Penso di essere uno dei fautori della lotta intestina che attanaglia la nostra banda sul dilemma "comm. artistica si o no" da molti anni. Credo di averla desiderata e richiesta da sempre. Per rispondere all'anonimo, Vittorio lo sa da sempre quello che penso e non si è mai sentito offeso dalle mie idee, soprattutto perchè sa anche quanto lo stimi. Probabilmente molti dei più giovani e degli ultimi arrivati (quindi tutti quelli entrati da 20 anni a questa parte) non conoscono bene tutti i retroscena sulla diatriba della C.A. Quella che ribaltò 30 anni fa "la Banda" per me non fu altro che una "commissione artistica" , all'epoca non autorizzata. Negli anni 70 ci fu una strozzatura netta in cui si incontrarono i percorsi di due generazioni diverse, con tanto di rispettivo bagaglio culturale al seguito. Perchè ? semplicemente perchè nella banda ci fu un salto netto di età e di gusti musicali in un brevissimo lasso di tempo. A mezza banda con età media 50 anni si contrappose un'altra mezza banda con età media di 20. Alla metà più anziana era mancata la forza di sostenere un passaggio graduale a musicanti con età più vicina alla loro. In pratica, non c'era ricambio, non cerano musicanti, non c'era passione per la musica e la banda, tra la generazione dei cinquantenni e quella dei ventenni. La generazione precedente aveva sbagliato qualcosa, aveva fallito nel mantenere viva la tradizione della banda in tempi di grossi cambiamenti. (Non gliene sto facendo una colpa, capisco che doveva essere difficile per la povera gente pensare alla musica nei difficili anni del dopoguerra). Ma solo i giovani che all'epoca avevano 20 anni, scoppiata una nuova idea di percepire e di vivere la musica, trovarono nella banda (che grazie a Dio aveva mantenuto almeno la tradizione di istruire musicanti) uno (fra i tanti) degli sbocchi per FARE musica. Il contrasto non poteva non nascere tra le due maniere così differenti di concepire la musica. Di conseguenza nacque un nuovo concetto di gestire "modernamente" una associazione. Gestire un'associazione che per statuto produce e diffonde musica, non poteva esimersi dal lasciar decidere anche ai più giovani "cosa suonare". Uno dei primi brani che ho affrontato in banda fu "Follie 50" (composto pensate dal Mo. Vidale. Molti di noi lo hanno suonato qualche anno fa, il Vittorio lo ha riproposto proprio come reperto storico per farci capire cosa erano i brani di "avanguardia" negli anni 70, a tutti sembrò un polpettone anacronistico), proposto allora dall'illuminato e compianto Mo. Salvini, grande maestro e uomo degno di questo nome. Lui , il Mo., che con la sua intelligenza aveva capito cosa stava succedendo, si improvvisò "leader" di una C.A. intesa come la intendo io, per venire incontro ai giovani (a quei tempi con la dovuta moderazione). Allora, a molti (mezza banda) sembrò una specie di rivoluzione sfacciata, come un affronto alla "tradizione", e al Mo. Salvini non furono risparmiate critiche. Se ci fosse stata una C.A. intesa come organo disciplinare costituito come da regolamento attuale ma con le modalità di elezione dei membri come a quel tempo, per il Mo. Salvini ci sarebbe stato l'esilio. Questo esempio è per dimostrare come a volte si può guardare una stessa cosa da due angolazioni completamente differenti e quindi vedere due cose differenti. In verità anche Vittorio si comportò analogamente quando, sul podio di direttore, osò proporre a quei "giovinastri" che si trovava davanti (tutti della nuova generazione allevati da lui), brani dai connotati "strani" ( musica aleatoria, atonale ecc.) e quante critiche dovette sopportare durante le prove (anche perchè i giovinastri sembrava che non conoscessero il rispettoso gesto di capire prima di criticare, quasi come i loro vecchi predecessori). Ma Vittorio aveva armi ben più affilate dei suoi predecessori e soprattutto la preparazione di gestire musicalmente una moderna banda. Critiche sulla gestione meramente economica della banda si possono fare ai vecchi