18 Diatriba col parroco di Darfo
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Nel maggio 1896 viene spedita a tutti i parroci una circolare della Commissione per la riforma sulla Musica Sacra, ispirata da San Carlo Borromeo nei due Concilii I e VII in via generale.
In questa circolare tra l'altro si cita testualmente quanto segue: "Dichiariamo di bel nuovo di volere escluse dalle chiese, non solo le bande, ma tutte altresì le musiche eccessivamente lunghe, profane, teatrali, volgari, triviali, ecc. raccomandiamo infine allo zelo dei parroci e rettori di chiese di vegliare e procurare che i cantori tengano sempre contegno e devoto".
In questa circolare tra l'altro si cita testualmente quanto segue: "Dichiariamo di bel nuovo di volere escluse dalle chiese, non solo le bande, ma tutte altresì le musiche eccessivamente lunghe, profane, teatrali, volgari, triviali, ecc. raccomandiamo infine allo zelo dei parroci e rettori di chiese di vegliare e procurare che i cantori tengano sempre contegno e devoto".
A seguito di questo il parroco di Darfo Don Giuseppe Morosini costringe i dirigenti del corpo filarmonico di Darfo a stipulare un concordato, dove l'arciprete promette di usare detto corpo filarmonico per i servizi religiosi nella sua parrocchia, in cambio di norme molto restrittive della libertà di azione del corpo stesso; inoltre anche nello statuto vengono inseriti degli articoli di stretta osservanza politico‑religiosa.
Un anno è passato e ci troviamo di fronte ad una dichiarazione controfirmata da tutti i componenti della banda in cui è scritto: "Il corpo musicale di Darfo, si obbliga di non partecipare mai a nessuna dimostrazione anti‑religiosa, come sono tutti i funerali puramente civili, e tutte quelle dimostrazioni che formano d'offesa alla chiesa ed al vicario di cristo, e di mostrarsi di retti sentimenti religiosi e tenere nelle sacre funzioni un contegno grave e religioso".
Ma passano solo pochi mesi e l'esigentissimo parroco è di nuovo alla carica con scambi di lettere sia al corpo musicale che al reverendissimo Vescovo.
Non contento, verso la fine del 1897 si oppone a che la Banda musicale suoni nelle manifestazioni religiose perché "a suo dire", non si attiene alla regola di eseguire soltanto musiche sacre e perché partecipa anche a manifestazioni liberali.
Inoltre secondo lui i componenti della banda non sono tutti di buona vita cristiana (c'è un separato dalla moglie e due o tre che hanno avuto noie con la giustizia). Persino al Vescovo (Mons. Corna Pellegrini) sembrano eccessive le riserve del parroco, tanto più che il direttore assicura di essersi sempre attenuto alla dichiarazione sottoscritta da lui e da tutti i componenti.
Il Vescovo però sottolinea la proibizione che la banda abbia a suonare in chiesa, inoltre raccomanda al parroco di vigilare perché i componenti e i direttori della stessa banda, si attengano alla convenzione sottoscritta da tutti ed alle decisioni dell'Episcopato lombardo e della commissione Diocesana di musica sacra.
È dello stesso periodo una lettera, sempre indirizzata al Vescovo, in cui Don Morosini chiede come comportarsi, perché durante la solennità di San Rocco gli viene richiesto di far suonare la "Banda liberale"; che però ha il visto dell'Episcopato e scrive: "se lascio cantare la musica liberale "disgusto" i cattolici e viceversa se lascio suonare e cantare la sola musica cattolica "disgusto" la musica liberale che vanta anche l'approvazione di altri parroci; cosa devo fare?".
Agli inizi del 1898, le cose sembrano di nuovo essersi portate sui binari della tolleranza reciproca, ma il povero Don Morosini non poté mai tollerare che la banda suonasse anche a feste civili e patriottiche, talora organizzate per festeggiare la fine del potere temporale del Papa (XX settembre, ecc.) e che qualche componente della banda leggesse la rivista "Dio e Popolo" dello scomunicato Negroni, apertamente condannata dalla Chiesa.
