(06 nov 2009) Un'antica diatriba...... orario e svolgimento prove musicali! E' un "problema" comune a tutte le bande?
sono d'accordo su molto di
sono d'accordo su molto di ciò che dice wilkins,cioè che una regola fissa forse è veramente impossibile attuarla,ma alcuni paletti andrebbero messi; iniziare puntuali, magari alle 21,sarebbe un bel segnale, non renderebbe vane le corse di qualcuno per essere puntuale e nello stesso tempo confermerebbe l'impegno delle prove iniziato per tutti; credo che sarebbe questione di tempo e vedremmo qualche risultato, da tempo,infatti, insisto con il maestro per attuare ciò, ma visto la poca presenza si slitta sempre alle 21.15 (quando va bene......)
giusto anche prendere in considerazione partiture divertenti, che potrebbereo essere utilizzate in occasioni come s.cecilia, manfrine (un pò più carine e complete) o eventuali bis estivi..........
giusto anche pensare a pause durante le prove nei periodi tranquilli, per aiutare la socializzazione (visto che al termine poi, tutti se ne vanno) e prove continue nei periodi caldi, l'importante è mantenere sempre i paletti, se sono 10 minuti, devono essere 10 minuti;
per il termine , invece, direi che se si decide la durate di un'ora e mezza, questa sia la durata;
se badiamo alla "resistenza fisica",pensiamo a chiunque fa sport, più si allena e più è allenato,meno frequente o curato l'allenamento ,meno lo sarà anche il risultato, con relativo dispiacere di non essere riuscito ad ottenere ciò che si desiderava; questo per dire che siamo una banda dove pochi studiano a casa, se poi utilizziamo male anche la serata dedicata alle prove....addio;
consideriamo che potremmo alla fine (se siamo così sfiniti) mettere sotto qualche marcetta nuova per ill libretto blu, non farebbe male cambiare AROSA,PRIMULA....ECC, cambiare qualche marcia religiosa nel libretto marrone, prendere in considerazione l'intonazione (grave pecca di oggi) ma non con esercizi di scale, ma semplicemente nota per nota ed insegnare ai musicanti a sentire l'intonazione del proprio strumento proprio nota per nota......io mi sono reso conto cambiando strumento che non è così scontato che se intono il do (per fare un esempio) poi tutto il resto vada bene;
io ho l'impressione che questa capacità sia da valorizzare col tempo e la pazienza, e non dicendo "tanto i clarinetti non si possono intonare" chissà perchè ci sono banda dove i clarinetti sono intonatissimi (non me ne vogliano i clarinettisti di darfo, era solo un esempio)
Bella discussione...il mio
Bella discussione...
il mio contributo, è OVVIAMENTE "di parte"...
personalmente io sono per inizio puntuale e fine puntuale, senza pausa...
l'inizio necessita di essere puntuale per TUTTI, perchè il "riscaldamento" per essere funzionale, deve essere fatto da tutti.
dipende poi da come si conduce la prova; personalmente dedico sempre i primi 15/20 minuti a esercizi di affinazione dell'intonazione e del SUONO, eseguendo scale, arpeggi, sequenze accordali, esercizi sull'articolazione e sulla RESPIRAZIONE. seguono uno o 2 corali (sia cantati che suonati).
alla fine di questa "parte", gran parte della intonazione è già sistemata "a orècia" (nel senso che cantando e sistemando la respirazione/emissione, gran parte dei probolemi di intonazione, si sistemano da soli).
poi passo ad accordi per sezioni, limando gli ultimi dettagli sull'intonazione.
da qui in poi, raggiunto il giusto bilanciamento, il suono che mi piace, e l'intonazione corretta, inizia la prova vera e propria.
personalmente sono abbastanza contrario alle "marcette" di riscaldamento. per il semplice fatto che non sono brani funzionali al raggiungimento degli obiettivi di cui sopra...
nelle mie bande, questa cosa funziona... e una volta fatta capire ai musicisti (non uso il termine "musicante" perchè mi sa di "vecchio") la finalità del riscaldamento, e la ricaduta che ha sul "suonare insieme", riesco quasi sempre a raggiungere l'utopica idea dell'inizio puntuale. o per lo meno nell'arco dei 5 minuti, che comunque recupero SEMPRE alla fine.
