevolmente nella massiccia revisione e ampliamento della precedente pubblicazione, datata 1988, con tutto il materiale di cui eravamo venuti in possesso da quella data ad oggi.
La Banda giovanile quest’anno ha ampliato il suo organico e i sui orizzonti, collaborando, con due bellissimi concerti, con insegnanti e studenti delle scuole elementari e con un’altra realtà musicale del nostro comune: il coro “Il coriandolo”.
La “Festa della Banda”, con un’organizzazione ormai rodata da 11 anni di edizioni, si è concessa allo spettacolo con gli amici della strepitosa “Libera Brass Band” ma soprattutto ha ridonato a Darfo l’emozione dei raduni bandistici del passato con le Bande di Bienno, Borno, Capo di Ponte e Vezza d’Oglio.
Anche sul piano sportivo i musicanti si sono dati da fare piazzandosi al terzo posto al torneo di calcio organizzato dalla Banda di Pisogne, dedicato esclusivamente alle compagini delle bande musicali. Insomma un anno, il 2003, vissuto intensamente dalla nostra associazione.
87 La "Festa Popolare della Banda"
LibroSi tratta di una delle caratteristiche feste gastronomiche, a cui tutti siamo abituati a partecipare nei periodi estivi, che la Banda ha voluto arricchire con un pizzico di cultura musicale bandistica e spettacoli folkloristici.
L’idea di lanciare una simile iniziativa fu (a memoria di bandisti) del grande Diego Ducoli, che, forte di esperienze simili con l’operazione Mato Grosso, cercò di spronare gli uomini della vecchia guardia ad attivarsi per studiare le ipotesi di fattibilità.
Lo scopo era pregevole: far conoscere la Banda sotto un profilo più amichevole ed aperto, diffondere la cultura popolare bandistica e, non ultimo, raccogliere i fondi necessari a mantenere totalmente gratuiti i corsi di orientamento musicale dei ragazzi.
Ma le difficoltà organizzative, la totale mancanza di esperienza e, ahimè, il poco tempo a disposizione lasciarono tutti molto perplessi.
Fu finalmente l’occasione del gemellaggio con la Stadtkapelle di Herremberg a smuovere le acque.
Gli amici d’oltralpe infatti già da diversi anni organizzavano una “festa della Banda” e con ottimi risultati sia in termini di affluenza di pubblico che in termini economici.
A convincersi per primi della fattibilità dell’idea del Ducoli furono allora il Maestro Alberti, suo fratello Guerrino e Giuseppe Albertinelli, che da quel momento in poi, carichi di grande entusiasmo, trascinarono il resto del gruppo in tale impresa.
Così al ritorno dalla Germania la macchina organizzativa si mise in moto.
Si faticò non poco a reperire l’occorrente: capannoni, cucine, tavoli, panche, stoviglie ….. ma con grande volontà e con l’aiuto dei molti amici della banda venne superato questo primo scoglio. Il secondo invece fil più duro da superare: le pratiche, i permessi, insomma la solita ingombrante burocrazia, diedero molti grattacapi provocarono probabilmente qualche ulcera. Superata anche questa difficoltà, non rimaneva che montare il tutto, cosa non certo scontata.
Infatti, al di fuori della ristretta cerchia di adulti che aveva dato avvio all’iniziativa, la manodopera impiegata nei lavori era perlopiù costituita dai giovanissimi musicanti, buoni forse a suonare, ma non molto pratici di chiodi e martello. Ma di tutto ciò poco importava, perché l’entusiasmo e il lavoro di squadra rafforzarono le amicizie e permisero di superare ogni difficoltà.
Nella prima edizione, oltre alle serate gastronomiche con intrattenimento musicale con bande o gruppi di ballo liscio, si pensò di tenere aperta la festa per tutta la domenica pomeriggio, organizzando il pranzo e tutta una serie di giochi pomeridiani aperti a tutti, ma quest’ultima iniziativa non trovò molto riscontro da parte del pubblico.
Così, un po’ per lo scarso lavoro da fare, un po’ per la calura estiva, uno dei ragazzi che aveva il compito di servire ai tavoli pensò bene di dare una rinfrescata all’ambiente con un paio di gavettoni d’acqua.
