73 Si apre una nuova era
Libro
La Banda esce dai confini italilani
DARFO BOARIO TERME, ITALIA - HERREMBERG, GERMANIA
Herremberg è una bella cittadina vicino a Stoccarda, nella regione tedesca del Baden-Wuttemberg. In questo ricco angolo d’Europa molti italiani emigrarono (soprattutto dopo la guerra) in cerca di fortuna, attirati dalle offerte di lavoro nell’industria (a Stoccarda, fra l’altro, ha sede la Mercedes-Benz). Anche molti abitanti di Darfo fecero questa scelta e riuscirono, negli anni, ad integrarsi ed a costruirsi una nuova vita lontani da casa.
Nel 1990, tramite la musicante Carmen Pennati, la nostra banda fu messa in contatto proprio con una famiglia darfo-tedesca, gli Albertinelli, alcuni rimasti ad Herremberg, altri ritornati in Vallecamonica. Essi si proponevano per aiutare ad organizzare un gemellaggio, che avrebbe fatto conoscere Herremberg agli italiani e Darfo ai tedeschi. Il nostro gruppo era nuovo a questo tipo di esperienza, mentre quello tedesco era un veterano, con alle spalle diversi incontri a livello europeo. Il momento sembrava opportuno, anche perché, con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la voglia di Europa era palpabile.
Fu così che Venerdì 5 aprile 1991 un pullman carico di bandisti emozionati partì da Darfo alla volta della Germania. Vi fu una sosta in Svizzera per una visita alle splendide cascate di Sciaffusa e quindi, nel tardo pomeriggio, fummo accolti alla sede della Stadtkapelle (banda, appunto, in tedesco).
Dobbiamo dire che molti di noi restarono stupiti dalla accoglienza veramente calorosissima che ci fu riservata. Si sa, i luoghi comuni sui tedeschi parlano di un popolo un po’…. freddino. Invece la sintonia fu immediata. Ogni bandista italiano trovò accoglienza nella casa di un musicante “herremberghese”: si poté così sperimentare la vita comune in un altro Stato, anche solo per un paio di giorni. La sera del venerdì fu tenuta una cena, a base naturalmente di….wurstel e crauti! Il sabato mattina invece suonammo delle marce nella piazza del paese (splendida); ognuno ritornò per il pranzo nella propria casa tedesca, mentre il pomeriggio fu dedicato ad attività varie, fra le quali la visita alla città, oppure un volo sulla regione (con un piccolo aereo da turismo). Sabato sera, concerto e quindi chiusura in allegria con balli e canti. Chi di noi era presente ricorda il nervosismo alle stelle dei musicanti e del maestro, chiamati a dare il meglio di sé dopo una breve ma impeccabile introduzione musicale fattaci dalla Stadtkapelle di Herremberg. Ad onor della cronaca tutto andò per il meglio ed il maestro Alberti si congratulò con noi strumentisti, soprattutto perché eravamo riusciti ad esprimere le nostre caratteristiche (la melodicità in particolare) nel migliore dei modi, proponendo in terra tedesca un modo di suonare diverso rispetto a quello dei nostri ospiti. La serata si chiuse veramente in allegria, innaffiata da tanta buona birra. La domenica mattina fu il momento degli addii, non troppo tristi però, in quanto la Stadtkapelle di Herremberg sarebbe venuta a Darfo solo qualche mese più tardi. Il programma del gemellaggio prevedeva infatti la visita in Italia dei nostri amici. L’organizzazione fu molto dura, ma il 13 settembre tutto era pronto. I tedeschi arrivarono con una puntualità…..svizzera e furono accolti nella nostra sede. Si decise di lasciare invariati gli accoppiamenti: chi era stato ospitato avrebbe a sua volta ospitato. la stessa persona. La sera del venerdì venne tenuta la cena di benvenuto nei locali della ex Casa del Fanciullo.
Il sabato, dopo la sfilata per le vie di Darfo, furono proposte alcune visite culturali, come a Capo di Lago oppure al parco delle Terme. I tedeschi però non ebbero la nostra stessa fortuna meteorologica: se ad aprile il sole aveva sempre brillato, quel week-end di settembre fu funestato da una pioggia insistente e continua.
