Libro
51 1963 Festival complessi bandistici
LibroQuesto evento fu quello conclusivo del ciclo straordinario di incontri musicali che Lorenzo Faustinoni riuscì ad organizzare a Darfo Boario Terme. Se nel 1960, nel 1961 e nel 1962 si erano tenuti festival-concorso, nel 1963 si preferì optare per il solo raduno.
Le bande partecipanti furono dieci, e fra di esse fu un grande piacere per tutti rivedere la Banda Cittadina di Salò, benevolmente dimentica della amara esperienza di 3 anni prima.
La manifestazione, patrocinata ancora un volta dalla Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, si tenne nella giornata del 1 Settembre e fu un successo, come le precedenti naturalmente.
Lorenzo Faustinoni era però stanco. Alcune piccole incomprensioni con il nuovo Consiglio Direttivo lo convinsero a lasciare, nel Febbraio 1964, la carica di segretario che così bene aveva saputo ricoprire. Di lì a poco decise di troncare anche la sua attività di musicante.
L’uscita di scena del Faustinoni chiuse la stagione dei concorsi e dei raduni a Darfo Boario Terme, almeno per quanto riguarda gli anni Sessanta. Bisognerà aspettare il 1971 infatti per ritrovare eventi di tale portata.
Le bande partecipanti furono dieci, e fra di esse fu un grande piacere per tutti rivedere la Banda Cittadina di Salò, benevolmente dimentica della amara esperienza di 3 anni prima.
La manifestazione, patrocinata ancora un volta dalla Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, si tenne nella giornata del 1 Settembre e fu un successo, come le precedenti naturalmente.
Lorenzo Faustinoni era però stanco. Alcune piccole incomprensioni con il nuovo Consiglio Direttivo lo convinsero a lasciare, nel Febbraio 1964, la carica di segretario che così bene aveva saputo ricoprire. Di lì a poco decise di troncare anche la sua attività di musicante.
L’uscita di scena del Faustinoni chiuse la stagione dei concorsi e dei raduni a Darfo Boario Terme, almeno per quanto riguarda gli anni Sessanta. Bisognerà aspettare il 1971 infatti per ritrovare eventi di tale portata.
Il Senatore A.Donati,affiancato dal Presidente della Banda di Darfo Dott. Pacifico Gheza, consegna il premio "Anfora d'argento 1960"
Depliant della Manifestazione
50 Un problema con la S.I.A.E
LibroTra le molteplici spese che gravano sul bilancio di gestione della nostra banda ci sono naturalmente le tasse ma anche l’obbligo di versare un particolare tipo di contributo.
A riscuotere questo “gruzzolo” ci pensa la S.I.A.E. (Società Italiana Autori Editori).
E’ questo un ente che difende i diritti finanziari di autori di musica, scrittori… e degli editori che ne pubblicano le opere.
Tutti questi però devono essere iscritti alla S.I.A.E. e per gli autori di musica ciò comporta la promozione ad un esame di ammissione.
L’opera di un musicista iscritto, così, viene tutelata da copiature e dalla diffusione gratuita del prodotto; egli infatti percepisce un compenso ogni qualvolta, in occasione di manifestazioni o altro, esso viene usato. Infatti, ad un concerto (come al cinema o a teatro) ogni spettatore, pagando, riceve un biglietto marchiato dalla S.I.A.E.; questa si assicura così una quota dell’intero prezzo che dividerà, in percentuali differenti, fra l’autore (o gli autori) della musica eseguita, le sue casse e quelle dello Stato Italiano (sotto forma di vere e proprie tasse).
Se il pubblico non paga il biglietto, come ad esempio ad un concerto della Banda, chi esegue la musica paga di tasca propria la quota dovuta alla S.I.A.E. in base al numero dei pezzi eseguiti e programmati, compilando un apposito foglio chiamato “Borderò” che viene consegnato all’ufficio S.I.A.E. della zona.
A che tutto funzioni come stabilito sono preposti degli agenti con la facoltà di controllare l’esatta compilazione dei borderò, la reale corrispondenza dei brani eseguiti e la regolarità dei permessi.
Fu proprio uno di questi agenti che, durante il concorso organizzato dalla Banda di Darfo nel Settembre 1960 a Boario,riscontrò una discordanza fra brani eseguiti e brani programmati, contestando alla nostra banda l’accaduto in quanto responsabile dell’organizzazione.
L’irregolarità consisteva nel fatto che due brani, per l’esattezza “Strisce e Stelle” e “Poeta e Contadino” non erano stati programmati. L’allora segretario non si perse d’animo e con una lettera di risposta si giustificò dicendo che la compilazione dei borderò era totalmente a cura delle varie bande partecipanti e pertanto non si poteva imputare nessuna responsabilità all’organizzazione.
Inoltre, la banda che probabilmente eseguì i pezzi “incriminati” possedeva uno speciale permesso dell’ufficio S.I.A.E. della zona di provenienza.
Aggiunse infine che quel giorno si trovava di passaggio a Boario una banda del milanese in gita sociale, del tutto estranea alla manifestazione; non poteva così escludere la possibilità che gli agenti avessero assistito a esecuzioni effettuate da questa banda scambiandola per una di quelle partecipanti al raduno.
Il Faustinoni concluse la lettera scusandosi per la tardiva risposta essendo stato in quel periodo impegnato per l’alluvione che aveva distrutto in quei giorni tutto il materiale didattico e musicale con l’allagamento della nostra sede.
I responsabili della S.I.A.E. giudicarono giusta la replica del nostro segretario e, forse anche per non infierire ulteriormente verso chi già tanto aveva subito, condonarono la penale ed archiviarono il caso ammonendoci però per il futuro con la richiesta di una più attenta ed accurata programmazione, a rispetto dei documenti.
A riscuotere questo “gruzzolo” ci pensa la S.I.A.E. (Società Italiana Autori Editori).
E’ questo un ente che difende i diritti finanziari di autori di musica, scrittori… e degli editori che ne pubblicano le opere.
Tutti questi però devono essere iscritti alla S.I.A.E. e per gli autori di musica ciò comporta la promozione ad un esame di ammissione.
L’opera di un musicista iscritto, così, viene tutelata da copiature e dalla diffusione gratuita del prodotto; egli infatti percepisce un compenso ogni qualvolta, in occasione di manifestazioni o altro, esso viene usato. Infatti, ad un concerto (come al cinema o a teatro) ogni spettatore, pagando, riceve un biglietto marchiato dalla S.I.A.E.; questa si assicura così una quota dell’intero prezzo che dividerà, in percentuali differenti, fra l’autore (o gli autori) della musica eseguita, le sue casse e quelle dello Stato Italiano (sotto forma di vere e proprie tasse).
Se il pubblico non paga il biglietto, come ad esempio ad un concerto della Banda, chi esegue la musica paga di tasca propria la quota dovuta alla S.I.A.E. in base al numero dei pezzi eseguiti e programmati, compilando un apposito foglio chiamato “Borderò” che viene consegnato all’ufficio S.I.A.E. della zona.
A che tutto funzioni come stabilito sono preposti degli agenti con la facoltà di controllare l’esatta compilazione dei borderò, la reale corrispondenza dei brani eseguiti e la regolarità dei permessi.
Fu proprio uno di questi agenti che, durante il concorso organizzato dalla Banda di Darfo nel Settembre 1960 a Boario,riscontrò una discordanza fra brani eseguiti e brani programmati, contestando alla nostra banda l’accaduto in quanto responsabile dell’organizzazione.
L’irregolarità consisteva nel fatto che due brani, per l’esattezza “Strisce e Stelle” e “Poeta e Contadino” non erano stati programmati. L’allora segretario non si perse d’animo e con una lettera di risposta si giustificò dicendo che la compilazione dei borderò era totalmente a cura delle varie bande partecipanti e pertanto non si poteva imputare nessuna responsabilità all’organizzazione.
Inoltre, la banda che probabilmente eseguì i pezzi “incriminati” possedeva uno speciale permesso dell’ufficio S.I.A.E. della zona di provenienza.
