87 La "Festa Popolare della Banda"
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Tra le numerose iniziative intraprese dalla nostra associazione negli ultimi dieci anni, sicuramente una delle più importanti e significative è la Festa Popolare della Banda.
Si tratta di una delle caratteristiche feste gastronomiche, a cui tutti siamo abituati a partecipare nei periodi estivi, che la Banda ha voluto arricchire con un pizzico di cultura musicale bandistica e spettacoli folkloristici.
L’idea di lanciare una simile iniziativa fu (a memoria di bandisti) del grande Diego Ducoli, che, forte di esperienze simili con l’operazione Mato Grosso, cercò di spronare gli uomini della vecchia guardia ad attivarsi per studiare le ipotesi di fattibilità.
Lo scopo era pregevole: far conoscere la Banda sotto un profilo più amichevole ed aperto, diffondere la cultura popolare bandistica e, non ultimo, raccogliere i fondi necessari a mantenere totalmente gratuiti i corsi di orientamento musicale dei ragazzi.
Ma le difficoltà organizzative, la totale mancanza di esperienza e, ahimè, il poco tempo a disposizione lasciarono tutti molto perplessi.
Fu finalmente l’occasione del gemellaggio con la Stadtkapelle di Herremberg a smuovere le acque.
Gli amici d’oltralpe infatti già da diversi anni organizzavano una “festa della Banda” e con ottimi risultati sia in termini di affluenza di pubblico che in termini economici.
A convincersi per primi della fattibilità dell’idea del Ducoli furono allora il Maestro Alberti, suo fratello Guerrino e Giuseppe Albertinelli, che da quel momento in poi, carichi di grande entusiasmo, trascinarono il resto del gruppo in tale impresa.
Si tratta di una delle caratteristiche feste gastronomiche, a cui tutti siamo abituati a partecipare nei periodi estivi, che la Banda ha voluto arricchire con un pizzico di cultura musicale bandistica e spettacoli folkloristici.
L’idea di lanciare una simile iniziativa fu (a memoria di bandisti) del grande Diego Ducoli, che, forte di esperienze simili con l’operazione Mato Grosso, cercò di spronare gli uomini della vecchia guardia ad attivarsi per studiare le ipotesi di fattibilità.
Lo scopo era pregevole: far conoscere la Banda sotto un profilo più amichevole ed aperto, diffondere la cultura popolare bandistica e, non ultimo, raccogliere i fondi necessari a mantenere totalmente gratuiti i corsi di orientamento musicale dei ragazzi.
Ma le difficoltà organizzative, la totale mancanza di esperienza e, ahimè, il poco tempo a disposizione lasciarono tutti molto perplessi.
Fu finalmente l’occasione del gemellaggio con la Stadtkapelle di Herremberg a smuovere le acque.
Gli amici d’oltralpe infatti già da diversi anni organizzavano una “festa della Banda” e con ottimi risultati sia in termini di affluenza di pubblico che in termini economici.
A convincersi per primi della fattibilità dell’idea del Ducoli furono allora il Maestro Alberti, suo fratello Guerrino e Giuseppe Albertinelli, che da quel momento in poi, carichi di grande entusiasmo, trascinarono il resto del gruppo in tale impresa.
I volontari più nottambuli dell'edizione 2002
In realtà, credo che l’idea iniziale fosse stata recepita immediatamente anche da loro, ma mentre il Ducoli (uomo di fede) ci credette subito, agli altri servì qualche buona birra tedesca per far sì che si sciogliessero i timori.
Così al ritorno dalla Germania la macchina organizzativa si mise in moto.
Si faticò non poco a reperire l’occorrente: capannoni, cucine, tavoli, panche, stoviglie ….. ma con grande volontà e con l’aiuto dei molti amici della banda venne superato questo primo scoglio. Il secondo invece fil più duro da superare: le pratiche, i permessi, insomma la solita ingombrante burocrazia, diedero molti grattacapi provocarono probabilmente qualche ulcera. Superata anche questa difficoltà, non rimaneva che montare il tutto, cosa non certo scontata.