Alle visite furono spesso preferiti i…..cappuccini presi nei bar, anche per riscaldarsi. La sera si tenne l’atteso concerto della Stadtkapelle e poi si chiuse in compagnia alla sede della nostra banda. Domenica mattina, partenza.
La sintonia con i nostri amici tedeschi fu tale che si decise di approfondire l’amicizia con un nuovo gemellaggio. Fummo in Germania il 23-24-25 aprile 1993 ed ospitammo i colleghi in Italia il 9-10-11 settembre.
Ma ancora non sembrava sufficiente. Così ritornammo ad Herremberg il 24-25-26 aprile 1998 mentre la Stadtkapelle fu a Darfo in occasione del raduno “Musica senza frontiere” nel maggio 1999.
Tutti i gemellaggi ricalcarono in linea di massima il programma organizzativo del primo. Ogni esperienza fu però assolutamente unica ed a sé stante.
Nel 1993 per esempio, durante il viaggio di andata ci fermammo a visitare lo splendido giardino botanico sul Lago di Costanza, mentre in Germania avemmo modo di passeggiare per Tubingen, antica cittadina universitaria. Nel 1994 i nostri amici furono invece ancora una volta sfortunati: le varie gite in programma furono praticamente annullate a causa del maltempo. Compensammo con l’allegria: la cena di benvenuto fu innaffiata da tanto buon vino che finì tutti in piedi sui tavoli a cantare e ballare.
I più scalmanati incorsero in qualche piccolo incidente (o meglio strappo) che però fu ricucito il giorno dopo da una buona sarta.
Nel 1998, in Germania visitammo il museo della Mercedes-Benz e lo zoo di Stoccarda, ma a restare negli annali fu la festa dopo-concerto del sabato sera, quando i nostri bandisti maschi ballarono sul palco uno scatenato can-can con la cravatta della divisa indossata sulla fronte a mò di bandana. Tipo Rambo insomma! Fortunatamente non vi furono incidenti sartoriali come quelli del 1994.
Come tutti i lettori avranno capito, durante questi gemellaggi ci divertimmo tutti moltissimo. Ma possiamo dire con certezza che, se pur importante, l’affiatamento personale non fu l’aspetto essenziale di tali esperienze. La banda di Darfo nel suo complesso ha infatti imparato tante cose dalla Stadtkapelle di Herremberg, e questo incontro con gli amici tedeschi ha influenzato il nostro cammino di associazione in maniera determinante. Innanzi tutto potemmo vedere come si organizzano eventi, musicali e non, di una certa portata (senza aver osservato come lavorano in Germania non si sarebbe riusciti, probabilmente, a dare vita alla nostra Festa Popolare oppure a Musica senza Frontiere); ma anche quanto importante sia la banda giovanile per favorire l’inserimento dei nuovi strumentisti nel complesso maggiore.
Nel 1990, tramite la musicante Carmen Pennati, la nostra banda fu messa in contatto proprio con una famiglia darfo-tedesca, gli Albertinelli, alcuni rimasti ad Herremberg, altri ritornati in Vallecamonica. Essi si proponevano per aiutare ad organizzare un gemellaggio, che avrebbe fatto conoscere Herremberg agli italiani e Darfo ai tedeschi. Il nostro gruppo era nuovo a questo tipo di esperienza, mentre quello tedesco era un veterano, con alle spalle diversi incontri a livello europeo. Il momento sembrava opportuno, anche perché, con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la voglia di Europa era palpabile.
Fu così che Venerdì 5 aprile 1991 un pullman carico di bandisti emozionati partì da Darfo alla volta della Germania. Vi fu una sosta in Svizzera per una visita alle splendide cascate di Sciaffusa e quindi, nel tardo pomeriggio, fummo accolti alla sede della Stadtkapelle (banda, appunto, in tedesco).