Si scatenò un putiferio: dal gavettone col bicchiere d’acqua si passò a quello con la bottiglia, dalla bottiglia ai secchi e dai secchi… ai pentoloni delle cucine!!! In tutto tra la soddisfazione e il divertimento dei pochissimi prediletti che non furono coinvolti nella battaglia.
E così iniziò la serie delle feste popolari, che, dopo dieci anni, vengono ancora organizzate con tanto entusiasmo ……e tante difficoltà.
I primi due anni la festa andò a gonfie vele sia per l’affluenza di pubblico sia sotto l’aspetto economico; poi l’impegno si fece gravoso e così si favorirono scelte organizzative più semplici, meno impegnative e meno rischiose, quella di far gestire la gastronomia ad una ditta di cattering. Per un po’ le cose funzionarono discretamente, poi la festa iniziò a perdere colpi: poca gente, pochi introiti, troppo lavoro.
Molte delle condizioni iniziali cambiarono: il Ducoli partì per la missione in Brasile, Guerrino e Domenico Alberti lasciarono definitivamente la banda e, poco dopo, anche Massimo Fontana. Vennero così a mancare non solo degli ottimi musicisti, ma anche degli instancabili lavoratori e trascinatori. L’entusiasmo che aveva caratterizzato i primi anni andò scemando.
Nel frattempo fu eletto un nuovo consiglio direttivo, giovane ed inesperto, che, sotto la guida del consigliere più anziano Daniele Gabossi, si trovò a decidere sul futuro della festa.
Ricordo ancora il volto sconsolato di Gabossi che, di fronte al bilancio economico della festa precedente chiedeva al consiglio se fosse il caso di portare avanti un tale impegno.
Ma per i giovani del consiglio la festa rappresentava un momento di socializzazione fondamentale e così si decise di proseguire: con rinnovato entusiasmo e con l’incoscienza tipica di chi non sa cosa lo attende (come avvenne forse nella prima edizione) vennero lanciate nuove idee e iniziative che si rivelarono azzeccate.
In primo luogo si riprese la gestione della gastronomia, investendo sulla qualità dei cibi e del servizio, poi si introdusse il gioco della Pesca, vennero rivisti i metodi per pubblicizzare l’evento e, non ultimo, si riprese a fare intrattenimento danzante, che per motivi di spesa era stato eliminato per un paio d’anni. I risultati non tardarono a venire e quest’ultimo anno, il 2003, ha fruttato il miglior incasso di sempre.
Certo le vicende di dieci anni di festa popolare possono considerarsi marginali nel panorama di un’attività di centocinquanta anni di musica, ma sono significative per l’ultima generazione della Banda, soprattutto perché questa generazione ha avuto la fortuna di avere in sé l’incoscienza e la vivacità di un bel gruppo di giovani!
86 2002 Il concorso di assegnazione a Grumello
Libro“Tra il dire ed il fare c’è di mezzo un mare”, dice un antico proverbio: non era facile trovare un concorso che rispondesse alle nostre esigenze ed aspettative. Due esempi pratici: molte di queste “competizioni” si tengono in giorni feriali e convincere 60 persone circa a prendere un giorno di ferie (dal lavoro o da scuola) è un’impresa veramente irrealizzabile per la Banda di Darfo, almeno ad oggi; inoltre musicanti dilettanti, con tutti i propri impegni personali, non possono, a nostro avviso, essere vincolati ad una manifestazione che duri più di un giorno (e in molti concorsi bisogna esibirsi in due giorni!).
Dopo ricerche minuziose il Maestro Alberti individuò, nel 2001, il concorso di Grumello del Monte (BG). Si propose la nostra partecipazione e l’assemblea acconsentì con entusiasmo. Già cominciavamo a prepararci quando l’organizzazione della manifestazione ci informò che, per scarsità di iscritti, il concorso veniva cancellato. Ci restammo tutti un po’ male, ma decidemmo di non demordere e finalmente, nel 2002, riuscimmo a presentarci.