Aggiunse infine che quel giorno si trovava di passaggio a Boario una banda del milanese in gita sociale, del tutto estranea alla manifestazione; non poteva così escludere la possibilità che gli agenti avessero assistito a esecuzioni effettuate da questa banda scambiandola per una di quelle partecipanti al raduno.
Il Faustinoni concluse la lettera scusandosi per la tardiva risposta essendo stato in quel periodo impegnato per l’alluvione che aveva distrutto in quei giorni tutto il materiale didattico e musicale con l’allagamento della nostra sede.
I responsabili della S.I.A.E. giudicarono giusta la replica del nostro segretario e, forse anche per non infierire ulteriormente verso chi già tanto aveva subito, condonarono la penale ed archiviarono il caso ammonendoci però per il futuro con la richiesta di una più attenta ed accurata programmazione, a rispetto dei documenti.
Permesso di esecuzione rilasciato alla Banda di Darfo per l'anno 1923
49 1960-'61-'62 Concorsi a Boario
LibroBoario Terme visse, alla fine degli anni ‘50, il momento di maggiore espansione della attività turistico-alberghiera gravitante attorno alle Terme. La crisi del dopoguerra era superata, l’ottimismo era la parola d’ordine degli italiani, il divertimento prendeva il sopravvento sulle preoccupazioni. L’aumento stagionale della popolazione del comune richiese, in quegli anni, la creazione di strutture ricettive. L’età media piuttosto alta, ed i bisogni più semplici della clientela che allora frequentava lo stabilimento termale, non richiedevano la presenza di infrastrutture quali sono intese oggi in un moderno complesso turistico, ma anche allora non doveva essere trascurata la possibilità di occupare il tempo libero dei villeggianti con attività ed intrattenimenti piacevoli, consoni all’età ed ai gusti dell’epoca.
E’ qui che il binomio Banda di Darfo - Turismo termale trovò nei mesi estivi il suo momento di più concreta collaborazione. Se da una parte c’era l’opportunità di disporre del prestigio di una località rinomata per poter organizzare manifestazioni, dall’altra si coglieva l’occasione per rendere più piacevole il soggiorno dei turisti stagionali con incontri musicali allora molto apprezzati anche dal grande pubblico.
E’ qui che il binomio Banda di Darfo - Turismo termale trovò nei mesi estivi il suo momento di più concreta collaborazione. Se da una parte c’era l’opportunità di disporre del prestigio di una località rinomata per poter organizzare manifestazioni, dall’altra si coglieva l’occasione per rendere più piacevole il soggiorno dei turisti stagionali con incontri musicali allora molto apprezzati anche dal grande pubblico.
Commisisone Giudicatrice alla manifestazione del 1962.
Prima manifestazione di questo tipo fu il 1° Raduno - Concorso Bandistico Interprovinciale (1960). Dai documenti in ns. possesso non ci è possibile, purtroppo, risalire a quando ed a chi venne per primo l’idea di tenere un evento di tale portata a Darfo Boario Terme. Ma sappiamo per certo chi, con enorme scrupolo e tanta passione fu l’organizzatore preciso ed instancabile di questa manifestazione e di quelle che seguiranno nei due anni successivi: il musicante Lorenzo Faustinoni, allora segretario del Consiglio Direttivo. Fu grazie alla minuziosità con cui egli raccolse e catalogò anche il più piccolo ed apparentemente inutile documento che ci è stato possibile ricostruire e raccontare le vicende di quegli anni. Fu infatti fra le carte ingiallite comprendenti corrispondenze fra bande invitate, preventivi di spesa, fatture, ricevute, programmi, adesioni di massima, rinunce, bozze di discorsi, inviti ad autorità, richieste di aiuti finanziari, permessi S.I.A.E. e molto ancora che trovammo una lettera datata 26 Maggio, indirizzata al Faustinoni da parte del Maestro Manenti. Quest’ultimo rispondeva ad una missiva del nostro segretario, che aveva chiesto un parere autorevole in merito ad un abbozzo di programma per l’organizzazione di un raduno - concorso. Faustinoni ebbe poi utili suggerimenti e consigli riguardanti la parte artistica dal Maestro Giuseppe Macario, allora direttore della nostra banda. Venne inoltre aiutato da tutti i bandisti, i quali tra l’altro avevano il compito di ricevere ed accompagnare, a coppie, le altre associazioni.
La banda cittadina di Salò presente alla manifestazione del 1960
Certo che, quando si ha a che fare con centinaia di persone, bande, accompagnatori, autorità, giurie, pubblico…non tutto può andare per il verso giusto. Lo stesso Faustinoni raccontò ai redattori della prima edizione del libro sulla banda (1988) che la settimana di vigilia, cinque delle dieci bande che avevano aderito comunicarono di non poter partecipare al raduno-concorso. Poiché non c’era modo di risolvere la questione, dati i lunghi tempi del servizio postale, Faustinoni e l’allora vice maestro Beppe Salvini raggiunsero i rinunciatari con il mezzo più veloce in loro possesso: la lambretta.
Le argomentazioni verbali furono più efficaci di quelle scritte e la capacità persuasiva dei nostri due rappresentanti riuscì a far cambiare idea a tre delle cinque bande che avevano dato forfait, sventando il probabile insuccesso della manifestazione.
Quel primo anno furono a Darfo Boario Terme i gruppi di Cazzago S. Martino, Castro, Borgosatollo, Vilminore (per la piccola banda) Sarezzo Lovere e Salò (per la media banda).
Stando agli articoli che apparsero sui più importanti giornali di Brescia e Bergamo e a quanto riportato sulle lettere di congratulazioni giunte al Faustinoni dai partecipanti e dalla autorità invitate, l’evento ebbe un buon successo di pubblico e critica.
Il maltempo imperversò durante tutta la manifestazione e le bande furono costrette così a svolgere il finale al chiuso, contribuendo, a detta di molti, a favorire l’attenzione del pubblico ed a migliorare il clima di suspence fra le bande partecipanti. Fu un successo insomma! Dobbiamo però, per correttezza, riportare anche un parere negativo, quello che si può leggere nel bel libro di Ebranati sulla storia della Banda di Salò: quest’ultima infatti, proprio in occasione del concorso di Boario, riportò una “cocente delusione”, ritenendo di essere stata ingiustamente relegata al 3° posto, dopo una banda che, secondo loro, non aveva i requisiti richiesti dal regolamento. Purtroppo non abbiamo la possibilità né di smentire né di provare questo fatto. Il verdetto fu deciso dalla somma dei punteggi parziali che ogni membro della giuria, autonomamente, appose sulla scheda riportante diversi aspetti su cui giudicare l’esecuzione. Nessun verbale riassuntivo venne stilato; fu solo la matematica a decidere, escludendo in certa misura la possibilità di “combine”.
Le argomentazioni verbali furono più efficaci di quelle scritte e la capacità persuasiva dei nostri due rappresentanti riuscì a far cambiare idea a tre delle cinque bande che avevano dato forfait, sventando il probabile insuccesso della manifestazione.
Quel primo anno furono a Darfo Boario Terme i gruppi di Cazzago S. Martino, Castro, Borgosatollo, Vilminore (per la piccola banda) Sarezzo Lovere e Salò (per la media banda).
Stando agli articoli che apparsero sui più importanti giornali di Brescia e Bergamo e a quanto riportato sulle lettere di congratulazioni giunte al Faustinoni dai partecipanti e dalla autorità invitate, l’evento ebbe un buon successo di pubblico e critica.
Il maltempo imperversò durante tutta la manifestazione e le bande furono costrette così a svolgere il finale al chiuso, contribuendo, a detta di molti, a favorire l’attenzione del pubblico ed a migliorare il clima di suspence fra le bande partecipanti. Fu un successo insomma! Dobbiamo però, per correttezza, riportare anche un parere negativo, quello che si può leggere nel bel libro di Ebranati sulla storia della Banda di Salò: quest’ultima infatti, proprio in occasione del concorso di Boario, riportò una “cocente delusione”, ritenendo di essere stata ingiustamente relegata al 3° posto, dopo una banda che, secondo loro, non aveva i requisiti richiesti dal regolamento. Purtroppo non abbiamo la possibilità né di smentire né di provare questo fatto. Il verdetto fu deciso dalla somma dei punteggi parziali che ogni membro della giuria, autonomamente, appose sulla scheda riportante diversi aspetti su cui giudicare l’esecuzione. Nessun verbale riassuntivo venne stilato; fu solo la matematica a decidere, escludendo in certa misura la possibilità di “combine”.