Dobbiamo dire che molti di noi restarono stupiti dalla accoglienza veramente calorosissima che ci fu riservata. Si sa, i luoghi comuni sui tedeschi parlano di un popolo un po’…. freddino. Invece la sintonia fu immediata. Ogni bandista italiano trovò accoglienza nella casa di un musicante “herremberghese”: si poté così sperimentare la vita comune in un altro Stato, anche solo per un paio di giorni. La sera del venerdì fu tenuta una cena, a base naturalmente di….wurstel e crauti! Il sabato mattina invece suonammo delle marce nella piazza del paese (splendida); ognuno ritornò per il pranzo nella propria casa tedesca, mentre il pomeriggio fu dedicato ad attività varie, fra le quali la visita alla città, oppure un volo sulla regione (con un piccolo aereo da turismo). Sabato sera, concerto e quindi chiusura in allegria con balli e canti. Chi di noi era presente ricorda il nervosismo alle stelle dei musicanti e del maestro, chiamati a dare il meglio di sé dopo una breve ma impeccabile introduzione musicale fattaci dalla Stadtkapelle di Herremberg. Ad onor della cronaca tutto andò per il meglio ed il maestro Alberti si congratulò con noi strumentisti, soprattutto perché eravamo riusciti ad esprimere le nostre caratteristiche (la melodicità in particolare) nel migliore dei modi, proponendo in terra tedesca un modo di suonare diverso rispetto a quello dei nostri ospiti. La serata si chiuse veramente in allegria, innaffiata da tanta buona birra. La domenica mattina fu il momento degli addii, non troppo tristi però, in quanto la Stadtkapelle di Herremberg sarebbe venuta a Darfo solo qualche mese più tardi. Il programma del gemellaggio prevedeva infatti la visita in Italia dei nostri amici. L’organizzazione fu molto dura, ma il 13 settembre tutto era pronto. I tedeschi arrivarono con una puntualità…..svizzera e furono accolti nella nostra sede. Si decise di lasciare invariati gli accoppiamenti: chi era stato ospitato avrebbe a sua volta ospitato. la stessa persona. La sera del venerdì venne tenuta la cena di benvenuto nei locali della ex Casa del Fanciullo.
Il sabato, dopo la sfilata per le vie di Darfo, furono proposte alcune visite culturali, come a Capo di Lago oppure al parco delle Terme. I tedeschi però non ebbero la nostra stessa fortuna meteorologica: se ad aprile il sole aveva sempre brillato, quel week-end di settembre fu funestato da una pioggia insistente e continua.
Alle visite furono spesso preferiti i…..cappuccini presi nei bar, anche per riscaldarsi. La sera si tenne l’atteso concerto della Stadtkapelle e poi si chiuse in compagnia alla sede della nostra banda. Domenica mattina, partenza.
La sintonia con i nostri amici tedeschi fu tale che si decise di approfondire l’amicizia con un nuovo gemellaggio. Fummo in Germania il 23-24-25 aprile 1993 ed ospitammo i colleghi in Italia il 9-10-11 settembre.
Ma ancora non sembrava sufficiente. Così ritornammo ad Herremberg il 24-25-26 aprile 1998 mentre la Stadtkapelle fu a Darfo in occasione del raduno “Musica senza frontiere” nel maggio 1999.
Tutti i gemellaggi ricalcarono in linea di massima il programma organizzativo del primo. Ogni esperienza fu però assolutamente unica ed a sé stante.
Nel 1993 per esempio, durante il viaggio di andata ci fermammo a visitare lo splendido giardino botanico sul Lago di Costanza, mentre in Germania avemmo modo di passeggiare per Tubingen, antica cittadina universitaria. Nel 1994 i nostri amici furono invece ancora una volta sfortunati: le varie gite in programma furono praticamente annullate a causa del maltempo. Compensammo con l’allegria: la cena di benvenuto fu innaffiata da tanto buon vino che finì tutti in piedi sui tavoli a cantare e ballare.
I più scalmanati incorsero in qualche piccolo incidente (o meglio strappo) che però fu ricucito il giorno dopo da una buona sarta.
Nel 1998, in Germania visitammo il museo della Mercedes-Benz e lo zoo di Stoccarda, ma a restare negli annali fu la festa dopo-concerto del sabato sera, quando i nostri bandisti maschi ballarono sul palco uno scatenato can-can con la cravatta della divisa indossata sulla fronte a mò di bandana. Tipo Rambo insomma! Fortunatamente non vi furono incidenti sartoriali come quelli del 1994.