consiglieri (io tra quelli e Vittorio compreso) ma critiche al Vittorio per la gestione artistica non me la sento proprio di avanzarne. Credo di essere stato fortunato ad essere cresciuto musicalmente in una banda contemporaneamente al Vittorio. Eppure, e Vittorio lo sa, è stata proprio questa possibilità di osservare la storia della banda da un punto di osservazione temporale privilegiato che mi ha convinto della necessità reale, concreta, inderogabile del lavoro di una comm. artistica. Ed ora naturalmente spiego cosa intendo per commissione artistica. La definizione data dal Regolamento è limitata ad una situazione di "temporanea anomalia" del normale tram-tram artistico della banda. Cioè, se nessuno si lamenta, tutto va bene, e perchè mai qualcuno dovrebbe disturbarsi a pensare ad una "fantomatica" comm. artistica. Il ragionamento non farebbe una piega (così come pensa il ns. anonimo di cui sopra) se intendiamo la C.A. come una forza di antitesi allo status quo della direz. artistica del Maestro in carica che è condivisa da tutti. Questa è una visione limitata delle vere potenzialità di una (non fantomatica) C.A. con le idee chiare in testa. Potrei a questo punto non far altro che rubare le parole di Storm. Ma voglio far notare che una richiesta di usare un pò del tempo delle prove ad ascoltare brani registrati (da noi e non), di delucidazioni interpretative da parte del/dei Maestro/i è nata tra i leggii (ed anche su questo sito) da un pò di tempo in qua. Molti stanno prendendo coscienza che far parte di una associazione musicale vuol dire anche partecipare alla gestione di quello che è lo scopo principale dell'associazione, che è, se qualcuno non l'avesse ancora capito, suonare e diffondere la musica. Come suonatore non mi basta solo essere protagonista di quali bibite acquistare per la pausa, o come spendere in gite o ristrutturazioni, divise, pulizie della sede, pratiche burocratiche per contributi, tornei sportivi, cene, pulmann per trasferte, conto corrente, sponsor, sito internet. Io voglio, pretendo, ho il diritto di poter dire la mia, al pari di tutti gli altri soci musicanti della mia associazione, di cosa suonare, di come suonare, di sapere che cosa suono, di conoscere tutto di quello che suono. Io ho pari diritto del maestro di dare una direzione artistica all'associazione di cui faccio parte perchè l'associazione è fatta innanzitutto dai musicanti. Il maestro è il socio che ha la maggiore competenza, ma non è il depositario della conoscenza totale, non è colui che ciò che dice è Vangelo assoluto, è lui che non deve essere il novello DIRETTORIO, il membro del COMMISSARIATO della banda, non la C.A. Piuttosto è lui che può beneficiare di un aiuto costruttivo da parte di altri. E' evidente che nella mia idea, la C.A. non si limita al potere decisionale sulla partitura ma deve avere compiti attivi come quelli descritti appunto da Storm. Pertanto non deve essere solo un organismo "temporaneo" ma deve prestare la sua opera continuativamente. E' altrettanto evidente che se un'associazione è formata da 70 musicanti, pur avendo tutti pari diritto di poter esporre le proprie opinioni in campo artistico, ci debbano essere delle regole di rappresentanza che garantiscano a tutti una concreta partecipazione. Quindi una commissione formata solo da tre persone, è da questo punto di vista limitata. Proporrei almeno una partecipazione pari a quella del consiglio direttivo. Anche perchè, secondo me, se la C.A. dovesse funzionare nel pieno dei suoi compiti, di cose da fare ne avrebbero tutti i componenti. Perchè si tratta anche di fare, non solo di litigare su cosa suonare, se avete letto bene quello che ha scritto Storm. Spero che finalmente sia giunto il momento di varare ste bendetta C.A. Non mi sento più da solo in questa battaglia. Molti altri si stanno rendendo conto delle reali possibilità di miglioramento delle capacità artistiche che una C.A. potrebbe infondere alla ns. Banda. Cogliamo l'attimo, prima che sfugga di nuovo.