Ingresso alle Terme della Banda di Cazzago San Martino vincitrice nel 1960 per la categoria "Piccola Banda"
Per quanto riguarda la non conformità al regolamento di un complesso, non abbiamo nessun documento che lo provi, essendo state le bande suddivise in categoria a seconda di quanto dichiarato dalle stesse sulla scheda di adesione. Sta di fatto che la Banda di Salò non ritirò il premio per protesta. Il Faustinoni stesso ci raccontò però che l’antichissima e gloriosa Banda di Salò si distinse, specialmente durante le sfilate, affascinando il pubblico per stile, compostezza eleganza e bravura. Quell’anno vinse Sarezzo per la categoria media banda e Cazzago S. Martino per quella di piccola banda.
Locandina della Manifestazione.
La Banda di Darfo destinò un premio speciale al maestro che, indipendentemente dalla posizione di classifica del complesso diretto, si fosse distinto alla voce “interpretazione”. Il premio Bacchetta d’Argento venne assegnato nella prima manifestazione del 1960 al maestro Ligasacchi.
La pioggia che, come abbiamo detto, imperversò su Boario durante tutta la manifestazione non fu altro che un presagio di quello che poco dopo sarebbe successo. Il 16 Settembre 1960, infatti, la bassa Vallecamonica fu devastata dall’alluvione. La sede della nostra banda, allora in via Lepetit sotto le ex-scuole elementari di Darfo, fu letteralmente sommersa. Quando le acque si abbassarono, i musicanti che per primi andarono a verificare i danni non trovarono praticamente più nulla.
Documenti, partiture e strumenti erano stati trascinati via dai vortici e distrutti.
Faustinoni raccontò che lui stesso, con serva pazienza, cercò di raccogliere alcuni foglietti di partiture, miracolosamente salvi, che galleggiavano qua e là, stendendoli poi all’aria per farli asciugare.
Tre mesi dopo, alla tradizionale uscita augurale del primo dell’anno, la banda fece il solito giro del comune suonando le sole due marce disponibili, la cui partitura era su un foglietto unico. Dimostrò così la caparbia volontà di continuare il proprio cammino umano e musicale con tutti i mezzi e in tutte le maniere possibili.
E fu con la stessa determinazione che il Faustinoni riuscì, nel 1961, a ripetere l’impresa dell’anno precedente, organizzando il 2° Raduno-Concorso Bandistico Interprovinciale.
Sull’onda della buona riuscita del 1960, e sul bisogno di una urgente ripresa economica della nostra zona, sia complessi musicali che enti finanziatori non si fecero pregare due volte per partecipare attivamente alla manifestazione. Ancora una volta l’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno si prese il maggior carico di oneri, appoggiandosi però alle ora solide “spalle” organizzative dell’ormai famoso Faustinoni. Fu un altro successo di pubblico e critica.
Vinsero il concorso del 1961 il complesso di Cazzago S. Martino per la piccola banda e quello di Melzo per la categoria media banda. Bacchetta d’ Argento, quell’anno intestata al compianto presidente della nostra banda Giusto Tedeschi scomparso nell’agosto del 1960, fu il maestro Invernizzi, direttore della Banda di Melzo.
La serie positiva di queste manifestazioni non finì qui: l’anno dopo veniva indetto il 3° Festival -Concorso Bandistico Interprovinciale, ma l’organizzazione questa vlta fu condivisa con le sedi ENAL delle province confinanti la nostra, le quali potevano iscrivere alla manifestazione un solo complesso, scelto fra tutti quelli della loro provincia. Parteciparono così le bande di Sarezzo, la Società Filarmonica “A. Guarnieri” di Cremona, l’Associazione Filarmonica “I. Capitanio” di Brescia, Governolo per Bergamo ed il corpo bandistico “Ponchielli” di Cremona. Fu un esperimento, e non mancarono le proteste di complessi che, pur avendo fatto essi stessi specifica richiesta, non fu possibile accettare fra i partecipanti.
Questo fu per il Faustinoni un grosso dispiacere, ma al tempo stesso una grande soddisfazione: la richiesta di queste bande di poter partecipare alle “sue” manifestazioni fu la dimostrazione lampante che tutti gli sforzi avevano reso importanti Darfo Boario Terme ed il suo “Festival”: si schieravano i migliori gruppi della regione; maestri famosi ed esperti del settore accettavano, con massima disponibilità, di far parte della giuria; enti comunali, provinciali, regionali e privati offrivano il proprio aiuto alla Banda di Darfo nell’organizzazione; i giornali provinciali erano sempre pronti a riportare cronache e notizie sulla manifestazione, ogni volta con tono di soddisfazione ed incoraggiamento; ma soprattutto, il pubblico, non solo i turisti stagionali ma anche la gente del nostro comune, era sempre più vicino alla banda perché si era ormai reso consapevole che anche Darfo Boario Terme aveva la sua “brava Musica”.
La pioggia che, come abbiamo detto, imperversò su Boario durante tutta la manifestazione non fu altro che un presagio di quello che poco dopo sarebbe successo. Il 16 Settembre 1960, infatti, la bassa Vallecamonica fu devastata dall’alluvione. La sede della nostra banda, allora in via Lepetit sotto le ex-scuole elementari di Darfo, fu letteralmente sommersa. Quando le acque si abbassarono, i musicanti che per primi andarono a verificare i danni non trovarono praticamente più nulla.
Documenti, partiture e strumenti erano stati trascinati via dai vortici e distrutti.
Faustinoni raccontò che lui stesso, con serva pazienza, cercò di raccogliere alcuni foglietti di partiture, miracolosamente salvi, che galleggiavano qua e là, stendendoli poi all’aria per farli asciugare.
Tre mesi dopo, alla tradizionale uscita augurale del primo dell’anno, la banda fece il solito giro del comune suonando le sole due marce disponibili, la cui partitura era su un foglietto unico. Dimostrò così la caparbia volontà di continuare il proprio cammino umano e musicale con tutti i mezzi e in tutte le maniere possibili.
E fu con la stessa determinazione che il Faustinoni riuscì, nel 1961, a ripetere l’impresa dell’anno precedente, organizzando il 2° Raduno-Concorso Bandistico Interprovinciale.
Sull’onda della buona riuscita del 1960, e sul bisogno di una urgente ripresa economica della nostra zona, sia complessi musicali che enti finanziatori non si fecero pregare due volte per partecipare attivamente alla manifestazione. Ancora una volta l’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno si prese il maggior carico di oneri, appoggiandosi però alle ora solide “spalle” organizzative dell’ormai famoso Faustinoni. Fu un altro successo di pubblico e critica.
Vinsero il concorso del 1961 il complesso di Cazzago S. Martino per la piccola banda e quello di Melzo per la categoria media banda. Bacchetta d’ Argento, quell’anno intestata al compianto presidente della nostra banda Giusto Tedeschi scomparso nell’agosto del 1960, fu il maestro Invernizzi, direttore della Banda di Melzo.
La serie positiva di queste manifestazioni non finì qui: l’anno dopo veniva indetto il 3° Festival -Concorso Bandistico Interprovinciale, ma l’organizzazione questa vlta fu condivisa con le sedi ENAL delle province confinanti la nostra, le quali potevano iscrivere alla manifestazione un solo complesso, scelto fra tutti quelli della loro provincia. Parteciparono così le bande di Sarezzo, la Società Filarmonica “A. Guarnieri” di Cremona, l’Associazione Filarmonica “I. Capitanio” di Brescia, Governolo per Bergamo ed il corpo bandistico “Ponchielli” di Cremona. Fu un esperimento, e non mancarono le proteste di complessi che, pur avendo fatto essi stessi specifica richiesta, non fu possibile accettare fra i partecipanti.
