Libro
82 Il lato sportivo della Banda: la squadra di calcio
LibroE’ uno di quegli argomenti che mantiene il gruppo, non esclusivamente maschile, affiatato e allegro. Ma non si parla solamente…. A volte ci si dà appuntamento in un campo della zona per fare un po’ di movimento e magari anche quattro risate.
Durante la partita alcuni cercano di esibirsi in giocate di alto livello, ma sinceramente siamo ben lontani dal tanto blasonato “calcio brasiliano”! I più appassionati si presentano sul campo con la divisa della squadra del cuore o con la maglia del calciatore preferito, sperando di riuscire ad emularlo…. Ma l’abito non fa il monaco!
Dopotutto ci si ritrova principalmente per passare delle ore in compagnia e divertirsi!
Qualche anno fa, un paio di ragazzi, si impegnò nell’organizzazione di un torneo calcistico riservato alle bande come la nostra.
Noi eravamo rappresentati da due squadre di cui una quasi esclusivamente femminile.
Alla fine di queste avventure sportive, ci si ritrova a chiacchierare davanti ad una buona pizza, che riesce a mettere d’accordo tutti, anche i perdenti e i numerosi acciaccati.
Avere un gruppo di giovani affiatato e unito come il nostro è una ricchezza per la banda.
Le serate come queste sono solo un modo in più per cercare di conoscersi meglio e riuscire ad integrare anche gli ultimi arrivati che, anche se non sono molto sportivi, non possono di certo dire di no ad una pizza in compagnia!
81 La festa di S.Cecilia e le altre occasioni di "baldoria"
LibroTra le varie divertenti iniziative poi è d’obbligo citare la “Corrida” che si tenne nell’aprile del 1996. Pensata quasi per scherzo, dopo settimane di preparazione, fu una serata veramente particolare e ben riuscita.
Il salone esterno della sede era affollatissimo, tra il pubblico c’erano anche amici, genitori e qualche musicante che, essenzialmente per mancanza di tempo libero, non era riuscito a partecipare attivamente alla serata, ma che non aveva voluto comunque perdersi lo spettacolo. Infatti la maggior parte degli strumentisti si era cimentata in numeri “eccezionali”: ci fu chi cantò, chi ballò, chi suonò l’armonica a bocca, chi raccontò barzellette o aneddoti: insomma, ognuno fece del proprio meglio! Le varie esibizioni erano valutate da una severissima giuria, che doveva esprimere giudizi relativi alla coreografia, alla simpatia… Anche il pubblico aveva la possibilità di votare il numero che preferiva. Alla fine, il presentatore e la “valletta” (il bassotubista Leonardo Zani in una veste…inedita ma soprattutto indimenticabile) proclamarono le quattro esibizioni vincitrici: il premio simpatia andò ad un gruppo di ragazzi che aveva cantato canzoni popolari; il premio - coreografia a Renata Alberti, Armida Pina, Nicola Abondio e Giacomo Balzarini, Renata ed Armida vestite da uomo, Nicola e Giacomo vestiti da donna avevano ballato un “sensualissimo” tango. Il pubblico premiò inoltre l’esibizione di Daniele Gabossi, Danilo Alberti, Patrizia Pedersoli e Armida Pina che, su una base musicale nota, avevano scritto e cantato uno spiritual che descriveva i vari personaggi della Banda. Il vincitore assoluto fu però Luigi Tagliabue che, con chitarra e strumenti vari, ci intrattenne realizzando una personalissima musica country. La divertentissima serata si concluse con un rinfresco per tutti i presenti.
Tornando agli appuntamenti annuali, non si può non ricordare l’evento mondano dell’anno bandistico: la ricorrenza di Santa Cecilia, sempre occasione, tra le altre cose, di sfoggio di eleganza per tutti i musicanti. A novembre viene appunto organizzata una cena per bandisti, parenti, amici e simpatizzanti, con lo scopo di festeggiare insieme la santa patrona della Musica. Si tratta sempre di bellissime serate e nottate che cominciano abitualmente con una Messa (a turno in tutte le parrocchie del Comune) e la benedizione degli strumenti; proseguono con una cena in un buon ristorante per terminare immancabilmente alla sede della Banda, dove si ritrovano soprattutto i musicanti per tirar tardi.Tra i numerosi graditi ospiti ci sono, da alcuni anni a questa parte, dei rappresentanti della Stadtkapelle di Herremberg (Germania), tra cui anche qualche autorità, come il presidente Schwenk. La cena di Santa Cecilia è sempre una occasione veramente speciale, ma nel 1993 lo fu ancora di più. Decidemmo infatti di esagerare, festeggiando la nostra patrona a Timoline di Corte Franca, nella cantina del Barone Pizzini. La serata in effetti iniziò in maniera un po’ sfortunata: per un malinteso sbagliammo…la chiesa per la messa!!! Dispostici infatti sul sagrato della Chiesa di San Faustino a Darfo, dopo aver suonato un paio di marce ci rendemmo conto che le porte erano chiuse e che non c’era assolutamente nessuno. Deducemmo che la messa si tenesse in Santa Maria, e la raggiungemmo di corsa! Dopo la funzione partimmo per il ristorante di Timoline. L’atmosfera esterna era quasi magica: una nebbiolina leggera sfiorava appena le ampie scale sorrette da muraglioni ed i gradini illuminati da candele e fiaccole. La serata si svolse nel migliore dei modi, con toni forse un po’ più smorzati del solito, considerando l’ambiente suggestivo e chic in cui ci trovavamo. Nel ritornare a casa tutti si sentirono, come dire, più vip.
Anche le feste di nozze (l’attuale età media dei musicanti favorisce questo allegro tipo di manifestazioni) possono essere una formidabile occasione di festa. Il 26 Agosto 1989, ad esempio, Angiolino Del Vecchio, un nostro musicante, rese memorabile una tale occasione invitando alla cerimonia l’intera Banda.
Provate ad immaginarvi la situazione: tutti pronti a scuola, lucidi e splendenti; le ragazze sfoggiano tutta la loro bellezza (naturale e sintetica ) per fare bella figura e per far sì che questo tipo di servizio abbia a ripetersi in futuro; montiamo in auto e si parte! Nonostante la cartina, qualcuno riesce ancora a perdersi e a fare un giro turistico della Bassa Bresciana. Quasi tutti avrebbero sbagliato l’ultimo incrocio che porta alla chiesina (per la verità un po’ nascosto) se i primi arrivati non avessero fatto da vigili sulla strada.
Lo sposo è puntualissimo, anzi, in anticipo: agita ovunque il bouquet mentre, con lo spirito e la tranquillità di sempre, racconta barzellette e scherza con noi. La sposa, da buona svizzera, giunge con una precisione cronometrica sull’orario.
Terminata la Messa, gli sposi escono dalla Chiesa sulle note delle nostre marce, in una pioggia di riso e confetti. Si parte quindi verso il ristorante per la cena. Anche qui ognuno segue la propria bussola, o si fida di chi lo precede fino a quando il semaforo non li separa. Perciò ognuno arriva al suo momento e dai quattro punti cardinali. Suoniamo proprio due marcette e poi entriamo a prendere posto nell’albergo.