Infatti, al di fuori della ristretta cerchia di adulti che aveva dato avvio all’iniziativa, la manodopera impiegata nei lavori era perlopiù costituita dai giovanissimi musicanti, buoni forse a suonare, ma non molto pratici di chiodi e martello. Ma di tutto ciò poco importava, perché l’entusiasmo e il lavoro di squadra rafforzarono le amicizie e permisero di superare ogni difficoltà.
Nella prima edizione, oltre alle serate gastronomiche con intrattenimento musicale con bande o gruppi di ballo liscio, si pensò di tenere aperta la festa per tutta la domenica pomeriggio, organizzando il pranzo e tutta una serie di giochi pomeridiani aperti a tutti, ma quest’ultima iniziativa non trovò molto riscontro da parte del pubblico.
Così, un po’ per lo scarso lavoro da fare, un po’ per la calura estiva, uno dei ragazzi che aveva il compito di servire ai tavoli pensò bene di dare una rinfrescata all’ambiente con un paio di gavettoni d’acqua.
Si scatenò un putiferio: dal gavettone col bicchiere d’acqua si passò a quello con la bottiglia, dalla bottiglia ai secchi e dai secchi… ai pentoloni delle cucine!!! In tutto tra la soddisfazione e il divertimento dei pochissimi prediletti che non furono coinvolti nella battaglia.
E così iniziò la serie delle feste popolari, che, dopo dieci anni, vengono ancora organizzate con tanto entusiasmo ……e tante difficoltà.
I primi due anni la festa andò a gonfie vele sia per l’affluenza di pubblico sia sotto l’aspetto economico; poi l’impegno si fece gravoso e così si favorirono scelte organizzative più semplici, meno impegnative e meno rischiose, quella di far gestire la gastronomia ad una ditta di cattering. Per un po’ le cose funzionarono discretamente, poi la festa iniziò a perdere colpi: poca gente, pochi introiti, troppo lavoro.
Molte delle condizioni iniziali cambiarono: il Ducoli partì per la missione in Brasile, Guerrino e Domenico Alberti lasciarono definitivamente la banda e, poco dopo, anche Massimo Fontana. Vennero così a mancare non solo degli ottimi musicisti, ma anche degli instancabili lavoratori e trascinatori. L’entusiasmo che aveva caratterizzato i primi anni andò scemando.
Nel frattempo fu eletto un nuovo consiglio direttivo, giovane ed inesperto, che, sotto la guida del consigliere più anziano Daniele Gabossi, si trovò a decidere sul futuro della festa.
Ricordo ancora il volto sconsolato di Gabossi che, di fronte al bilancio economico della festa precedente chiedeva al consiglio se fosse il caso di portare avanti un tale impegno.
Ma per i giovani del consiglio la festa rappresentava un momento di socializzazione fondamentale e così si decise di proseguire: con rinnovato entusiasmo e con l’incoscienza tipica di chi non sa cosa lo attende (come avvenne forse nella prima edizione) vennero lanciate nuove idee e iniziative che si rivelarono azzeccate.
In primo luogo si riprese la gestione della gastronomia, investendo sulla qualità dei cibi e del servizio, poi si introdusse il gioco della Pesca, vennero rivisti i metodi per pubblicizzare l’evento e, non ultimo, si riprese a fare intrattenimento danzante, che per motivi di spesa era stato eliminato per un paio d’anni. I risultati non tardarono a venire e quest’ultimo anno, il 2003, ha fruttato il miglior incasso di sempre.
Certo le vicende di dieci anni di festa popolare possono considerarsi marginali nel panorama di un’attività di centocinquanta anni di musica, ma sono significative per l’ultima generazione della Banda, soprattutto perché questa generazione ha avuto la fortuna di avere in sé l’incoscienza e la vivacità di un bel gruppo di giovani!
Così al ritorno dalla Germania la macchina organizzativa si mise in moto.
