Libro
61 Il raduno bandistico di Vallecamonica del 1978
LibroIl Presidente Pietro Ducoli scomparve il 25-11-1977. Dopo l’esperienza del 1971 egli non aveva più avuto modo di organizzare raduni, ecco perché, proprio per onorarne la memoria, l’allora segretario Egidio Salvetti decise che nel 1978, ancora una volta, si sarebbe svolta una manifestazione di questo genere a Darfo.
Fine anni '50. La Banda diretta dal maestro G.Macario in concerto
Il Salvetti non smentì la tradizione di scrupolosità e di efficienza dei predecessori, e riuscì a far convenire a Darfo 14 bande della Valle, stabilendo probabilmente un record difficilmente eguagliabile (mancava solo la banda di Cevo, impossibilitata a partecipare per la disponibilità di soli 9 strumentisti). Inoltre, per l’occasione particolare, furono presenti autorità tra cui il rag. Enrico Erba, allora presidente regionale della A.N.B.I.M.A.
Il programma ricalcò quello delle manifestazioni precedenti con la sola differenza che le 14 bande, prima di incominciare a sfilare, dovettero suonare all’unisono nell’allora piazza del mercato sotto la finestra della abitazione del compianto Presidente. Fu questo un degno saluto non solo ad una persona che tanto aveva dato per la nostra associazione ma anche ad un’epoca che finiva, lasciando il passo ad eventi di portata e carattere totalmente innovatori, chiudendo un periodo forse meno complesso e sfaccettato dell’attuale, ma certamente più “genuino” e pieno di poesia.
60 La disfatta di Capo di Ponte - 21 settembre1975
LibroCome tutte le associazioni di tipo volontaristico, anche la nostra banda alternò “alti” e “bassi”, momenti cioè dove tutto andava per il verso giusto e altri nei quali sembrava che nulla fosse al posto giusto.
Dopo esserci soffermati su episodi positivi, ne citiamo uno che lo è un po’ meno e cioè quello che abbiamo classificato, forse esageratamente, parafrasando l’episodio ben più grave della prima guerra mondiale, “la disfatta di Capo… di Ponte”.
La nostra banda si trovò nel 1975 in una profonda crisi generazionale dovuta alle divergenze fra giovani e anziani che portò alla sostituzione, piuttosto precipitosa, del maestro Giuseppe Salvini con il maestro Giulio Bendotti.
Il “Beppe” aveva iniziato già da qualche tempo un rinnovamento del repertorio, ed era ben accetto dai giovani della banda, quasi tutti suoi allievi.
Il consiglio era formato prevalentemente da persone con parecchi anni di militanza nella banda, con quindi con una concezione più tradizionalista sull’attività dell’associazione e quando per gravi motivi di salute il maestro Salvini dovette abbandonare, chiamarono il maestro Bendotti quale sostituto.
Dopo esserci soffermati su episodi positivi, ne citiamo uno che lo è un po’ meno e cioè quello che abbiamo classificato, forse esageratamente, parafrasando l’episodio ben più grave della prima guerra mondiale, “la disfatta di Capo… di Ponte”.
La nostra banda si trovò nel 1975 in una profonda crisi generazionale dovuta alle divergenze fra giovani e anziani che portò alla sostituzione, piuttosto precipitosa, del maestro Giuseppe Salvini con il maestro Giulio Bendotti.
Il “Beppe” aveva iniziato già da qualche tempo un rinnovamento del repertorio, ed era ben accetto dai giovani della banda, quasi tutti suoi allievi.
Il consiglio era formato prevalentemente da persone con parecchi anni di militanza nella banda, con quindi con una concezione più tradizionalista sull’attività dell’associazione e quando per gravi motivi di salute il maestro Salvini dovette abbandonare, chiamarono il maestro Bendotti quale sostituto.
La nostra Banda al raduno bandistico di Pisogne
Il nuovo maestro, avendo a disposizione solo due “scuole” per provare i pezzi che la banda avrebbe eseguito da sola al raduno di Capodiponte, fece tutto quanto gli fu possibile.
Durante la sfilata per il paese la banda si difese bene, anche se con l’assenza di qualche musicante; il bombardino e vice maestro Vittorio Alberti si era ammalato il giorno prima (… dice lui), ed altri musicanti, che facevano parte anche della Fanfara dei Bersaglieri di Valle Camonica, non erano ancora giunti da Brescia, dove in mattinata avevano sfilato al loro raduno nazionale. Giunto il momento di salire sul palco dunque non si era al completo ma si dovette suonare ugualmente e, dopo entrate fuori posto, tentennamenti, stonature, attacchi mancati, solo Dio sa come si terminò il brano (Sinfonia n. 40 di Mozart) con il maestro Bendotti giustamente arrabbiato al punto tale da rassegnare immediatamente le dimissioni che confermò per iscritto al Presidente Ducoli i giorni seguenti.
Il maestro Bendotti interpretò questa serie di circostanze come una congiura contro la sua figura, ma noi sappiamo che non fu così; anche perché egli era già stato direttore della nostra banda in due occasioni precedenti e per periodi abbastanza lunghi tanto da guadagnarsi la stima di molti musicanti. Nonostante ciò se ne andò e venne sostituito dal Maestro Giovanni Ligasacchi di Brescia.
Durante la sfilata per il paese la banda si difese bene, anche se con l’assenza di qualche musicante; il bombardino e vice maestro Vittorio Alberti si era ammalato il giorno prima (… dice lui), ed altri musicanti, che facevano parte anche della Fanfara dei Bersaglieri di Valle Camonica, non erano ancora giunti da Brescia, dove in mattinata avevano sfilato al loro raduno nazionale. Giunto il momento di salire sul palco dunque non si era al completo ma si dovette suonare ugualmente e, dopo entrate fuori posto, tentennamenti, stonature, attacchi mancati, solo Dio sa come si terminò il brano (Sinfonia n. 40 di Mozart) con il maestro Bendotti giustamente arrabbiato al punto tale da rassegnare immediatamente le dimissioni che confermò per iscritto al Presidente Ducoli i giorni seguenti.
Il maestro Bendotti interpretò questa serie di circostanze come una congiura contro la sua figura, ma noi sappiamo che non fu così; anche perché egli era già stato direttore della nostra banda in due occasioni precedenti e per periodi abbastanza lunghi tanto da guadagnarsi la stima di molti musicanti. Nonostante ciò se ne andò e venne sostituito dal Maestro Giovanni Ligasacchi di Brescia.