La cena, veramente ottima, è per noi musicanti occasione di stare insieme in modo diverso, così si ride, si scherza, si chiacchiera, si mangia, si canta e si inneggia agli sposi. Ogni gruppo ha i suoi aneddoti che sarebbe bello raccontare, noi però ne riportiamo per brevità solo uno, assai significativo. Ci servono una carne coi funghi (non così volgarmente chiamata sul menù) e dopo pochi secondi dalla deposizione del piatto, Lorena Canova scova un naturale abitante dei funghi, nonostante la sua perfetta mimetizzazione nel sughetto. Segue un grido agghiacciante e la immediata separazione del pericolosissimo vorace ingrediente per una più accurata analisi, che però conferma l’ipotesi. Il marito di Lorena, Daniele Gabossi, in segno di compatimento esclama: ” In una padella da cento litri c’era un solo bruchino, guarda se doveva proprio capitare a lei che è così coraggiosa!”. Ma la seconda timida forchettata subito rivela un complice! Poi quello che faceva da palo! Poi un paio di colleghi all’opera nel piatto di Luigi Tagliabue che, di poca abilità da detective, se ne accorge dopo avere già tritato metà squadra. A questo punto Lorena decide di passare al piatto seguente, mentre Vittorio Alberti, l’uomo che non si lascia impressionare da niente, accusa uno strano solletico alla stomaco.
Dopo la cena chi balla chi chiacchiera chi gioca e scherza. Verso mezzanotte più o meno tutti ci si avvia per il ritorno, veramente contenti della bella giornata trascorsa in allegria.
Le occasioni di divertimenti extra-musicali sono dunque molte. A queste si aggiungono scampagnate d’estate, mondolate in autunno, addirittura giornate sulla neve d’inverno. Non c’è da dimenticare, infine, il cenone dell’ultimo dell’anno. Spesso infatti gruppi più o meno numerosi di musicanti decidono di trascorrere insieme questa serata. Le feste si tengono nella sede della Banda a Darfo, oppure in cascine o case messe a disposizione per l’occasione.
Giovani e meno giovani, condividendo queste esperienze di vita comunitaria, trovano nella Banda non solo la passione per la musica ma anche la gioia dello stare insieme.
80 La tradizione dei concerti augurali
LibroIl concerto augurale è certamente l’appuntamento centrale dell’anno bandistico ed un grande impegno per i musicanti (che si occupano interamente anche della scenografia del palco e della sala, come dei piccoli omaggi che vengono sempre offerti al pubblico).
Infatti presentiamo ogni anno un programma completamente nuovo, e spesso piuttosto difficile. Dal 1992, decimo anno di direzione del maestro Vittorio Alberti, nel programma viene inserita una partitura eseguita dalla Banda proprio dieci anni prima. Visto il rapido ricambio di strumentisti e la giovane età di molti di essi, tali partiture risultano spesso del tutto nuove per la maggior parte dei ragazzi. Nel 2002, ventesimo anno di direzione, fu ripescato anche un brano suonato dalla Banda di Darfo nel concerto augurale di venti anni prima. Tale partitura, a maggior ragione, risultava sconosciuta praticamente a tutti, visto che la gran parte dei musicanti nel 1982 non era neppure nata!
Dal 1991, inoltre, il concerto augurale vede la partecipazione della Banda Giovanile che, nella pausa del programma ufficiale, esegue tre o quattro brani, semplici ma orecchiabili. Al termine del concerto viene sempre offerto un lauto rinfresco a cui tutto il pubblico è invitato.
Come già detto, questo è per noi l’evento centrale dell’anno, ed ogni anno cerchiamo di fare in modo che il nostro pubblico trascorra una serata piacevole, divertente e … alternativa.
Naturalmente risulterebbe noioso enumerare le partiture suonate ogni anno, ma qualcuna è veramente degna di essere ricordata.
Nel 1992 volemmo caratterizzare il programma con un significativo filo conduttore: in occasione del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell’America, ricreammo infatti l’atmosfera di un viaggio in giro per il mondo, partendo dall’Italia, idealmente passando per la Spagna, l’ America, il Giappone, Singapore per finire addirittura su Giove.
L’anno 1994 segnò la prima collaborazione con Vittoria Vitali, ex musicante ora brillante soprano: con lei avemmo il piacere di eseguire “Saharian dream”, e poi nel 1996 “My Way” di Frank Sinatra e nel 1998 “Oscar for Amnesty” (in cui non cantava, ma “narrava”). Nel 1995 presentammo tra le altre partiture “Echi Camuni”, una trascrizione operata dal nostro maestro di canzoni popolari della Vallecamonica. Questo brano prevedeva numerosi assolo del corno alpino, strumento prestatoci da un musicante di Vilminore, e che il nostro Danilo Alberti dovette industriarsi ad imparare a suonare.
Lo stesso anno, inoltre, presentammo “Divertimento No. 1″ brano per fisarmonica e Banda. Nel 1996, dopo una stagione estiva che aveva visto l’unione musicale della nostra Banda e del Coro Vallecamonica del Gruppo A.N.A. di Darfo, anche durante il concerto augurale vi fu una collaborazione, centrata su brani soprattutto natalizi.
Nel 1997 il pezzo forte della serata fu “Warszaw Concerto” per pianoforte e banda.
Nel 1999 creammo invece il nostro concerto estrapolando i brani che avevamo preferito tra quelli presentati dalla sei bande straniere che ci avevano onorati della loro presenza a Darfo durante il raduno “Musica senza Frontiere”.
Nel 2001 ebbe particolare rilievo “Euphonium Concerto”, suggestiva partitura per euphonium banda. Nel 2002 sperimentammo un brano di musica aleatoria: “Dinosaurs” prevedeva, durante l’esecuzione, che i musicanti dovessero anche cantare, battere le mani e pestare i piedi, suonare bicchieri di cristallo e vari strumenti alternativi (tra i quali uno proveniente dalla cultura aborigena australiana) e fare emettere “versi” bizzarri agli abituali e tradizionali strumenti.
Il pubblico ci guardava un po’ sconcertato, ma alla fine fu generoso con gli applausi. Insomma ogni anno cerchiamo di fare del nostro meglio e la massiccia affluenza di pubblico ci incoraggia certamente a continuare.
79 La Banda e il Natale:
LibroRitornano le antiche "Pastorelle"
Dal 1982 è ripresa una vecchia tradizione: quella di suonare per le strade e le piazze durante la sera e la notte di Natale.
Canzoni e suonate natalizie conosciute col nome di “pastorelle” vengono eseguite in quasi tutte le frazioni di Darfo Boario Terme.
Diversi componenti della banda si agghindano con indumenti tipici dei vecchi pastori, quali cappelli, mantelli, pelli di pecora, scarponi e ghette, indumenti trovati all’inizio con difficoltà presso le persone anziane del paese e poi concessi con piacere o addirittura regalati.
Nei primi due anni la banda in numero ridotto è stata accompagnata nel suo lungo itinerario, da alcune pecore e da un’asinella, condotte dai loro proprietari.
L’iniziativa è stata altamente apprezzata dalla popolazione e per tutti noi bandisti è stato assai gratificante portare momenti di gioia e serenità in modo particolare ai ricoverati dell’Ospedale ed a quelli delle case di riposo di Boario Angelo May e di quella di Pianborno.
Sono queste le tappe privilegiate perché ci sembra di portare, con la musica, un poco di allegria a queste persone che ne hanno davvero bisogno.
Corna di Darfo B.T. 1969: i "pastori"
Vigilia di Natale 1982: la tradizione riprende
1993: la tradizione continua e si consolida.... ma i pastori sono sempre più giovani!