Come tutti i lettori avranno capito, durante questi gemellaggi ci divertimmo tutti moltissimo. Ma possiamo dire con certezza che, se pur importante, l’affiatamento personale non fu l’aspetto essenziale di tali esperienze. La banda di Darfo nel suo complesso ha infatti imparato tante cose dalla Stadtkapelle di Herremberg, e questo incontro con gli amici tedeschi ha influenzato il nostro cammino di associazione in maniera determinante. Innanzi tutto potemmo vedere come si organizzano eventi, musicali e non, di una certa portata (senza aver osservato come lavorano in Germania non si sarebbe riusciti, probabilmente, a dare vita alla nostra Festa Popolare oppure a Musica senza Frontiere); ma anche quanto importante sia la banda giovanile per favorire l’inserimento dei nuovi strumentisti nel complesso maggiore.
1991: il grande abbraccio italo-tedesco tra la Stadtkapelle di Herremberg e la Banda Cittadina, in occasione del gemellaggio
Senza dimenticare la lezione di disciplina avuta dai musicanti tedeschi (ritornello del maestro Vittorio Alberti durante le prove: “Quando alzo la bacchetta dovreste già essere tutti pronti ed attenti. Guardate ai bandisti di Herremberg, indisciplinati che non siete altro!”. Insomma dobbiamo certamente dire grazie alla Stadtkapelle (e chi rese possibile tale incontro) se la Banda di Darfo ha saputo ritagliarsi un posticino nel panorama bandistico non solo italiano, ma anche europeo.
SVIZZERA, VETROZ: UNA CITTADINA DI MUSICISTI
La Banda di Darfo si recò per ben due volte a Vetroz, cittadina vicina alla più conosciuta Sion. Solo il secondo viaggio può essere però considerato a tutti gli effetti un gemellaggio: la nostra visita del 1992 fu infatti organizzata grazie all’interessamento ed al lavoro della famiglia Amoruso (l’ex comandante dei vigili urbani di Darfo Raffaele Amoruso, è amico sostenitore del nostro complesso già da molto tempo) in parte residente proprio in questo angolo di Svizzera francese, famoso soprattutto per la produzione di eccellenti vini bianchi.
Nel 1992 (5-6 settembre), dunque, ci esibimmo durante la festa paesana annuale (che si tiene proprio all’inizio della vendemmia), ed avemmo modo di conoscere la realtà bandistica veramente eccezionale di questo piccolo villaggio: a Vetroz (poche centinaia di abitanti), operano infatti due complessi distinti, entrambi molto numerosi e di altissimo livello. Il maestro Vittorio Alberti e tutto il Consiglio Direttivo si fecero in quattro per cercare una collaborazione con almeno una delle due bande; ed il loro lavoro portò buoni frutti perché il 21 e 22 maggio del 1994 la Fanfara “Concordia” accettò la proposta di una piccola tournée a Brescia. A questo punto è bene aprire una parentesi per dire qualcosa in più su questo gruppo straordinario: innanzi tutto non parliamo di banda ma di brass band, cioè di un complesso di soli ottoni e percussioni, dove però il repertorio proposto e la divisione delle parti è assai diversa rispetto alla tradizionale fanfara; inoltre, non parliamo di una brass band qualsiasi ma di un gruppo che ha partecipato più di una volta a concorsi di livello europeo, classificandosi sempre nei primissimi posti.
Sentirli suonare prima alla Sala Igea delle Terme di Boario, quindi in Piazza Loggia, invitati dalla banda di Brescia, fu per noi motivo d’orgoglio, in quanto un complesso così importante aveva accettato la nostra ospitalità. Ma addirittura si andò oltre, perché la fanfara Concordia ci invitò nuovamente ad esibirci a Vetroz. Così il 14 e 15 Settembre 1996 partimmo alla volta della Svizzera. Fummo ospitati nelle case dei musicanti ed avemmo modo di scambiarci opinioni e piccoli “segreti” musicali.
Seppure non professionisti, la maggior parte di loro ci disse di esercitarsi con lo strumento almeno un paio di ore al giorno. Noi tutti ci sentimmo dei terribili scansafatiche! Inoltre ci spiegarono che anche il loro complesso alcuni anni prima era una banda classica.
