Originali per Banda
First Suit in Eb di Gustav Holst
Originali per BandaUn'opera capitale per lo sviluppo della banda come organico autonomo. Si compone di tre movimenti:
1° Chaconne
2° Intermezzo
3° March
Questa è la registrazione dell'esibizione al concorso di Grumello del Monte organizzato nel 2002 dall'ABBM in cui ci eravamo iscritti per l'assegnazione della categoria.
Ci fu assegnata la prima categoria.
Oggi, soprattutto chi è stato a Riva del Garda, può capire quanto questo giudizio (peraltro dato da una giuria internazionale qualificata) sia stato "abbondante" rispetto ai parametri odierni.
Per capire meglio il perchè dico questo, ascoltate bene l'inizio del secondo movimento (intermezzo); le sezioni dei primi clarini e oboi "viaggiano" ad un ritmo più veloce della base ritmica dei secondi e terzi.
All'ingresso dei corni, altro troppo evidente "sdoppiamento" ritmico, che si protrae, ingresso dopo ingresso delle varie sezioni strumentali, quasi fino alla fine del movimento.
Non posso oggi dire se era fuori tempo chi andava veloce o chi andava più lento.
Il risultato però si sente.
Chi da il ritmo è uno solo, tutti gli altri devono seguirlo. Non è possibile che ogni sezione decida autonomamente quale è il ritmo "migliore".
Questo purtroppo denota una pecca che emerge in alcune nostre esibizioni : scarsa attenzione al Maestro.
Lascio a voi rilevare tutte le altre imprecisioni, magari dovute alla tensione del momento, visto che non siamo mai stati molto abituati a presentarci di fronte ad una giuria.
Resta il fatto, come nota di merito, che la nostra banda, quando è in vena suona sempre "col cuore", l'interpretazione è buona, così come l'intonazione.
Molta strada possiamo fare ancora per migliorare l'intesa ritmica (ricordo che fu il punteggio più basso assegnatoci).
Fra poco riprenderemo in mano la seconda suite di Holst.
Sarà un'altra occasione per misurarci con un'altra pietra miliare della musica per organico di fiati. Non perdiamo l'occasione per dimostrare che possiamo imparare dai nostri errori.
Mazama di Jay Chattaway
Originali per BandaPrima di suonare bisogna trasportare la propria mente altrove, su un'altro continete, in un'altra cultura, con un'altro modo di pensare.
Mazama, "la montagna scra" degli indiani d'America della tribù dei Klamath, emana da secoli un'aura di mistero intorno a se, almeno da quando collassò in un'immane esplosione circa 5000 anni fà.
Questa è un'America lontana dal jazz, dal blues, da Hollywood.
Bisogna entrare in un'atmosfera magica fatta di sciamani, ritmi ancestrali, strumenti che richiamano i suoni della natura selvaggia dell'Oregon (almeno di quello dei tempi in cui i Klamath dominavano liberi i loro territori).
Chattaway con la sua musica è riuscito a risvegliare queste antiche sensazioni, la Banda di Darfo, nell'eseguirla, un pò meno.
Sarà che noi europei siamo molto attaccati alle nostre tradizioni, ma qualche volta uno sforzo per staccarci dai nostri stereotipi potremmo farlo.
Questo è un'altro di quei pezzi che spero il ns. Maestro non tardi a far ricomparire sui nostri leggii.
Questa, per i percussionisti, è manna che cade dal cielo.
Cordilleras de los Andes di kees Vlak Malando
Originali per BandaUn ascolto e ti ritrovi sulle alle vette innevate della Cordillera per spaziare con lo sguardo fino alle assolate spiagge del Pacifico, meglio che con il teletrasporto alla "star trek".
Prima di suonarla bisognerebbe mettere il poncho e ascoltare qualche disco di Ima Sumac.
Ogni volta che lo ascolto mi viene in mente Diego e lo vedo tutto indaffarato coi suoi macchinari su a Chacas, in Perù.
Adesso è in mezzo agli indios dell'Amazzonia, chissà che musica suonano loro ?.
In questa registrazione le percussioni si divertono a fare la parte del leone (sarebbe meglio dire dei condor..).
Un dato sopra tutti, la mia parte è lunga ben 4 fogli A3 messi per orizzontale (non c'è tempo per girare le pagine).
Non bastano tre leggii per sostenerla.
