37 Un servizio a ..... Ceto
Libro
Obb. Tullio Fiorini
Dalla fondazione fino alla metà del nostro secolo, ovunque la banda andasse a prestare il suo servizio venne sempre accolta con atti di riconoscenza e generosità da parte della gente, che offriva ai musicanti i propri prodotti e vino in abbondanza.
Oltre alla grande passione per la musica, questo era “un motivo in più ” per entrare nelle file della banda.
Essi potevano così divertirsi senza spendere parte di quei pochi soldi di cui disponevano fino a giungere, senza dover sottostare a restrizione alcuna, a giustificare con il loro ruolo di musicanti le grandi abbuffate coronate da solenni ubriacature.
Questo comportamento si riscontrava soprattutto in occasione dei servizi religiosi per le feste del patrono dei vari paesi, che occupavano la banda per tutta la giornata.
Infatti durante la mattinata e nel primo pomeriggio il servizio era solitamente solenne e pomposo, in quanto si svolgevano la Santa Messa e la Processione; le cerimonie religiose quindi lasciavano spazio al divertimento, che portava la festa a divenire da sacra a profana.
Gino Tedeschi racconta che in occasione della festa patronale di Ceto, il tamburellista, per usufruire a pieno del vino offerto dalla gente, volle conservarne sotto la giacca per l’intera giornata un fiasco, curandosi più di questo che del suo stesso strumento che, sfuggitogli di mano, prese a rotolare per un viottolo in discesa fino a impigliarsi nel reticolato di un prato.
Solo al ritorno, sul treno, in mancanza delle generose offerte della popolazione, il protagonista della nostra storia pensò bene, “per bagnarsi il becco”, di aprire il fiaschetto cosi faticosamente custodito, constatando amaramente che il contenuto tanto bramato era puramente aceto.
Il comportamento smodato, non era certamente condiviso dalla maggior parte dei musicanti, e tanto meno dai dirigenti.
A riprova di ciò pubblichiamo integralmente la lettera di prospettate dimissioni di Tullio Fiorini.
Non siamo in grado di riportare i provvedimenti della direzione, ma visto che il Fiorini suonò ancora nella banda, pensiamo che in seguito le cose migliorarono, seppure qualche episodio sporadico di “solenni bevute” rimarrà fino ai giorni nostri.
Oltre alla grande passione per la musica, questo era “un motivo in più ” per entrare nelle file della banda.
Essi potevano così divertirsi senza spendere parte di quei pochi soldi di cui disponevano fino a giungere, senza dover sottostare a restrizione alcuna, a giustificare con il loro ruolo di musicanti le grandi abbuffate coronate da solenni ubriacature.
Questo comportamento si riscontrava soprattutto in occasione dei servizi religiosi per le feste del patrono dei vari paesi, che occupavano la banda per tutta la giornata.
Infatti durante la mattinata e nel primo pomeriggio il servizio era solitamente solenne e pomposo, in quanto si svolgevano la Santa Messa e la Processione; le cerimonie religiose quindi lasciavano spazio al divertimento, che portava la festa a divenire da sacra a profana.
Gino Tedeschi racconta che in occasione della festa patronale di Ceto, il tamburellista, per usufruire a pieno del vino offerto dalla gente, volle conservarne sotto la giacca per l’intera giornata un fiasco, curandosi più di questo che del suo stesso strumento che, sfuggitogli di mano, prese a rotolare per un viottolo in discesa fino a impigliarsi nel reticolato di un prato.
Solo al ritorno, sul treno, in mancanza delle generose offerte della popolazione, il protagonista della nostra storia pensò bene, “per bagnarsi il becco”, di aprire il fiaschetto cosi faticosamente custodito, constatando amaramente che il contenuto tanto bramato era puramente aceto.
Il comportamento smodato, non era certamente condiviso dalla maggior parte dei musicanti, e tanto meno dai dirigenti.
A riprova di ciò pubblichiamo integralmente la lettera di prospettate dimissioni di Tullio Fiorini.
Non siamo in grado di riportare i provvedimenti della direzione, ma visto che il Fiorini suonò ancora nella banda, pensiamo che in seguito le cose migliorarono, seppure qualche episodio sporadico di “solenni bevute” rimarrà fino ai giorni nostri.
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Trascrizione:
"Spett. Direzione del CVecchio Corpo musicale di Darfo,
Il sottoscritto, visto che anche lunedì a Mazzunno, il COrpo Musicale ha fatto una meschina figura per il contegno indecente di alcuni suoi componenti (come del resto succede tutte le volte che si suona fuori paese - e codesta spettabile Direzione l'avrà già notato -) avverte che intende lasciare il COrpo Musicale, a cui ha finora appartenuto, per il 1° gennaio 1923, e ciò per lasciare tempo di regolarsi con il contratto del Maestro, ammenochè non si mettano le cose a posto.
Obb. Tullio Fiorini
Darfo 24-10-1922