Capo di Ponte 21/09/1975 - Convegno Bande Musicali Valle Camonica
59 Raduno bandistico nel 1971
LibroFu proprio nel 1971 che l’allora presidente della associazione rag. Pietro Ducoli riuscì a rinverdire le gesta del Faustinoni organizzando il “Raduno Bande Musicali Camuno-Sebine”. Nei documenti e negli incartamenti in nostro possesso relativi alla organizzazione e allo svolgimento della manifestazione, ritroviamo la stessa meticolosità e precisione tipica del lavoro del Faustinoni.
Un personaggio come il ragionier Ducoli, abile e deciso (già per professione) nel destreggiarsi in quelle faccende considerate “burocratiche” ma essenziali nella realizzazione di qualsiasi cosa che comportasse l’accordo di più parti in causa, raccolse facilmente l’eredità lasciata dall’ex segretario degli anni Sessanta.
Ancora una volta fu un successo.
Il raduno del 1971 fu riservato a Bande della Valle Camonica e del Sebino, con l’eccezione della banda di Palazzolo sull’Oglio la cui partecipazione straordinaria (anomala) fu probabilmente legata alla amicizia fra i due presidenti, del complesso ospitante e di quello ospitato.
Gli enti privati quali l’Azienda autonoma di cure e soggiorno, il Comune, le società Terme di Boario, gli istituti bancari e perfino il “Centro italiano per la diffusione della cultura musicale di Roma” (con il quale era in contatto il nostro presidente, grazie alla sua carica di consigliere nazionale della A.N.B.I.M.A.) ancora una volta, con il loro aiuto finanziario, parteciparono alla riuscita della manifestazione. Il pubblico fu numeroso e caloroso nei confronti di tutti i gruppi partecipanti, ed il successo della manifestazione fu descritto, anche un po’ troppo enfaticamente, da un curioso articolo del “Giornale di Brescia”. Noi però crediamo sia più interessante presentare qui la lettera che il maestro Antonio Tomacelli inviò al nostro presidente Pietro Ducoli: con parole semplici ed efficaci egli seppe elogiare l’impegno profuso dalla nostra associazione per “risvegliare” nella gente comune e soprattutto nei giovani l’amore per la musica:
Un personaggio come il ragionier Ducoli, abile e deciso (già per professione) nel destreggiarsi in quelle faccende considerate “burocratiche” ma essenziali nella realizzazione di qualsiasi cosa che comportasse l’accordo di più parti in causa, raccolse facilmente l’eredità lasciata dall’ex segretario degli anni Sessanta.
Ancora una volta fu un successo.
Il raduno del 1971 fu riservato a Bande della Valle Camonica e del Sebino, con l’eccezione della banda di Palazzolo sull’Oglio la cui partecipazione straordinaria (anomala) fu probabilmente legata alla amicizia fra i due presidenti, del complesso ospitante e di quello ospitato.
Gli enti privati quali l’Azienda autonoma di cure e soggiorno, il Comune, le società Terme di Boario, gli istituti bancari e perfino il “Centro italiano per la diffusione della cultura musicale di Roma” (con il quale era in contatto il nostro presidente, grazie alla sua carica di consigliere nazionale della A.N.B.I.M.A.) ancora una volta, con il loro aiuto finanziario, parteciparono alla riuscita della manifestazione. Il pubblico fu numeroso e caloroso nei confronti di tutti i gruppi partecipanti, ed il successo della manifestazione fu descritto, anche un po’ troppo enfaticamente, da un curioso articolo del “Giornale di Brescia”. Noi però crediamo sia più interessante presentare qui la lettera che il maestro Antonio Tomacelli inviò al nostro presidente Pietro Ducoli: con parole semplici ed efficaci egli seppe elogiare l’impegno profuso dalla nostra associazione per “risvegliare” nella gente comune e soprattutto nei giovani l’amore per la musica:
Toscolano 25‑9‑1971 Mio carissimo Amico Di vero cuore sento il dovere di esprimerti le mie congratulazioni per il tuo riuscitissimo convegno bandistico alle terme di Boario. Credo che questo convegno abbia risvegliato la sonnolenza e l’indifferenza che regna nell’animo di tanti. Il folto pubblico con gli occhi raggianti e sinceri applausi, esprimeva la gioia d’esservi presente. Il comportamento delle singole bande, serie e sicure, anche se gli strumentisti non sono dei professionisti, è stato ottimo, per mezzo dei loro bravi maestri, che con immensi sacrifici morali, materiali ed economici hanno dimostrato di dare tutto se stessi.
Stralcio della lettera del Maestro Antonio Tomacelli al Presidente Pietro Ducoli.
Vada a tutti il mio elogio e il mio augurio di proseguire sempre così, solo in questo modo si potrà dar vita alle tante bande, di conseguenza si diffonderà una buona educazione musicale e si potrà togliere la gioventù da precipizi e compagnie pericolose, imprimendo nell’animo un vivo amore fraterno e solidale. Auguriamoci che questo intuito musicale sia sentito anche da chi ha doti intellettuali, e si adoperino ‑ come fai tu che sai dedicare gran parte del tuo tempo prezioso, nonostante la tua numerosa famiglia ed impegni professionali ‑ a far capire ai giovani che la banda è un mezzo per poter risolvere certi gravi problemi. La musica serve a spronare i soldati alla battaglia, sia anche uno strumento efficace per unire la società e portare pace negli animi. Con uno stretto abbraccio e un grazie per la bella giornata che mi hai saputo dare ti saluto caramente unito alla tua bella famiglia. Saluti cari agli amici Raco, Ghetti, Salvini e bandisti. Tuo affezionatissimo Antonio Tomacelli.
58 Attaccamento al dovere
LibroCi preme raccontare un episodio molto significativo di attaccamento alle responsabilità assunte da un bandista. Protagonista il consigliere nazionale dell’A.N.B.I.M.A. Maestro Antonio Raco (calabrese di nascita, camuno di adozione).
Nell’anno 1967 la nostra banda era diretta dal maestro Giovanni Ligasacchi, e stava preparando, per il giorno 16 Luglio, un concerto da eseguire al cinema S.Filippo.
Il maestro Raco in quegli anni aveva ottenuto dal provveditorato l’incarico di istruttore al corso di orientamento musicale della Banda Cittadina.