Ma noi percussionisti sappiamo affrontare questo e ben altri problemi, e, qualche volta, riusciamo anche a risolverli (...ho detto qualche volta....).
Diogenes di Jacob De Haan
Originali per BandaJakob de Haan è uno di quei compositori che fa parte della storia delle bande moderne.
Fa parte di quella "scuola olandese" che ha spopolato e riempito gli archivi (e quindi il repertorio) delle bande di mezzo mondo negli ultimi vent'anni almeno.
In molti ritengono che sia un compositore che "non riserva sorprese" nel momento in cui si affronta una sua partitura.
Oggi che, per fortuna, i compositori di musica originale per banda sono "esplosi" in numero e qualità in tutta europa, possiamo dire che la "scuola olandese" abbia ridimensionato la propria presenza nei programmi dei concerti.
Ma ancora esiste uno zoccolo duro di bande che non ne possono fare a meno.
L'indiscussa capacità di questi autori di confezionare una musica accattivante, fresca e di sicuro effetto sul pubblico, affascina ancora molti musicanti e molti maestri direttori.
E in fondo non c'è che l'imbarazzo della scelta.
De Haan è un autore che produce musica ad un buon ritmo, con brani di tutte le difficoltà adattabili a tutti gli organici strumentali.
Diciamo che è quasi un peccato non approfittarne.
Mi permetto di linkare qui un'articolo del blog di una fan sfegatata di J. De Haan (la nostra Peggy) e che mai rinuncerebbe ad inserire un suo brano in qualsiasi concerto.
Per quanto riguarda l'esecuzione, la banda è partita bene per poi piano piano arenarsi nel proseguo dell'esecuzione.
Troppo imprecisi nel primo movimento gli attacchi, sembra i sentire una banda a due velocità.
Troppe indecisioni nel "tempo di bolero".
Nell'ultimo movimento ancora si nota il problema di alcune sezioni che decidono autonomamente quale tempo seguire creando quei fastidiosi effetti di "sfasatura" ritmica.
Ancora troppi musicanti che partono in ritardo aspettando l'attacco degli altri e altri che decidono di accellerare a metà frase come se avessero fretta di finire.
Neppure questa volta, con un brano decisamente alla portata delle capacità tecniche di tutti i musicanti, la banda non è riuscita a riscattarsi, perdendo un'altra occasione di poter avere finalmente la registrazone di una buona performance.
Sono stato troppo severo ?
Ascoltate bene, probabilmente avrei anche potuto calcare di più la mano.
Alternances di André Waignein
Originali per BandaMagnifico brano che alterna momenti dolcissimi ad altri molto ritmici, cantabili melodie ad accordi e sequenze dissonanti.
Una delle difficoltà di questo brano sta nel rendere l'esecuzione scorrevole nelle parti ritmiche.
I continui cambi di accento ritmico delle frasi dal battere al levare, dovrebbero scorre via come pattinatori su un pavimento di granito levigato.
Quello su cui si muove la banda, invece, sembra essere un pavimento in cotto antico posato male, dove i musicanti, spesso e volentieri, inciampano sugli spigoli sporgenti dei mattoncini.
Di questo risultato hanno una grossa responsabilità le percussioni, che avrebbero dovuto dare una base sicura per tutte le sezioni.
Le difficoltà tecniche effetivamente presenti nella partitura non sono affatto trascurabili, e questo vale per tutte le sezioni, ma una maggiore sicurezza della base ritmica avrebbe certamente aiutato le altre sezioni ad orientarsi meglio nella struttura del brano.
Questo avrebbe potuto permettere ai musicanti di concentrare meglio la propria attenzione sulla musicalità di queste parti ritmiche, facendone risaltare la vera essenza.
Si sente troppa paura di sbagliare, il risultato è freddo e povero di carattere.
Era un brano che avremmo dovuto studiare meglio dal punto di vista dell'interpretazione.
Da una partitura non devono uscire solo le note, come dice il nostro Maestro, ma nche la musica.
....se almeno fossimo riusciti a fare tutte le note....
La cité interdite di Jean Michel Bondeaux
Originali per BandaLa musica di questi brani si riallaccia alla tradizione musicale del luogo rispecchiandone i canoni stilistici o rifacendosi a temi popolari.
Un movimento però si stacca dallo stile tipicamente orientale con un motivo più occidentale.