Questo fu per il Faustinoni un grosso dispiacere, ma al tempo stesso una grande soddisfazione: la richiesta di queste bande di poter partecipare alle “sue” manifestazioni fu la dimostrazione lampante che tutti gli sforzi avevano reso importanti Darfo Boario Terme ed il suo “Festival”: si schieravano i migliori gruppi della regione; maestri famosi ed esperti del settore accettavano, con massima disponibilità, di far parte della giuria; enti comunali, provinciali, regionali e privati offrivano il proprio aiuto alla Banda di Darfo nell’organizzazione; i giornali provinciali erano sempre pronti a riportare cronache e notizie sulla manifestazione, ogni volta con tono di soddisfazione ed incoraggiamento; ma soprattutto, il pubblico, non solo i turisti stagionali ma anche la gente del nostro comune, era sempre più vicino alla banda perché si era ormai reso consapevole che anche Darfo Boario Terme aveva la sua “brava Musica”.
Depiant della Manifestazione.
48 Giusto Tedeschi
LibroNato nel 1888, grandissimo appassionato di musica, dedicò tutta la vita al Corpo Musicale di Darfo, e con la sua instancabile opera di musicante prima, di “factotum” e massimo dirigente poi, lasciò un’impronta davvero eccezionale.
“Al’ Giusto”, così lo chiamavano in paese e fuori, divenne il simbolo del nostro simpatico sodalizio, donandovi parte del suo denaro ed innumerevoli ore del suo tempo libero. Per delineare appieno questa grande figura sarebbe necessario scrivere molte pagine; ma meglio di noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo (se non negli ultimi anni della sua vita), è riuscito in quest’intento in modo efficace e contenuto il suo predecessore e successore dr. Pacifico Gheza, che il 28 ottobre 1959 risponde alla lettera di dimissioni del Giusto Tedeschi, insignendolo nel contempo della Presidenza Onoraria a vita della Banda Cittadina di Darfo.
Ricordandolo, un nostro intervistato, il sig. Pietro Bertocchi, ci ha raccontato un aneddoto.
All’epoca in cui la Banda era diretta dal Maestro Vasini, era in programma un brano tratto dall’opera “La Traviata”, in cui il Giusto (allora suonatore di bombardino) doveva eseguire due o tre battute d’assolo. Pur rivelandosi in futuro un bravissimo dirigente, era musicalmente poco dotato, tanto è vero che il maestro, “molto puntiglioso”, gli fece ripetere lo stesso passo più volte.
Ma nonostante le innumerevoli prove e la sua smisurata passione per la musica, il “Giusto” non riusciva ad attaccare nel momento dovuto, né ad eseguire il brano come il Vasini voleva. Si giunse così alla prova generale, il sabato prima del concerto. Purtroppo la situazione non era migliorata e, subito dopo l’approssimativo assolo, al Vasini, inferocito, sfuggi l’appellativo di “assassino” rivolto al povero musicante che, fraintendendo, si avventò molto risentito, verso il maestro.
Subito, il Vasini, si scusò specificando che “assassino” era da intendersi musicalmente, per il modo in cui aveva trattato quella pagina di Giuseppe Verdi. Il nostro “Giusto”, accettate le scuse del maestro, tornò al proprio posto. Il giorno dopo, al concerto, nell’assolo il futuro presidente non migliorò di molto la sua prestazione, e fu forse anche questo episodio che lo convinse a dedicarsi sempre più alla parte organizzativa della banda, tralasciando un poco alla volta quella musicale, mantenendo però inalterata la grande passione per la musica.
“Al’ Giusto”, così lo chiamavano in paese e fuori, divenne il simbolo del nostro simpatico sodalizio, donandovi parte del suo denaro ed innumerevoli ore del suo tempo libero. Per delineare appieno questa grande figura sarebbe necessario scrivere molte pagine; ma meglio di noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo (se non negli ultimi anni della sua vita), è riuscito in quest’intento in modo efficace e contenuto il suo predecessore e successore dr. Pacifico Gheza, che il 28 ottobre 1959 risponde alla lettera di dimissioni del Giusto Tedeschi, insignendolo nel contempo della Presidenza Onoraria a vita della Banda Cittadina di Darfo.
Ricordandolo, un nostro intervistato, il sig. Pietro Bertocchi, ci ha raccontato un aneddoto.
All’epoca in cui la Banda era diretta dal Maestro Vasini, era in programma un brano tratto dall’opera “La Traviata”, in cui il Giusto (allora suonatore di bombardino) doveva eseguire due o tre battute d’assolo. Pur rivelandosi in futuro un bravissimo dirigente, era musicalmente poco dotato, tanto è vero che il maestro, “molto puntiglioso”, gli fece ripetere lo stesso passo più volte.
Ma nonostante le innumerevoli prove e la sua smisurata passione per la musica, il “Giusto” non riusciva ad attaccare nel momento dovuto, né ad eseguire il brano come il Vasini voleva. Si giunse così alla prova generale, il sabato prima del concerto. Purtroppo la situazione non era migliorata e, subito dopo l’approssimativo assolo, al Vasini, inferocito, sfuggi l’appellativo di “assassino” rivolto al povero musicante che, fraintendendo, si avventò molto risentito, verso il maestro.
Subito, il Vasini, si scusò specificando che “assassino” era da intendersi musicalmente, per il modo in cui aveva trattato quella pagina di Giuseppe Verdi. Il nostro “Giusto”, accettate le scuse del maestro, tornò al proprio posto. Il giorno dopo, al concerto, nell’assolo il futuro presidente non migliorò di molto la sua prestazione, e fu forse anche questo episodio che lo convinse a dedicarsi sempre più alla parte organizzativa della banda, tralasciando un poco alla volta quella musicale, mantenendo però inalterata la grande passione per la musica.
Documenti riportati in originale ........
47 1958 Si comincia a parlare di anniversari
LibroPer la ricorrenza e i festeggiamenti del settantesimo anniversario ci limitiamo a trascrivere per esteso l’articolo apparso sul settimanale “La Voce del Popolo” di sabato 26 ottobre.
“HA COMPIUTO 70 ANNI LA BANDA DI DARFO Domenica scorsa la banda civica di Darfo ha festeggiato il suo settantesimo anno di fondazione e l’inaugurazione del vessillo sociale.
La Banda iniziò i suoi primi passi nel lontano 1888 ad iniziativa ed opera di due fratelli bresciani, Isidoro e Massimiliano Caprinali. Settanta anni di vita, ricchi di avvenimenti e di vicissitudini ‑ ivi comprese le due guerre mondiali che chiamarono sui campi del dovere e del sacrificio la quasi totalità dei suoi componenti ‑ vennero affrontati e superati con tenace volontà e costante passione, così che cessate le triste e luttuose calamità la Banda riprese il suo cammino con nuova lena e immutati propositi.
Dall’inizio del secolo, due persone in modo particolare dedicarono al Corpo Musicale, attenzioni e cure assidue: il compianto notaio dottor Battista Cemmi, che ne resse per lunghi anni la presidenza, e il Signor Giusto Tedeschi, attuale massimo dirigente e “factotum”, che da ben 57 anni è al centro dell’attività bandistica, con la sua opera instancabile e continua.
Musicante sin da ragazzo e dirigente veramente eccezionale, “il Giusto” così chiamato e conosciuto in paese e fuori, ha fatto della sua persona il simbolo vivente e operante del simpatico sodalizio. E con lui e il notaio Cemmi furono anche l’Avv. Bontempi, l’Ingegner Cavadini, il signor Carlo Fiorini, l’Avv. G. Battista Gheza, i vecchi musicanti Minini, Salvini, Santandrea e Treccani e altri ancora.
La Banda iniziò i suoi primi passi nel lontano 1888 ad iniziativa ed opera di due fratelli bresciani, Isidoro e Massimiliano Caprinali. Settanta anni di vita, ricchi di avvenimenti e di vicissitudini ‑ ivi comprese le due guerre mondiali che chiamarono sui campi del dovere e del sacrificio la quasi totalità dei suoi componenti ‑ vennero affrontati e superati con tenace volontà e costante passione, così che cessate le triste e luttuose calamità la Banda riprese il suo cammino con nuova lena e immutati propositi.
