Submitted by Saremo on 28 March, 2007 - 15:04.barzellette | forum
Un passeggero nel taxi tocca la spalla del tassista per chiedergli qualcosa. Il tassista fa un grido strepitoso, perde il controllo della vettura, manca per poco un pullman, sbatte contro un marciapiede e si ferma a pochi centimetri da una vetrina. Ci sono un paio di secondi di silenzio totale, e poi il tassista dice: "La prego non lo faccia mai più. Mi ha spaventato a morte!" Il passeggero si scusa e dice: "Non immaginavo che lei si sarebbe spaventato così semplicemente toccandole una spalla!!!" "Vabbeh, non è proprio colpa sua, ma oggi è il mio primo giorno di lavoro come tassista, sa negli ultimi venticinque anni ho guidato sempre un carro funebre ..."
John Beaf è propietario di una pensione per gatti a Douglas, capitale dell’isola di Man (Inghilterra). Qui accoglie principalmente i gatti degli abitanti dell’isola, ma anche di qualche turista in visita sull’isola. I gatti dell’isola di Man hanno una particolarita` sorprendente: non hanno la coda! Un giorno Ross, il giovane figlio di John, decide di contare i gatti della pensione: trova 224 orecchie e solo 14 code. Quanti sono nella pensione di John Beaf i gatti originali dell’isola di Man
Vi metto il link del sito di "8° giovani in concorso " organizzato dalla banda di Costa Volpino. Sarebbe stato interessante, se non partecipare, almeno andare a sentire qualche esibizione. E' un concorso nazionale fatto a due passi da casa perchè non si è colta l'occasione per fare un po' di esercizio di ascolto e confronto? A volte ci si perde proprio in un bicchier d'acqua.......... si cerca di organizzare con scarso successo una gita-ascolto sul lago di Garda e non si approfitta di un'occasione così comoda!
HECTIC TIME, o CASINO ESAGERATO, è il titolo degli ultimi giorni di Peggy nel bollente mondo della chimica. E dico bollente solo perché in ufficio la temperatura media è di 28 gradi…
Teoricamente ho novità ma per scaramanzia non ne parlo: in realtà è solo una possibile novità, e ne saprò qualcosa in più tra martedì e mercoledì. Credo. Comunque da quando l’ho saputo (dieci minuti fa…) sto raccogliendo tutto il mio coraggio per andare a parlare con la capa, domani…
Purtroppo so perfettamente di non essere in grado di mettere insieme due parole due, quando sono nel suo ufficio, e di avere concetti chiari e cristallini solo fino a un secondo prima di bussare alla sua porta, dopodichè, sarà l’elettricità statica sulla maniglia o i fumi di calcio che in quella zona degli uffici sono particolarmente concentrati, insomma, mi si scioglie il cervello, la capacità di parlare, di PENSARE! entra in sciopero selvaggio, e buonanotte…
Comunque, aggiornamenti a seguire.
Nel frattempo internet continua a fornirmi spunti di ricerca interessanti su parecchi argomenti che non riesco mai ad approfondire. Ad esempio: il legame tra cinema e musica.
Ci pensavo anche ieri sera durante la visione di un film tra i migliori della storia (benché mezzo copiato da Agatha Christie, e temo inconsapevolmente..):I Soliti Sospetti.
Tralasciando i commenti personali su quanto sia un film spettacolare e chi non l’ha ancora visto (è del 1995) merita la fustigazione immediata, uno degli aspetti che preferisco quando lo guardo è l’uso delle musiche, scritte ad hoc, naturalmente, e ben gestite nella storia, mai un secondo fuori posto. Anzi. Direi che la colonna sonora qui è stata usata in maniera classica, che riesce a suscitare un sorriso malizioso quando me ne rendo conto ed esco dallo stato di meravigliata “sospensione dell’incredulità” (retaggio di studi letterari, chi ha letto Coleridge?), ovvero mi fermo a riflettere sui particolari che compongono il film e non assimilo automaticamente/passivamente la storia. Dunque i colpi di scena, o i momenti più delicati, sono accompagnati da archi e bassi, con sonorità potenti, racchiusi dalla cornice del tema principale che è invece un sottile giro al pianoforte ripetuto poi di nuovo dagli archi. E la scena conclusiva mi lascia sempre senza parole, chiusa così da un’unica nota lunga a schermo nero, lasciando lo spettatore solo e allibitoper l’inaspettata, brillante, perfetta soluzione finale.