Poi però si era votato per trasformarla in qualcosa di assolutamente nuovo. Certo il passaggio non era stato indolore: chi suonava i legni (flauto clarinetto oboe…) fu costretto a cambiare strumento oppure a lasciare il gruppo, però il risultato aveva soddisfatto anche i più scettici. La loro idea del “fare musica” si rivelò da subito molto diversa rispetto alla nostra: l’impegno, una volta preso, doveva essere portato avanti con una dedizione assoluta.
Volontariato sì, ma con una costanza da professionisti, questa la regola a cui tutti dovevano attenersi. Molti di noi stigmatizzarono le differenze fra la Banda di Darfo e la Fanfara “Concordia” con la semplice ma efficace affermazione che la prima rappresentava l’Italia, la seconda la Svizzera, entrambe con il proprio bagaglio di pregi e difetti (tenendo sempre presente l’appartenenza a categorie diverse).
Durante il breve soggiorno a Vetroz avemmo anche modo di visitare la graziosa cittadina di Sion e naturalmente di apprezzare la produzione vinicola locale, invero notevole.
Anche in questo caso, come ad Herremberg ed a Schlema, la fortuna fu dalla nostra perché per tutti i due giorni il sole brillò e la temperatura fu particolarmente mite.
Lasciammo la Svizzera con la consapevolezza di avere avuto la fortuna di conoscere un gruppo veramente eccellente e con la certezza che ci saremmo tutti impegnati ancora di più per migliorarci: avevamo infatti visto con i nostri occhi i risultati di un un lavoro duro e costante.
Nel 1992 (5-6 settembre), dunque, ci esibimmo durante la festa paesana annuale (che si tiene proprio all’inizio della vendemmia), ed avemmo modo di conoscere la realtà bandistica veramente eccezionale di questo piccolo villaggio: a Vetroz (poche centinaia di abitanti), operano infatti due complessi distinti, entrambi molto numerosi e di altissimo livello. Il maestro Vittorio Alberti e tutto il Consiglio Direttivo si fecero in quattro per cercare una collaborazione con almeno una delle due bande; ed il loro lavoro portò buoni frutti perché il 21 e 22 maggio del 1994 la Fanfara “Concordia” accettò la proposta di una piccola tournée a Brescia. A questo punto è bene aprire una parentesi per dire qualcosa in più su questo gruppo straordinario: innanzi tutto non parliamo di banda ma di brass band, cioè di un complesso di soli ottoni e percussioni, dove però il repertorio proposto e la divisione delle parti è assai diversa rispetto alla tradizionale fanfara; inoltre, non parliamo di una brass band qualsiasi ma di un gruppo che ha partecipato più di una volta a concorsi di livello europeo, classificandosi sempre nei primissimi posti.
Sentirli suonare prima alla Sala Igea delle Terme di Boario, quindi in Piazza Loggia, invitati dalla banda di Brescia, fu per noi motivo d’orgoglio, in quanto un complesso così importante aveva accettato la nostra ospitalità. Ma addirittura si andò oltre, perché la fanfara Concordia ci invitò nuovamente ad esibirci a Vetroz. Così il 14 e 15 Settembre 1996 partimmo alla volta della Svizzera. Fummo ospitati nelle case dei musicanti ed avemmo modo di scambiarci opinioni e piccoli “segreti” musicali.
Seppure non professionisti, la maggior parte di loro ci disse di esercitarsi con lo strumento almeno un paio di ore al giorno. Noi tutti ci sentimmo dei terribili scansafatiche! Inoltre ci spiegarono che anche il loro complesso alcuni anni prima era una banda classica.
Poi però si era votato per trasformarla in qualcosa di assolutamente nuovo. Certo il passaggio non era stato indolore: chi suonava i legni (flauto clarinetto oboe…) fu costretto a cambiare strumento oppure a lasciare il gruppo, però il risultato aveva soddisfatto anche i più scettici. La loro idea del “fare musica” si rivelò da subito molto diversa rispetto alla nostra: l’impegno, una volta preso, doveva essere portato avanti con una dedizione assoluta.
