Tre giorni a STAFFOLO
Se dovevo buttarmi in questo mondo tanto gettonato oggi da tutti gli internauti, tanto valeva farlo con un argomento degno di nota.
Si vada dunque ad incominciare.
Udite udite (che sarebbe: leggete leggete) popolo della rete, le impavide gesta del prode percussionista Gong, accompagnato dal fido compagno d'armi Messer Vittorio Albertibus da Corna e relative consorti, nella straordinaria avventura che andrò testé a narrarvi e che chiameremo :
TRE GIORNI A STAFFOLO
La narrazione è accompagnata da fotografie sulle quali potrete fermare per un secondo il puntatore del mouse per far apparire una descrizione della situazione o del luogo inquadrato.
Un'altra nota importante è che Staffolo si pronuncia con l'accento sulla A .
Ultima nota, per leggere questo blog, o lo fate a puntate, oppure prendetevi un'ora di ferie.
Molte altre foto le potrete trovare sul sito della Banda di Staffolo in questa pagina.
Ma andiamo per ordine.
Per quei pochi che ancora non lo sapessero, l'incontro tra la banda di Darfo e quella di Staffolo è avvenuta qualche mese fa in modo del tutto casuale.
Scandagliando la grande rete in cerca di validi siti di bande musicali da linkare sul nostro, mi sono imbattuto nel sito della banda di Staffolo che, dopo poche pagine, mi ha colpito non poco.
Era il periodo in cui la nostra banda stava affrontando una crisi sulla “movimentazione” dei propri musicanti.
Dopo le gloriose trasferte fatte in Europa e in Italia, sembrava che la Banda di Darfo non potesse più, di colpo, fare servizi che durassero più di tre ore per l'inderogabile impossibilità di lasciare il proprio paesello per oltre la metà dei suoi componenti.
La Banda di Staffolo, invece, poteva vantare un'intera pagina del sito di trasferte e di molteplici gemellaggi con bande italiane ed estere.
Quello di viaggiare sembrava fosse il loro passatempo abituale.
Ho subito colto l'occasione per avviare il dibattito sul nostro sito citando, appunto, il sito della banda di Staffolo e le loro numerose tournée.
Poi una cosa tira l'altra; un intervento nel forum di là, un commento nel forum di qua, un 'E-mail per avere più notizie di là, una telefonata per conoscersi di qua, e ci siamo trovati ad essere invitati, come banda, a Staffolo per la festa della Musica di fine luglio 2007.
Siccome la “sindrome di immobilismo” acuta che ancora attanagliava la banda di Darfo non ha permesso un incontro delle due bande “dal vivo”, io e il Mo. Vittorio abbiamo colto l'occasione per recarci, a livello di rappresentanza, nella bella cittadina delle Marche, proprio in occasione della “tre giorni” di festa.
Ormai era deciso.
La “vecchia Betsy” (che non è mia moglie ma la mia fida Seat Leon), una settimana prima della partenza aveva passato il suo ennesimo tagliando, con tanto di cambio olio, filtri e pastiglie dei freni.
Ma non funzionava più il condizionatore.
Come affrontare un viaggio di circa 600 Km verso sud con un clima di 37° C di media all'ombra ?
Due giorni prima della partenza ero d'accordo con il meccanico per il cambio del tubo del gas del condizionatore (bucato). La stessa mattina la vecchia Betsy decide di non partire per nessuna ragione al mondo; capricci dell'età ? Voglia di prepensionamento ? Mah !
Era una ragione più semplice: la batteria aveva deciso di scoppiare proprio quel giorno.
Va beh ! Meglio prima che dopo.
Due giorni dopo, venerdì 23 Luglio, alle ore 05.00, i prodi eroi partono per il loro temerario viaggio.
Temerarietà per temerarietà, tanto valeva osare il tutto per tutto: niente autostrada per evitare il famigerato nodo di Bologna e ci siamo diretti verso sud-est addentrandoci come impavidi esploratori nella sconfinata Pianura Padana, tra la Via Emilia e il west, in un dedalo di strade statali, provinciali, comunali, incroci, rotonde, semafori e chi più ne ha più ne metta.
