06 Paperi e papere
Nel calendario annuale della ns. Banda compaiono però numerose occasioni “minori” nelle quali è necessario un presentatore. Non si può certo chiedere a Francesco, impegnatissimo in altre attività (come quella di presidente del Coro A.N.A., per citarne una) di essere sempre con noi. Pertanto, in questi casi, il suo ruolo viene ricoperto da volenterosi musicanti o sostenitori. Quest’anno è toccato a me, e devo dire che, malgrado qualche piccolo “imprevisto”, tutto è andato piuttosto bene. Presentare non è un compito facile: innanzi tutto bisogna cercare informazioni sui vari pezzi (per questo io mi sono affidata soprattutto ad Internet: lì si trova veramente di tutto!). Il secondo passo è la stesura della presentazione: deve essere precisa ma non noiosa, dare degli spunti musicali ma interessare anche il pubblico meno esperto, abbastanza lunga per permettere a chi suona di respirare tra una parte e l’altra, ma non troppo prolissa: il rischio è spezzare il concerto.
Ed infine ci si ritrova con il microfono in mano, davanti a tanta gente, con la preoccupazione prima di non incerpicare, men che meno di fare qualche terribile gaffes. Io però ho una teoria in proposito: una presentazione troppo perfetta, troppo “accademica”, in fondo annoia. Il pubblico che assiste ai ns. concerti “minori” è spesso composto da sostenitori abituali, da compaesani, da persone insomma che ci conoscono e ci amano anche per le ns. piccole imperfezioni: un paio di errorucci, se non gravi, ravvivano la serata e rendono il presentatore più simpatico. In fondo, la piccola “pa-pera”, diverte. Per chi come me, e come Daniele Gabossi e Luigi Tagliabue, è musicante e presentatore insieme, il nervosismo ad un concerto è doppio, perchè doppio è il compito assegnatoci (ma io credo che anche per chi deve solo presentare e non suonare, come nel caso di Silvia Ravelli, ns. sostenitrice e moglie di un componente della Banda, l’emozione non sia da meno). Il pubblico lo sa e, se avviene qualche innocente “imprevisto” è subito pronto a sorriderne ed a perdonarlo. Almeno noi non siamo professionisti! Perchè guardando certi personaggi televisivi penso che a tutti venga da chiedersi: ma le “papere” sono fatte “a doc” oppure il nervosismo non passa nemmeno dopo anni di carriera?
Paola Galli