Note amare
Inserito da Peggy il 30 Dicembre, 2007 - 14:18 pensieri confusiPremessa: l'equilibrio psichico di Peggy è a pezzi, da parecchio. Se contiamo l'anno che sta per finire, diciamo che i momenti di tranquillità si contano sulle dita di una mano. Quindi ogni piccola cosa mi sconvolge, tutto si frantuma.
Tra queste "piccole cose" naturalmente c'è la banda, e tutto ciò che succede in banda, che da dieci anni a questa parte è stata una componente fondamentale della mia vita, al punto tale che ho spesso sacrificato ambizioni, desideri, progetti più "importanti" per dedicarmi alle piccole grandi cose che si organizzano e si vivono, dalla festa popolare alle pulizie, dai concerti al volantinaggio di Semibreve (che non faccio da un pò, e nemmeno so come sia organizzato, ora, ma in passato ricordo pomeriggi in compagnia a recapitare le news per le vie del paese). Molti possono dire che ogni membro della banda, nel suo piccolo, ogni giorno (o quasi) "sacrifica" qualcosa per la banda, da una serata che magari si preferiva passare a casa a guardar la tv, a una domenica mattina di pioggia passata a sfilare invece di dormire fino alle 10, e gli esempi si moltiplicano. Comunque.
Per uno spirito vagabondo come il mio, le cose diventano veramente difficili: per tre anni ho cercato di fare la brava ragazza e vivere normalmente, accontentandomi della passione per la musica che mi univa a tutti i miei amici ogni venerdì sera, con le cose belle e quelle brutte, la noia o la rabbia a volte, la gioia e il divertimento, la stanchezza, l'energia, le polemiche e le risate. L'ambiente della banda è una gabbia meravigliosa, e non mi è (quasi) mai pesato dedicare il mio tempo alle varie attività, e affrontare le mille delusioni che mi si sono presentate (tra cui includo la naturale conclusione di alcune forti amicizie, e l'attuale separazione del gruppo di amici con cui ho passato gli ultimi anni, gruppo che naturalmente sta crescendo e prendendo strade diverse).
Ma ripeto, essendo a pezzi dopo l'ultimo anno, molto pesante per me, e dopo gli ultimi mesi di lontananza, tornare 13 giorni fa è stato uno shock emotivo non da poco.
Per cominciare, speravo di passare a salutare in banda alle prove del lunedì, ma la stanchezza dopo il viaggio (e la notte in aeroporto) mi ha bloccato a casa, sul divano...Il venerdì, piena di ottimismo e allegria, ho caricato il sax in macchina, e via alla banda, pronta a rivedere tutti, dopo mesi di assenza e chiacchiere in chat, pronta a fare quelle "quattro note" che aspettavo di fare da tanto, avendo specificato che mi sarebbe piaciuto solo fare un paio di prove, tanto per suonare di nuovo insieme, un momento che mi è mancato immensamente nelle sere inglesi.
Non è andata esattamente come mi aspettavo. Il sax è rimasto in macchina, Peggy fuori a chiacchierare mentre dentro si spandevano le note del concerto in arrivo.
Stessa scena alle prove generali, peggiorata dal mio senso di colpa per non aver potuto aiutare come volevo per la preparazione del palco: il terrorismo psicologico dei genitori è diabolico...
Con grandissima malinconia e tristezza arrivo alla sera del concerto, pronta ad applaudire e fare foto a tutti, pensando alla mia divisa nell'armadio, al mio sax abbandonato dalla giornata delle pastorelle, alla mia voglia di essere su quel palco a battere i piedi ed emozionarmi, con il cuore a mille per la paura di sbagliare, senza fiato dal caldo, divisa tra la voglia di suonare al meglio e finire subito tutto.
Il concerto naturalmente è bellissimo: erano anni che non si suonava così bene, brani così belli e chiaramente difficili, che hanno impegnato ogni sezione, era veramente da un sacco di tempo che avrei voluto suonare così. E io tra il pubblico a osservare le mani del mio collega, bravissimo, come tutti.
Ripetiamolo, il mio equilibrio mentale è in frantumi. E alla consegna della pergamena per i 25 anni di direzione del maestro, quel maestro che non mi ha rivolto che poche parole rabbiose nelle tre occasioni in cui ci siamo incontrati da quando sono tornata, alla consegna della pergamena firmata da "i tuoi bandisti" (o giù di lì) so che la mia firma non c'è. Nessuno mi ha chiesto di firmare, e si è trattato di un errore o di una svista, di cose fatte all'ultimo minuto come sempre, di quello che volete, ma qualcosa in me si spezza: aprite i rubinetti, che le due ore successive le passo in lacrime, a maledire le mie scelte (semi) obbligate, e la mia anima divisa tra voglia di tornare, solo e unicamente per questa banda che da quando non ci sono sta migliorando e ritornando all'energia dei miei primi anni, e la necessità/voglia di restare in Inghilterra, dove le possibilità sono maggiori, e il mio spirito vagabondo si trova a suo agio.
Insomma, ci sono rimasta male, ok?
Ho un master da cominciare tra dieci mesi, costoso, e il 2008 mi vedrà lavorare e cercare di risparmiare il più possibile per potermelo pagare. Allo stesso tempo, in qualche modo, cercherò di tornare in valle per suonare: weekend "toccata e fuga". Arrivo in serata, vengo a suonare, passo un sabato in famiglia, riparto la domenica mattina. Con voli low cost (ma neanche troppo, la Easy Jet costa parecchio di più della Ryan Air) NON me lo posso permettere, ma ci provo.
Si comincia venerdì 1 febbraio. Colleghi, lasciate un pò di "spazio vitale" per Peggy e il suo adorato sax tenore.