Dall’inizio del secolo, due persone in modo particolare dedicarono al Corpo Musicale, attenzioni e cure assidue: il compianto notaio dottor Battista Cemmi, che ne resse per lunghi anni la presidenza, e il Signor Giusto Tedeschi, attuale massimo dirigente e “factotum”, che da ben 57 anni è al centro dell’attività bandistica, con la sua opera instancabile e continua.
Musicante sin da ragazzo e dirigente veramente eccezionale, “il Giusto” così chiamato e conosciuto in paese e fuori, ha fatto della sua persona il simbolo vivente e operante del simpatico sodalizio. E con lui e il notaio Cemmi furono anche l’Avv. Bontempi, l’Ingegner Cavadini, il signor Carlo Fiorini, l’Avv. G. Battista Gheza, i vecchi musicanti Minini, Salvini, Santandrea e Treccani e altri ancora.
Santa Cecilia 22 ottobre 1958 si festeggia il 70° della fondazione.
Alla salute di 70 anni di musica.
Primi anni '60: Concerto sul sagrato della chiesa di San Faustino a Darfo
Domenica mattina, attorno ai bravi dirigenti e musicanti vecchi e giovani, erano le autorità, gli invitati e la popolazione che hanno voluto tributare loro feste e onori.
La manifestazione è iniziata in Chiesa con la S. Messa e l’ufficio funebre per gli scomparsi, durante la quale l’arciprete don Filippo Bassi, dopo aver benedetta la bandiera, (madrina la Signora Cemmi) ha pronunciato un breve discorso d’occasione ponendo in risalto i meriti e i valori etico‑sociali della Banda Cittadina e dei suoi componenti.
Dopo la sfilata di saluto per le vie del paese, il corteo si è diretto in municipio per le premiazioni di benemerenza e anzianità. Dopo il saluto del sindaco dr. Giacomo Cemmi e un breve discorso dell’avv. Gheza, ex presidente per alcuni anni, si è proceduto alla consegna delle medaglie d’oro e diploma ai seguenti dirigenti e musicanti: Giusto Tedeschi, Carlo Fiorini, Giovanni Minini, Angelo Salvini, Giuseppe Santandrea e Silvio Treccani e ancora diplomi ai numerosi componenti con oltre vent’anni di servizio.
Alle ore 12,30 i 70 partecipanti si sono recati all’albergo della Posta, ricevuti dall’appassionato sostenitore comm. Fagioli, ove poi ha avuto luogo il pranzo di rito.
Qui il sig. Giusto Tedeschi ha ringraziato vivamente autorità e quanti hanno sostenuto e seguito con simpatia il Corpo Musicale durante tutti gli anni della sua vita, dicendosi certo che uguale interessamento e aiuti, Darfo e la sua cittadinanza daranno anche in avvenire. Si è associato alle belle manifestazioni anche il cav. uff. Giacinto Caprinali, nipote dei due fratelli fondatori, il quale ha voluto essere presente a Darfo nella celebrazione del settantennio.
La festa si è sciolta in piena e sana allegria con applausi e indirizzi rivolti in modo particolare ai vecchi musicanti presenti.”
La manifestazione è iniziata in Chiesa con la S. Messa e l’ufficio funebre per gli scomparsi, durante la quale l’arciprete don Filippo Bassi, dopo aver benedetta la bandiera, (madrina la Signora Cemmi) ha pronunciato un breve discorso d’occasione ponendo in risalto i meriti e i valori etico‑sociali della Banda Cittadina e dei suoi componenti.
Dopo la sfilata di saluto per le vie del paese, il corteo si è diretto in municipio per le premiazioni di benemerenza e anzianità. Dopo il saluto del sindaco dr. Giacomo Cemmi e un breve discorso dell’avv. Gheza, ex presidente per alcuni anni, si è proceduto alla consegna delle medaglie d’oro e diploma ai seguenti dirigenti e musicanti: Giusto Tedeschi, Carlo Fiorini, Giovanni Minini, Angelo Salvini, Giuseppe Santandrea e Silvio Treccani e ancora diplomi ai numerosi componenti con oltre vent’anni di servizio.
Alle ore 12,30 i 70 partecipanti si sono recati all’albergo della Posta, ricevuti dall’appassionato sostenitore comm. Fagioli, ove poi ha avuto luogo il pranzo di rito.
Qui il sig. Giusto Tedeschi ha ringraziato vivamente autorità e quanti hanno sostenuto e seguito con simpatia il Corpo Musicale durante tutti gli anni della sua vita, dicendosi certo che uguale interessamento e aiuti, Darfo e la sua cittadinanza daranno anche in avvenire. Si è associato alle belle manifestazioni anche il cav. uff. Giacinto Caprinali, nipote dei due fratelli fondatori, il quale ha voluto essere presente a Darfo nella celebrazione del settantennio.
La festa si è sciolta in piena e sana allegria con applausi e indirizzi rivolti in modo particolare ai vecchi musicanti presenti.”
46 Oberto Abondio
LibroTra i personaggi che in qualche modo fecero la storia della Banda Cittadina di Darfo, merita certamente un capitolo tutto suo Oberto Abondio. Intelligente e colto (quando lasciò il Seminario era quasi teologo), con un’innata predisposizione all’arte teatrale, attore comico sia sulla scena che nella vita, era molto portato all’imitazione, vuoi di personaggi nostrani, vuoi di politici, attori o cantanti assai noti.
Sempre con la battuta pronta, non perdeva mai nessuna occasione per fare, se possibile, scherzi agli amici e per raccontare barzellette. Ma la sua sensibilità gli permetteva di capire quando il gioco doveva concludersi, evitando così di offendere il bersaglio scelto.
Fisicamente piccolo e brutto, riteneva delle qualità queste sue caratteristiche e cercava in tutti i modi di metterne in evidenza i lati migliori. Musicalmente molto impegnato, cantò per anni nel coro parrocchiale e nella Banda fu piattista apprezzato per il suo “tempismo”, perfino quando alcuni bicchieri di vino in più ne alteravano i riflessi.
Del personaggio Oberto Abondio ci sono rimaste parecchie testimonianze nelle interviste dei vecchi suonatori, i quali ricordano molti divertenti episodi di cui egli si rese protagonista. Il siparietto più ricorrente consisteva nel prendere in giro contemporaneamente se stesso e qualche mal capitato che aveva le sue identiche (o addirittura) peggiori caratteristiche fisiche. Quando si trovava in gita lontano da Darfo, vuoi con la Banda vuoi con il coro, individuava una “vittima”: avvicinandosi, fingeva di conoscere questa persona, e domandava notizie sulla sua salute e sulla famiglia. Riusciva insomma a rendere verosimile l’incontro e addirittura convinceva l’interlocutore della veridicità di tutti i particolari della loro “amicizia”, che invece si era inventati sul momento. Elencava, ad esempio, nomi di città molto comuni, quali Venezia e Milano, in cui anni prima si erano “incontrati” (naturalmente non era vero!). Invitava poi il mal capitato nel bar più vicino, per brindare alla salute di una “amicizia ritrovata”! Alla fine della burla, possibilmente vicino all’autobus che stava per ripartire (per potersela battere in caso di una imprevista reazione da parte dell’inconsapevole spalla comica) rivelava alla “vittima” che il vero motivo della sua gioia era di aver finalmente trovato una persona più brutta di lui!
Sempre con la battuta pronta, non perdeva mai nessuna occasione per fare, se possibile, scherzi agli amici e per raccontare barzellette. Ma la sua sensibilità gli permetteva di capire quando il gioco doveva concludersi, evitando così di offendere il bersaglio scelto.
Fisicamente piccolo e brutto, riteneva delle qualità queste sue caratteristiche e cercava in tutti i modi di metterne in evidenza i lati migliori. Musicalmente molto impegnato, cantò per anni nel coro parrocchiale e nella Banda fu piattista apprezzato per il suo “tempismo”, perfino quando alcuni bicchieri di vino in più ne alteravano i riflessi.