Da Mantova abbiamo proseguito per Ferrara seguendo la sponda sinistra del grande Po.
Prima di Ferrara eravamo già dispersi.
La cosa curiosa è che ci siamo trovati oltre il Po senza che nessuno dei quattro sventurati viaggiatori si fosse accorto di averlo attraversato.
Lo stupore di tutti è pienamente legittimo, io stesso stento ancora a crederlo ma è andata proprio così e non so proprio come possa essere successo.
Ritrovata la retta via ci siamo diretti verso Ravenna.
Prima di Ravenna eravamo ancora allo sbando.
Ci sentivamo come dei cammelli in mezzo ai ghiacci dell'Antartico (o, forse è più appropriato, come dei pinguini nel Sahara).
Ma ormai Bologna era passata e la A14 era ad un tiro di schioppo.
Quindi fino a Senigallia tutto bene, poi trenta Km verso l'entroterra ed eccoci arrivati (alle ore 12,00 in punto) ad Arcevia, stupenda cittadina medioevale dove abitano due carissimi amici che ho rivisto con piacere.
Rifocillati e riposati siamo partiti nel pomeriggio verso Staffolo, un'altra trentina di Km verso sud, passando naturalmente nell'entroterra, tra le dolci colline interamente coltivate, immersi nello stupendo panorama che offre questa bellissima regione.
Strade praticamente semi-deserte, in un continuo saliscendi, di curve e controcurve, dietro ognuna delle quali trovi colori e scorci paesaggistici differenti.
Strade che possono essere definite come “il paradiso dei motociclisti” e nel contempo “l'inferno di chi sta male in macchina”.
Ma ne l'uno ne l'altro era il nostro caso.
Una telefonata a Damiano (il presidente della banda) per avere indicazioni sulla strada corretta per giungere al nostro albergo, e poi via, dritti verso Staffolo.
Il “dritti” era una metafora.
Naturalmente abbiamo fatto una strada completamente diversa.
Siamo giunti in paese, anziché da sud-est, da nord-ovest, ma ormai il nostro stile di viaggio era quello.
Al primo colpo d'occhio, questo borgo medievale (circa 2500 anime) ci ha colpito subito.
Staffolo è situato su un dorso di una formazione collinare a mt. 442 slm.
Per la sua posizione con un panorama a 360° che spazia dalla valle del fiume Esino a quella del Musone è anche denominato balcone della Vallesina.
A nord lo sguardo giunge fino al mare Adriatico e a sud la corona dei monti è dominata dalla singolare sagoma del Monte S. Vicino.
Una delle caratteristiche tipiche degli antichi paesi della zona è di essere costruiti di preferenza in cima alle colline più alte, il nucleo del borgo sulla sommità contornato da una cinta muraria con tanto di bastioni.
Staffolo rispetta questa tradizione, dovuta forse ad una strategia di difesa dagli attacchi frequenti nel medioevo dei Mori o dei vari cavalieri di ventura con le loro bande (non musicali, in questo caso) di sbandati, sempre in cerca di paesi da saccheggiare.
Mura efficaci durante molti assedi, visto che Staffolo, città ambita e importante nella storia, è stata presa di mira parecchie volte da avventurieri o signorotti delle varie “marche” confinanti, ma che a volte hanno dovuto cedere di fronte ad assalti come quello di un certo Fra Moriale, nel 1345, che una volta impossessatosi del paese, non se ne andò di lì finché non ebbe bevuto con la sua congrega tutto il verdicchio depositato nelle cantine del borgo.
Per ulteriori cenni storici vi rimando a questa pagina del sito del comune oppure a questa , dedicata al verdicchio dei Castelli di Jesi.
Infatti Staffolo è una delle capitali del verdicchio.
Tra le varie ipotesi dell'origine del nome del paese c'è in effetti anche quella che secondo una certa favolistica, a dare vita a questo centro collinare sarebbe stato Staphilo, figlio di Arianna e di Teseo, che scoprì l'uva e inventò il vino e Staphilo, in greco, significa appunto “grappolo d'uva”.