Volontariato sì, ma con una costanza da professionisti, questa la regola a cui tutti dovevano attenersi. Molti di noi stigmatizzarono le differenze fra la Banda di Darfo e la Fanfara “Concordia” con la semplice ma efficace affermazione che la prima rappresentava l’Italia, la seconda la Svizzera, entrambe con il proprio bagaglio di pregi e difetti (tenendo sempre presente l’appartenenza a categorie diverse).
Durante il breve soggiorno a Vetroz avemmo anche modo di visitare la graziosa cittadina di Sion e naturalmente di apprezzare la produzione vinicola locale, invero notevole.
Anche in questo caso, come ad Herremberg ed a Schlema, la fortuna fu dalla nostra perché per tutti i due giorni il sole brillò e la temperatura fu particolarmente mite.
Lasciammo la Svizzera con la consapevolezza di avere avuto la fortuna di conoscere un gruppo veramente eccellente e con la certezza che ci saremmo tutti impegnati ancora di più per migliorarci: avevamo infatti visto con i nostri occhi i risultati di un un lavoro duro e costante.
EX-GERMANIA EST, SCHELMA-AUE: UN’ABBUFFATA DI MUSICA E DI EUROPA
1999: la Banda Cittadina viene chiamata a rappresentare l'Italia al Raduno Europeo per Bande a Schlema-Aue
A Schlema, piccola cittadina vicino a Dresda, nella ex-Germania dell’Est già da molti anni viene organizzato un raduno bandistico europeo. Nel 1994 gli organizzatori cercavano una banda italiana, ed i nostri amici di Herremberg (già nelle liste degli invitati) proposero noi.
L’occasione era proprio ghiotta, così si decise di accettare. Avremmo rappresentato l’Italia, in terra teutonica, davanti a moltissimi gruppi provenienti da tutta Europa. Partimmo il 23 settembre. Il viaggio fu piuttosto lungo, ma nello stesso tempo assai interessante, soprattutto nella sua parte finale. Infatti, molti di noi si incuriosirono ad osservare le varie postazioni militari a cavallo con il vecchio confine, così come le differenze ancora evidentissime fra la Germania occidentale e quella orientale. Nell’avvicinarsi a Schlema infatti le autostrade diventavano sempre più strette ed accidentate, anche se lavori erano in corso ovunque; inoltre vi erano in circolazione numerosissime automobili da noi mai viste, le utilitarie di produzione sovietica.
Arrivati nella cittadina il contrasto fra vecchio e nuovo ci parve ancora più stridente: accanto a bruttissimi “casermoni” di stile stalinista si stavano costruendo nuovi quartieri residenziali con piccole casette a schiera. In effetti si sentiva nell’aria la voglia di ricominciare dopo gli anni bui del regime, ed i tanti cantieri edili e stradali aperti ne erano per noi la prova più evidente.
L’accoglienza, direttamente sotto i capannoni della festa, fu calorosissima. Il musicante della banda di Schlema che aveva il compito di seguirci ci portò a riposare nell’edificio dove avremmo anche dormito. Sorprendentemente, infatti, non fummo divisi ed assegnati ad una famiglia tedesca ma sistemati tutti insieme in una specie di vecchio collegio (un casermone di quelli nominati prima) con numerose stanze da circa 4 - 5 letti per stanza. Fummo felicissimi di questa soluzione.
La festa era veramente imponente. Su due palchi, alle estremità dei capannoni si alternavano in continuazione i vari gruppi musicali, provenienti da diversi paesi, soprattutto dall’ Europa dell’ est.
Alcuni di noi strinsero amicizia con degli affabilissimi estoni della Banda di Tartu, che a fine serata si scoprirono alloggiati nel nostro stesso collegio (talmente grande che non ci eravamo rispettivamente accorti della presenza altrui). Naturalmente rivedemmo gli amici di Herremberg, che qui erano presenti non con l’intero complesso ma con un gruppo più ristretto, una brass band. Il Sabato avemmo occasione anche di visitare una vecchia miniera: la regione infatti un tempo era stata molto importante perché produttrice di uranio.
Il nostro concerto ebbe un successo strepitoso, anche perché il maestro Alberti aveva deciso per un programma italianissimo che prevedeva, fra l’altro, “Arie Celebri” di Giuseppe Verdi. Appena attaccata questa parte molti musicanti della banda estone, entusiasti, ci chiesero di potersi unire a noi leggendo a prima vista lo spartito.