Sempre nello stesso periodo, vi era una endemica mancanza di percussionisti che si adattassero a suonare la grancassa, strumento ritenuto a torto di scarsa importanza e che invece era quasi sempre indispensabile per il buon andamento ritmico dell’insieme. Proprio prima del concerto sopra nominato il cassista in carica venne improvvisamente a mancare, ragion per cui il direttore Ligasacchi, d’accordo con il Presidente, Pierino Ducoli, chiese al Maestro Raco di sostituirlo. Il Maestro Raco accettò di buon grado, presentandosi regolarmente alla prova generale del sabato 15 Luglio. Purtroppo però il giorno del concerto, per un improvviso malore morì sua madre.
Il Maestro Raco telefonò immediatamente al Presidente: dopo averlo messo a conoscenza del triste evento che lo aveva colpito chiese di essere dispensato dall’impegno assunto. Il Ducoli, facendogli le più sentite condoglianze a nome suo e di tutta la banda lo informò, molto dispiaciuto, che il concerto sarebbe stato rimandato per l’impossibilità di trovargli un sostituto.
Fu così che, con il pianto nel cuore, il Maestro Raco decise che la sera avrebbe lasciato il capezzale della madre per recarsi al cinema S. Filippo di Darfo, ad adempiere al suo dovere di musicante. Egli contribuì (senza far notare il suo stato d’animo) alla buona riuscita del concerto della nostra banda. Il Maestro Antonio Raco in seguito fu insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale per meriti artistici dal Presidente della Repubblica Italiana. Un titolo veramente meritato, non solo per episodi come quello descritto, ma soprattutto per l’impegno pluridecennale a favore delle bande di tutta la provincia di Brescia.
Nell’anno 1967 la nostra banda era diretta dal maestro Giovanni Ligasacchi, e stava preparando, per il giorno 16 Luglio, un concerto da eseguire al cinema S.Filippo.
Il maestro Raco in quegli anni aveva ottenuto dal provveditorato l’incarico di istruttore al corso di orientamento musicale della Banda Cittadina.
Sempre nello stesso periodo, vi era una endemica mancanza di percussionisti che si adattassero a suonare la grancassa, strumento ritenuto a torto di scarsa importanza e che invece era quasi sempre indispensabile per il buon andamento ritmico dell’insieme. Proprio prima del concerto sopra nominato il cassista in carica venne improvvisamente a mancare, ragion per cui il direttore Ligasacchi, d’accordo con il Presidente, Pierino Ducoli, chiese al Maestro Raco di sostituirlo. Il Maestro Raco accettò di buon grado, presentandosi regolarmente alla prova generale del sabato 15 Luglio. Purtroppo però il giorno del concerto, per un improvviso malore morì sua madre.
Il Maestro Raco telefonò immediatamente al Presidente: dopo averlo messo a conoscenza del triste evento che lo aveva colpito chiese di essere dispensato dall’impegno assunto. Il Ducoli, facendogli le più sentite condoglianze a nome suo e di tutta la banda lo informò, molto dispiaciuto, che il concerto sarebbe stato rimandato per l’impossibilità di trovargli un sostituto.
Fu così che, con il pianto nel cuore, il Maestro Raco decise che la sera avrebbe lasciato il capezzale della madre per recarsi al cinema S. Filippo di Darfo, ad adempiere al suo dovere di musicante. Egli contribuì (senza far notare il suo stato d’animo) alla buona riuscita del concerto della nostra banda. Il Maestro Antonio Raco in seguito fu insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale per meriti artistici dal Presidente della Repubblica Italiana. Un titolo veramente meritato, non solo per episodi come quello descritto, ma soprattutto per l’impegno pluridecennale a favore delle bande di tutta la provincia di Brescia.
57 Arrivano i rinforzi
LibroARRIVANO I RINFORZI Dal quotidiano “Giornale di Brescia” del 30 maggio 1968 trascriviamo per intero il seguente articolo: “PROMOSSI GLI ALLIEVI DEL CORSO MUSICALE
Darfo, 29 maggio
Anche se sono tempi favorevoli alla musica beat o yé yé, molto in voga e assai apprezzata dalla gioventù, non mancano ragazzi e perfino ragazze che sanno gustare e apprezzare la musica tradizionale particolarmente quella sinfonica. Darfo, che ha uno dei corpi musicali più anziani e famosi, non solo della Vallecamonica, ci dà un esempio. Proprio nei giorni scorsi si è appunto concluso il secondo corso al quale hanno partecipato inizialmente oltre 25 allievi e che alla fine si sono lievemente ridotti. *
Infatti all’esame ne sono stati ammessi 18 e in tutti sono stati approvati. Il Maestro del Corso: Antonio Raco, da Pisogne, è stato veramente bravo nel preparare gli allievi.
Essi sono stati esaminati da una apposita commissione, alla presenza di un delegato dell’A.N.B.I.M.A. e della Direttrice Didattica.
I nomi degli approvati, fra cui spicca, in testa, quello di una simpatica ragazza: Delia Domestici, Giulio Ducoli, Angelo Miclini, Alberto Bianchini, Massimo Rubelli, Vittorio Alberti, Guerino Alberti, Guido Zelaschi, Antonio Bianchini, Franco Bianchini, Domenico Alberti, Gianbattista Pianta, Luciano Tolla, Franco Olivari, Cesare Mora, Sergio Bianchini, Gianluigi Pezzotti e Giacomo Poiatti.”
Anche se sono tempi favorevoli alla musica beat o yé yé, molto in voga e assai apprezzata dalla gioventù, non mancano ragazzi e perfino ragazze che sanno gustare e apprezzare la musica tradizionale particolarmente quella sinfonica. Darfo, che ha uno dei corpi musicali più anziani e famosi, non solo della Vallecamonica, ci dà un esempio. Proprio nei giorni scorsi si è appunto concluso il secondo corso al quale hanno partecipato inizialmente oltre 25 allievi e che alla fine si sono lievemente ridotti. *
Infatti all’esame ne sono stati ammessi 18 e in tutti sono stati approvati. Il Maestro del Corso: Antonio Raco, da Pisogne, è stato veramente bravo nel preparare gli allievi.
Essi sono stati esaminati da una apposita commissione, alla presenza di un delegato dell’A.N.B.I.M.A. e della Direttrice Didattica.