Vero o non vero, di certo è che la tradizione di fare un vino d'eccellenza (pluripremiato anche a livello internazionale) dalle vigne che circondano il colle è una cosa che risale a tempi antichissimi e il piccolo museo del vino che è in allestimento all'interno delle mura del paese, con enoteca annessa, ne vuol portare testimonianza.
Ma torniamo alla nostra avventura.
Trovato, dopo vario girovagare nei dintorni, il nostro hotel e depositati i bagagli, ci siamo recati nel centro storico dove abbiamo finalmente conosciuto Damiano.
Da subito ha mostrato la sua esuberante dinamicità.
É un personaggio davvero simpatico, pochi fronzoli e tanta praticità, un tipo che tante bande venderebbero l'intera sezione dei clarinetti al diavolo per averne uno così.
Ci ha accompagnato nell'attraversare il centro storico fino alla sede della banda, dove i musicanti si stavano già preparando per la sfilata che sarebbe iniziata lì a poco.
Ci siamo portati poi, sulla piazzetta fuori da una delle porte di ingresso delle mura, dove, come da programma sarebbero giunte le bande di Staffolo e la Agrupacion Musical de Alfara del Patriarca, una cittadina vicino a Valencia.
All'arrivo delle due bande, il Vittorio subisce la prima folgorazione :
la banda di Alfara sfila con il fagotto (e per fagotto intendo proprio lo strumento musicale).
Una banda davvero in veste “casual”, quella spagnola.
Maglietta e blu-jeans e niente inquadramento ne passo (più o meno come noi, a parte la divisa).
Più gagliarda e nella tradizione ( a parte la vivace divisa con camicia gialla e pantaloni bianchi) la banda di Staffolo, che si è riunita alla spagnola nella piazzetta per allietare con diversi brani il pubblico presente.
Poi tutti dentro al borgo antico dove la festa è continuata con altri brani.
Lo spettacolo pomeridiano era finito e noi ci siamo fermati nell'accogliente piazzetta dove erano allestiti gli stand della stuzzicheria.
Inutile dire che ne abbiamo aprofittato.
Panino con porchetta, olive all'ascolana (davvero ottime) e (come poteva essere altrimenti) una bottiglia di verdicchio.
Lo nostro spirito era ormai entrato in sintonia coll'atmosfera di festa musicale e così ci siamo accomodati nella piazza limitrofa dove era tutto pronto per il concerto del venerdì sera.
In programma il concerto del “Duo Nataloni” per pianoforte, marimba e xilofono.
Due giovani ragazzi eccezzionali, fratello e sorella, che ci hanno entusiasmato con la loro bravura.
L'ambiente, tra le antiche mura, assolutamente privo di rumori molesti (traffico inesistente), con un pubblico attento, ha contribuito non poco alla piacevolezza dell'ascolto di un repertorio decisamente interessante.
Ci ha colpito la grande intesa ritmica dei due musicisti e la grande tecnica del percussionista, non solo per la capacità di eseguire senza sforzo apparente anche passaggi difficilissimi ma soprattutto per la sensibilità del tocco, con una capacità di dosare i volumi e di far risaltare le sfumature espressive della partitura davvero notevole.
Davvero complimenti, un concerto che ci ha ristorato delle fatiche del viaggio.
La mattina dopo abbiamo fatto una puntata a Cingoli, una cittadina nelle vicinanze.
Se Staffolo è chiamato il “balcone della Vallesina”, Cingoli si onora di essere il “balcone delle Marche”.
Una cittadina davvero tranquilla da cui si gode di un panorama che spazia dalle prime alture dell'entroterra marchigiano fin sulla piana (si fa per dire, visto che sono tutte colline) fino alla riva del mare, dove si staglia, isolato, il Monte Conero.
Si dice che da Cingoli, in giornate di limpidezza atmosferica, si possa vedere la costa della Croazia.
Un'altra caratteristica di Cingoli sono le numerose chiese che si possono incontrare dietro ad ogni angolo di strada.
Ritorno a Staffolo per le 11,00 dove, con una semplice cerimonia nella sala consigliare del Comune, il Sindaco ha salutato la banda spagnola con il tradizionale scambio di doni.