Alla data fatidica, la domenica 14 aprile giungemmo a Grumello con un certo anticipo ed avemmo pertanto modo di assistere alle esibizioni di tutti gli altri partecipanti. La particolarità di questo concorso, rispetto ad altri in Italia, è la presenza della categoria “ad assegnazione” (accanto alle tradizionali: “eccellenza”, prima, seconda e terza): il complesso si esibisce in due brani a scelta e la giuria stessa assegna categoria e punteggio. Non esiste una vera gara: ogni banda è giudicata singolarmente, non in confronto con le altre. Nella manifestazione 2002 tutti i complessi si presentarono appunto in “assegnazione”.
Naturalmente ogni complesso sa, a seconda delle partiture proposte, a quale categoria dovrebbe essere assegnato. Una cattiva esecuzione può però fare slittare in quella inferiore, a prescindere dalle difficoltà del pezzo. Dunque a Grumello si esibirono in sequenza: la Banda Musicale “Città di Seriate” di Seriate (BG); il Corpo Musicale di Castelfranco di Rogno (BG); il Corpo Musicale Sedrianese di Sedriano (MI); il Corpo Musicale “San Giorgio” di Boltiere (BG). Alle 17.20 circa venne il nostro turno. Ci posizionammo ai nostri posti, davanti alla giuria.
La Banda Musicale Cittadina S.O.C. di Bolzaneto (GE) che chiuse la manifestazione, si presentò, con brani evidentemente di eccellenza, “Quadri da una esposizione” (dal No. 01 al No. 10) di M. Mussovskij.
A dire il vero, noi non riuscivamo ad essere completamente attenti alla esecuzione, per altro validissima. Aspettavamo l’esito nervosamente. Intorno alle 18.30 tutte le bande si erano esibite e la giuria si riunì: quando passarono proprio davanti a noi il maestro Pietro Damiani, il maestro Claudio Mandonico ed il maestro Carlo Balmelli, scrutammo i loro volti in cerca di qualche segno positivo, un sorriso o un cenno di consenso. Serietà e neutralità assoluta.
Nell’attesa del responso la banda ligure suonò alcune partiture per intrattenere partecipanti e pubblico. Ma il nervosismo in noi era veramente troppo alto per ascoltare. La giuria si trattenne più del previsto e noi non sapevamo se leggere questo ritardo positivamente o negativamente: tutti avevano una opinione, tutti cercavano di sostenerla in qualche modo.
Finalmente i giurati ripresero il proprio posto e cominciarono a leggere i responsi. Però il nostro è il penultimo! altra attesa! Ma ecco, pronunciano il nostro nome: “la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme viene classificata……in prima categoria (sospiro di sollievo), con un punteggio di….310 su 360″. Sobbalziamo sulle sedie, qualcuno urla per la contentezza, il maestro Alberti, in piedi, sembra tranquillo ma noi sappiamo che dentro scoppia dalla felicità. L’attesa è veramente terminata, tutti si rilassano e commentano il risultato. Sotto un pioggia scrosciante (banda bagnata, banda fortunata!) corriamo a prendere il pullman. Il rientro a Darfo è rilassante e divertente: tutti vogliono vedere l’attestato, tutti si congratulano con se stessi e con i “colleghi”, tutti punzecchiano il maestro Alberti che non è mai contento ma che questa volta non può sottrarsi ad un commento positivo su di noi.
Insomma, il concorso di Grumello fu per la nostra banda un grande successo: avevamo avuto la conferma di poter competere ad ottimo livello (prima categoria) con i migliori (310 su 360: grande punteggio veramente). Lo stesso direttore dovette ammettere che, dopo le esperienze un po’ deludenti del 1987, eravamo veramente stati ripagati del lavoro svolto e che il giudizio della giuria rispecchiava appieno i valori in campo.
84 Il nostro giornalino "Semibreve"
LibroIntestazione del giornalino annuale
Durante le riunioni del Consiglio della Banda dell’anno 1993 si parlava dell’opportunità di dare vita ad uno strumento informativo che potesse raggiungere le famiglie del Comune di Darfo Boario Terme.
La cosa più semplice ed efficace sembrò essere quella di pubblicare un giornalino.
Quanta fatica e quante serate per decidere che impostazione dare a questo progetto! Ogni componente del Consiglio si impegnava a proporre argomenti per gli articoli e fiumi di titoli. Non si trovava infatti un nome idoneo, originale e tale da consentire di collegare velocemente il foglio alla Banda.