Gli amici di Herremberg trascinarono il pubblico in applausi continui a ritmo di musica, facendo un frastuono terribile che però non ci disturbò affatto: non c’è nulla di più gratificante per chi suona del sentire che gli ascoltatori apprezzano! La domenica mattina gli amici estoni ci salutarono (direttamente al collegio) con canti, balli e suonate.
La nostra guida ci accompagnò quindi a fare colazione in una graziosissima sala da tea. Venne il momento dei saluti: gli organizzatori ci consegnarono un packed lunch fornitissimo e noi, per ringraziarli della ospitalità, una piccola somma di denaro.
Infatti, gli amici e parenti che ci avevano seguito in Germania erano convinti, alla partenza, di doversi pagare l’albergo. La sistemazione nel dormitorio era invece stata totalmente gratuita. Sembrava il minimo fare una colletta e lasciare una somma che ripagasse il pernottamento non dei musicanti, ma appunto di coloro che bandisti non erano.
Il nostro accompagnatore non voleva saperne di ricevere questi soldi ma, compreso il motivo, li accettò di buon grado e ci salutò un’ultima volta, commosso. Nel viaggio di ritorno ci fu il tempo per riflettere e discutere insieme su quello che avevamo visto e vissuto. Ripensando ai pullman vecchi e polverosi di estoni e polacchi, ai loro racconti di una vita diversa e più dura rispetto alla nostra, alla gioia ed alla sorpresa degli amici di Tartu nel vedersi offrire la nutella (la bandista Armida Pina si muove sempre fornita!), alle macchine sgangherate e alle strade rattoppate, ringraziammo in cuor nostro di non aver conosciuto quel regime che aveva così impoverito e avvilito paesi tanto fiorenti, belli e ricchi di storia e cultura.
Regime che aveva tolto tutto a quei popoli, meno la dignità. E le lacrime di ringraziamento del nostro accompagnatore tedesco ne erano state la prova più tangibile e commovente.
Ritornammo a Schlema nel 1999, il 17-18-19 settembre. La manifestazione si svolse più o meno come cinque anni prima. L’accoglienza fu altrettanto calorosa, non solo da parte degli organizzatori (e la banda di Schlema era stata fra i nostri ospiti a “Musica senza Frontiere”) ma anche degli altri gruppi partecipanti. Ci stupimmo nel trovare la città molto cambiata: i lavori in corso nel 1994 avevano portato i loro frutti. I tedeschi avevano fatto miracoli: la differenza con l’altra Germania era ora quasi impercettibile e Schlema poteva dirsi, a tutti gli effetti, una qualsiasi cittadina europea. Parecchi fra noi pensarono: miracolo del marco certamente, ma anche e soprattutto della democrazia.
L’occasione era proprio ghiotta, così si decise di accettare. Avremmo rappresentato l’Italia, in terra teutonica, davanti a moltissimi gruppi provenienti da tutta Europa. Partimmo il 23 settembre. Il viaggio fu piuttosto lungo, ma nello stesso tempo assai interessante, soprattutto nella sua parte finale. Infatti, molti di noi si incuriosirono ad osservare le varie postazioni militari a cavallo con il vecchio confine, così come le differenze ancora evidentissime fra la Germania occidentale e quella orientale. Nell’avvicinarsi a Schlema infatti le autostrade diventavano sempre più strette ed accidentate, anche se lavori erano in corso ovunque; inoltre vi erano in circolazione numerosissime automobili da noi mai viste, le utilitarie di produzione sovietica.
Arrivati nella cittadina il contrasto fra vecchio e nuovo ci parve ancora più stridente: accanto a bruttissimi “casermoni” di stile stalinista si stavano costruendo nuovi quartieri residenziali con piccole casette a schiera. In effetti si sentiva nell’aria la voglia di ricominciare dopo gli anni bui del regime, ed i tanti cantieri edili e stradali aperti ne erano per noi la prova più evidente.