Io la penso così
Penso di essere uno dei fautori della lotta intestina che attanaglia la nostra banda sul dilemma "comm. artistica si o no" da molti anni.
Credo di averla desiderata e richiesta da sempre.
Per rispondere all'anonimo, Vittorio lo sa da sempre quello che penso e non si è mai sentito offeso dalle mie idee, soprattutto perchè sa anche quanto lo stimi.
Probabilmente molti dei più giovani e degli ultimi arrivati (quindi tutti quelli entrati da 20 anni a questa parte) non conoscono bene tutti i retroscena sulla diatriba della C.A.
Quella che ribaltò 30 anni fa "la Banda" per me non fu altro che una "commissione artistica" , all'epoca non autorizzata.
Negli anni 70 ci fu una strozzatura netta in cui si incontrarono i percorsi di due generazioni diverse, con tanto di rispettivo bagaglio culturale al seguito.
Perchè ? semplicemente perchè nella banda ci fu un salto netto di età e di gusti musicali in un brevissimo lasso di tempo.
A mezza banda con età media 50 anni si contrappose un'altra mezza banda con età media di 20.
Alla metà più anziana era mancata la forza di sostenere un passaggio graduale a musicanti con età più vicina alla loro.
In pratica, non c'era ricambio, non cerano musicanti, non c'era passione per la musica e la banda, tra la generazione dei cinquantenni e quella dei ventenni.
La generazione precedente aveva sbagliato qualcosa, aveva fallito nel mantenere viva la tradizione della banda in tempi di grossi cambiamenti.
(Non gliene sto facendo una colpa, capisco che doveva essere difficile per la povera gente pensare alla musica nei difficili anni del dopoguerra).
Ma solo i giovani che all'epoca avevano 20 anni, scoppiata una nuova idea di percepire e di vivere la musica, trovarono nella banda (che grazie a Dio aveva mantenuto almeno la tradizione di istruire musicanti) uno (fra i tanti) degli sbocchi per FARE musica.
Il contrasto non poteva non nascere tra le due maniere così differenti
di concepire la musica.
Di conseguenza nacque un nuovo concetto di gestire "modernamente" una associazione.
Gestire un'associazione che per statuto produce e diffonde musica, non poteva esimersi dal lasciar decidere anche ai più giovani "cosa suonare".
Uno dei primi brani che ho affrontato in banda fu "Follie 50" (composto pensate dal Mo. Vidale. Molti di noi lo hanno suonato qualche anno fa, il Vittorio lo ha riproposto proprio come reperto storico per farci capire cosa erano i brani di "avanguardia" negli anni 70, a tutti sembrò un polpettone anacronistico), proposto allora dall'illuminato e compianto Mo. Salvini, grande maestro e uomo degno di questo nome.
Lui , il Mo., che con la sua intelligenza aveva capito cosa stava succedendo, si improvvisò "leader" di una C.A. intesa come la intendo io, per venire incontro ai giovani (a quei tempi con la dovuta moderazione).
Allora, a molti (mezza banda) sembrò una specie di rivoluzione sfacciata, come un affronto alla "tradizione", e al Mo. Salvini non furono risparmiate critiche.
Se ci fosse stata una C.A. intesa come organo disciplinare costituito come da regolamento attuale ma con le modalità di elezione dei membri come a quel tempo, per il Mo. Salvini ci sarebbe stato l'esilio.
Questo esempio è per dimostrare come a volte si può guardare una stessa cosa da due angolazioni completamente differenti e quindi vedere due cose differenti.
In verità anche Vittorio si comportò analogamente quando, sul podio di direttore, osò proporre a quei "giovinastri" che si trovava davanti (tutti della nuova generazione allevati da lui), brani dai connotati "strani" ( musica aleatoria, atonale ecc.) e quante critiche dovette sopportare durante le prove (anche perchè i giovinastri sembrava che non conoscessero il rispettoso gesto di capire prima di criticare, quasi come i loro vecchi predecessori).
Ma Vittorio aveva armi ben più affilate dei suoi predecessori e soprattutto la preparazione di gestire musicalmente una moderna banda.