Del personaggio Oberto Abondio ci sono rimaste parecchie testimonianze nelle interviste dei vecchi suonatori, i quali ricordano molti divertenti episodi di cui egli si rese protagonista. Il siparietto più ricorrente consisteva nel prendere in giro contemporaneamente se stesso e qualche mal capitato che aveva le sue identiche (o addirittura) peggiori caratteristiche fisiche. Quando si trovava in gita lontano da Darfo, vuoi con la Banda vuoi con il coro, individuava una “vittima”: avvicinandosi, fingeva di conoscere questa persona, e domandava notizie sulla sua salute e sulla famiglia. Riusciva insomma a rendere verosimile l’incontro e addirittura convinceva l’interlocutore della veridicità di tutti i particolari della loro “amicizia”, che invece si era inventati sul momento. Elencava, ad esempio, nomi di città molto comuni, quali Venezia e Milano, in cui anni prima si erano “incontrati” (naturalmente non era vero!). Invitava poi il mal capitato nel bar più vicino, per brindare alla salute di una “amicizia ritrovata”! Alla fine della burla, possibilmente vicino all’autobus che stava per ripartire (per potersela battere in caso di una imprevista reazione da parte dell’inconsapevole spalla comica) rivelava alla “vittima” che il vero motivo della sua gioia era di aver finalmente trovato una persona più brutta di lui!
17/03/1957: La Banda di Darfo festeggia ad Angolo gli Alpini
Nel periodo in cui Oberto Abondio svolse l’attività di spazzino comunale, nella Banda Cittadina faceva coppia con un altro Abondio, Celeste: uno suonava i piatti l’altro la grancassa.Un giorno, durante un piccolo concerto davanti al Municipio a Corna, al piattista Oberto sfuggì un colpo in più, rimanendo solo. L’amico Celeste lo rimproverò, rammentandogli che già la sera prima alle prove gli aveva raccomandato di stare attento. L’Oberto, battuta pronta, rispose (naturalmente in dialetto): “Tee, Celeste, dumà matina, quando egne ‘n sa a scuà fò, scuerò fò anche chesta che” (domani mattina, quando verrò a pulire il piazzale, scoperò anche questa) riferendosi alla nota che gli era sfuggita.
Quando gli domandavano come mai sia lui, sia alcuni suoi coscritti fossero così brutti, soleva rispondere: “Le nostre mamme, quando nel 1915 sentirono le prime cannonate della Grande Guerra, si spaventarono a tal punto che ci partorirono così come eravamo, senza riuscire a rifinirci a dovere”. Aggiungeva inoltre che avrebbe sempre ringraziato sua madre per la parte che, secondo lui, era meglio riuscita, riferendosi ai piedi, grazie ai quali poteva tranquillamente, data la loro lunghezza, attraversare il Lago Moro navigandoci sopra.
Quando gli domandavano come mai sia lui, sia alcuni suoi coscritti fossero così brutti, soleva rispondere: “Le nostre mamme, quando nel 1915 sentirono le prime cannonate della Grande Guerra, si spaventarono a tal punto che ci partorirono così come eravamo, senza riuscire a rifinirci a dovere”. Aggiungeva inoltre che avrebbe sempre ringraziato sua madre per la parte che, secondo lui, era meglio riuscita, riferendosi ai piedi, grazie ai quali poteva tranquillamente, data la loro lunghezza, attraversare il Lago Moro navigandoci sopra.
Spese sostenute da Tedeschi Giusto per la ricostruzione di una nuova banda.
Risposta dell'amministrazione comunale.
Abondio Oberto in una delle sue "interprestazioni"
45 I duri anni del dopoguerra
LibroAnche la seconda guerra mondiale, come la guerra d’Africa, fu per la nostra Banda motivo di smembramento.
Fra i musicanti sappiamo che: Tedeschi Luigi visse la tragica campagna di Russia, il fratello Pietro militò nella guerra della Jugoslavia, Felappi Giuseppe in quella della Grecia, mentre Pellegrinelli Dante fu combattente in Africa; Cemmi Luigi a causa delle precarie condizioni fisiche dovute alla lunga prigionia in Germania, smise di suonare e Tosi Alcide perse la vita alla fine del conflitto mondiale.
Anche nella nostra città la guerra portò grande rovina, ma subito dopo la liberazione, tutti i cittadini si rimboccarono le maniche per ricostruire il Comune nelle sue strutture, per riorganizzare l’amministrazione ed i servizi e per ridare nuovamente alla città il suo dinamismo di sempre.
Anche la banda, da sempre manifesto della cultura popolare della città, viene presto ricostruita per merito precipuo dei vecchi musicanti e del sig. Tedeschi Giusto e, come leggiamo da un prezioso documento ritrovato nell’archivio comunale, “Dopo due mesi dalla liberazione il corpo bandistico poteva fare la sua prima uscita (sotto la direzione del maestro Filippini) suonando alla meno peggio, ma subito circondato dal consenso di tutta la popolazione”.
I musicanti pregarono l’avv. G. Battista Gheza di assumere l’incarico di presidente, egli acconsenti con entusiasmo e leggiamo le motivazioni della sua disponibilità in una sua lettera del 15/10/1946: “… il sottoscritto accettò la proposta pensando alle vecchie tradizioni della nostra musica, alla simpatia che questa sempre riscosse in Darfo e soprattutto al fatto che è convinzione dello scrivente che la banda nel paese coopera all’ingentilimento dei costumi, cosa di cui se ne sente e se ne sentirà sempre il bisogno” (bellissima definizione di banda!).
Se non fu così difficile riunire tutti i musicanti, nei quali neppure l’impegno bellico aveva spento la passione per la musica, fu certo un problema recuperare gli strumenti e gli spartiti che nel trambusto dell’ultimo periodo di guerra erano andati dispersi.
Fra i musicanti sappiamo che: Tedeschi Luigi visse la tragica campagna di Russia, il fratello Pietro militò nella guerra della Jugoslavia, Felappi Giuseppe in quella della Grecia, mentre Pellegrinelli Dante fu combattente in Africa; Cemmi Luigi a causa delle precarie condizioni fisiche dovute alla lunga prigionia in Germania, smise di suonare e Tosi Alcide perse la vita alla fine del conflitto mondiale.
Anche nella nostra città la guerra portò grande rovina, ma subito dopo la liberazione, tutti i cittadini si rimboccarono le maniche per ricostruire il Comune nelle sue strutture, per riorganizzare l’amministrazione ed i servizi e per ridare nuovamente alla città il suo dinamismo di sempre.
Anche la banda, da sempre manifesto della cultura popolare della città, viene presto ricostruita per merito precipuo dei vecchi musicanti e del sig. Tedeschi Giusto e, come leggiamo da un prezioso documento ritrovato nell’archivio comunale, “Dopo due mesi dalla liberazione il corpo bandistico poteva fare la sua prima uscita (sotto la direzione del maestro Filippini) suonando alla meno peggio, ma subito circondato dal consenso di tutta la popolazione”.
I musicanti pregarono l’avv. G. Battista Gheza di assumere l’incarico di presidente, egli acconsenti con entusiasmo e leggiamo le motivazioni della sua disponibilità in una sua lettera del 15/10/1946: “… il sottoscritto accettò la proposta pensando alle vecchie tradizioni della nostra musica, alla simpatia che questa sempre riscosse in Darfo e soprattutto al fatto che è convinzione dello scrivente che la banda nel paese coopera all’ingentilimento dei costumi, cosa di cui se ne sente e se ne sentirà sempre il bisogno” (bellissima definizione di banda!).
Se non fu così difficile riunire tutti i musicanti, nei quali neppure l’impegno bellico aveva spento la passione per la musica, fu certo un problema recuperare gli strumenti e gli spartiti che nel trambusto dell’ultimo periodo di guerra erano andati dispersi.
Sacrario del Tonale anni '50
Bazena 1950.
Vista la mole di documenti che la riguarda diventa per esempio storica la vicenda di un saxofono tenore in possesso dei sig. Mario Rusconi, il quale trovando lavoro alla Gnutti di Lumezzane, dovette abbandonare la musica ma preso dai problemi del trasferimento e del nuovo lavoro, non pensò di consegnare lo strumento. Nel frattempo gli altri musicanti erano sguinzagliati alla ricerca del suddetto saxofono e solo dopo quattro mesi cominciarono a dubitare che fosse ancora in mano al Rusconi.