I nomi degli approvati, fra cui spicca, in testa, quello di una simpatica ragazza: Delia Domestici, Giulio Ducoli, Angelo Miclini, Alberto Bianchini, Massimo Rubelli, Vittorio Alberti, Guerino Alberti, Guido Zelaschi, Antonio Bianchini, Franco Bianchini, Domenico Alberti, Gianbattista Pianta, Luciano Tolla, Franco Olivari, Cesare Mora, Sergio Bianchini, Gianluigi Pezzotti e Giacomo Poiatti.”
Il gruppo degli allievi del 2° corso di orientamento musicale promossi all'esame del maggio 1968.
56 La rivoluzione della fine anni '60: La prima ragazza entra nelle file della Banda
LibroSull’onda delle contestazioni sociali e della prima concreta emancipazione femminile, in quegli anni le ragazze fecero la loro prima apparizione nelle bande.
Delia Domestici, la prima nota "gentile" della nostra banda
Questa innovazione partì dalle città e poi via via, si allargò a macchia d’olio anche nelle bande di periferia ed infine, sfidando antichi pregiudizi morali e religiosi, approdò anche nelle bande di provincia e in quelle delle valli.
È il 1970 quando anche in Valle Camonica, e precisamente nella nostra Banda, inizia a suonare, come musicante effettivo, la flautista Delia Domestici.
Ma come ci ha raccontato lei stessa, la strada per arrivare a quella meta, fu irta di ostacoli.
Due anni prima intraprese l’apprendimento della musica con altre due ragazze che però, per diversi motivi, non riuscirono a concretizzare i loro studi con l’entrata nel corpo musicale: una dovette abbandonare perché la sua famiglia si trasferì, l’altra, quando ormai era pronta per il debutto, fu costretta a lasciare tutto per l’opposizione dei suoi genitori, e per il dissenso di parenti e amici.
Ma anche per Delia Domestici i primi anni non furono tranquilli, poiché dovette resistere alle costanti critiche che da più parti le venivano fatte: “Signore interessate” la seguivano di nascosto per sincerarsi della sua presenza alle prove (probabilmente non avevano di meglio da fare).
Persino il parroco di Darfo di quel periodo, in una omelia si schierò con i “benpensanti”, criticando la presenza di una ragazza in mezzo ad un organico formato da molti maschi.
Il padre infine, per far tacere le maldicenze, entrò a far parte come piattista nella banda per un periodo sufficiente a far cadere tutte le montature.
Ma fu senza alcun dubbio la grande passione per la musica che sorresse Delia a continuare nel suo difficile e pionieristico intento, incitata prima di tutto dai suoi insegnanti (Giuseppe Salvini, Maestro Direttore e Antonio Raco, Maestro del corso di orientamento musicale), e da tutti i giovani della banda, felici di avere fra le loro fila una rappresentante femminile.
Grazie alla costanza della nostra prima componente, altre giovani seguirono l’esempio fino ad arrivare ad oggi quando troviamo una rappresentanza femminile superiore a quella maschile.
Nei primi anni le ragazze sceglievano esclusivamente tra questi due strumenti: clarinetto e flauto, perché erroneamente ritenuti gli unici adatti al presunto sesso debole.
Negli anni successivi questo pregiudizio venne meno e le ragazze cominciarono ad orientarsi verso ogni tipo di strumento; oggi infatti troviamo, tra le nostre componenti, ragazze che suonano anche trombe, corni, saxofoni, percussioni, senza per questo sentirsi meno femminili.
All’inizio neppure i musicanti anziani vedevano di buon occhio l’entrata delle ragazze in banda perché pensavano che una volta “fatto il moroso” avrebbero abbandonato.
Il fatto di avere nell’organico ragazze da anni fidanzate e anche sposate smentisce questa credenza.
Da quegli anni, che alle nostre più giovani strumentiste sembrano lontanissimi, le donne hanno conquistato sempre più importanza nella nostra associazione. Le prime rappresentanti che entrarono a far parte del Consiglio Direttivo portarono con loro idee coraggiose e geniali, spirito d’iniziativa e quel tocco di ponderata saggezza che a volte mancava alla controparte maschile. Questo permise di perfezionare l’organizzazione e la funzionalità di quella “microsocietà”, cioè di quell’ambiente sociale riprodotto in piccolo, quale può essere una associazione “viva” come la nostra, che senza il contributo e l’apporto completo di tutte le sue componenti perderebbe di significato.
Gli elenchi periodici dei componenti parlano chiari, ormai la presenza femminile oltre che costante è anche massiccia e uniformemente distribuita.
Infatti scorrendo i nominativi e i relativi strumenti, balza all’occhio che l’unica famiglia per così dire inviolata è quella dei basso tuba, che forse per la mole o per chissà quale motivazione è ancora (nella nostra banda) prettamente maschile. Persino nel reparto percussioni, che come già citato era spesso lasciato come ultima scelta, le donne hanno rappresentato in un certo periodo la maggioranza.
È il 1970 quando anche in Valle Camonica, e precisamente nella nostra Banda, inizia a suonare, come musicante effettivo, la flautista Delia Domestici.
Ma come ci ha raccontato lei stessa, la strada per arrivare a quella meta, fu irta di ostacoli.
Due anni prima intraprese l’apprendimento della musica con altre due ragazze che però, per diversi motivi, non riuscirono a concretizzare i loro studi con l’entrata nel corpo musicale: una dovette abbandonare perché la sua famiglia si trasferì, l’altra, quando ormai era pronta per il debutto, fu costretta a lasciare tutto per l’opposizione dei suoi genitori, e per il dissenso di parenti e amici.
Ma anche per Delia Domestici i primi anni non furono tranquilli, poiché dovette resistere alle costanti critiche che da più parti le venivano fatte: “Signore interessate” la seguivano di nascosto per sincerarsi della sua presenza alle prove (probabilmente non avevano di meglio da fare).
Persino il parroco di Darfo di quel periodo, in una omelia si schierò con i “benpensanti”, criticando la presenza di una ragazza in mezzo ad un organico formato da molti maschi.
Il padre infine, per far tacere le maldicenze, entrò a far parte come piattista nella banda per un periodo sufficiente a far cadere tutte le montature.
Ma fu senza alcun dubbio la grande passione per la musica che sorresse Delia a continuare nel suo difficile e pionieristico intento, incitata prima di tutto dai suoi insegnanti (Giuseppe Salvini, Maestro Direttore e Antonio Raco, Maestro del corso di orientamento musicale), e da tutti i giovani della banda, felici di avere fra le loro fila una rappresentante femminile.