Critiche sulla gestione meramente economica della banda si possono fare ai vecchi consiglieri (io tra quelli e Vittorio compreso) ma critiche al Vittorio per la gestione artistica non me la sento proprio di avanzarne.
Credo di essere stato fortunato ad essere cresciuto musicalmente in una banda contemporaneamente al Vittorio.
Eppure, e Vittorio lo sa, è stata proprio questa possibilità di osservare la storia della banda da un punto di osservazione temporale privilegiato che mi ha convinto della necessità reale, concreta, inderogabile del lavoro di una comm. artistica.
Ed ora naturalmente spiego cosa intendo per commissione artistica.
La definizione data dal Regolamento è limitata ad una situazione di "temporanea anomalia" del normale tram-tram artistico della banda.
Cioè, se nessuno si lamenta, tutto va bene, e perchè mai qualcuno dovrebbe disturbarsi a pensare ad una "fantomatica" comm. artistica.
Il ragionamento non farebbe una piega (così come pensa il ns. anonimo di cui sopra) se intendiamo la C.A. come una forza di antitesi allo status quo della direz. artistica del Maestro in carica che è condivisa da tutti.
Questa è una visione limitata delle vere potenzialità di una (non fantomatica) C.A. con le idee chiare in testa.
Potrei a questo punto non far altro che rubare le parole di Storm.
Ma voglio far notare che una richiesta di usare un pò del tempo delle prove ad ascoltare brani registrati (da noi e non), di delucidazioni interpretative da parte del/dei Maestro/i è nata tra i leggii (ed anche su questo sito) da un pò di tempo in qua.
Molti stanno prendendo coscienza che far parte di una associazione musicale vuol dire anche partecipare alla gestione di quello che è lo scopo principale dell'associazione, che è, se qualcuno non l'avesse ancora capito, suonare e diffondere la musica.
Come suonatore non mi basta solo essere protagonista di quali bibite acquistare per la pausa, o come spendere in gite o ristrutturazioni, divise, pulizie della sede, pratiche burocratiche per contributi, tornei sportivi, cene, pulmann per trasferte, conto corrente, sponsor, sito internet.
Io voglio, pretendo, ho il diritto di poter dire la mia, al pari di tutti gli altri soci musicanti della mia associazione, di cosa suonare, di come suonare, di sapere che cosa suono, di conoscere tutto di quello che suono.
Io ho pari diritto del maestro di dare una direzione artistica all'associazione di cui faccio parte perchè l'associazione è fatta innanzitutto dai musicanti.
Il maestro è il socio che ha la maggiore competenza, ma non è il depositario della conoscenza totale, non è colui che ciò che dice è Vangelo assoluto, è lui che non deve essere il novello DIRETTORIO, il membro del COMMISSARIATO della banda, non la C.A.
Piuttosto è lui che può beneficiare di un aiuto costruttivo da parte di altri.
E' evidente che nella mia idea, la C.A. non si limita al potere decisionale sulla partitura ma deve avere compiti attivi come quelli descritti appunto da Storm.
Pertanto non deve essere solo un organismo "temporaneo" ma deve prestare la sua opera continuativamente.
E' altrettanto evidente che se un'associazione è formata da 70 musicanti, pur avendo tutti pari diritto di poter esporre le proprie opinioni in campo artistico, ci debbano essere delle regole di rappresentanza che garantiscano a tutti una concreta partecipazione. Quindi una commissione formata solo da tre persone, è da questo punto di vista limitata.
Proporrei almeno una partecipazione pari a quella del consiglio direttivo.
Anche perchè, secondo me, se la C.A. dovesse funzionare nel pieno dei suoi compiti, di cose da fare ne avrebbero tutti i componenti.
Perchè si tratta anche di fare, non solo di litigare su cosa suonare, se avete letto bene quello che ha scritto Storm.
Spero che finalmente sia giunto il momento di varare ste bendetta C.A.
Non mi sento più da solo in questa battaglia.
Molti altri si stanno rendendo conto delle reali possibilità di miglioramento delle capacità artistiche che una C.A. potrebbe infondere alla ns. Banda.
Cogliamo l'attimo, prima che sfugga di nuovo.