Questo non permette una collocazione temporale precisa.
Potremmo interpretarla come la passeggiata di un moderno turista europeo in visita a Pechino, in cui rivive le sensazioni della vita della città nel periodo delle antiche dinastie imperiali.
Oppure, all'autore non gliene fragava un bel niente di quello che si immaginava l'ascoltatore e voleva solo scrivere una bella idea musicale che aveva in testa.
A voi la scelta, non potendo chiederlo all'autore.
In questo brano bisogna fare un'appunto agli ottoni, soprattutto bassi, euphonium e tromboni :
un pò più di decisione non avrebbe guastato.
Puszta di Jan Van der Roost (versione 1996)
Originali per BandaTra le varie discussioni che coinvolgono le diverse generazioni di musicanti nella banda, una tra le più ricorrenti è quella relativa alla qualità delle esecuzioni dello stesso brano nei diversi periodi storici della banda.
C'è chi afferma che "una volta" si suonava meglio di adesso, chi sostiene il contrario, chi la mette giù più dura specificando i livelli di qualità in base alle diverse sezioni ....
Purtroppo, se andiamo un pò indietro col tempo, possiamo basarci solo sul ricordo dei veterani.
Ma dal 1985 abbiamo cominciato a raccogliere le registrazioni dei nostri concerti augurali su nastro e dal 1994 in formato digitale.
Sempre rigorosamente dal vivo.
Le registrazioni sono spesso rovinate da rumori ambientali, mal posizionamento dei microfoni, e la registrazione a "colpo secco" (o la va o la spacca) non lascia mai adito a una seconda chance.
Spesso la registrazione non era una delle nostre migliori esecuzioni.
"Il bello della diretta", direbbe qualcuno, e in effetti per una banda deve essere così.
Ma questo fattore lascia sempre aperta la discussione che continua ad essere basata sulla memoria di ciascuno.
Siccome la mia, di memoria, mi ha abbandonato già da un pezzo, io tendo a basarmi sui fatti, o meglio, sulle prove.
Qui presentiamo due versioni di Puszta, uno splendido brano del grande Van der Roost, una del 1996 e una del 2006.
Spiego, per chi non lo sa, che è nostra consuetudine ripescare dal nostro archivio dei brani eseguiti 10 e 20 anni prima e che avevano lasciato un segno nel nostro percorso artistico.
Ascoltando le due versioni possiamo sbizzarrirci a ruota libera nel dibattito di cui sopra.
La cosa però non è affatto facile.
Potremmo analizzare battuta per battuta, movimento per movimento, sezione per sezione e ancora avremmo da discutere su quale è la versione migliore.
Alcune cose le abbiamo eseguite meglio nel 1996, altre nel 2006, in questi 10 anni musicanti validi se ne sono andati altri ne sono arrivati .
Un giudizio generale datelo voi.
Mi dispiace solo dover aspettare fino al 2016 per poter confermare che la Banda di Darfo, con un pò più di studio e presenza alle prove, avrebbe avuto le capacità per eseguire molto meglio il brano in tutte e due le esecuzioni.
Per favore. se volete lasciare un vostro commento in merito alle vostre impressioni, fatelo sotto la versione 2006 . Tanto per avere un pò di ordine, e non commenti sparpagliati un pò di qua e un pò di la. Grazie
Puszta di Jan Van der Roost (versione 2006)
Originali per BandaTra le varie discussioni che coinvolgono le diverse generazioni di musicanti nella banda, una tra le più ricorrenti è quella relativa alla qualità delle esecuzioni dello stesso brano nei diversi periodi storici della banda.
C'è chi afferma che "una volta" si suonava meglio di adesso, chi sostiene il contrario, chi la mette giù più dura specificando i livelli di qualità in base alle diverse sezioni ....
Purtroppo, se andiamo un pò indietro col tempo, possiamo basarci solo sul ricordo dei veterani.
Ma dal 1985 abbiamo cominciato a raccogliere le registrazioni dei nostri concerti augurali su nastro e dal 1994 in formato digitale.
Sempre rigorosamente dal vivo.
Le registrazioni sono spesso rovinate da rumori ambientali, mal posizionamento dei microfoni, e la registrazione a "colpo secco" (o la va o la spacca) non lascia mai adito a una seconda chance.
Spesso la registrazione non era una delle nostre migliori esecuzioni.