Grazie alla costanza della nostra prima componente, altre giovani seguirono l’esempio fino ad arrivare ad oggi quando troviamo una rappresentanza femminile superiore a quella maschile.
Nei primi anni le ragazze sceglievano esclusivamente tra questi due strumenti: clarinetto e flauto, perché erroneamente ritenuti gli unici adatti al presunto sesso debole.
Negli anni successivi questo pregiudizio venne meno e le ragazze cominciarono ad orientarsi verso ogni tipo di strumento; oggi infatti troviamo, tra le nostre componenti, ragazze che suonano anche trombe, corni, saxofoni, percussioni, senza per questo sentirsi meno femminili.
All’inizio neppure i musicanti anziani vedevano di buon occhio l’entrata delle ragazze in banda perché pensavano che una volta “fatto il moroso” avrebbero abbandonato.
Il fatto di avere nell’organico ragazze da anni fidanzate e anche sposate smentisce questa credenza.
Da quegli anni, che alle nostre più giovani strumentiste sembrano lontanissimi, le donne hanno conquistato sempre più importanza nella nostra associazione. Le prime rappresentanti che entrarono a far parte del Consiglio Direttivo portarono con loro idee coraggiose e geniali, spirito d’iniziativa e quel tocco di ponderata saggezza che a volte mancava alla controparte maschile. Questo permise di perfezionare l’organizzazione e la funzionalità di quella “microsocietà”, cioè di quell’ambiente sociale riprodotto in piccolo, quale può essere una associazione “viva” come la nostra, che senza il contributo e l’apporto completo di tutte le sue componenti perderebbe di significato.
Gli elenchi periodici dei componenti parlano chiari, ormai la presenza femminile oltre che costante è anche massiccia e uniformemente distribuita.
Infatti scorrendo i nominativi e i relativi strumenti, balza all’occhio che l’unica famiglia per così dire inviolata è quella dei basso tuba, che forse per la mole o per chissà quale motivazione è ancora (nella nostra banda) prettamente maschile. Persino nel reparto percussioni, che come già citato era spesso lasciato come ultima scelta, le donne hanno rappresentato in un certo periodo la maggioranza.
Una banda completa di donne americane
La Banda musicale di Darfo Boario Terme annovera tra i suoi componenti anche una rappresentante del gentil sesso. E' questa una nota gentile in un'organizzazione tradizionalmente monopolizzata dagli uomini.
Anche l’accesso al ruolo di Direttore, cosa che un tempo si stentava persino ad immaginare, è divenuto realtà grazie ad una musicante (figlia d’arte nonché dell’attuale maestro Alberti), uscita nientemeno che dalle nostre file, che da qualche anno è salita sulla pedana di “Maestra” della Banda Giovanile.
I problemi legati alla frequenza ci sono, ma non più che tra gli uomini.
E’ vero che la maternità spesso allontana, ma a volte passato qualche anno si ritorna.
Ci sono casi di bambini che cresciuti seguono i genitori e entrano a far parte dell’organico e il vivaio è abbastanza fornito visto che i figli dei musicanti attivi al momento sono 13 di cui 5 nati da coppie interamente “bandiste”.
In fin dei conti, consultando un qualsiasi dizionario viene riportato che BANDA è un sostantivo FEMMINILE.
I problemi legati alla frequenza ci sono, ma non più che tra gli uomini.
E’ vero che la maternità spesso allontana, ma a volte passato qualche anno si ritorna.
Ci sono casi di bambini che cresciuti seguono i genitori e entrano a far parte dell’organico e il vivaio è abbastanza fornito visto che i figli dei musicanti attivi al momento sono 13 di cui 5 nati da coppie interamente “bandiste”.
In fin dei conti, consultando un qualsiasi dizionario viene riportato che BANDA è un sostantivo FEMMINILE.
55 1968 Quello che fu considerato l'80° anniversario
LibroNel 1968 si commemorò l’ottantesimo anniversario della Banda Cittadina di Darfo, che proprio in quell’anno veniva insignita del titolo di città. Oggi, con le informazioni a ns. disposizione, sappiamo che in quell’anno non cadeva proprio nessuna ricorrenza speciale, (il ns. complesso fu fondato nel 1853 non nel 1888), ma allora le fonti storiche parlavano diversamente. Il “Giornale di Brescia” del 14 Gennaio 1969 così descrisse i festeggiamenti e le premiazioni:
“Un avvenimento tanto singolare ed importante non poteva passare sotto silenzio, per cui, qualche giorno fa, si è svolta una manifestazione, semplice e familiare, promossa dalla presidenza del sodalizio stesso consistita nella sfilata della banda per le vie della città, che ha fatto riecheggiare allegri brani musicali, accolti con simpatia dai cittadini. Poi, Messa nella Parrocchiale di Darfo, in suffragio dei musicanti e dirigenti defunti. Il rito è stato celebrato da Monsignor Bassi; il quale ha saputo molto bene rievocare e ricordare le figure dei dirigenti e dei musicanti scomparsi. Indi, banchetto sociale presso l’albergo della Posta, al quale sono intervenuti, coi musicanti e il consiglio del sodalizio, alcune autorità civiche, gli assessori Biondi, Pedersoli, Biasini e Sangalli, nonché il cavalier Pietro Burlotti, generoso Oblatore. Durante i brevi discorsi di rito, al levar delle mense, si è ricordato, fra gli altri, il compianto Commendator Zaccaria Fagioli, che fu per molti anni presidente onorario e benefattore del corpo musicale. Si è colta l’occasione di premiare con medaglie e pergamene i più anziani musicanti ancora in attività.
I loro nomi: Giovanni Abondio che ha 46 anni di servizio, Luigi Tedeschi, 35, Pietro Tedeschi, 35, Giacomo Pedersoli, 32, Dante Pellegrinelli, 23, Battista Franzini, Delio Carboni Tassi, Battista Bianchini e Giacinto Fontana, tutti con 22 anni. Ai musicanti con un’anzianità superiore ai 30 anni è stata consegnata una medaglia d’oro agli altri d’argento. Erano pure fra gli ospiti d’onore due anziani musicanti, Angelo Salvini e Giovanni Minini. che hanno al loro attivo 50 anni di attività.”