Dopo di chè Damiano ci ha accompagnato per le strette e suggestive vie del borgo antico fino all'enoteca, dove abbiamo assaggiato del buonissimo vino di produzione locale (verdicchio, rosso conero e rosso piceno) e piacevolmente conversato con alcuni simpatici musicanti della banda spagnola (se non ci credete chiedetelo al Vittorio, ci capivamo benissimo, abbiamo anche scoperto che in spagnolo alcune frasi si dicono esattamente come nel nostro dialetto, quindi parlavamo in dialetto per farci capire meglio).
Prima di pranzo, un bandista di Staffolo ci ha accompagnato in una breve visita in una cantina locale dove abbiamo anche preso il “vino tinto” come lo chiamano in spagna (vino rosso) che sarebbe stato poi utilizzato dagli spagnoli per fare la “sangria” la sera dopo (dimenticavo, la sera prima, gli attivissimi spagnoli avevano cucinato per tutti la “paella alla valenciana” con la tradizionale padella portata da loro).
Abbiamo poi favorito ad un gustosissimo pranzo con tutta la combricola, dove abbiamo colto l'occasione per conoscere alcune simpatiche e socievoli persone di Staffolo.
Un riposino e poi una visita alla città di Osimo.
Se Staffolo è il balcone della Vallesina e Cingoli il balcone delle Marche, beh, non me ne vogliano gli altri, ma Osimo è il balcone dei balconi.
Osimo è un grosso centro (con tanto di accesso ai turisti tramite funicolare) ma che ha ben saputo mantenere la sua tipica antica struttura di cui parlavo sopra.
Già all'arrivo si presenta con i suoi imponenti bastioni che risaltano parecchio visti dalla pianura.
La passeggiata davanti al parco è stupenda; una specie di lungomare stile cittadine liguri, solo che al posto del mare ci sono .... le Marche.
Una città ricca di opere d'arte, come del resto tutta la regione Marche, un grande museo a cielo aperto, soprattutto vivo, con un'attività culturale e di spettacoli vivacissima.
Pensate che solo a Staffolo, che come ho detto conta 2500 abitanti, vengono organizzati importanti eventi culturali legati alla musica, all'arte, al folclore ed alla produzione eno-gastronomica.
Nei giorni della nostra permanenza, a Staffolo era in corso la Festa della Musica, era allestita un'importante mostra del Premio Città di Staffolo, dedicata ogni anno ad un grande artista marchigiano (quest'anno era dedicata a Oscar Piattella), una mostra fotografica, e la settimana dopo ci sarebbe stata una manifestazione internazionale organizzata dal locale gruppo folkloristico con la presenza di numerosi gruppi europei.
Dimenticavo, il giorno 8 luglio, a Staffolo si è esibita la Banda dell'Esercito, diretta dal Mo. Fulvio Creux, a detta di molti presenti, un concerto memorabile.
Insomma, nelle Marche si può percepire nell'aria una grande attenzione da parte delle amministrazioni locali rispetto alla cultura, a grandi livelli e in maniera diffusa capillarmente sul territorio, con rassegne concertistiche di ogni genere musicale che qui in Valcamonica, francamente, a parte rare eccezzioni che si possono contare sulle dita di mezza mano, ci possiamo solo sognare.
Qualsiasi sia il paese che stai visitando, non vedi altro che manifesti di concerti, manifestazioni e palchi montati ovunque.
Non c'è mai di che annoiarsi nelle Marche, dovunque tu sia.
Ma, dopo questa parentesi, proseguiamo col racconto.
Sabato sera concerto della banda musicale Città di Umbertide (PG).
Il vivacissimo Maestro Galliano Cerrini, un vero e proprio showman, un mattatore da palco (dategli un microfono in mano e vi solleverà il mondo), ha plasmato una banda “a sua immagine e somiglianza”, presentando un organico preparato che sprizzava allegria e gioia di suonare; per capirci una specie di “Libera Brass Band” ma con un repertorio molto più italiano.