L’accoglienza, direttamente sotto i capannoni della festa, fu calorosissima. Il musicante della banda di Schlema che aveva il compito di seguirci ci portò a riposare nell’edificio dove avremmo anche dormito. Sorprendentemente, infatti, non fummo divisi ed assegnati ad una famiglia tedesca ma sistemati tutti insieme in una specie di vecchio collegio (un casermone di quelli nominati prima) con numerose stanze da circa 4 - 5 letti per stanza. Fummo felicissimi di questa soluzione.
La festa era veramente imponente. Su due palchi, alle estremità dei capannoni si alternavano in continuazione i vari gruppi musicali, provenienti da diversi paesi, soprattutto dall’ Europa dell’ est.
Alcuni di noi strinsero amicizia con degli affabilissimi estoni della Banda di Tartu, che a fine serata si scoprirono alloggiati nel nostro stesso collegio (talmente grande che non ci eravamo rispettivamente accorti della presenza altrui). Naturalmente rivedemmo gli amici di Herremberg, che qui erano presenti non con l’intero complesso ma con un gruppo più ristretto, una brass band. Il Sabato avemmo occasione anche di visitare una vecchia miniera: la regione infatti un tempo era stata molto importante perché produttrice di uranio.
Il nostro concerto ebbe un successo strepitoso, anche perché il maestro Alberti aveva deciso per un programma italianissimo che prevedeva, fra l’altro, “Arie Celebri” di Giuseppe Verdi. Appena attaccata questa parte molti musicanti della banda estone, entusiasti, ci chiesero di potersi unire a noi leggendo a prima vista lo spartito.
Gli amici di Herremberg trascinarono il pubblico in applausi continui a ritmo di musica, facendo un frastuono terribile che però non ci disturbò affatto: non c’è nulla di più gratificante per chi suona del sentire che gli ascoltatori apprezzano! La domenica mattina gli amici estoni ci salutarono (direttamente al collegio) con canti, balli e suonate.
La nostra guida ci accompagnò quindi a fare colazione in una graziosissima sala da tea. Venne il momento dei saluti: gli organizzatori ci consegnarono un packed lunch fornitissimo e noi, per ringraziarli della ospitalità, una piccola somma di denaro.
Infatti, gli amici e parenti che ci avevano seguito in Germania erano convinti, alla partenza, di doversi pagare l’albergo. La sistemazione nel dormitorio era invece stata totalmente gratuita. Sembrava il minimo fare una colletta e lasciare una somma che ripagasse il pernottamento non dei musicanti, ma appunto di coloro che bandisti non erano.
Il nostro accompagnatore non voleva saperne di ricevere questi soldi ma, compreso il motivo, li accettò di buon grado e ci salutò un’ultima volta, commosso. Nel viaggio di ritorno ci fu il tempo per riflettere e discutere insieme su quello che avevamo visto e vissuto. Ripensando ai pullman vecchi e polverosi di estoni e polacchi, ai loro racconti di una vita diversa e più dura rispetto alla nostra, alla gioia ed alla sorpresa degli amici di Tartu nel vedersi offrire la nutella (la bandista Armida Pina si muove sempre fornita!), alle macchine sgangherate e alle strade rattoppate, ringraziammo in cuor nostro di non aver conosciuto quel regime che aveva così impoverito e avvilito paesi tanto fiorenti, belli e ricchi di storia e cultura.
Regime che aveva tolto tutto a quei popoli, meno la dignità. E le lacrime di ringraziamento del nostro accompagnatore tedesco ne erano state la prova più tangibile e commovente.
Ritornammo a Schlema nel 1999, il 17-18-19 settembre. La manifestazione si svolse più o meno come cinque anni prima. L’accoglienza fu altrettanto calorosa, non solo da parte degli organizzatori (e la banda di Schlema era stata fra i nostri ospiti a “Musica senza Frontiere”) ma anche degli altri gruppi partecipanti. Ci stupimmo nel trovare la città molto cambiata: i lavori in corso nel 1994 avevano portato i loro frutti. I tedeschi avevano fatto miracoli: la differenza con l’altra Germania era ora quasi impercettibile e Schlema poteva dirsi, a tutti gli effetti, una qualsiasi cittadina europea. Parecchi fra noi pensarono: miracolo del marco certamente, ma anche e soprattutto della democrazia.