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Denis Salvini
Durata prove
Grazie Denis per il prezioso contributo ancora più prezioso perchè fornito da coloro che hanno la "bacchetta per le mani". Mi piacerebbe sapere, a livello di tempi, quale ritieni sia la durata ideale di una prova, tenendo presente che stiamo parlando di bande e non di professionisti.
Lorenzo
Amministratore e Moderatore
Beh, il tempo della prova
Beh, il tempo della prova dipende da molti fattori... innanzitutto (in generale) dipende molto da "quanto è pronto" il diurettore che c'è davanti...
nel mio caso specifico personale, credo che 2 ore siano il giusto...
di solito decido quanto tempo dedicare ad ognipezzo, in base alle difficoltà, e alle parti di cui necessito provare di più. raramente, se non alle prime 2 e alle ultime 2 prove, eseguo integralmente il/i pezzo/i...
una ventina di minuti di riscaldamento e intonazione (come ho detto sopra), poi si lavora su un pezzo già "conosciuto", su limatura di dettagli (10/15 minuti). la parte "copiosa" della prova (almeno 40 minuti) è dedicato ai pezzi più complicati, o nuovi, o che necessitano di maggior lavoro.
segue quasi sempre un bell'adagione col quale rilassarsi, poi andando gradualmente verso pezzi che la banda ha già "ben sgrossato", alleggerisco via via fino alla fine della prova, dove magari si fa un pezzo capo-fondo, così si va via tutti contenti...
in una delle mie bande ho il problema del vicinato, che alle 22.30 pretende che la prova finisca, quindi provo solo un'ora e mezza, ma grossomodo con la stessa metodologia (però essendo una banda di livello più "bassino", non ci sono quasi mai più di 2 pezzi difficili x concerto....
comunque sia, MAI pausa nel mezzo... rovina la concentrazione e fa perdere tempo... piuttosto se si lavora bene, finisco 5 minuti prima....
poi "una tantum" può capitare che si sfora x "esigente preparative" (solitamente quando le assenze a prova diventano troppe, approfitto dela prima sera in cui ci sono tutti, e tiro anche 2 ore e mezza, ma anche qui mi capita solo con una delle mie bande...)
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Denis Salvini
http://www.fiativallecamonica.net
.... comunque sia, MAI pausa nel mezzo...
Tecnicamente non ho la competenza e l'esperienza per dire la mia sulla durata delle prove e su come debbano essere organizzate a livello didattico. Solo ritengo inscindibile l'aspetto didattico della banda con l'aspetto sociale della stessa. E la socializzazione, a mio avviso, può essere favorita da una pausa durante le prove. Se uno non ha legami sociali in banda, quasi certamente, arriverà appena prima dell'inizio delle prove (quando va bene...!!!) e se ne andrà subito dopo la fine; l'unico momento in cui "è obbligato" a socializzare sarebbe proprio la pausa durante le prove. Obbligato una volta, obbligato l'altra, magari finisce che si crea "gruppo", aspetto fondamentale soprattutto per far continuare i più giovani a portare avanti l'"impegno" banda. Purtroppo, almeno nel nosrtro caso, la pausa quando si faceva, non si riusciva mai a farla durare 10 minuti, ed inevitabilmente si rubava tempo per le prove...
Lorenzo
Amministratore e Moderatore
W la pausa
Vorrei spezzare una lancia (e non l'ancia) a favore della pausa centrale.
Mi ricordo, trentacinque anni fa, che per me, bandista nuovo nuovo, quattordicenne, trovarsi al cospetto di signori che mi parevano tutti attempati, alteri, austeri, fin'anco distinti (delle volte ...), mi dava l'impressione di essere capitato al Circolo Pensionati e Anziani più che in una banda.
La pausa centrale era sacra !
Magari, vista l'età media e l'assenza totale di componenti dell'altra metà del cielo, i problemi alla prostata avranno avuto un certo peso sull'importanza di un momento di "tregua", ma ai tempi la questione mi sfuggiva, da questo punto di vista.