Un concerto ricco di brani vivaci e piacevoli, con molte trascrizioni di brani della Canzone Italiana cantati egregiamente da Pinuccio, una persona tanto particolare nell'aspetto quanto intelligente e preparato musicalmente. Una piacevolissima sorpresa, ed una serata allegra, rilassante e divertente.
Domenica dedicata al mare.
Come si fa ad andare nelle Marche e non andare almeno una giornata al mare.
Abbiamo scelto Numana, una volta villaggio di pescatori ed oggi rinomato centro balneare, al termine sud del promontorio del Conero.
E come spiaggia abbiamo scelto la “Spiaggiola”, una delle ultime insenature del Conero, dove la spiaggia non è la tipica distesa di sabbia delle coste adriatiche ma conserva ancora un carattere più selvaggio, con uno stretto lembo di piccoli ciotoli anziché sabbia e con alle spalle un tratto di verde scogliera mediterranea.
Un bel posticino, con un mare pulito e privo di onde grazie ad una barriera costruita con massi naturali proprio davanti alla spiaggia, che viene così anche protetta dall'erosione delle mareggiate.
Un panorama stupendo con, a sinistra, come sfondo il promontorio del Conero, alle spalle e a destra, una vegetazione di macchia mediterranea, in alto il sole, limpido, a scottare la nostra pelle bianchissima da tipici camuni che non hanno mai l'occasione di togliersi la maglietta (sto parlando di me e il Vittorio, non di voi...) e davanti un meraviglioso mare azzurro.
Pranzo a base di pesce in un ristorantino proprio a ridosso della spiaggiola, riposino per finire la rosolatura, e poi via di nuovo a Staffolo pronti per la grande parata delle bande di Staffolo accompagnata dai Frustatori di Faenza, della Banda Musicale Città di Petriolo (MC) accompagnata dalle Majorettes e l'Agrupacion de Alfara.
Dopo la sfilata le tre associazioni si sono disposte nella piazza ed hanno eseguito, a turno, dei brani con l'esibizione dei frustatori e delle majorettes.
Gli spagnoli, che non volevano essere da meno, hanno messo in campo dei musicanti-ballerini che si sino esibiti nel famosissimo paso-doble Espana canì.
Naturalmente il successo di pubblico è stato grande, molte le persone presenti.
Abbiamo fatto amicizia anche con una simpatica signora di Jesi che si era messa a ballare un ballo tradizionale spagnolo assieme alle accompagnatrici della banda di Alfara.
Potrete anche non crederci ma ho fatto io da interprete tra la signora di Jesi e la presidentessa della banda spagnola che voleva appunto spiegarle che il ballo era una danza tipica della zona di Valencia.
Ma questo era il “clima” del posto; tutta la gente era li nella piazza o nelle altre piazzette del borgo ed aveva l'occasione di incontrarsi, conoscersi, parlarsi.
Abbiamo incontrato persone sempre socievoli e disposte al dialogo, maestri di bande di altri paesi, musicisti, gente dell'ambiente bandistico.
Il Vittorio naturalmente conosceva (quasi) tutti, non solo la singola persona ma anche due o tre conoscenti, collaboratori e parenti fino alla terza generazione del personaggio in questione e il Vittorio snocciolava lì per lì i nomi e relativi strumenti come se fosse andato a colazione con loro fino all'altro ieri.
É impressionante rendersi conto di quanta gente conosca, il Vittorio.
Una cena veloce alla stuzzicheria (la dose di bottiglie ormai era passata a due per pasto) e pronti al posto per il concerto degli spagnoli.
Davvero una buona banda.
Il repertorio quasi interamente basato su musiche tradizionali spagnole ad eccezione di un brano molto interessante, sugli splendori dell'antica Roma, imperniato su una narrazzione a cui si è prestato con grande simpatia il Sindaco di Staffolo come voce narrante, ed un brano degli Abba eseguito con tanto di chitarra e basso elettrici.
Una banda che sapeva unire la delicatezza dei pianissimi alla vivacità dei momenti più decisi.
Buona preparazione tecnica.
Naturalmente non è mancato il momento dello scambio dei doni, a cui ha preso parte anche il Vittorio come “ospite” e rappresentante della Banda di Darfo.