Era però ancora molto difficile rintracciare le persone soprattutto poi se si trovavano in comuni diversi, perciò la questione del saxofono passò in mano niente meno che al Sindaco G. Battista Cemmi che, per quanto rileviamo dai documenti, scrisse ben tre lettere in quel di Lumezzane, alla ricerca del Rusconi e del saxofono.
Al fine il Rusconi ricevette “l’invito”, ma non potendo venire a Darfo, vi mandò la moglie per sapere cosa avesse dovuto fare dello strumento che nel frattempo aveva ritrovato. Ma quel giorno ella non trovò il sindaco e, parlato col vicesindaco Bentoglio fu da questi indirizzata dal Tedeschi. Questi, dietro consiglio del Santandrea, le disse di portare lo strumento da Giobi (un famoso riparatore in Via S. Faustino a Brescia) e di inviargli l’indirizzo esatto della bottega che avrebbe pensato lui al ritiro. Ella eseguì, ma destino volle che il Tedeschi, per motivi di lavoro, non potè trovare il tempo di scendere fino a Brescia e il saxofono ormai rimesso a nuovo dovette attendere altri tre o quattro mesi prima di giungere a Darfo spedito per posta. Per farsi perdonare dei guai il Rusconi pensò bene di pagare le spese della riparazione e della spedizione. E chissà quanti aneddoti simili si potrebbero trovare per tutti gli altri strumenti!
Era però ancora molto difficile rintracciare le persone soprattutto poi se si trovavano in comuni diversi, perciò la questione del saxofono passò in mano niente meno che al Sindaco G. Battista Cemmi che, per quanto rileviamo dai documenti, scrisse ben tre lettere in quel di Lumezzane, alla ricerca del Rusconi e del saxofono.
Al fine il Rusconi ricevette “l’invito”, ma non potendo venire a Darfo, vi mandò la moglie per sapere cosa avesse dovuto fare dello strumento che nel frattempo aveva ritrovato. Ma quel giorno ella non trovò il sindaco e, parlato col vicesindaco Bentoglio fu da questi indirizzata dal Tedeschi. Questi, dietro consiglio del Santandrea, le disse di portare lo strumento da Giobi (un famoso riparatore in Via S. Faustino a Brescia) e di inviargli l’indirizzo esatto della bottega che avrebbe pensato lui al ritiro. Ella eseguì, ma destino volle che il Tedeschi, per motivi di lavoro, non potè trovare il tempo di scendere fino a Brescia e il saxofono ormai rimesso a nuovo dovette attendere altri tre o quattro mesi prima di giungere a Darfo spedito per posta. Per farsi perdonare dei guai il Rusconi pensò bene di pagare le spese della riparazione e della spedizione. E chissà quanti aneddoti simili si potrebbero trovare per tutti gli altri strumenti!
Darfo 1954. La Banda è guidata dal presidente Giusto Tedeschi e dal Maestro Salvini
Di certo sappiamo che già il 22/6/1945 un basso sib, un basso mib, un bombardino, una tromba sib, un flicorno tenore, una tromba mib, due tromboni, un tamburo e cassa, un bombardino, un trombone d’accompagnamento, tre cornette, due clarinetti, un flicorno contralto e un altro trombone erano stati riparati da Comolio e Treccani per un costo complessivo di ben 1.690 Lire.
A queste spese si sommarono altre L. 5.000 per recupero, acquisto o trascrizione di partiture, per la riparazione dei leggii, delle divise ecc…
E questi soldi da dove venivano? La risposta viene continuando la lettera del documento del Gheza: “Prima cura (..) fu di ritrovare il finanziamento perché anche le istituzioni più belle di questo mondo per prosperare hanno bisogno di denaro, e di trovare questo finanziamento all’infuori del Comune che in quel periodo era oberato da pesi, da obbligazioni e da richieste di ogni genere. Con alcune lettere alle ditte ed ai benestanti del paese questo finanziamento per la durata di un anno fu trovato e così la Musica poté rinforzarsi e prosperare raggiungendo un buon grado di preparazione e di organizzazione”.
Questa attenzione nei confronti del comune fu assecondata da una risposta pronta della quasi totalità delle aziende interpellate e dei musicanti e delle loro famiglie. A questo riguardo è doveroso menzionare Tedeschi Giusto perché fu senz’altro colui che contribuì più significativamente alla ricostruzione della Banda, come ci dimostrano alcuni documenti in nostro possesso.
Nell’estate del 1945 intanto si compilò un nuovo statuto e si stabili che la “musica” si chiamasse “Corpo Bandistico Municipale”.
A queste spese si sommarono altre L. 5.000 per recupero, acquisto o trascrizione di partiture, per la riparazione dei leggii, delle divise ecc…
E questi soldi da dove venivano? La risposta viene continuando la lettera del documento del Gheza: “Prima cura (..) fu di ritrovare il finanziamento perché anche le istituzioni più belle di questo mondo per prosperare hanno bisogno di denaro, e di trovare questo finanziamento all’infuori del Comune che in quel periodo era oberato da pesi, da obbligazioni e da richieste di ogni genere. Con alcune lettere alle ditte ed ai benestanti del paese questo finanziamento per la durata di un anno fu trovato e così la Musica poté rinforzarsi e prosperare raggiungendo un buon grado di preparazione e di organizzazione”.
Questa attenzione nei confronti del comune fu assecondata da una risposta pronta della quasi totalità delle aziende interpellate e dei musicanti e delle loro famiglie. A questo riguardo è doveroso menzionare Tedeschi Giusto perché fu senz’altro colui che contribuì più significativamente alla ricostruzione della Banda, come ci dimostrano alcuni documenti in nostro possesso.
Nell’estate del 1945 intanto si compilò un nuovo statuto e si stabili che la “musica” si chiamasse “Corpo Bandistico Municipale”.
In posa nel parco delle Terme. Seduti: il Presidente G.Tedeschi e il Maestro G.Macario
Furono eseguiti numerosissimi concerti e, cosa molto bella da sottolineare, per la maggior parte gratuiti, a tutto beneficio “…e diletto della popolazione che sempre ci ha circondati della sua simpatia”. Voleva essere un grazie a tutti i cittadini che, non solo a parole, avevano voluto che la banda rinascesse. E cosi il 1945 e il 1946 per la vita del sodalizio furono un duro cammino di ripresa, coronato però da tante soddisfazioni e da felici risultati. Infatti nel 1946 si dice: “A stagione conclusa il corpo bandistico è abbastanza ben attrezzato di strumenti e musiche e in condizione di non sfigurare dinnanzi a nessun’altra banda della Provincia”. L’Avv. Gheza continua dicendo “senonché i fondi sono finiti e occorre un aiuto il sottoscritto non si sente più di ricercare personalmente alle famiglie e alle ditte come già fece l’anno precedente per lasciare in pace il Comune. D’altra parte il Comune non è più pressato e oberato di impegni come l’anno precedente, subito dopo la liberazione, e perciò il sottoscritto chiede… distinti ossequi”.
Questa è la conclusione della lettera del Gheza e bisogna dire che fu proprio una richiesta di sovvenzione redatta con arte. Infatti ebbe successo perché il 30‑10‑1946 il Sindaco rispose: “In riferimento alla sua domanda in data 14 ottobre corrente tendente ad ottenere la concessione di un sussidio a favore della Banda Cittadina, sono lieto di comunicarLe che questa Amministrazione ha disposto l’erogazione a favore della Banda stessa, per una volta tanto, di un contributo di L. 30.000 (trentamila). La somma sarà esigibile entro la fine del mese di dicembre. p. v. Con distinta stima”.
Dal Gheza in poi nessuno seppe essere cosi “poetico” nello sfornare richieste di sussidio fisso.
Questa è la conclusione della lettera del Gheza e bisogna dire che fu proprio una richiesta di sovvenzione redatta con arte. Infatti ebbe successo perché il 30‑10‑1946 il Sindaco rispose: “In riferimento alla sua domanda in data 14 ottobre corrente tendente ad ottenere la concessione di un sussidio a favore della Banda Cittadina, sono lieto di comunicarLe che questa Amministrazione ha disposto l’erogazione a favore della Banda stessa, per una volta tanto, di un contributo di L. 30.000 (trentamila). La somma sarà esigibile entro la fine del mese di dicembre. p. v. Con distinta stima”.
