La disgrazia che ha colpito l'Abruzzo ci ha scosso tutti nell'animo. Le immagini che vediamo in televisione rimbombano nel cervello evocando altri fatti che nel passato hanno funestato il nostro territorio nazionale. E se non è la terra che trema è l'acqua che devasta, se non è l'acqua è la montagna che frana. Ogni volta l'uomo deve fare i conti con la natura che sopra ogni cosa e al di là della nostra volontà, ha da dire la sua. L'italia, lo sappiamo, è una terra particolarmente soggetta a simili disastrosi eventi. La nostra è una delle terre più belle del mondo e non solo per le bellezze naturalistiche ma soprattutto per la ricchezza artistica che la gente nel corso della storia ha saputo incastonare nel paesaggio. Un patrimonio immenso ed ogni volta ne vediamo crollare un pezzo. Perdere un intero paese come è successo a Onna, ad esempio, lascia una frattura tremenda tra la gente del posto e la loro storia, la loro identità. Frattura che è sempre difficile poi risaldare per tramandare la propria memoria alle giovani generazioni. Una tragedia che si aggiunge alla già tragica situazione della distruzione.
In questo contesto, a noi della banda di Darfo, come non può venire alla mente la tragedia che nel 1960 colpì la Valle Camonica con l'esondazione del fiume Oglio causando distruzione e tragedie. E anche la nostra banda ne fu colpita pesantemente. Riporto un trafiletto tratto da nostro libro "Centocinquant'anni di Banda":
"Il 16 Settembre 1960, infatti, la bassa Vallecamonica fu devastata dall’alluvione. La sede della nostra banda, allora in via Lepetit sotto le ex-scuole elementari di Darfo, fu letteralmente sommersa. Quando le acque si abbassarono, i musicanti che per primi andarono a verificare i danni non trovarono praticamente più nulla. Documenti, partiture e strumenti erano stati trascinati via dai vortici e distrutti. Faustinoni raccontò che lui stesso, con serva pazienza, cercò di raccogliere alcuni foglietti di partiture, miracolosamente salvi, che galleggiavano qua e là, stendendoli poi all’aria per farli asciugare. Tre mesi dopo, alla tradizionale uscita augurale del primo dell’anno, la banda fece il solito giro del comune suonando le sole due marce disponibili, la cui partitura era su un foglietto unico. Dimostrò così la caparbia volontà di continuare il proprio cammino umano e musicale con tutti i mezzi e in tutte le maniere possibili."
Per la nostra banda fu una tragedia; dovette letteralmente risollevarsi e rinascere dal fango. Forse è per questo, perchè anche a noi è successo di aver avuto bisogno di aiuto, forse perchè anche noi abbiamo sperimentato cosa significhi perdere un pezzo della nostra storia, della nostra identità, che ci sentiamo vicini a chi oggi potrebbe essersi trovato nella stessa situazione. Forse perchè anche noi abbiamo con anni di fatica ricostruito e riannodato i fili della memoria e della nostra storia, fino al lavoro svolto con la stesura del nostro libro che è stata come un'azione collettiva di "riappropriamento della nostra identità" storica come associazione, che vogliamo aiutare chi ha perso e ha visto rompersi questi legami concreti con la propria memoria.
Naturalmente speriamo vivamente e ci auguriamo che nulla sia successo a nessuna banda abruzzese.
Propongo di interpellare la nostra locale sezione della Protezione Civile, che già opera sul posto, perchè faccia delle ricerche e si informi a tal proposito.
Nel caso vedremo di attivarci organizzandoci al meglio sulle iniziative da intrapprendere.
Solidarietà
La disgrazia che ha colpito l'Abruzzo ci ha scosso tutti nell'animo.
Le immagini che vediamo in televisione rimbombano nel cervello evocando altri fatti che nel passato hanno funestato il nostro territorio nazionale.
E se non è la terra che trema è l'acqua che devasta, se non è l'acqua è la montagna che frana.
Ogni volta l'uomo deve fare i conti con la natura che sopra ogni cosa e al di là della nostra volontà, ha da dire la sua.
L'italia, lo sappiamo, è una terra particolarmente soggetta a simili disastrosi eventi.
La nostra è una delle terre più belle del mondo e non solo per le bellezze naturalistiche ma soprattutto per la ricchezza artistica che la gente nel corso della storia ha saputo incastonare nel paesaggio.
Un patrimonio immenso ed ogni volta ne vediamo crollare un pezzo.
Perdere un intero paese come è successo a Onna, ad esempio, lascia una frattura tremenda tra la gente del posto e la loro storia, la loro identità.
Frattura che è sempre difficile poi risaldare per tramandare la propria memoria alle giovani generazioni.
Una tragedia che si aggiunge alla già tragica situazione della distruzione.
In questo contesto, a noi della banda di Darfo, come non può venire alla mente la tragedia che nel 1960 colpì la Valle Camonica con l'esondazione del fiume Oglio causando distruzione e tragedie.
E anche la nostra banda ne fu colpita pesantemente.
Riporto un trafiletto tratto da nostro libro "Centocinquant'anni di Banda":
"Il 16 Settembre 1960, infatti, la bassa Vallecamonica fu devastata dall’alluvione. La sede della nostra banda, allora in via Lepetit sotto le ex-scuole elementari di Darfo, fu letteralmente sommersa. Quando le acque si abbassarono, i musicanti che per primi andarono a verificare i danni non trovarono praticamente più nulla.
Documenti, partiture e strumenti erano stati trascinati via dai vortici e distrutti.
Faustinoni raccontò che lui stesso, con serva pazienza, cercò di raccogliere alcuni foglietti di partiture, miracolosamente salvi, che galleggiavano qua e là, stendendoli poi all’aria per farli asciugare.
Tre mesi dopo, alla tradizionale uscita augurale del primo dell’anno, la banda fece il solito giro del comune suonando le sole due marce disponibili, la cui partitura era su un foglietto unico. Dimostrò così la caparbia volontà di continuare il proprio cammino umano e musicale con tutti i mezzi e in tutte le maniere possibili."
Per la nostra banda fu una tragedia; dovette letteralmente risollevarsi e rinascere dal fango.
Forse è per questo, perchè anche a noi è successo di aver avuto bisogno di aiuto, forse perchè anche noi abbiamo sperimentato cosa significhi perdere un pezzo della nostra storia, della nostra identità, che ci sentiamo vicini a chi oggi potrebbe essersi trovato nella stessa situazione.
Forse perchè anche noi abbiamo con anni di fatica ricostruito e riannodato i fili della memoria e della nostra storia, fino al lavoro svolto con la stesura del nostro libro che è stata come un'azione collettiva di "riappropriamento della nostra identità" storica come associazione, che vogliamo aiutare chi ha perso e ha visto rompersi questi legami concreti con la propria memoria.
Naturalmente speriamo vivamente e ci auguriamo che nulla sia successo a nessuna banda abruzzese.
Propongo di interpellare la nostra locale sezione della Protezione Civile, che già opera sul posto, perchè faccia delle ricerche e si informi a tal proposito.
Nel caso vedremo di attivarci organizzandoci al meglio sulle iniziative da intrapprendere.
Amministratore e moderatore