I pochi ragazzi della mia generazione, si conoscevano già perlopiù grazie ai corsi, ma tutti questi musicanti (se Denis mi seguirà a ruota, aprirò un post apposta di supplemento .... su un postit ... , suppongo ! in merito al vocabolo musicante/musicista, perchè mi interessa il suo parere approfondito) erano per me un motivo di titubanza nei miei comportamenti. Ero impacciato a rapportarmi con loro liberamente, non sapevo come rapportarmi, fin dove potevo spingermi con la confidenza, quali reazioni avrebbero avuto.
Meno male che c'era la pausa centrale !
Se non ci fosse stata mi sarei perso almeno un paio d'anni di divertimento.
Si, divertimento perchè in effetti, quando hai confidenza con le persone, il rapporto di amiciza ti permette di "riderci su" a tutte quelle sfumature di carattere che altrimenti ti perderesti.
I bandisti di allora, quelli anziani, con tutti i loro pregi e difetti, quando erano in banda, erano tutti dei simpaticoni e le mie remore erano immotivate.
Durante la pausa questi signori avevano modo di interagire con noi mostrando il loro lato "giovialone" e disponibile verso noi giovinastri (a quell'epoca "cappelloni", "contestatori", "sfaticati", "pusillanimi" e non aggiungo di peggio ...).
In genere, il primo argomento per attacar bottone, era di tipo "enologico", cioè ti davano in mano la scodella o il bicchiere e ti chiedevano di andare a dargli una risciacquata e, naturalmente, una "riempita".
Ciò permetteva loro di inquadrare il tipo di giovinastro che eri in base alla reazione che avevi; se non protestavi e se ti vedevano scolare il primo bicchiere prima di riempirlo per loro, eri accettato immediatamente nel "Golgota" privilegiato di chi non beveva aranciata (che in effetti, a quell'epoca ne girava assai poca).
Ciò scatenava una sequela di commenti di approvazione nel gruppo dei veterani che ti dava subito la certezza di essere ormai nel "gruppo".
E da lì in poi ogni sera di prove, era sempre una serata di divertimento, tra i commenti strampalati e gogliardici di quei signori che, in fondo, non erano né alteri, né austeri né tantomeno distinti (sempre nell'ambiente "banda", beninteso), attempati si, però.
Così come lo siamo adesso io e i miei colleghi della mia generazione (anche se non pensionati) e non è la prima volta che tra di noi ci chiediamo ".. ma cosa penseranno di noi i ragazzi nuovi ? " .
Oggi non c'è tanto da dir loro di andarti a lavre il bicchiere e di versarti da bere, ... altri tempi ... , ma guardandoli mi sembra di riconoscere ancora le mie incertezze, l'imbarazzo, l'esitazione nel "rompere" quella barriera di distacco formale, come un velo invisibile, trasparente ma che percepisci quando provi a guardarli negli occhi, quando incroci il loro sguardo.
O quando provi a scambiare due parole, loro ti guardano, usano il minimo di vocaboli possibili per rispondere, e poi si girano verso il loro coetaneo che è imbarazzato tanto come l'amico casualmente incappato in questo "contatto del secondo tipo" con un "alieno senior" come me.
Certo non sarò un campione di simpatia, certo avrò un aspetto inquietante, ma mi risulta che anche altri miei coetanei ricevano analogo trattamento.
Io arrivo sempre con un po' di ritardo (mea culpa) e i più giovani, vuoi per il trasporto o per l'orario, sono i primi che escono.
Io a tutt'oggi faccio fatica a ricordarmi i nomi di almeno metà banda (nulla di strano, dirà chi conosce la mia potente memoria) perchè non ho mai l'opportunità di chiamare per nome i ragazzi, anche solo con un pretesto qualsiasi (a parte i miei giovanissimi colleghi percussionisti, che ormai mi conoscono BENE .. poveri loro...).
E' chiaro, ci sono anche le gite, i gemellaggi, i momenti ricreativi che aiutano, ma non capitano di certo con la stessa frequenza delle prove settimanali.
Una banda non è solo "macchina da concerti perfetti", è una microsocietà, complessa, che basa la sua attività sul semplice volontariato, quindi è basilare il buon rapporto di amicizia tra i suoi componenti; basta poco per "sballare" anche la più apparentemente solida convivenza, che si basa su regole ben definite ma soprattutto sul divertimento.
