Ho partecipato a sei edizioni di “Musica in Festa”, credo di aver già scritto su Staffolo (come luogo) e su “Musica in Festa” (come straordinaria occasione sociale/culturale) molte righe di commento su questo sito (il mio primo incontro con Staffolo è riassunto, ... si fa per dire …, a questo LINK, gli altri, beh... andateveli a cercare digitando “staffolo” nella casellina in alto a destra; non ci sono solo i miei commenti (per fortuna!) e potrete avere una bella panoramica sull'argomento).
Quindi per l'edizione di quest'anno mi soffermerò sul solo aspetto musicale ( … so già che non ci riuscirò a limitarmi a questo, ma ci provo.).
Purtroppo ho perso una parte consistente dell'intera manifestazione, quella di giugno, e me ne dispiaccio parecchio perché dai racconti e dai video postati sul sito della Banda di Staffolo, pare che sia stata una ghiotta occasione.
Innanzitutto un raduno di bande (ospiti Ostra e Torrette). Sull'Orchestra “Rosmini” di Rovereto c'è poco da aggiungere, basta l'ormai leggendario nome per sapere di cosa si stà parlando. L'abbiamo sentita ed apprezzato le grandi capacità a Riva del Garda qualche anno fa.
Aggiungiamo che a Staffolo era accompagnata, come solista, dal Mo. Fossi (lo stesso della Master Class per Tuba/ottoni organizzato dalla nostra banda, vi ricordate?) e possiamo immaginare che spettacolo hanno potuto “assaporare con le orecchie” i nostri amici marchigiani.
Tanto per non farsi mancare nulla, erano presenti a Staffolo gli “American Friends of Brass” (Amici Americani di Ottoni, … come dicevano loro, probabilmente nome “estemporaneo” del gruppo coniato proprio per l'occasione della tournee italiana del quintetto di ottoni provenienti dagli Stati Uniti occidentali) che hanno deliziato come solisti e accompagnati dalla Banda di Staffolo il pubblico con un delizioso concerto basato anche su lavori del leader del gruppo (interessante da leggere il blog personale del Mo. Raymond Burkhart, dove non manca di elogiare entusiasticamente il suo soggiorno marchigiano).
Per chi volesse comunque, sempre sul sito della Banda di Staffolo, ci sono alcuni video e molte foto di questa “prima parte” della ventesima edizione che ci siamo persi ma che rendono bene l'idea.
La seconda parte, invece, quella di fine luglio, l'abbiamo tutti presente.
Sempre molto vive e allegre le consuete “reunion” pomeridiane in piazza, caratterizzate da repertori più “spensierati” dei vari gruppi ma sempre molto interessanti per le caratteristiche culturali peculiari che ogni compagine porta dai suoi luoghi d'origine e per i frequenti “fuori programma” a cui i musicisti si abbandonano spesso lasciandosi trasportare dall'allegria.
Memorabile quest'anno il “Latin Mood” suonato dalla Banda di Staffolo intanto che in tutta la piazza macchie di colore verde (le magliette dei portoghesi), bianco (le nostre magliette) e rosso (le magliette degli spagnoli) (strana coincidenza “italiana” non vi pare ?) si mescolavano e ballavano a ritmo di samba, incuranti della pioggia che stava incominciando a scendere insistente. Il tutto scatenato come al solito dal grande Victor che non perde un'occasione per movimentare ogni momento musicale collettivo.
Il venerdì sera ha inaugurato la tre giorni di concerti il Corpo Bandistico di Villa Strada di Cingoli, gruppo composto anche da valenti professionisti, e guidato dal Mo. Pernici, un professionista con un curriculum in campo jazzistico nazionale e internazionale come musicista, compositore, arrangiatore e financo scrittore di saggi come luminare in campo storico/artistico.
Questa sua passione per il jazz trapela indubbiamente nel repertorio della sua banda ma può tranquillamente permetterselo grazie all’apporto di bravissimi solisti nell’organico in grado di reggere il difficile compito dell’improvvisazione.
Hanno eseguito un repertorio adatto all’ambiente della piazza, divertente, spigliato, con brani però anche impegnativi, che il gruppo ha saputo rendere “leggeri” grazie alla sicura guida del suo Maestro.
Molti dei “puristi” che non hanno ancora una visione più spigliata dei gruppi bandistici hanno storto un po’ la bocca per via del basso elettrico, (che debbo dire anche io a volte un po’ troppo predominante sulla sonorità della banda in brani scritti per un “classico” organico a fiati) penalizzando il giudizio di quello che, a mio avviso, è stato un piacevolissimo concerto (sarà che a me piace il jazz e non mi dispiacciono affatto le sonorità jazzistiche abbinate alla banda, ma si sa, non siamo tutti uguali e alcuni ne fanno una questione di principio).
E’ stato poi il nostro turno.