“Un avvenimento tanto singolare ed importante non poteva passare sotto silenzio, per cui, qualche giorno fa, si è svolta una manifestazione, semplice e familiare, promossa dalla presidenza del sodalizio stesso consistita nella sfilata della banda per le vie della città, che ha fatto riecheggiare allegri brani musicali, accolti con simpatia dai cittadini. Poi, Messa nella Parrocchiale di Darfo, in suffragio dei musicanti e dirigenti defunti. Il rito è stato celebrato da Monsignor Bassi; il quale ha saputo molto bene rievocare e ricordare le figure dei dirigenti e dei musicanti scomparsi. Indi, banchetto sociale presso l’albergo della Posta, al quale sono intervenuti, coi musicanti e il consiglio del sodalizio, alcune autorità civiche, gli assessori Biondi, Pedersoli, Biasini e Sangalli, nonché il cavalier Pietro Burlotti, generoso Oblatore. Durante i brevi discorsi di rito, al levar delle mense, si è ricordato, fra gli altri, il compianto Commendator Zaccaria Fagioli, che fu per molti anni presidente onorario e benefattore del corpo musicale. Si è colta l’occasione di premiare con medaglie e pergamene i più anziani musicanti ancora in attività.
I loro nomi: Giovanni Abondio che ha 46 anni di servizio, Luigi Tedeschi, 35, Pietro Tedeschi, 35, Giacomo Pedersoli, 32, Dante Pellegrinelli, 23, Battista Franzini, Delio Carboni Tassi, Battista Bianchini e Giacinto Fontana, tutti con 22 anni. Ai musicanti con un’anzianità superiore ai 30 anni è stata consegnata una medaglia d’oro agli altri d’argento. Erano pure fra gli ospiti d’onore due anziani musicanti, Angelo Salvini e Giovanni Minini. che hanno al loro attivo 50 anni di attività.”
Discorso del Presidente Ducoli accanto al maestro G.Ligasacchi, alla preside Biondi ed all'Anziano suonatore Angelo Salvini nell'80° anniversario.
Inaugurazione Sacrario Caduti in Boario Terme, 9 Ottobre 1966
54 Ingresso del Curato a Boario
LibroMolte volte la leggerezza con cui il Consiglio Direttivo accettava i servizi richiesti senza interpellare i musicanti, costringeva la banda a presentarsi con un organico ridotto nel numero, poiché alcuni bandisti erano già impegnati per il giorno in questione. Unico modo a disposizione per ovviare a questo problema era il chiedere ad altri strumentisti dei dintorni (chiamati aiuti) di sostituire i loro colleghi bandisti. Era raro che essi non accettassero, perchè in questi casi l’invito era corredato da un compenso (giustamente).
Il protagonista dell’aneddoto che andremo a raccontare ora, riportato sempre da Gino ai redattori della prima edizione del libro sulla banda (1988), è appunto uno di questi “sostituti”. Successe che la nostra banda venne chiamata a prestare un servizio a Boario. Pochi giorni prima dell’impegno però, essendo venute a mancare tutte le trombe, si dovette cercare uno strumentista esterno e lo si convinse dicendogli che si sarebbe dovute suonare solo “un paio di marcette”. Nonostante l’acquisto dell’ultim’ora, la banda si presentò a Boario con soli 13 elementi.
Terminata la seconda marcia, il nostro “aiuto, interpretando alla lettera ciò che gli era stato detto, ritenne il suo impegno assolto, e se ne andò. A questo suo gesto, un musicante si arrabbiò furiosamente poichè era venuto a mancare il sostegno dell’unica tromba e prese anch’egli la via di casa, lasciando che il servizio venisse terminato dal resto della banda, che oramai contava solo 11 elementi, cassa e piatti compresi. L’articolo che si lesse sul “Giornale di Brescia” diceva che la Banda Cittadina di Darfo risultava composta solamente da una dozzina di elementi.
Il protagonista dell’aneddoto che andremo a raccontare ora, riportato sempre da Gino ai redattori della prima edizione del libro sulla banda (1988), è appunto uno di questi “sostituti”. Successe che la nostra banda venne chiamata a prestare un servizio a Boario. Pochi giorni prima dell’impegno però, essendo venute a mancare tutte le trombe, si dovette cercare uno strumentista esterno e lo si convinse dicendogli che si sarebbe dovute suonare solo “un paio di marcette”. Nonostante l’acquisto dell’ultim’ora, la banda si presentò a Boario con soli 13 elementi.
Terminata la seconda marcia, il nostro “aiuto, interpretando alla lettera ciò che gli era stato detto, ritenne il suo impegno assolto, e se ne andò. A questo suo gesto, un musicante si arrabbiò furiosamente poichè era venuto a mancare il sostegno dell’unica tromba e prese anch’egli la via di casa, lasciando che il servizio venisse terminato dal resto della banda, che oramai contava solo 11 elementi, cassa e piatti compresi. L’articolo che si lesse sul “Giornale di Brescia” diceva che la Banda Cittadina di Darfo risultava composta solamente da una dozzina di elementi.
53 Pietro Ducoli (03/06/1922 - 25/11/1977)
LibroAlcune delle pagine più significative degli ultimi mesi del 1975 tratte dal diario tenuto dal Presidente Pietro Ducoli.
Quando nel 1963 il Gheza si dimise le condizioni della Banda divennero davvero precarie e si minacciò lo scioglimento.
Ma la grande passione di buona parte dei musicanti e di benemeriti concittadini affezionati alla Banda, espressione artistica del loro comune, sollecitò la giunta comunale a provvedere a questa crisi dal punto di vista finanziario, ma soprattutto ponendo alla presidenza del sodalizio un nuovo responsabile che facesse le veci del Gheza. L’allora sindaco Giacomo Cemmi rispose prontamente a questo stimolo convocando 12 musicanti anziani in una tavola rotonda, dove si deliberò di passare la carica di “presidente della banda cittadina” al consigliere comunale ragionier Pietro Ducoli che nel gennaio 1964 cominciò il suo nuovo lavoro.
Basta un suo scritto del 9 dicembre 1964 a testimoniare con quale spirito egli accettò il nuovo compito e a giustificare il dinamismo del suo intervento nelle vicende della Banda fino alla sua morte sopravvenuta il 25 novembre 1977: “… Da parecchi mesi ho avuto l’incarico dall’amministrazione comunale di Darfo, di seguire da vicino i problemi e le esigenze del corpo bandistico locale. Volentieri ho accettato questo incarico perché, e come appassionato e come sostenitore dell’istituzione, sarei ben felice di vederla risorgere e farsi onore, come è sempre stato nel passato, tra i migliori complessi musicali della provincia… ”.