Soprattutto durante la notte di Natale, quando la solitudine e il dolore si avvertono in misura più marcata, un sorriso, un momento piacevole, una dolce melodia ci sembra possano aiutare ad alleviare un poco la sofferenza.
Ed è per noi la più sentita gratificazione.
Nelle frazioni la gente ci accoglie in allegria, festosa ed ospitale, ascolta attentamente, segue e canta sulla melodia della nostra musica, offrendoci a volte qualcosa da mangiare e da bere. Dalle attenzioni di cui siamo fatti oggetto ci rendiamo conto di come sia importante far conoscere la musica alla gente.
Infatti, nella sua semplicità, essa riesce meglio di qualsiasi parola a trasmettere sentimenti di gioia, tristezza, serenità e malinconia, forza e dolcezza.
E’ lo strumento più efficace per avvicinare gli animi; coinvolge chiunque pur essendo sopra ogni parte.
Con la nostra iniziativa crediamo di riuscire a trasmettere alla gente i sentimenti e lo stato d’animo che magicamente viviamo nella notte di Natale, fondendo, in questo caso, l’amore per la musica con l’amore per la vita e per la pace.
Le "Pastorelle" si spingono fino a Brescia
Domenica 19 Dicembre 1999 l’ABMB (Associazione Bande Musicali Bresciane) organizzò a Brescia uno speciale “Concerto di Natale”: circa una ventina di Bande della provincia furono invitate a suonare nella città, invadendo ogni via con allegria e musica, per poi ritrovarsi per un concertone finale in Piazza Mercato. Anche noi eravamo chiamati a partecipare a questa simpatica iniziativa. Visto che le Bande provenienti dalla Valle Camonica erano piuttosto numerose, in collaborazione con le Ferrovie Nord era stato organizzato uno speciale “Treno delle Bande” che, scendendo verso Brescia, sostava nelle varie stazioni consentendo agli strumentisti di salire a bordo, ogni Banda su un vagone. Trattandosi di una manifestazione natalizia, anziché la divisa, avevamo deciso di indossare l’abbigliamento tipico delle “Pastorelle”: ci presentammo così con maglioni e scarponi, oltre, ovviamente, a mantelli e cappelli. Il viaggio fu per noi molto divertente. Tra i bagagli infatti c’era anche una gerla piena di…pane, che fu poi imbottito con salame squisito e accompagnato da bevute e cantate. Fu sicuramente una bella festa per tutti.
1999: i giovani pastorelli di Darfo vengono chiamati anche a Brescia
78 Tournée a Valtopina
LibroPartimmo in pullman da Darfo a metà pomeriggio del 19 marzo e, con qualche indispensabile sosta, arrivammo a Valtopina verso le 23.00. Là fummo accolti dalla Protezione Civile di Darfo che ci offrì anche la cena. Alloggiavamo tutti in una grande palestra e, purtroppo, cominciammo immediatamente a convivere con i disagi del posto: faceva molto freddo, ma il riscaldamento non funzionava da tempo, e gli impianti “d’emergenza” non erano molto efficienti; i bagni, che ci erano stati annunciati numerosi e grandi, si rivelarono essere un unico bagno non esageratamente ampio; le docce, che sarebbero dovute essere altrettanto numerose, erano fuori uso e non c’era acqua calda, visto che le tubature erano rotte. Queste ed altre scomodità suscitarono parecchie lamentele, ma contribuirono a rendere indimenticabile il viaggio e soprattutto ci fecero comprendere i disagi terribili che la gente del luogo si trovava ad affrontare quotidianamente.
Il mattino del 20 visitammo Assisi, e potemmo constatare i danni che il terremoto aveva arrecato al patrimonio artistico della città (senza certamente dimenticare le perdite umane, con ancora negli occhi le immagini del cedimento della volta della Chiesa superiore di San Francesco). Durante l’interessante visita, mentre passeggiavamo in una piazza, due di noi furono “colpiti” dalla deiezione di un piccione volante. La cultura popolare sostiene che eventi di tal genere siano un presagio fortunato, ma in questo caso non fu così. Tornando da Assisi, infatti, scoppiò una gomma del pullman! Raggiungemmo lentamente la nostra palestra e, nella pausa pranzo, alcuni bandisti aiutarono il povero autista a sostituire la gomma in questione. Ognuno di noi trascorse il pomeriggio come preferiva. La sera, tutti in divisa, allestimmo il palco nello stand adiacente alla palestra.
Il concerto, previsto per le 20.30, iniziò parecchio più tardi perché, alle 20.30 appunto, il pubblico era costituito da quattro persone (non è un eufemismo: erano proprio solo quattro persone). Visto che faceva molto freddo, nell’attesa ci spostammo nella palestra, tutti davanti alle due fonti di calore, una delle quali, ad un certo punto, cominciò ad emettere molto fumo, costringendoci a fuggire! Il concerto comunque andò bene, e trascorremmo il resto della serata bevendo, ridendo e divertendoci, anche a causa di numerosi scherzi messi in atto da alcuni musicanti ai danni di altri (qualcuno, sdraiato fu fatto rotolare in terra, qualcun altro si ritrovò il sacco a pelo pieno di carta igienica, o fu ricoperto dalla schiuma da barba, altri ancora caddero non appena si appoggiarono alle rispettive brandine alle quali erano stati preventivamente allentati i sostegni, altri mentre dormivano, furono spostati con il proprio lettuccio e si risvegliarono in una collocazione diversa della palestra…). Come penso non sia difficile credere, dormire in cinquanta in una palestra non fu facile. In particolare, verso le quattro, anche i pochi che già erano assopiti furono bruscamente svegliati: nel silenzio generale si era improvvisamente udito un solenne…russare. Esasperati alcuni fra noi dichiararono sonoramente aperta la…caccia al cinghiale. A questo annuncio i più scoppiarono in una fragorosa risata che, al mattino, fu causa di malumore fra i russatori…i quali infatti accusarono gli altri di non averli lasciati dormire! Il 21 raggiungemmo Giove, un villaggio di container vicino al quale la protezione civile di Darfo aveva contribuito a costruire una chiesetta. Suonammo per i gentilissimi abitanti, poi, dopo pranzo, ripartimmo alla volta di Darfo. Grazie al cielo nel viaggio di ritorno non ci furono incidenti di alcun genere, anzi, fummo tanto fortunati da evitare una scossa di terremoto verificatasi poco dopo la nostra partenza!
77 Un caro amico ci ha scritto
LibroIl nostro amico è ora impegnato in Brasile, dove ha messo su famiglia, in aiuto alla moglie Rozilda nella direzione di una scuola femminile, nel cuore del Mato Grosso.
È sempre stato, nonostante la lontananza, molto legato alla Banda e non poteva mancare un suo intervento in questa nuova edizione del libro a cui si era dedicato, nel 1988, con formidabile impegno.
Vogliamo qui riportare la lettera che ci ha scritto per contribuire alla nuova edizione, dove traspare tutta la sua umanità, il suo amore per la musica e la Banda, e la convinzione che le anche le più piccole cose, a fin di bene, instillate pian piano nei più giovani, possono portare col tempo a maturare in “grandi cose”.
“Carissimi amici, mi avete chiesto di riscrivere un articolo per il nuovo libro sull’argomento della “Banda benefica”. La prima volta, da musicante e membro attivo, avevo potuto scrivere conservando lo stile, come dire, impersonale del libro, narrando episodi, tra i quali alcuni anche documentati, che testimoniassero l’impegno caritativo a cui la Banda si è sempre dedicata fin dall’inizio della sua storia.