Si faticò non poco a reperire l’occorrente: capannoni, cucine, tavoli, panche, stoviglie ….. ma con grande volontà e con l’aiuto dei molti amici della banda venne superato questo primo scoglio. Il secondo invece fil più duro da superare: le pratiche, i permessi, insomma la solita ingombrante burocrazia, diedero molti grattacapi provocarono probabilmente qualche ulcera. Superata anche questa difficoltà, non rimaneva che montare il tutto, cosa non certo scontata.
Infatti, al di fuori della ristretta cerchia di adulti che aveva dato avvio all’iniziativa, la manodopera impiegata nei lavori era perlopiù costituita dai giovanissimi musicanti, buoni forse a suonare, ma non molto pratici di chiodi e martello. Ma di tutto ciò poco importava, perché l’entusiasmo e il lavoro di squadra rafforzarono le amicizie e permisero di superare ogni difficoltà.
Nella prima edizione, oltre alle serate gastronomiche con intrattenimento musicale con bande o gruppi di ballo liscio, si pensò di tenere aperta la festa per tutta la domenica pomeriggio, organizzando il pranzo e tutta una serie di giochi pomeridiani aperti a tutti, ma quest’ultima iniziativa non trovò molto riscontro da parte del pubblico.
Così, un po’ per lo scarso lavoro da fare, un po’ per la calura estiva, uno dei ragazzi che aveva il compito di servire ai tavoli pensò bene di dare una rinfrescata all’ambiente con un paio di gavettoni d’acqua.
Si scatenò un putiferio: dal gavettone col bicchiere d’acqua si passò a quello con la bottiglia, dalla bottiglia ai secchi e dai secchi… ai pentoloni delle cucine!!! In tutto tra la soddisfazione e il divertimento dei pochissimi prediletti che non furono coinvolti nella battaglia.
E così iniziò la serie delle feste popolari, che, dopo dieci anni, vengono ancora organizzate con tanto entusiasmo ……e tante difficoltà.
I primi due anni la festa andò a gonfie vele sia per l’affluenza di pubblico sia sotto l’aspetto economico; poi l’impegno si fece gravoso e così si favorirono scelte organizzative più semplici, meno impegnative e meno rischiose, quella di far gestire la gastronomia ad una ditta di cattering. Per un po’ le cose funzionarono discretamente, poi la festa iniziò a perdere colpi: poca gente, pochi introiti, troppo lavoro.
Molte delle condizioni iniziali cambiarono: il Ducoli partì per la missione in Brasile, Guerrino e Domenico Alberti lasciarono definitivamente la banda e, poco dopo, anche Massimo Fontana. Vennero così a mancare non solo degli ottimi musicisti, ma anche degli instancabili lavoratori e trascinatori. L’entusiasmo che aveva caratterizzato i primi anni andò scemando.
Nel frattempo fu eletto un nuovo consiglio direttivo, giovane ed inesperto, che, sotto la guida del consigliere più anziano Daniele Gabossi, si trovò a decidere sul futuro della festa.
Ricordo ancora il volto sconsolato di Gabossi che, di fronte al bilancio economico della festa precedente chiedeva al consiglio se fosse il caso di portare avanti un tale impegno.
Ma per i giovani del consiglio la festa rappresentava un momento di socializzazione fondamentale e così si decise di proseguire: con rinnovato entusiasmo e con l’incoscienza tipica di chi non sa cosa lo attende (come avvenne forse nella prima edizione) vennero lanciate nuove idee e iniziative che si rivelarono azzeccate.
In primo luogo si riprese la gestione della gastronomia, investendo sulla qualità dei cibi e del servizio, poi si introdusse il gioco della Pesca, vennero rivisti i metodi per pubblicizzare l’evento e, non ultimo, si riprese a fare intrattenimento danzante, che per motivi di spesa era stato eliminato per un paio d’anni. I risultati non tardarono a venire e quest’ultimo anno, il 2003, ha fruttato il miglior incasso di sempre.
Certo le vicende di dieci anni di festa popolare possono considerarsi marginali nel panorama di un’attività di centocinquanta anni di musica, ma sono significative per l’ultima generazione della Banda, soprattutto perché questa generazione ha avuto la fortuna di avere in sé l’incoscienza e la vivacità di un bel gruppo di giovani!