I musicanti che lo conobbero lo ricordano come una persona colta e intelligente, grande appassionato di musica seppure non suonatore.
Carattere accentratore, aveva una innata propensione alle attività di servizio pubblico che lo videro sempre impegnato e in prima linea, incurante delle critiche e delle incomprensioni.
Consigliere comunale dal 1951 al 1970 ricoprì anche la carica di Assessore effettivo dal gennaio 1952 all’agosto del 1965; presidente dell’Ospedale Civile di Darfo dal 1970 al 1975; delegato zonale (Valle Camonica) dell’Associazione Provinciale Artigiani; presidente dell’associazione ex Combattenti e Reduci di Darfo B.T. e consigliere della Federazione provinciale; presidente della Banda cittadina e poco dopo Consigliere Nazionale dell’A.N.B.I.M.A. per la Regione Lombardia succedendo al Cav. Vicari.
Per questi suoi impegni nella vita pubblica con decreto del capo dello Stato in data 27 dicembre 1975 fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica Italiana”.
Il suo lavoro per la banda fu davvero intenso e ne è la prova la notevole mole di documenti conservati, riordinati e minuziosamente catalogati, da cui possiamo facilmente ricostruire per filo e per segno ogni avvenimento successo negli anni dal 64 al 78.
In queste cartelle si trova la registrazione dettagliata di entrate e uscite, servizi e concerti fatti, concorsi organizzati e frequentati.
Sono conservate lettere (ognuna ancora nella propria busta) di corrispondenza con le Associazioni Musicali di altri paesi, per uno scambio culturale; con tutte le industrie della valle, per richiesta di sovvenzioni; con le varie associazioni musicali fra le quali A.N.B.I.M.A. ed E.R.L.I.D.A.M., per aprirsi alla cultura musicale nazionale.
Ma soprattutto sono per noi di grande interesse gli appunti privati che egli allegava alla documentazione ufficiale di ogni riunione del consiglio direttivo: in essi emerge in maniera schietta, con un linguaggio conciso ma brillante, la sua interpretazione sulle vicende più caratteristiche che fecero la storia della Banda in quegli anni.
Anni che ebbero grande significato su scala europea per il movimento del ‘68 che “smosse” anche gli statuti della nostra associazione.
Nel suo lavoro di presidente, pur essendo aiutato dai segretari Lorenzo Faustinoni, Luigi Tedeschi e Egidio Salvetti, evadeva tutta la parte amministrativa‑burocratica del Corpo Bandistico anche con l’aiuto delle impiegate del suo ufficio di commercialista; per questo, quando mancò, non furono poche le difficoltà incontrate da chi mise mano ai vari incartamenti per continuare logicamente la tenuta amministrativa.
Nel consiglio direttivo, vero organo del quale il presidente esercita il suo compito, fu nei primi anni accompagnato da quei musicanti anziani che si riunirono col sindaco nella famosa “tavola rotonda”, fra i quali Abondio Giovanni, Pellegrinelli Dante, Tedeschi Luigi, Broggi Bruno. Negli anni successivi, nella eco del ‘68, il consiglio direttivo vide un calo della propria età media, con l’ingresso dei giovani Alberti Vittorio, Zelaschi Ugo, poi Alberti Guerrino, che vollero imprimere una svolta innovativa alla struttura, movimentando un po’ lo stile del Ducoli, più conservatore, come del resto i musicanti anziani.
Ma la grande passione di buona parte dei musicanti e di benemeriti concittadini affezionati alla Banda, espressione artistica del loro comune, sollecitò la giunta comunale a provvedere a questa crisi dal punto di vista finanziario, ma soprattutto ponendo alla presidenza del sodalizio un nuovo responsabile che facesse le veci del Gheza. L’allora sindaco Giacomo Cemmi rispose prontamente a questo stimolo convocando 12 musicanti anziani in una tavola rotonda, dove si deliberò di passare la carica di “presidente della banda cittadina” al consigliere comunale ragionier Pietro Ducoli che nel gennaio 1964 cominciò il suo nuovo lavoro.
Basta un suo scritto del 9 dicembre 1964 a testimoniare con quale spirito egli accettò il nuovo compito e a giustificare il dinamismo del suo intervento nelle vicende della Banda fino alla sua morte sopravvenuta il 25 novembre 1977: “… Da parecchi mesi ho avuto l’incarico dall’amministrazione comunale di Darfo, di seguire da vicino i problemi e le esigenze del corpo bandistico locale. Volentieri ho accettato questo incarico perché, e come appassionato e come sostenitore dell’istituzione, sarei ben felice di vederla risorgere e farsi onore, come è sempre stato nel passato, tra i migliori complessi musicali della provincia… ”.
I musicanti che lo conobbero lo ricordano come una persona colta e intelligente, grande appassionato di musica seppure non suonatore.
Carattere accentratore, aveva una innata propensione alle attività di servizio pubblico che lo videro sempre impegnato e in prima linea, incurante delle critiche e delle incomprensioni.
Consigliere comunale dal 1951 al 1970 ricoprì anche la carica di Assessore effettivo dal gennaio 1952 all’agosto del 1965; presidente dell’Ospedale Civile di Darfo dal 1970 al 1975; delegato zonale (Valle Camonica) dell’Associazione Provinciale Artigiani; presidente dell’associazione ex Combattenti e Reduci di Darfo B.T. e consigliere della Federazione provinciale; presidente della Banda cittadina e poco dopo Consigliere Nazionale dell’A.N.B.I.M.A. per la Regione Lombardia succedendo al Cav. Vicari.
Per questi suoi impegni nella vita pubblica con decreto del capo dello Stato in data 27 dicembre 1975 fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica Italiana”.
Il suo lavoro per la banda fu davvero intenso e ne è la prova la notevole mole di documenti conservati, riordinati e minuziosamente catalogati, da cui possiamo facilmente ricostruire per filo e per segno ogni avvenimento successo negli anni dal 64 al 78.
In queste cartelle si trova la registrazione dettagliata di entrate e uscite, servizi e concerti fatti, concorsi organizzati e frequentati.