Ora, che una scelta di vita mi ha portato in missione in America Latina con l’Operazione Mato Grosso, non posso più affrontare questo argomento in maniera impersonale, trovandomi ormai da dodici anni dalla parte di chi la carità la riceve!
In Questi anni infatti, al di là del legame epistolare e personale con tanti amici musicanti, ho ricevuto innumerevoli gesti di amicizia, di incoraggiamento, di affetto vero e proprio da parte di tutta la Banda, oltre a tanti generosi contributi frutto di concerti particolari o attività varie pensate proprio per venire incontro a questo musicante sperduto nei villaggi del “sertão” brasiliano o sulle Ande peruviane, Quanti episodi posso elencare!
Non dimenticherò mai le note di "Exodus" che mi furono dedicate durante l’ultimo concerto alle Terme al quale partecipavo come musicante, pochi giorni prima della mia partenza per il Brasile nel 1990.
Così come non dimenticherò il regalo di accompagnare la Banda a Herremberg nel 1993, quando il mio rientro in Italia per tre mesi era coinciso con il gemellaggio con la banda locale.
Nel 1999 rientravo per la prima volta in Italia accompagnato da mia moglie e dal nostro primogenito Mario, ed ecco la Banda impegnata in “Musica senta frontiere “ e l’invito a posare con tutto il gruppo nella foto ricordo, invito tanto gradito sia perchè mi testimoniava la vostra amicizia sia perchè ci sentivamo tutti pienamente solidali al messaggio di quella splendida iniziativa vissuta proprio “senza frontiere”.
E che delicatezza lasciarmi sempre uno spazio in “Semibreve” per raccontare un po’ di questi poveretti tra i quali viviamo e lavoriamo: spazio che se in qualche edizione non ho sfruttato è stato solamente per 1a mia difficoltà a scrivere o per il tempo che qui è sempre troppo poco.
E il nostro ultimo rientro nel 2002 che coincise con l’ultimo giorno della “festa della Banda”; è stato molto bello per me ritrovarsi con gli amici , come ai vecchi tempi, alle due di mattina a fare pulizie e sistemare un po’ le cose! Poi l’invito a scrivere questa testimonianza, a partecipare al rifacimento del libro (cosa che purtroppo mi è proprio risultata impossibile).
L’invito a suonare alle “Pastorelle” a Natale, nonostante fossero ormai quattro ami che non toccavo più il flauto. E ancora la presenza a sorpresa della Banda alla messa celebrata per salutarci , nell’imminenza dalla partenza, in gennaio….. e il culmine dell’affetto espressomi alla cena sociale di Santa Cecilia, con una pergamena recante la dedica: “sempre vicino anche se lontano”.
Ed è proprio cosi; ho sempre nel cuore la Banda e non posso dimenticare il bene che ha fatto a me nei dodici anni in cui fui musicante attivo e il bene fatto a me e alla mia gente in questi altrettanti dodici anni di lontanaza.
Della Banda, con patrio orgoglio, parlo spesso alla mia gente qui, ai ragazzi e ragazze che frequentano i nostri collegi. Le cassette dei concerti augurali ci accompagnano nei viaggi sempre lunghissimi in queste terre sconfinate.
E per di più, nonostante una associazione come la Banda debba sempre economicamente fare i conti con gli spiccioli (e questo lo so bene perché facevo parte del consiglio direttivo), in qualche modo mi sta sempre giungendo qualche aiuto. È certo merito del maestro Vittorio e degli amici musicanti del mio tempo, che “contagiano” le nuove leve (che ormai conosco poco) se nascono i gesti concreti di carità che si uniscono alla carità di tante altre persone e permettono a noi missionari di aiutare in qualche modo questa gente che non ha proprio niente.
Così a Chacas, a 3300 metri sulle Ande peruviane, la Banda ha donato qualche cuscinetto, qualche chilometro di filo elettrico, qualche accessorio all’ospedale ed alle due centrali idroelettriche (di cui ero responsabile) che il Padre Ugo De Censi, tra tante altre cose meravigliose, ha desiderato e realizzato per rendere per lo meno umana la vita in quei villaggi campesinos e dare una possibilità di sviluppo ad attività agricole ed artigianali.
E qui in Brasile è della Banda qualche muro, qualche tegola, qualche libro o quaderno, o alimento, o medicina: qui, in queste nostre scuole, dove cerchiamo di offrire ai ragazzi ed alle regazze sì un buon grado di istruzione e un lavoro professionale, ma soprattutto un’educazione preventiva, ispirata a Don Bosco, sperando di conservare un po’ nei giovani quei valori morali e religiosi anche qui tanto bombardati dal mondo di fuori, ma cosi importanti per evitare tante tristezze nella vita.
Mi piace sottolineare che proprio da questo punto di vista la Banda fa tanto bene anche ai suoi musicanti, soprattutto ai più giovani, che ne sono la maggioranza. Pur avendo innumerevoli altri episodi da raccontare, concludo qui questo mio contributo che ho scritto con entusiasmo, con un po’ di orgoglio e soprattutto con tanta gratitudine.
E se ci sarò per il bicentenario (il buon Dio 85 anni potrebbe anche concedermeli!), spero che il capitolo “Band a benefica” possa ancora toccare a me: e come sarebbe bello, assieme ad altri amici musicanti e con ancora maggiore entusiasmo! (se arriveremo là l’orgoglio già sarà alle stelle per suo conto!).
Grazie Banda! E auguri.
76 Banda Benefica
LibroAltre volte, e questo in anni più recenti, l’intero corpo ha voluto prestare gratuitamente servizio a particolari manifestazioni benefiche a favore di asili, oratori o altre associazioni. Anche qui citare esempi sminuirebbe il valore del gesto per cui ci limitiamo a riportare un estratto da un documento del 1919 che recita così: “4 agosto 1919: pagati ai musicanti per servizio gratuito occasione biglietti lotteria per ospitale litri 6 di vino” (con il quale non si saranno ubriacati più di tanto). Gli artefici di questo gesto, compiuto in un periodo certamente poco felice, avranno già ricevuto la loro ricompensa. Altro esempio significativo, di cui parlarono tutti i giornali della provincia, risale al 1966. Molti ricorderanno la tremenda carestia che colpi l’India agli inizi di quell’anno. Ebbene sul “Giornale di Brescia” del 23 Febbraio 1966 si legge: “… Il corpo bandistico di Darfo, per l’occasione rinforzato da musicanti della banda di Berzo Demo e di Pian Camuno, anch’esse sotto la direzione del maestro Bendotti di Darfo, per tutta la giornata di Domenica hanno improvvisato concerti musicali sulle piazze dei vari centri urbani del popoloso comune darfense ( .. ). Anche se oggi van più di moda altri generi di musica e di tipi bizzarri che la strimpellano, la tradizionale banda musicale che suona nella pubblica via sollecita però sempre notevole richiamo tra la nostra gente. Mentre appunto i musicanti, sfidando la pioggerella caduta in alcune ore della giornata, gonfiavano, i più, le gote per fare uscire le armoniose note degli “ottoni”, un gruppetto di studenti, con il cartellone “Pro India”; raccoglievano il denaro che la popolazione offriva loro (..)”.
In tutta la giornata fu raccolta la notevole cifra di L. 100.000 che il presidente Pietro Ducoli inviò al “Giornale di Brescia” che era, assieme alla Curia Vescovile di Brescia, copromotore dell’iniziativa. Per la cronaca in tutta la provincia furono raccolti grazie alla generosità della popolazione più di 150 milioni.