Ad un appassionato "volontario", togli il divertimento e hai tolto lo scopo di appartenere ad una associazione; nessuno ti paga per quello che fai.
Credo che sia chiaro a tutti che fra amici ci si diverte di più. Ma non solo, fra amici anche la discussione su idee divergenti è meno problematica.
Se conosci bene una persona, conosci la sua storia, impari a stimarlo. Le normali divergenze che la convivenza sociale di molte persone porta inevitabilmente a creare sono più gestibili se affrontate da persone che si stimano.
Capiterà anche di alzare la voce, di discutere animatamente, ma il momento per il sorriso, in una banda, capita sempre, prima o poi.
Certo Denis, e naturalmente anche il Vittorio (visto che la nostra banda NON fa la pausa centrale) hanno esigenze tecnico/artistiche a cui devono far fronte per il lavoro di loro competenza, il tempo per le prove sembra sempre poco, la data del concerto sembra sempre vicina, gli errori dei musicanti sembrano perennemente presenti, li capisco.
Ma i miei trentacinque anni di banda non me li toglierà più nessuno dal cuore, non solo per i meritati successi ottenuti sui palchi, ma soprattutto per i momenti di spensierata e convinta allegria a fianco dei miei migliori amici.
Ah, dimenticavo, la questione delle marcette.
Il Calvo, nella sua veste di Capobanda e responsabile della questione organizzativa dei servizi civili e religiosi, è da tempo che implora il Vittorio di cambiare le marce nel libretto.
l'60% di queste le stò suonando da trent'anni, il 30% da vent'anni e il rimanente non le suoniamo mai !
Ormai, durante le processioni e le sfilate, non abbaiano più neanche i cani nei giardini a cui passiamo accanto, le conoscono a memoria anche loro, e i partecipanti foresti che seguono in fila dicono tra loro : "... arda che cani educati che hanno qui a Darfo, te che roba !"
Forse, provando qualche marcetta, con l'alibi di suonarle intanto che si aspetta "qualcuno" (!!!!), senza rubare tempo ai brani da concerto, magari ci decidiamo a fare questo "piccolo passo per il libretto" ma "enorme balzo" per la banda di Darfo.
Sono daccordo per gli esercizi di intonazione ma, a mali estremi, estremi rimedi.
Soluzione ideale variabile
Io credo che una soluzione ideale e sempre valida non ci sia, vanno valutati tanti aspetti e le necessità dei musicanti che possono variare continuamente nel tempo.
Dando per scontata una durata media effettiva delle prove musicali di circa un’ora e mezza, secondo me l’ideale sarebbe avere un inizio puntualissimo alle ore 21.00, indipendentemente dal numero di musicanti pronti a suonare, in modo che diventi un punto fermo. Anche solo per gratificare coloro che per impegni lavorativi o famigliari fanno magari sacrifici per giungere in orario per poi scoprire che tanto si parte in ritardo per disorganizzazione. Naturalmente chi ritarda per motivi validi è sempre giustificato e in caso di necessità bisognerebbe assecondarlo, magari posticipando l’esecuzione di un brano se richiesto ecc.
Per la questione della pausa centrale sono molto combattuto, perché penso che possa essere importante per le relazioni sociali, soprattutto per far integrare più velocemente i giovani e anche per permettere una maggiore comunicazione sempre utile per la miglior organizzazione. D’altra parte però so che è causa di perdita di tempo in quanto non si riesce mai a ripartire puntuali, e si rischia che la fine delle prove slitti a “tarda notte”.La soluzione potrebbe essere che nel periodo artisticamente più impegnativo, ossia sett-ott-nov-dic non farei la pausa e nel periodo di inizio anno adotterei questa soluzione con rigida osservanza dell’orario prestabilito.
Per il termine delle prove lascerei scegliere al maestro direttore che senz’altro sa valutare di volta in volta in base, al risultato della serata, alla necessità dettata dai prossimi impegni, alla completezza di organico, alla “resistenza fisica” residua dei musicanti ecc.
Per suonare inizialmente qualcosa di poco impegnativo in attesa dell'organico potrebbe andar ben purchè non diventi un alibi per far tardi! Magari più che marcette, parti facili ma divertenti!(Durata 10/15 minuti al massimo)