Sono conservate lettere (ognuna ancora nella propria busta) di corrispondenza con le Associazioni Musicali di altri paesi, per uno scambio culturale; con tutte le industrie della valle, per richiesta di sovvenzioni; con le varie associazioni musicali fra le quali A.N.B.I.M.A. ed E.R.L.I.D.A.M., per aprirsi alla cultura musicale nazionale.
Ma soprattutto sono per noi di grande interesse gli appunti privati che egli allegava alla documentazione ufficiale di ogni riunione del consiglio direttivo: in essi emerge in maniera schietta, con un linguaggio conciso ma brillante, la sua interpretazione sulle vicende più caratteristiche che fecero la storia della Banda in quegli anni.
Anni che ebbero grande significato su scala europea per il movimento del ‘68 che “smosse” anche gli statuti della nostra associazione.
Nel suo lavoro di presidente, pur essendo aiutato dai segretari Lorenzo Faustinoni, Luigi Tedeschi e Egidio Salvetti, evadeva tutta la parte amministrativa‑burocratica del Corpo Bandistico anche con l’aiuto delle impiegate del suo ufficio di commercialista; per questo, quando mancò, non furono poche le difficoltà incontrate da chi mise mano ai vari incartamenti per continuare logicamente la tenuta amministrativa.
Nel consiglio direttivo, vero organo del quale il presidente esercita il suo compito, fu nei primi anni accompagnato da quei musicanti anziani che si riunirono col sindaco nella famosa “tavola rotonda”, fra i quali Abondio Giovanni, Pellegrinelli Dante, Tedeschi Luigi, Broggi Bruno. Negli anni successivi, nella eco del ‘68, il consiglio direttivo vide un calo della propria età media, con l’ingresso dei giovani Alberti Vittorio, Zelaschi Ugo, poi Alberti Guerrino, che vollero imprimere una svolta innovativa alla struttura, movimentando un po’ lo stile del Ducoli, più conservatore, come del resto i musicanti anziani.
Il presidente cav. Giocvanni Chini ed il sindaco Baisini consegnano a Nino Ducoli una targa a ricordo della memoria del padre Pietro, in riconoscenza per l'attività svolta in tre lustri come presidente dell'associazione.
Ennesima richiesta di aiuti finanziari all'amministrazione di Darfo.
52 Maestro Giuseppe Macario
LibroGiuseppe Macario nacque a Lovere il 30 Marzo 1898 da Bartolomea e da “Angel Michele”. Probabilmente dal padre, musicista e sagrista nella parrocchiale loverese, ereditò quella naturale disposizione alla musica che dopo un lungo cammino di studi iniziati all’accademia Tadini (dove la cattedra era allora presieduta dal maestro Ravelli di Bergamo) e proseguiti al Conservatorio di Milano sotto la guida del grande compositore ed organista Antonio Galliera, lo portò a livelli artistici davvero eccezionali. Dopo aver conseguito il diploma di maestro non gli fu più possibile continuare gli studi di composizione, a causa di gravi problemi famigliari. Così a 22 anni iniziò la carriera di insegnante di pianoforte all’accademia Tadini e fu professore di musica all’avviamento e alle scuole medie. Ebbe scolaresche di 30-40 allievi e ad essi non solo insegnò la tecnica, ma anche l’amore per la buona musica, unito a vere e proprie lezioni di vita. In effetti l’insegnamento fu la sua vocazione.
Accanto ad esso però seppe sostenere l’incarico di organista della parrocchiale e Maestro della Schola Cantorum di Lovere; diresse la Banda Loverese fino intorno agli anni Sessanta. In Vallecamonica fu conosciuto per i servizi che prestò come organista liturgico mentre in provincia il suo nome si diffuse quando, negli anni Trenta, fu al pianoforte del “Trio di Lovere” con il professor Scalzi al Violoncello ed il prof. Giustini al violino.
La sua collaborazione con la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme cominciò intorno agli anni 1919 - 1920. Fu ancora direttore negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale e, per la terza volta, alla fine degli anni Cinquanta fino al Dicembre 1962, quando si dimise, un po’ per l’età, un po’ per alcune incomprensioni dovute alla scarsa affluenza alle prove di parecchi musicanti.
Accanto ad esso però seppe sostenere l’incarico di organista della parrocchiale e Maestro della Schola Cantorum di Lovere; diresse la Banda Loverese fino intorno agli anni Sessanta. In Vallecamonica fu conosciuto per i servizi che prestò come organista liturgico mentre in provincia il suo nome si diffuse quando, negli anni Trenta, fu al pianoforte del “Trio di Lovere” con il professor Scalzi al Violoncello ed il prof. Giustini al violino.
La sua collaborazione con la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme cominciò intorno agli anni 1919 - 1920. Fu ancora direttore negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale e, per la terza volta, alla fine degli anni Cinquanta fino al Dicembre 1962, quando si dimise, un po’ per l’età, un po’ per alcune incomprensioni dovute alla scarsa affluenza alle prove di parecchi musicanti.
"VITA NOSTRA" anno 1964. Il Comm. Zaccaria Fagioli, presidente onorario della Banda Musicale Cittadina e generoso oblatore, riceve dalle mani del Sindaco, dott. Giacomo Cemmi, e dal Maestro Giuseppe Macario, una medaglia d'oro e l'attestato di benemerenza.
La sua notevole preparazione musicale, unita ad un carattere conciliante, gli permise di ottenere sempre il massimo dai musicanti (a Darfo come in altre bande).
I nostri musicanti anziani ricordano ancora delle esecuzioni di brani assai difficili, a cui il maestro Macario sapeva dare delle personalissime interpretazioni.
Rimase legato alla nostra banda anche dopo averla lasciata, tenendosi informato dell’andamento con numerose lettere al segretario e con sani “interrogatori” ad ogni musicante che incontrava.
I nostri musicanti anziani ricordano ancora delle esecuzioni di brani assai difficili, a cui il maestro Macario sapeva dare delle personalissime interpretazioni.
Rimase legato alla nostra banda anche dopo averla lasciata, tenendosi informato dell’andamento con numerose lettere al segretario e con sani “interrogatori” ad ogni musicante che incontrava.
Ponte di Legno, carnevale 1965.
Erbanno 4 novembre1962, oratore Don Guido Turla
Capodanno del 1965. A tavola all'Albergo Posta.
70° anniversario. Il Maestro Macario posa con i suoi musicanti.