Un altro episodio ci porta in epoche ancora più recenti, e precisamente a martedì 15 gennaio 1985.
Il comitato di solidarietà per i minatori inglesi, che da più di un anno erano tenacemente in lotta per ottenere migliori condizioni di lavoro, invitò la nostra banda al Cinema Nuovo di Lovere per tenere un concerto insieme al Coro Luca Marenzio del Maestro Chiminelli. Era una iniziativa a favore dei 30 bambini, figli appunto di minatori inglesi, che erano ospitati ad Angolo Terme dal 12 al 26 gennaio di quell’anno. Stavolta non una fastidiosa pioggerella, ma una solenne nevicata (che proprio in quel giorno fece chiudere le scuole del Nord‑Italia e impegnò a Milano i Panther dell’esercito armati di lame spazzaneve) pur non riuscendo ad impedire ai prodi suonatori di giungere sul palco, intimorì il pubblico a tal punto che la nostra banda suonò per i suoi quindici ascoltatori.
Il concerto rimase comunque un sentito augurio per quei bambini e le loro famiglie. Ebbe fortunatamente maggior successo questo ultimo servizio di beneficenza a cui ora accenneremo.
Nel 1988 da Brescia arrivò alla sede della nostra Banda una circolare firmata dall’ing. Fausto Farser e dal maestro Giovanni Ligasacchi, rispettivamente Presidente e Direttore del Centro Giovanile Bresciano Educazione Musicale “Gioietta Paoli Padova”. Ne riportiamo alcuni stralci significativi: “Appello per l’offerta di strumenti musicali ai ragazzi del centro di educazione musicale della gioventù “Padre Giovanni Piamarta” di Fortaleza (Brasile)”. Questo complesso bandistico è stato ospite nel 1987 dell’istituto A rtigianelli di Brescia e ha tenuto concerti in città e in provincia, suscitando ovunque entusiasmo e simpatia. In tale occasione abbiamo avuto modo di renderci conto del pietoso stato degli strumenti musicali usati e ci siamo meravigliati di come potessero suonare. Dai loro racconti abbiamo conosciuto le difficoltà che incontrano per acquistare degli strumenti nuovi, in quanto in Brasile non esiste fabbrica di strumenti a fiato e pertanto devono fare i loro acquisti negli Stati Uniti o in Giappone, affrontando costi elevatissimi. Il centro di Fortaleza si occupa della scuola materna ed elementare per i più piccoli e della istruzione professionale per i più grandi. Il centro non è assolutamente in grado di acquistare nuovi strumenti musicali essendo in difficoltà per provvedere alle esigenze minime degli oltre 2.000 ragazzi che frequentano la missione. Per queste ragioni rivolgiamo un caloroso appello...”
Questo fece molto piacere ai nostri musicanti, perché avevano avuto la fortuna di conoscere personalmente i ragazzi della Bandiña quando erano stati ospitati nella “Casa di Spiritualità” ad Angolo Terme. Fra il maestro Costa Holanda e il nostro maestro Alberti c’era stato inoltre uno scambio di partiture, e al suo “Concerto augurale 1987” la Banda di Darfo aveva eseguito con successo la “Sequencia de Sambas n. 5”, composta dal maestro brasiliano (e arrangiata da Alberti per il suo organico) proprio per tener vivo il ricordo di questi simpaticissimi e bravissimi ragazzi.
Si decise subito di devolvere a favore dell’iniziativa l’intera somma che si sarebbe raccolta al concerto di Pasqua, che era già in programma per sabato 9 Aprile 1988, così si fece e le 303.000 lire raccolte furono inviate a Brescia. Questo gesto, che fu reso pubblico durante il concerto proprio per incrementare le offerte, suscitò numerose critiche, assolutamente legittime, da parte di chi non si spiegava perché, dopo aver tanto insistito e scomodato persone alla ricerca di fondi (specialmente poi nell’anno del centenario), si fosse deciso di rinunciare al ricavato di un concerto a favore di un’altra banda. I motivi di questa beneficenza vanno un po’ al di là del puro gesto economico.
In primo luogo, eravamo, e siamo tuttora, innanzitutto convinti del valore educativo che può avere, soprattutto per i numerosi ragazzi giovani del complesso, il fatto di essere stimolati a “regalare” un po’ del proprio tempo, dei propri studi e del proprio fiato, a chi è maggiormente nel bisogno. E nel caso della Bandiña, si trattava di ragazzi come loro! Un secondo motivo era, ed è, che la Banda, come si è più volte sottolineato in questo libro, è espressione del popolo, ed è quindi giusto che faccia da tramite anche per questo aspetto caritativo. Il fatto poi che all’interno del gruppo ci si aiuti per amicizia o si mettano in comune esperienze, fa sì che la Banda non venga sentita tanto come un dovere, ma come un modo per stare insieme con un impegno di fondo da portare avanti. Questo dà più significato all’associazione ed eleva il rendimento musicale con l’incremento di una maggior dose di entusiasmo. Altro motivo che spinse ad aderire alla iniziativa a favore della “Bandiña” è che era l’occasione buona per dire coi fatti che la musica non ha davvero frontiere né colore…, e augurarsi che questo non venga proclamato solo con la musica.
Questi sono alcuni fra gli ideali fondamentali delle bande moderne e sono importanti soprattutto per il fatto che l’età media dei musicanti in questi anni va sempre più abbassandosi. È giusto che l’ambiente della Banda si presenti come ambiente educativo e formativo per i ragazzi.
75 Partiture musicali dedicate alla Banda di Darfo
LibroUno di questi aneddoti si riferiva ad un servizio musicale prestato in quel di Montecampione il 28 febbraio 1993 in occasione dei campionati mondiali di sci juniores.
Molti lo ricordano ancora oggi come uno dei giorni più duri e memorabili della nostra vita di banda.
La manifestazione si svolse infatti nel bel mezzo di una fitta nevicata (in quell’occasione si sfoggiavano i giubbotti nuovi della divisa e alle ragazze era stato permesso di non mettere la gonna, ma un paio di pantaloni scuri).
Nel corteo la banda era stata inserita tra alcuni uomini ed il coro ANA degli alpini, al quale seguivano tutti i gruppi di sciatori.
La neve era alta e rendeva difficile la marcia che comunque continuava con un passo sicuro ma nel bel mezzo di una salita molto ripida il maestro risalì la fila ordinando di fermarsi e continuare a suonare.
Alcuni strumenti iniziavano a non funzionare più perché intrisi di neve e il nostro gruppo venne brutalmente superato dal resto del corteo.
Finita la marcia che si stava eseguendo, raggiungemmo la piazza con tripode dove, nonostante le intemperie, si tennero tutti i discorsi d’obbligo. Tutti i musicanti erano infreddoliti e Lorena pensò di cedere pietosamente una delle sei paia di calze che indossava a Cristina, a cui si stavano congelando i piedi.
Quando finalmente “l’agonia” finì, tutti cercarono di rifugiarsi in un bar a scaldarsi, prima di risalire sul pulman che li avrebbe riportati a casa, affrontando coraggiosamente, a testa alta e piedi freddi, un interminabile rientro alla fantasmagorica (ma prudente) velocità di 20 chilometri all’ora!
