48 Giusto Tedeschi
Libro
Nato nel 1888, grandissimo appassionato di musica, dedicò tutta la vita al Corpo Musicale di Darfo, e con la sua instancabile opera di musicante prima, di “factotum” e massimo dirigente poi, lasciò un’impronta davvero eccezionale.
“Al’ Giusto”, così lo chiamavano in paese e fuori, divenne il simbolo del nostro simpatico sodalizio, donandovi parte del suo denaro ed innumerevoli ore del suo tempo libero. Per delineare appieno questa grande figura sarebbe necessario scrivere molte pagine; ma meglio di noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo (se non negli ultimi anni della sua vita), è riuscito in quest’intento in modo efficace e contenuto il suo predecessore e successore dr. Pacifico Gheza, che il 28 ottobre 1959 risponde alla lettera di dimissioni del Giusto Tedeschi, insignendolo nel contempo della Presidenza Onoraria a vita della Banda Cittadina di Darfo.
Ricordandolo, un nostro intervistato, il sig. Pietro Bertocchi, ci ha raccontato un aneddoto.
All’epoca in cui la Banda era diretta dal Maestro Vasini, era in programma un brano tratto dall’opera “La Traviata”, in cui il Giusto (allora suonatore di bombardino) doveva eseguire due o tre battute d’assolo. Pur rivelandosi in futuro un bravissimo dirigente, era musicalmente poco dotato, tanto è vero che il maestro, “molto puntiglioso”, gli fece ripetere lo stesso passo più volte.
Ma nonostante le innumerevoli prove e la sua smisurata passione per la musica, il “Giusto” non riusciva ad attaccare nel momento dovuto, né ad eseguire il brano come il Vasini voleva. Si giunse così alla prova generale, il sabato prima del concerto. Purtroppo la situazione non era migliorata e, subito dopo l’approssimativo assolo, al Vasini, inferocito, sfuggi l’appellativo di “assassino” rivolto al povero musicante che, fraintendendo, si avventò molto risentito, verso il maestro.
Subito, il Vasini, si scusò specificando che “assassino” era da intendersi musicalmente, per il modo in cui aveva trattato quella pagina di Giuseppe Verdi. Il nostro “Giusto”, accettate le scuse del maestro, tornò al proprio posto. Il giorno dopo, al concerto, nell’assolo il futuro presidente non migliorò di molto la sua prestazione, e fu forse anche questo episodio che lo convinse a dedicarsi sempre più alla parte organizzativa della banda, tralasciando un poco alla volta quella musicale, mantenendo però inalterata la grande passione per la musica.
“Al’ Giusto”, così lo chiamavano in paese e fuori, divenne il simbolo del nostro simpatico sodalizio, donandovi parte del suo denaro ed innumerevoli ore del suo tempo libero. Per delineare appieno questa grande figura sarebbe necessario scrivere molte pagine; ma meglio di noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo (se non negli ultimi anni della sua vita), è riuscito in quest’intento in modo efficace e contenuto il suo predecessore e successore dr. Pacifico Gheza, che il 28 ottobre 1959 risponde alla lettera di dimissioni del Giusto Tedeschi, insignendolo nel contempo della Presidenza Onoraria a vita della Banda Cittadina di Darfo.
Ricordandolo, un nostro intervistato, il sig. Pietro Bertocchi, ci ha raccontato un aneddoto.
All’epoca in cui la Banda era diretta dal Maestro Vasini, era in programma un brano tratto dall’opera “La Traviata”, in cui il Giusto (allora suonatore di bombardino) doveva eseguire due o tre battute d’assolo. Pur rivelandosi in futuro un bravissimo dirigente, era musicalmente poco dotato, tanto è vero che il maestro, “molto puntiglioso”, gli fece ripetere lo stesso passo più volte.
Ma nonostante le innumerevoli prove e la sua smisurata passione per la musica, il “Giusto” non riusciva ad attaccare nel momento dovuto, né ad eseguire il brano come il Vasini voleva. Si giunse così alla prova generale, il sabato prima del concerto. Purtroppo la situazione non era migliorata e, subito dopo l’approssimativo assolo, al Vasini, inferocito, sfuggi l’appellativo di “assassino” rivolto al povero musicante che, fraintendendo, si avventò molto risentito, verso il maestro.
Subito, il Vasini, si scusò specificando che “assassino” era da intendersi musicalmente, per il modo in cui aveva trattato quella pagina di Giuseppe Verdi. Il nostro “Giusto”, accettate le scuse del maestro, tornò al proprio posto. Il giorno dopo, al concerto, nell’assolo il futuro presidente non migliorò di molto la sua prestazione, e fu forse anche questo episodio che lo convinse a dedicarsi sempre più alla parte organizzativa della banda, tralasciando un poco alla volta quella musicale, mantenendo però inalterata la grande passione per la musica.
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