"Il bello della diretta", direbbe qualcuno, e in effetti per una banda deve essere così.
Ma questo fattore lascia sempre aperta la discussione che continua ad essere basata sulla memoria di ciascuno.
Siccome la mia, di memoria, mi ha abbandonato già da un pezzo, io tendo a basarmi sui fatti, o meglio, sulle prove.
Qui presentiamo due versioni di Puszta, uno splendido brano del grande Van der Roost, una del 1996 e una del 2006.
Spiego, per chi non lo sa, che è nostra consuetudine ripescare dal nostro archivio dei brani eseguiti 10 e 20 anni prima e che avevano lasciato un segno nel nostro percorso artistico.
Ascoltando le due versioni possiamo sbizzarrirci a ruota libera nel dibattito di cui sopra.
La cosa però non è affatto facile.
Potremmo analizzare battuta per battuta, movimento per movimento, sezione per sezione e ancora avremmo da discutere su quale è la versione migliore.
Alcune cose le abbiamo eseguite meglio nel 1996, altre nel 2006, in questi 10 anni musicanti validi se ne sono andati altri ne sono arrivati .
Un giudizio generale datelo voi.
Mi dispiace solo dover aspettare fino al 2016 per poter confermare che la Banda di Darfo, con un pò più di studio e presenza alle prove, avrebbe avuto le capacità per eseguire molto meglio il brano in tutte e due le esecuzioni.
Stockholm Waterfestival di Luigi di Ghisallo (versione veloce)
Originali per BandaPer chiarimenti vi rimando alla lettura del commento (cliccando su "info" vicino al titolo del brano) che ho scritto per la versione originale.
Ascoltate la differenza tra le due versioni.
Questa , a me, sembra decisamente più leggera, più sciolta e piacevole all'ascolto.
Premetto che i trenta secondi sono stati "rubati" da tutti e quattro i movimenti del brano.
Ognuno di noi avrebbe potuto scegliere di modificare ongi singolo movimento con "correzzioni" diverse, ma comunque, così, rende ugualmente l'idea.
Un suggerimento : se volete fare esperimenti simili anche con altri brani, per chi ha a casa i file su disco (ricordo che dal sito non si possono scaricare) e usando il player Windows Media Player dalla versione 11 (ma anche altri programmi specifici, per chi li ha), si possono fare correzzioni in tempo reale della velocità di esecuzione, senza naturalmente alterare la tonalità del brano.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Stockholm Waterfestival di Luigi di Ghisallo (versione originale)
Originali per BandaHa qualcosa di magico questo pezzo.
Ogni volta che lo mettiamo nella cartellina sembra che la gente venga alle prove più volentieri.
Propongo quindi di tenerlo sempre lì.
E' sempre piacevole eseguire questo brano.
Da modo di prendere con gioia il lavoro del musicante.
Ti viene addosso l'allegria a suonarlo (un pò come con Take a walk), anche nella parte più delicata del secondo movimento, per poi sfogarsi nel finale.
Peccato che in questa registrazione alcune percussioni, nel primo movimento, non siano riuscite a tenere il passo col resto della combricola.
Fate finta di non sentirle, fate finta di non sentire l'intonazione orrenda di qualche strumento, fate finta di non sentire tutte le alterazioni dimenticate, e potrete godervi una bella esecuzione di quello che io considero un "ever green" della nostra banda, da tenere sempre a portata di leggio.
Questa è una registrazione (l'unica di questo brano) del lontano 1998, quindi l'anno prossimo ricomparirà sui leggii.
Probabilmente è la versione più lenta che abbiamo mai eseguito.
Mi sono permesso, con i potenti mezzi della tecnologia, di ridurre la durata del pezzo di 30 secondi.
In questa pagina trovate la versione originale.
Cercate la versione "veloce" , ascoltate la differenza e poi pensate a che importanza ha la scelta del "ritmo giusto" nell'esecuzione di un brano.
Non sempre scegliere di eseguire un brano con un ritmo più moderato per facilitare l'esecuzione tecnica "paga" in termini di risultato.
Il lavoro che oggi stiamo facendo con Danilo su brani tecnicamente molto difficili mantenedo la velocità decisa dall'autore (senza arrivare alle esagerazioni della Tokyo Kosei Wind Orchestra), porterà a breve risultati utili per eliminare questo particolare problema.