Il caso volle che una copia di questa brochure che riportava una bellissima fotografia della nostra banda che arrancava sulle nevi di Montecampione, arrivasse nelle mani di Carlo Pirola, un noto e stimato compositore milanese di musica originale per banda. Come spesso accade agli artisti, per ispirazione improvvisa, l’immagine gli suggerì la composizione di una partitura da dedicare a noi, con gli elementi principali di una musica ad azione “corale” ascendente ed in crescendo, come lui stesso l’ha definita.
Questa partitura venne eseguita da noi alla prima occasione: il concerto augurale 1999, dove riscosse molto successo.
Pirola, dopo aver ascoltato attentamente la registrazione, modificò alcune sfumature della partitura per adattarla al meglio ad un organico strumentale come il nostro e cambiò il titolo da “Verso l’alto” a “In cammino”.
Questo brano musicale, intitolato “Arcana”, di notevole suggestione, è stato commissionato dalla nostra Associazione al compositore bresciano Claudio Mandonico, molto noto in campo internazionale, uno dei migliori professionisti che dedicano il loro lavoro alla musica adatta ad un organico strumentale bandistico. “Arcana”, commissionata proprio per l’occasione del nostro 150° compleanno, è stata da noi eseguita per la prima volta nel concerto augurale del 2002 ed è piaciuto moltissimo al nostro pubblico.
Vedere il nome della propria Banda stampato sulla prima pagina dell’edizione, con tanto di dedica scritta da importanti compositori contemporanei, è motivo di grande orgoglio per tutti noi.
74 1999 Musica Senza Frontiere
LibroGià da alcuni anni si fantasticava su un raduno di grande respiro a Darfo Boario Terme. Poi però si era sempre bloccati, vuoi da impegni di altro genere, vuoi da problemi organizzativi non indifferenti.
Ma il 1998 segnò certamente una svolta: innanzi tutto entrò in carica il nuovo Consiglio Direttivo, pieno di giovani e di entusiasmo. Inoltre, molti bandisti e soci a cui fu indicativamente spiegato il progetto, diedero la propria disponibilità a lavorare per la realizzazione di un evento che né la nostra città né il nostro complesso avevano mai conosciuto. Da ultimo, ma non meno importante, i vari organi comunali provinciali e regionali si adoperarono senza riserve per favorire l’organizzazione di tale raduno.
A spronare tutti, i due ideatori: Luigi Tagliabue (musicante di vecchia data) e Giuseppe Albertinelli (rappresentante dei soci sostenitori ed ex emigrante in Germania).
Per più di un anno il lavoro fu invisibile ai più ma complesso e meticoloso: cercare degli sponsor, dialogare con i gruppi partecipanti, contattare gli alberghi, accordarsi per l’utilizzo del Palazzo Congressi e con la Direzione delle Terme di Boario e di Angolo, ideare una brochure, ragionare sulla organizzazione oraria dei concerti etc… E poi la vita “quotidiana” della banda doveva comunque continuare: presenziare ai vari servizi e alle prove, preparare i concerti (soprattutto quello per “Musica senza Frontiere”: come complesso organizzatore non potevamo certo sfigurare!) discutere in Consiglio Direttivo anche di altri argomenti come la Festa Popolare o il giornalino “Semibreve”.
Insomma, il Maggio 1999 arrivò in un baleno, e le varie bande già annunciavano il loro ingresso a Darfo Boario Terme (furono ospitati anche degli “ascoltatori” esteri). L’accoglienza (venerdì 14 maggio) fu tenuta al Palazzo Congressi, con un piccolo buffet all’aperto in una giornata caldissima (fummo fortunati: il sole brillò per tutti e tre i giorni). Poi i vari responsabili accompagnarono i gruppi nei rispettivi alberghi. La sera si tenne il nostro concerto di benvenuto (quanta emozione!). Il sabato fu tutto dedicato alle esibizioni dei vari complessi all’interno del parco delle Terme (di Boario e di Angolo) e in serata, sempre al Centro Congressi, nuovo concerto, e conclusione in allegria nel capannone-bar allestito nel parcheggio. La domenica ci si incontrò nel piazzale dell’Autostazione a Boario Terme per la sfilata ed i saluti finali.
Furono giorni molto pieni ma bellissimi quelli della manifestazione: la possibilità di incontrare persone provenienti da realtà culturali, economiche e sociali assai diverse dalla nostra (parteciparono: la Stadkapelle di Herremberg, Germania ex-ovest; la Harmonie Tarare dalla Francia; la Sociedad Joventud Musical de Faura dalla Spagna; la Harmonie Municipale Esch-sur-Alzette dal Lussemburgo; la Puhkpilliorkester Tartu dall’Estonia e la Bergmannsblasorchester Kurbad Schlema dalla Germania ex-est) ascoltare musiche a cui il nostro orecchio non era abituato, rivedere amici troppo lontani per poterli incontrare tutti i giorni, lavorare insieme per la nostra banda, rendendola certamente migliore.
Naturalmente non mancarono i momenti difficili, imbarazzanti o semplicemente divertenti.
Per esempio: dato che nella banda estone pochissimi parlavano inglese (e francamente nessuno di noi masticava l’estone, lingua ugro-finnica piuttosto ostica!) quando questi, per qualche motivo, erano assenti, scoppiava il panico, perché non si riusciva in nessun modo a capirsi. Non solo, ma nel raggiungere l’hotel Terme di Angolo (dove sostarono per una notte) l’autista del pullman estone, abituato alle distese della propria terra, rimase sconvolto vedendo la strada in salita e addirittura si bloccò davanti alla strettoia di Gorzone, causando un piccolo ingorgo stradale salutato con allegria e ironia dalla banda francese che soggiornava invece all’Hotel Vapore. Banda francese che, avendo fra le proprie fila moltissimi giovani, sprizzava allegria e vivacità da ogni poro.
Come d’altronde la Banda spagnola, numerosissima, preoccupazione continua dell’albergatore in quanto abituata a ritmi giornalieri del tutto diversi dai nostri, e ad orari di pranzo e cena proprio sballati rispetto a quelli dell’Italia del nord. E che dire poi degli amici lussemburghesi e di quelli tedeschi di Herremberg, che la sera di sabato, sotto il tendone allestito all’esterno del Palazzo Congressi, fecero amichevolmente a gara a chi resisteva di più a suonare (e invero andarono avanti ininterrottamente per ore).
Al momento degli addii fu pure versata qualche lacrimuccia: la sassofonista Chiara Marcon non riuscì a trattenersi davanti al pullman degli estoni in partenza, forse pensando che di tutte le bande, quella era certamente la più difficile da rincontrare, a causa degli oltre 6.000 chilometri di distanza. Ma non furono certamente lacrime di amarezza quelle, bensì di contentezza: tutto era andato per il verso giusto, ci eravamo divertiti ed avevamo divertito, eravamo riusciti ad apprendere da tutti qualcosa di nuovo ed importante. Non solo musicalmente.
L’ Europa si era realmente riunita a Darfo Boario Terme (già allora comprendendo la neo-europea Estonia) e noi dovevamo e dobbiamo gioirne ed esserne orgogliosi.
73 Si apre una nuova era
LibroNel 1990, tramite la musicante Carmen Pennati, la nostra banda fu messa in contatto proprio con una famiglia darfo-tedesca, gli Albertinelli, alcuni rimasti ad Herremberg, altri ritornati in Vallecamonica. Essi si proponevano per aiutare ad organizzare un gemellaggio, che avrebbe fatto conoscere Herremberg agli italiani e Darfo ai tedeschi. Il nostro gruppo era nuovo a questo tipo di esperienza, mentre quello tedesco era un veterano, con alle spalle diversi incontri a livello europeo. Il momento sembrava opportuno, anche perché, con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la voglia di Europa era palpabile.