La risoluzione del problema è da attribuirsi ad uno dei membri del Consiglio di allora, Guerino Alberti che, ad un tratto, prendendo spunto dal nome della nota che ha durata più lunga, ipotizzò di battezzare il nostro giornalino con il titolo “Semibreve” .
La proposta fu accolta unanimemente.
Da quel momento tutto sembrò più facile, gli articoli vennero scritti in poco tempo e con entusiasmo non solo dai membri del Consiglio, ma anche dai musicanti, dal Presidente Cav. Giovanni Chini e dal Maestro Vittorio Alberti, che da quel 1993 ogni anno presenta il suo pezzo talvolta facendo un rimprovero, talvolta un elogio al gruppo; ma quale che sia il verdetto, questo articolo è il più atteso da tutti i musicanti.
Per dare maggiore possibilità alla cittadinanza di sentirsi coinvolta nella realtà della Banda si era deciso di dedicare uno spazio, sull’ultima pagina di Semibreve, a giochi di enigmistica. Facendo pervenire le soluzioni presso la sede della Banda prima del consueto Concerto augurale, si aveva la possibilità di vincere un premio: e che premio! Niente di meno che un concerto della Banda Giovanile da utilizzare entro l’anno seguente per la ricorrenza che il vincitore riteneva più opportuna.
L’ avvicinarsi del nostro 150° (con la mole straordinaria di lavoro per il Consiglio Direttivo) e l’esiguità numerica della banda giovanile hanno però fatto decidere di sospendere momentaneamente il gioco a premi. Sul “Semibreve” del 2002 come nella serata del Concerto Augurale si è dovuto infatti dedicare grande spazio alle attività per il nostro anniversario. Non si diventa così vecchi ogni anno!
Il Giornalino è comunque un appuntamento per noi importantissimo: esso infatti dà modo alla Banda di entrare nelle case di tutti i darfensi e di fare conoscere meglio la propria realtà, di giovani (se non anagraficamente, almeno nello spirito!) che lavorano e si divertono insieme.
83 L'importanza (da non sottovalutare) delle sedie
LibroCosì, sia per facilitare le operazioni di trasporto, sia per avere delle belle sedie da poter usare anche durante i concerti, nel 1992 si pensò di acquistare una sessantina di sedie da giardino bianche, richiudibili, e quindi più leggere e più pratiche da maneggiare.
Le sedie erano molto belle e sarebbero dovute essere “le sedie della Banda”, tanto che si parlava addirittura di numerarle e di assegnarne una ad ogni musicante, che ne sarebbe diventato il responsabile a tutti gli effetti. Ma il destino non volle così .....
Queste famose sedie furono usate per la prima volta il 29 agosto 1992, in occasione di un concerto organizzato a Boario dall’Associazione dei Commercianti.
Eravamo disposti in via Manifattura, quasi tutti già seduti appunto sulle nostre nuove sedie, quando si accomodò anche Enrico Abondio, naturalmente con in braccio il suo bassotuba.
Ebbene, appena seduto il nostro Enrico precipitò rovinosamente a terra, accompagnato da un rumore non da poco, visto che la sua sedia si sfasciò sotto di lui… Ciò spaventò ovviamente tutti noi, che tuttavia pensammo si trattasse di un caso isolato.
Ben presto, però, ci ricredemmo ed imparammo a riconoscere “quel” rumore.
Infatti, in successive occasioni, crollarono a terra anche Gian Paolo Alberti ed il nostro presidente Giovanni Chini. A questo punto, visto che i concerti erano diventati per noi un incubo, ed era molto più forte il timore che la propria sedia cedesse durante l’esibizione rispetto all’attenzione nell’eseguire i brani, pensammo che non fosse più il caso di utilizzare tali sedie per noi. Ma non potevamo certo lasciarle inutilizzate!
Così, per una serie di occasioni, divennero le sedie del pubblico, ma ogni volta c’era almeno una vittima.
Decidemmo perciò di bandirle del tutto.
Queste sedie sono passate alla storia e rimaste ben impresse nelle memorie dei musicanti tanto che, quando capita di suonare in un posto in cui il palco è allestito con sedie somiglianti alle nostre bianche, molti di noi si rifiutano di accomodarsi!
Dopo questa esperienza, la sede della Banda è ora arredata con bellissime e soprattutto solide sedie di legno e acciaio!