Abbiamo donato alla banda spagnola il nostro libro (del quale capiranno soltanto le parti in dialetto) e il CD di Musica senza Frontiere (loro sono vicini e conoscono bene la banda spagnola che avevamo invitato noi), mentre a Damiano ed alla banda di Staffolo abbiamo donato materiale sulla Valle camonica e l'opera di Marino Anesa sulla raccolta di tutte le opere e le biografie di tutti i compositori italiani dall'ottocento ad oggi che hanno composto musica originale per banda.
A noi è stato gentilmente donato un cartone di vino verdicchio e la riproduzione di un polittico del 1450 del Maestro di Staffolo, un'opera bellissima conservata in una delle chiese della città.
Finito il concerto, la festa è proseguita nella piazzetta della stuzzicheria in un clima di amicizia.
L'indomani saremmo partiti per il rientro, un saluto a Damiano con la promessa di far incontrare le due nostre bande e via a nanna.
La mattina dopo partenza alle 8.00
Sulla strada che ci portava verso l'autostrada non ho resistito alla tentazione di fermarmi per un'ultima fotografia al “colle del verdicchio” e poi, con un bel ricordo nel cuore, ci siamo diretti verso Comacchio.
E che pensavate, che passassimo in autostrada dal famigerato nodo di Bologna ? Certo che no, siamo viaggiatori veri noi !
Naturalmente prima di Comacchio ci siamo persi un'altro paio di volte ma non ci siamo lasciati prendere dal panico.
Giunti a Comacchio, una breve visita e poi, un malessere della consorte del Maestro, ci ha fatto propendere per un rientro anticipato a casa, rinunciando così all'assaggio della famosa anguilla.
Tornando sempre dalla stessa strada che avevamo percorso all'andata ci siamo resi conto di quale fosse il ponte su cui avevamo attraversato il Po.
Certo che dovevamo essere ben intranati quattro giorni prima per non vederlo, va bè che era in magra, ma è sempre almeno 20 o 30 volte il nostro Oglio che passa sotto il ponte di Darfo.
Siamo giunti comunque a casa salvi, senza neanche il bisogno di chiamare la protezione civile per la ricerca dei dispersi.
In conclusione possiamo dire di aver vissuto una bella ed interessante esperienza, un grande grazie a Damiano ed alla banda di Staffolo.
Mi sento proprio di consigliare a tutti una visita alla regione Marche.
Certo che se ci andassimo tutti assieme, con gli strumenti, sarebbe certamente più divertente, non credete ?
per consolare Storm ...
Per consolare Storm, metto altre due foto con in primo piano le Majorettes che accompagnavano la banda di Petriolo.
Tiè !!! schiatta di invidia !! IO C'ERO !
GRAZIE
Caro Gong,
oggi sono pieno di lavoro, ma troverò sicuramente il tempo per leggere tutto il tuo resoconto su Staffolo.
La prima cosa da fare è stampare l'articolo e attacarlo in bacheca a scuola di musica, queste cose, ci aiutano sempre a fare meglio.....
Poi sicuramente, conoscendoti, avrai fatto un bellissimo resoconto, (non per niente sei un percussionista....Scherzo.....).
Quindi grazie da parte mia e di tutta la Banda.
Ti richiamo appena torno dalla Sardegna...domani notte si parte....
Buon viaggio Dam
Fate buon viaggio Dam.
Se troverai il tempo, mettici sul nostro sito (puoi fare un tuo blog, volendo) alcune foto dell'incontro tra la tua banda e quella di Arbus e magari raccontaci come è andata.
Chissà che tu non riesca a risvegliare la "voglia di viaggio" negli animi della banda di Darfo
Le majorettes....C'erano le
Le majorettes.... C'erano le majorettes....
Gong questo non te lo perdonerò mai!!! Perchè non me lo hai detto!!! Sarei venuto a piedi nelle Marche!!!
Comunque complimenti alla Banda di Staffolo e a te per il dettagliato resoconto. Mi viene il magone a non essere riuscito a venire, sono le quelle situazioni e quelle sensazioni che è un vero peccato essere costretti a rinunciare.... e poi c'erano le majorettes....