Dal Gheza in poi nessuno seppe essere cosi “poetico” nello sfornare richieste di sussidio fisso.
Richiesta da parte del Presidente Gheza dell'Amministrazione comunale di una sovvenzione annuale.
44 Movimentata avventura di due musicanti
LibroTerminato un servizio a Boario, il sig. Rigamonti ed un tale soprannominato “Nistol” di cui non si conosce il nome, stavano tornando alle loro case, portando al taschino un fiore rosso.
Subito l’innocuo gesto attirò l’attenzione di un gruppo di giovani fascisti che ritenutolo provocatorio, si avvicinarono con la chiara intenzione di molestare i musicanti.
I due, intuite le intenzioni dei giovani, risposero alle intimidazioni, difendendosi con i mezzi a loro disposizione: un tamburello con relative bacchette ed un trombone che, prontamente, ruppero in testa agli avversari.
Gli strumenti, messi cosi fuori uso, furono mandati a Brescia per le riparazioni, mentre i due musicanti rischiarono grosse conseguenze se non fosse intervenuto l’avvocato Bontempi, allora Presidente della banda, cercando di minimizzare l’accaduto di fronte alle personalità di spicco.
Subito l’innocuo gesto attirò l’attenzione di un gruppo di giovani fascisti che ritenutolo provocatorio, si avvicinarono con la chiara intenzione di molestare i musicanti.
I due, intuite le intenzioni dei giovani, risposero alle intimidazioni, difendendosi con i mezzi a loro disposizione: un tamburello con relative bacchette ed un trombone che, prontamente, ruppero in testa agli avversari.
Gli strumenti, messi cosi fuori uso, furono mandati a Brescia per le riparazioni, mentre i due musicanti rischiarono grosse conseguenze se non fosse intervenuto l’avvocato Bontempi, allora Presidente della banda, cercando di minimizzare l’accaduto di fronte alle personalità di spicco.
43 Bologna: attentato a Mussolini
LibroGiunta la cartolina di precetto, come accadeva ogni qualvolta che veniva organizzata una manifestazione impegnativa a cui doveva partecipare la banda, i musicanti che non volevano passare per “disertori”, rischiando così anche il posto di lavoro, si ritrovarono in viaggio verso Bologna.
Sul treno fino a Brescia e poi su un camion militare fino alla meta, con l’unico conforto di “quattro gallette” e qualche fiasco di vino, si ritrovarono in un viale stracolmo di gente a suonare il solito repertorio.
Destino volle che si trovassero a poca distanza dal luogo in cui proprio in quel momento attentarono alla vita del Duce. I gruppi bandistici presenti alla sfilata vennero sollecitati a suonare per far sì che la folla capisse la non gravità del fatto dato che Mussolini era stato colpito solo di striscio, ferendosi lievemente.
Nel trambusto che inevitabilmente segui, uno dei nostri musicanti fu comunque malmenato dietro ad un portone. Tornato a casa dopo la disavventura, a quanti gli chiedevano come fosse andata a Bologna, soleva rispondere in modo sintetico, con quattro parole nel nostro dialetto: fam, curì, sunà e pète (fame, correre, suonare e botte), esprimendo così le sue impressioni personali sul servizio in onore a Mussolini.
Sul treno fino a Brescia e poi su un camion militare fino alla meta, con l’unico conforto di “quattro gallette” e qualche fiasco di vino, si ritrovarono in un viale stracolmo di gente a suonare il solito repertorio.
Destino volle che si trovassero a poca distanza dal luogo in cui proprio in quel momento attentarono alla vita del Duce. I gruppi bandistici presenti alla sfilata vennero sollecitati a suonare per far sì che la folla capisse la non gravità del fatto dato che Mussolini era stato colpito solo di striscio, ferendosi lievemente.
Nel trambusto che inevitabilmente segui, uno dei nostri musicanti fu comunque malmenato dietro ad un portone. Tornato a casa dopo la disavventura, a quanti gli chiedevano come fosse andata a Bologna, soleva rispondere in modo sintetico, con quattro parole nel nostro dialetto: fam, curì, sunà e pète (fame, correre, suonare e botte), esprimendo così le sue impressioni personali sul servizio in onore a Mussolini.
IL RITORNO DA BOLOGNA
Durante il viaggio di ritorno da Bologna, dove si erano recati a suonare proprio il giorno in cui in quella città venne fatto l’attentato a Mussolini, i bandisti si fermarono, stanchi ed affamati, al Castello di Brescia per il pernottamento.
Accadde però che i “papaveri” (le autorità fasciste erano chiamate cosi in quel periodo parafrasando la nota canzone “Papaveri e papere”) se ne andarono in albergo per cenare, riparandosi così dalle intemperie abbandonando la banda sotto la pioggia ed al freddo; in queste condizioni i musicanti, bagnati fradici, avuto l’ordine dal segretario politico fascista, il sig. Rusconi, tentarono di ripararsi dal gelo dando alle fiamme tutti i tavolini e le sedie a portata di mano. Trascorse poco tempo che al Comune di Darfo giunse l’ordine di pagare il conto per i danni arrecati.
Questo aneddoto vuole evidenziare come la partecipazione alla banda non era sempre un divertimento, ma, dovendo fare cose controvoglia, spesso diventava un sacrificio.
Accadde però che i “papaveri” (le autorità fasciste erano chiamate cosi in quel periodo parafrasando la nota canzone “Papaveri e papere”) se ne andarono in albergo per cenare, riparandosi così dalle intemperie abbandonando la banda sotto la pioggia ed al freddo; in queste condizioni i musicanti, bagnati fradici, avuto l’ordine dal segretario politico fascista, il sig. Rusconi, tentarono di ripararsi dal gelo dando alle fiamme tutti i tavolini e le sedie a portata di mano. Trascorse poco tempo che al Comune di Darfo giunse l’ordine di pagare il conto per i danni arrecati.
Questo aneddoto vuole evidenziare come la partecipazione alla banda non era sempre un divertimento, ma, dovendo fare cose controvoglia, spesso diventava un sacrificio.
42 Ventisette "giovinezza"
LibroFra le testimonianze che i musicanti della generazione del ventennio fascista ci hanno raccontato, riportiamo quello che più ci ha colpito.
Fu proprio durante una manifestazione organizzata in occasione di una delle tante festività contemplate nel calendario dell’epoca, che ritroviamo la nostra banda in piena attività. Il programma prevedeva che la sfilata, partita da Darfo, vi facesse ritorno dopo essere passata per Montecchio e Boario. Per fare in modo che proprio tutti potessero “gioire” all’ascolto di uno degli inni più conosciuti ed efficaci del periodo, i gerarchi dettero l’ordine alla banda di eseguire a ripetizione, senza sosta, “Giovinezza”. Alcuni fra i poveri suonatori coinvolti nella triste avventura si tolsero lo sfizio di contare il numero di volte che fu necessario eseguire la marcia per coprire l’intero percorso. Risultò cosi che il tragitto della sfilata era lungo “VENTISETTE GIOVINEZZE”.
Fu proprio durante una manifestazione organizzata in occasione di una delle tante festività contemplate nel calendario dell’epoca, che ritroviamo la nostra banda in piena attività. Il programma prevedeva che la sfilata, partita da Darfo, vi facesse ritorno dopo essere passata per Montecchio e Boario. Per fare in modo che proprio tutti potessero “gioire” all’ascolto di uno degli inni più conosciuti ed efficaci del periodo, i gerarchi dettero l’ordine alla banda di eseguire a ripetizione, senza sosta, “Giovinezza”. Alcuni fra i poveri suonatori coinvolti nella triste avventura si tolsero lo sfizio di contare il numero di volte che fu necessario eseguire la marcia per coprire l’intero percorso. Risultò cosi che il tragitto della sfilata era lungo “VENTISETTE GIOVINEZZE”.
..... e lla fine qualcuno perse la pazienza .....