Fu così che Venerdì 5 aprile 1991 un pullman carico di bandisti emozionati partì da Darfo alla volta della Germania. Vi fu una sosta in Svizzera per una visita alle splendide cascate di Sciaffusa e quindi, nel tardo pomeriggio, fummo accolti alla sede della Stadtkapelle (banda, appunto, in tedesco).
Dobbiamo dire che molti di noi restarono stupiti dalla accoglienza veramente calorosissima che ci fu riservata. Si sa, i luoghi comuni sui tedeschi parlano di un popolo un po’…. freddino. Invece la sintonia fu immediata. Ogni bandista italiano trovò accoglienza nella casa di un musicante “herremberghese”: si poté così sperimentare la vita comune in un altro Stato, anche solo per un paio di giorni. La sera del venerdì fu tenuta una cena, a base naturalmente di….wurstel e crauti! Il sabato mattina invece suonammo delle marce nella piazza del paese (splendida); ognuno ritornò per il pranzo nella propria casa tedesca, mentre il pomeriggio fu dedicato ad attività varie, fra le quali la visita alla città, oppure un volo sulla regione (con un piccolo aereo da turismo). Sabato sera, concerto e quindi chiusura in allegria con balli e canti. Chi di noi era presente ricorda il nervosismo alle stelle dei musicanti e del maestro, chiamati a dare il meglio di sé dopo una breve ma impeccabile introduzione musicale fattaci dalla Stadtkapelle di Herremberg. Ad onor della cronaca tutto andò per il meglio ed il maestro Alberti si congratulò con noi strumentisti, soprattutto perché eravamo riusciti ad esprimere le nostre caratteristiche (la melodicità in particolare) nel migliore dei modi, proponendo in terra tedesca un modo di suonare diverso rispetto a quello dei nostri ospiti. La serata si chiuse veramente in allegria, innaffiata da tanta buona birra. La domenica mattina fu il momento degli addii, non troppo tristi però, in quanto la Stadtkapelle di Herremberg sarebbe venuta a Darfo solo qualche mese più tardi. Il programma del gemellaggio prevedeva infatti la visita in Italia dei nostri amici. L’organizzazione fu molto dura, ma il 13 settembre tutto era pronto. I tedeschi arrivarono con una puntualità…..svizzera e furono accolti nella nostra sede. Si decise di lasciare invariati gli accoppiamenti: chi era stato ospitato avrebbe a sua volta ospitato. la stessa persona. La sera del venerdì venne tenuta la cena di benvenuto nei locali della ex Casa del Fanciullo.
Il sabato, dopo la sfilata per le vie di Darfo, furono proposte alcune visite culturali, come a Capo di Lago oppure al parco delle Terme. I tedeschi però non ebbero la nostra stessa fortuna meteorologica: se ad aprile il sole aveva sempre brillato, quel week-end di settembre fu funestato da una pioggia insistente e continua.
Alle visite furono spesso preferiti i…..cappuccini presi nei bar, anche per riscaldarsi. La sera si tenne l’atteso concerto della Stadtkapelle e poi si chiuse in compagnia alla sede della nostra banda. Domenica mattina, partenza.
La sintonia con i nostri amici tedeschi fu tale che si decise di approfondire l’amicizia con un nuovo gemellaggio. Fummo in Germania il 23-24-25 aprile 1993 ed ospitammo i colleghi in Italia il 9-10-11 settembre.
Ma ancora non sembrava sufficiente. Così ritornammo ad Herremberg il 24-25-26 aprile 1998 mentre la Stadtkapelle fu a Darfo in occasione del raduno “Musica senza frontiere” nel maggio 1999.
Tutti i gemellaggi ricalcarono in linea di massima il programma organizzativo del primo. Ogni esperienza fu però assolutamente unica ed a sé stante.
Nel 1993 per esempio, durante il viaggio di andata ci fermammo a visitare lo splendido giardino botanico sul Lago di Costanza, mentre in Germania avemmo modo di passeggiare per Tubingen, antica cittadina universitaria. Nel 1994 i nostri amici furono invece ancora una volta sfortunati: le varie gite in programma furono praticamente annullate a causa del maltempo. Compensammo con l’allegria: la cena di benvenuto fu innaffiata da tanto buon vino che finì tutti in piedi sui tavoli a cantare e ballare.
I più scalmanati incorsero in qualche piccolo incidente (o meglio strappo) che però fu ricucito il giorno dopo da una buona sarta.
Nel 1998, in Germania visitammo il museo della Mercedes-Benz e lo zoo di Stoccarda, ma a restare negli annali fu la festa dopo-concerto del sabato sera, quando i nostri bandisti maschi ballarono sul palco uno scatenato can-can con la cravatta della divisa indossata sulla fronte a mò di bandana. Tipo Rambo insomma! Fortunatamente non vi furono incidenti sartoriali come quelli del 1994.
Come tutti i lettori avranno capito, durante questi gemellaggi ci divertimmo tutti moltissimo. Ma possiamo dire con certezza che, se pur importante, l’affiatamento personale non fu l’aspetto essenziale di tali esperienze. La banda di Darfo nel suo complesso ha infatti imparato tante cose dalla Stadtkapelle di Herremberg, e questo incontro con gli amici tedeschi ha influenzato il nostro cammino di associazione in maniera determinante. Innanzi tutto potemmo vedere come si organizzano eventi, musicali e non, di una certa portata (senza aver osservato come lavorano in Germania non si sarebbe riusciti, probabilmente, a dare vita alla nostra Festa Popolare oppure a Musica senza Frontiere); ma anche quanto importante sia la banda giovanile per favorire l’inserimento dei nuovi strumentisti nel complesso maggiore.
Nel 1992 (5-6 settembre), dunque, ci esibimmo durante la festa paesana annuale (che si tiene proprio all’inizio della vendemmia), ed avemmo modo di conoscere la realtà bandistica veramente eccezionale di questo piccolo villaggio: a Vetroz (poche centinaia di abitanti), operano infatti due complessi distinti, entrambi molto numerosi e di altissimo livello. Il maestro Vittorio Alberti e tutto il Consiglio Direttivo si fecero in quattro per cercare una collaborazione con almeno una delle due bande; ed il loro lavoro portò buoni frutti perché il 21 e 22 maggio del 1994 la Fanfara “Concordia” accettò la proposta di una piccola tournée a Brescia. A questo punto è bene aprire una parentesi per dire qualcosa in più su questo gruppo straordinario: innanzi tutto non parliamo di banda ma di brass band, cioè di un complesso di soli ottoni e percussioni, dove però il repertorio proposto e la divisione delle parti è assai diversa rispetto alla tradizionale fanfara; inoltre, non parliamo di una brass band qualsiasi ma di un gruppo che ha partecipato più di una volta a concorsi di livello europeo, classificandosi sempre nei primissimi posti.
Sentirli suonare prima alla Sala Igea delle Terme di Boario, quindi in Piazza Loggia, invitati dalla banda di Brescia, fu per noi motivo d’orgoglio, in quanto un complesso così importante aveva accettato la nostra ospitalità. Ma addirittura si andò oltre, perché la fanfara Concordia ci invitò nuovamente ad esibirci a Vetroz. Così il 14 e 15 Settembre 1996 partimmo alla volta della Svizzera. Fummo ospitati nelle case dei musicanti ed avemmo modo di scambiarci opinioni e piccoli “segreti” musicali.