Se a qualcuno interessa, me lo sono riguardato ieri sera, ma sono sempre disponibile a organizzare una “visione di gruppo”…L’avrò visto almeno venti volte, forse più (in media lo guardo anche quattro volte all’anno...).
Bè, sono andata un po’ fuori tema…il discorso della musica nel cinema è infinito e non so da che parte cominciare, così piano piano sto raccogliendo gli appunti e studiando (quando non dovrei…ancora una volta, god bless i viaggi d’affari…per quanto la mia scrivania sia sommersa dalle carte, quindi il tempo illegalmente libero è diminuito parecchio…ma me la cavo comunque!). Certo è che nella saga dei “capitoli” del blog di Peggy la sezione cinemusica sarà presto arricchita, e di molte puntate.
Ad esempio: ma quel genio di Howard Shore che con la scusa del suo passato biografico nella musica classica si inventa una colonna sonora per la trilogia de “Il Signore degli Anelli” scopiazzando tra Beethoven e Tchaikovsky (solo per citarne due)?
Bellissime musiche, eh, sul serio! Fantastiche da ascoltare anche da sole, o, meglio ancora, ascoltarle a ripetizione e poi guardare il film, la terza parte in particolare, perché le scene di battaglia o le urla paradossalmente “coprono” la musica.
Certo, il binomio colonna sonora-storia, per quanto riguarda le opere di Peter Jackson, è un po’ complicato, e merita decisamente un capitolo a parte.
Insomma, ce n’è da dire in materia…e nel frattempo la voglia di cinema aumenta, anche solo per un singolo segmento. Ad esempio, in un film “normale” come “Gli amici di Peter”, l’inizio è da manuale, non me lo perdo mai, con la classica scena della foto scattata al gruppo di amici sulle note dei Tears For Fears che danno inizio alla storia.
Oppure, la fine di "Gangs of New York": favoloso, anche se a rischio banalità. Ma gli U2, e New York che si trasforma sotto i nostri occhi…un brivido inenarrabile.
Submitted by Gong on 22 March, 2007 - 14:46.banda | forum
Queste che riporto sono alcune frasi prese dal sito della Banda Improvvisa (vedi pagina dei link, dev’essere una banda formidabile, se non tecnicamente (?) sicuramente dal punto di vista filosofico e sociale). Per me c’è molto da meditare e discutere.
“Frammenti dalle presentazioni di Giampiero Bigazzi ai concerti di Banda Improvvisa, con qualche ispirazione da parte di Lorenzo Pallini”
La banda è una carovana. Si mette in moto lenta, ma decisa. Parte da dove si sa, ma non si sa dove si fermerà. Né se davvero, poi, vorrà fermarsi.
La banda è come un treno. Lanciato alla ricerca di stazioni nuove. Sul treno viaggiano insieme persone, occasioni, destinazioni. Vite di famiglia, mestieri, conoscenze differenti. Combinazioni casuali, generazioni e culture diverse. Persone libere e tra loro legate perché è la musica che rende liberi, e questa musica crea legami.
La banda è piacere e servizio: gioia d’obbligo della comunità.
La banda soffia aria vera, scompiglia i villaggi tecnologici di oggi. Incontrandoli li osserva, li usa, corre oltre.
La banda è un’oasi, naturale, un’area da proteggere. Trafigge la plastica che ci circonda, la scioglie, resiste.
Il suono parte come un soffio. (E il contrasto appare intrigante) Perché la banda è pazienza, rispetto, fantasia. La banda è unica, e nemica del pensiero musicale unico, insofferente all’omologazione che monta.
La banda è un ricco, complesso, fragile, serio labirinto, di amatori che sanno. Caro e familiare come un matrimonio a prova di bomba, Geloso e lunatico come un amante tempestoso e occasionale.
Ma la banda è tradizione viva, si confronta.
E la banda che fa questo è un’isola arcipelago che può - se lo vuole - tracciare i ponti, tanti, verso le mille terre ferme che la circondano.
Questo è quello che abbiamo voluto e, fin qui, provato a fare con Banda Improvvisa.