Problemi di questo genere erano comuni un po' a tutte le bande dell'epoca. Infatti su "La Provincia di Brescia" del 25 giugno 1889 sotto il titolo "Al latinorum di un Vescovo" si dice : "... è il Vescovo di Mantova che ha colpito d'anatema le musiche che accompagnano funerali civili con questo bel latinorum: Synodus diocesana aperte declarat mumquan tolerari posse in processionibus ecclesiasticis musica istrumenta, vulgo bande, quae funeribus civilibus sint comitata. sciant porro omnes in hanc poenam incdisse quae vocantur: la Banda Musicale Mantovana et la banda di Castel d'ario. gratia dei vobiscum. Amen. Quelli della Banda Musicale Mantovana assicurano che quel Latinus grossus ha per iscopo di crescere i proventi delle bande cattoliche. Santa bottega e niente altro..."
Un anno è passato e ci troviamo di fronte ad una dichiarazione controfirmata da tutti i componenti della banda in cui è scritto: "Il corpo musicale di Darfo, si obbliga di non partecipare mai a nessuna dimostrazione anti‑religiosa, come sono tutti i funerali puramente civili, e tutte quelle dimostrazioni che formano d'offesa alla chiesa ed al vicario di cristo, e di mostrarsi di retti sentimenti religiosi e tenere nelle sacre funzioni un contegno grave e religioso".
Ma passano solo pochi mesi e l'esigentissimo parroco è di nuovo alla carica con scambi di lettere sia al corpo musicale che al reverendissimo Vescovo.
Non contento, verso la fine del 1897 si oppone a che la Banda musicale suoni nelle manifestazioni religiose perché "a suo dire", non si attiene alla regola di eseguire soltanto musiche sacre e perché partecipa anche a manifestazioni liberali.
Inoltre secondo lui i componenti della banda non sono tutti di buona vita cristiana (c'è un separato dalla moglie e due o tre che hanno avuto noie con la giustizia). Persino al Vescovo (Mons. Corna Pellegrini) sembrano eccessive le riserve del parroco, tanto più che il direttore assicura di essersi sempre attenuto alla dichiarazione sottoscritta da lui e da tutti i componenti.
Il Vescovo però sottolinea la proibizione che la banda abbia a suonare in chiesa, inoltre raccomanda al parroco di vigilare perché i componenti e i direttori della stessa banda, si attengano alla convenzione sottoscritta da tutti ed alle decisioni dell'Episcopato lombardo e della commissione Diocesana di musica sacra.
È dello stesso periodo una lettera, sempre indirizzata al Vescovo, in cui Don Morosini chiede come comportarsi, perché durante la solennità di San Rocco gli viene richiesto di far suonare la "Banda liberale"; che però ha il visto dell'Episcopato e scrive: "se lascio cantare la musica liberale "disgusto" i cattolici e viceversa se lascio suonare e cantare la sola musica cattolica "disgusto" la musica liberale che vanta anche l'approvazione di altri parroci; cosa devo fare?".
Agli inizi del 1898, le cose sembrano di nuovo essersi portate sui binari della tolleranza reciproca, ma il povero Don Morosini non poté mai tollerare che la banda suonasse anche a feste civili e patriottiche, talora organizzate per festeggiare la fine del potere temporale del Papa (XX settembre, ecc.) e che qualche componente della banda leggesse la rivista "Dio e Popolo" dello scomunicato Negroni, apertamente condannata dalla Chiesa.
Problemi di questo genere erano comuni un po' a tutte le bande dell'epoca. Infatti su "La Provincia di Brescia" del 25 giugno 1889 sotto il titolo "Al latinorum di un Vescovo" si dice : "... è il Vescovo di Mantova che ha colpito d'anatema le musiche che accompagnano funerali civili con questo bel latinorum: Synodus diocesana aperte declarat mumquan tolerari posse in processionibus ecclesiasticis musica istrumenta, vulgo bande, quae funeribus civilibus sint comitata. sciant porro omnes in hanc poenam incdisse quae vocantur: la Banda Musicale Mantovana et la banda di Castel d'ario. gratia dei vobiscum. Amen. Quelli della Banda Musicale Mantovana assicurano che quel Latinus grossus ha per iscopo di crescere i proventi delle bande cattoliche. Santa bottega e niente altro..."
Il commento finale è alquanto tendenzioso dato che il quotidiano in questione è di ispirazione liberale.