Seppure non professionisti, la maggior parte di loro ci disse di esercitarsi con lo strumento almeno un paio di ore al giorno. Noi tutti ci sentimmo dei terribili scansafatiche! Inoltre ci spiegarono che anche il loro complesso alcuni anni prima era una banda classica.
Poi però si era votato per trasformarla in qualcosa di assolutamente nuovo. Certo il passaggio non era stato indolore: chi suonava i legni (flauto clarinetto oboe…) fu costretto a cambiare strumento oppure a lasciare il gruppo, però il risultato aveva soddisfatto anche i più scettici. La loro idea del “fare musica” si rivelò da subito molto diversa rispetto alla nostra: l’impegno, una volta preso, doveva essere portato avanti con una dedizione assoluta.
Volontariato sì, ma con una costanza da professionisti, questa la regola a cui tutti dovevano attenersi. Molti di noi stigmatizzarono le differenze fra la Banda di Darfo e la Fanfara “Concordia” con la semplice ma efficace affermazione che la prima rappresentava l’Italia, la seconda la Svizzera, entrambe con il proprio bagaglio di pregi e difetti (tenendo sempre presente l’appartenenza a categorie diverse).
Durante il breve soggiorno a Vetroz avemmo anche modo di visitare la graziosa cittadina di Sion e naturalmente di apprezzare la produzione vinicola locale, invero notevole.
Anche in questo caso, come ad Herremberg ed a Schlema, la fortuna fu dalla nostra perché per tutti i due giorni il sole brillò e la temperatura fu particolarmente mite.
Lasciammo la Svizzera con la consapevolezza di avere avuto la fortuna di conoscere un gruppo veramente eccellente e con la certezza che ci saremmo tutti impegnati ancora di più per migliorarci: avevamo infatti visto con i nostri occhi i risultati di un un lavoro duro e costante.
L’occasione era proprio ghiotta, così si decise di accettare. Avremmo rappresentato l’Italia, in terra teutonica, davanti a moltissimi gruppi provenienti da tutta Europa. Partimmo il 23 settembre. Il viaggio fu piuttosto lungo, ma nello stesso tempo assai interessante, soprattutto nella sua parte finale. Infatti, molti di noi si incuriosirono ad osservare le varie postazioni militari a cavallo con il vecchio confine, così come le differenze ancora evidentissime fra la Germania occidentale e quella orientale. Nell’avvicinarsi a Schlema infatti le autostrade diventavano sempre più strette ed accidentate, anche se lavori erano in corso ovunque; inoltre vi erano in circolazione numerosissime automobili da noi mai viste, le utilitarie di produzione sovietica.
Arrivati nella cittadina il contrasto fra vecchio e nuovo ci parve ancora più stridente: accanto a bruttissimi “casermoni” di stile stalinista si stavano costruendo nuovi quartieri residenziali con piccole casette a schiera. In effetti si sentiva nell’aria la voglia di ricominciare dopo gli anni bui del regime, ed i tanti cantieri edili e stradali aperti ne erano per noi la prova più evidente.
L’accoglienza, direttamente sotto i capannoni della festa, fu calorosissima. Il musicante della banda di Schlema che aveva il compito di seguirci ci portò a riposare nell’edificio dove avremmo anche dormito. Sorprendentemente, infatti, non fummo divisi ed assegnati ad una famiglia tedesca ma sistemati tutti insieme in una specie di vecchio collegio (un casermone di quelli nominati prima) con numerose stanze da circa 4 - 5 letti per stanza. Fummo felicissimi di questa soluzione.
La festa era veramente imponente. Su due palchi, alle estremità dei capannoni si alternavano in continuazione i vari gruppi musicali, provenienti da diversi paesi, soprattutto dall’ Europa dell’ est.
Alcuni di noi strinsero amicizia con degli affabilissimi estoni della Banda di Tartu, che a fine serata si scoprirono alloggiati nel nostro stesso collegio (talmente grande che non ci eravamo rispettivamente accorti della presenza altrui). Naturalmente rivedemmo gli amici di Herremberg, che qui erano presenti non con l’intero complesso ma con un gruppo più ristretto, una brass band. Il Sabato avemmo occasione anche di visitare una vecchia miniera: la regione infatti un tempo era stata molto importante perché produttrice di uranio.
Il nostro concerto ebbe un successo strepitoso, anche perché il maestro Alberti aveva deciso per un programma italianissimo che prevedeva, fra l’altro, “Arie Celebri” di Giuseppe Verdi. Appena attaccata questa parte molti musicanti della banda estone, entusiasti, ci chiesero di potersi unire a noi leggendo a prima vista lo spartito.
Gli amici di Herremberg trascinarono il pubblico in applausi continui a ritmo di musica, facendo un frastuono terribile che però non ci disturbò affatto: non c’è nulla di più gratificante per chi suona del sentire che gli ascoltatori apprezzano! La domenica mattina gli amici estoni ci salutarono (direttamente al collegio) con canti, balli e suonate.
La nostra guida ci accompagnò quindi a fare colazione in una graziosissima sala da tea. Venne il momento dei saluti: gli organizzatori ci consegnarono un packed lunch fornitissimo e noi, per ringraziarli della ospitalità, una piccola somma di denaro.
Infatti, gli amici e parenti che ci avevano seguito in Germania erano convinti, alla partenza, di doversi pagare l’albergo. La sistemazione nel dormitorio era invece stata totalmente gratuita. Sembrava il minimo fare una colletta e lasciare una somma che ripagasse il pernottamento non dei musicanti, ma appunto di coloro che bandisti non erano.
Il nostro accompagnatore non voleva saperne di ricevere questi soldi ma, compreso il motivo, li accettò di buon grado e ci salutò un’ultima volta, commosso. Nel viaggio di ritorno ci fu il tempo per riflettere e discutere insieme su quello che avevamo visto e vissuto. Ripensando ai pullman vecchi e polverosi di estoni e polacchi, ai loro racconti di una vita diversa e più dura rispetto alla nostra, alla gioia ed alla sorpresa degli amici di Tartu nel vedersi offrire la nutella (la bandista Armida Pina si muove sempre fornita!), alle macchine sgangherate e alle strade rattoppate, ringraziammo in cuor nostro di non aver conosciuto quel regime che aveva così impoverito e avvilito paesi tanto fiorenti, belli e ricchi di storia e cultura.
Regime che aveva tolto tutto a quei popoli, meno la dignità. E le lacrime di ringraziamento del nostro accompagnatore tedesco ne erano state la prova più tangibile e commovente.
Ritornammo a Schlema nel 1999, il 17-18-19 settembre. La manifestazione si svolse più o meno come cinque anni prima. L’accoglienza fu altrettanto calorosa, non solo da parte degli organizzatori (e la banda di Schlema era stata fra i nostri ospiti a “Musica senza Frontiere”) ma anche degli altri gruppi partecipanti. Ci stupimmo nel trovare la città molto cambiata: i lavori in corso nel 1994 avevano portato i loro frutti. I tedeschi avevano fatto miracoli: la differenza con l’altra Germania era ora quasi impercettibile e Schlema poteva dirsi, a tutti gli effetti, una qualsiasi cittadina europea. Parecchi fra noi pensarono: miracolo del marco certamente, ma anche e soprattutto della democrazia.