Solito discorso che faccio sempre, ci siamo impegnati (osando anche brani che avevamo “in corso d’opera”) e ci siamo divertiti, non abbiamo sbagliato troppo ma … c’è sempre sté “ma” che ci tormenta sempre. Sono convinto che non riusciamo mai a raggiungere le nostre vere potenzialità.
E’ vero, c’erano delle assenze importanti, abbiamo perso quasi di colpo la sezione dei bassi (ma bravi i “nuovi” che hanno assolto benissimo al loro compito) ..
Ma non prendiamo troppe scuse, nel momento che conta riusciamo sempre a distrarci e non riusciamo a mantenere la concentrazione, il “patos” necessario per aggiungere quel “quid” in più che ci manca per un’esecuzione davvero sentita e partecipata.
Poi il nostro livello tecnico lo conosciamo, abbiamo ancora molta strada da fare, possiamo migliorare nella misura in cui TUTTI noi ci si impegni di più nello studio, nell’attesa che i più giovani maturino le dovute capacità e nel fatto che i più “storici” non si anchilosino nel loro tranquillo tram-tram musicale ma trovino lo stimolo per continuare a crescere musicalmente; “non si è mai finito di imparare”, ci dicevano, ed è verissimo.
Sono sicuro che un risultato musicale migliore non fa altro che aumentare il piacere di suonare insieme. Deve essere naturalmente un risultato collettivo, un lavoro di tutti, ognuno deve mettere la sua piccola o grande spinta e non dobbiamo mai pensare di non riuscirci ma continuare a inseguire quel “quid” in più indispensabile per esecuzioni che ci possono regalare, a noi, per primi, e al nostro pubblico, emozioni e soddisfazioni.
Ma mi conoscete già ormai, sono sempre severo e critico nei nostri confronti.. ma lo faccio a fin di bene, su!
Il sabato il mal tempo ha sconquassato non poco i programmi degli organizzatori che sono riusciti però a regalarci ugualmente una bella serata musicale con l’interessante esecuzione in prima assoluta del brano “Musica in Festa” del Mo. Feliciani, commissionato dalla Banda di Staffolo proprio per l’occasione del ventennale della manifestazione.
La composizione mi è piaciuta particolarmente. I cinque movimenti del lavoro si ispirano a diversi stili musicali, distanti anche storicamente, ma il Mo Feliciani ha saputo mantenere il carattere autonomo dei vari stili pur riuscendo a mantenere nel contempo una coerenza stilistica in tutto il complesso della composizione. Non sono cinque pezzi incollati a caso su un’unica partitura ma un opera con un suo preciso significato globale che ben richiama lo spirito della manifestazione a cui è dedicata (un’ampia e dettagliata descrizione dei vari movimenti scritta direttamente dall’autore la potete trovare sempre sul sito della Banda di Staffolo)
L’esecuzione è stata molto partecipata e i bravi musicisti di Staffolo sono stati molto attenti e precisi. Ottimi anche i solisti.
Peccato che l’acustica della chiesa non aiutava certo l’ascolto, soprattutto nei momenti più ritmici e veloci in cui i suoni risultavano troppo “impastati” per il ritorno degli echi ma grazie all’ottima direzione del Mo. Faini e la concentrazione dei musicisti, il gruppo ha saputo superare le difficoltà e interpretare egregiamente la composizione.
Domenica è stata una vera e propria abbuffata musicale.
Il pomeriggio l’Orchestra Ligeira di Obidos (“costola” (aggetttivo che ormai va di moda) della “banda madre”) ha eseguito il suo programma musicale divertendo tutto il pubblico con brani dal piacevole ascolto, alcuni molto conosciuti, altri meno ma sempre accattivanti per l’allegria e lo spirito che i musicisti sapevano mettere nelle loro esecuzioni (soprattutto la sez. percussioni). Bravi i solisti che hanno dimostrato anche di saper improvvisare con una buona padronanza tecnica e brava la cantante, anzi le cantanti, complimenti alla figlia di Dam a cui auguro di abbinare la carriera di cantante a quella ormai già avviata con il corno francese.
Noi della Omavv avevamo già incontrato questa formazione, oltre che a Staffolo, durante il nostro soggiorno proprio a Obidos e avevamo avuto già modo di apprezzare le capacità tecniche di questo gruppo, caratterizzato da un approccio serio allo studio della partitura con attenzione all’esecuzione precisa dei passaggi più impegnativi, una preparazione individuale notevole anche nella difficile arte dell’improvvisazione.
Tutti punti a cui la Omavv si sta piano piano avvicinando cercando di migliorare le sue performance.
Questo genere di “gruppi leggeri” si sta ultimamente molto diffondendo nel panorama bandistico italiano (all’estero è già più che consolidato). Stanno spuntando un po’ dappertutto gruppi che nascono all’interno di bande musicali (luogo ideale per fare da incubatrici) gruppi di soli sax o solo ottoni o tipo big band che si avvicinano a stili musicali in alternativa al classico repertorio bandistico. E’ indubbia la maggiore elasticità stilistica e di sperimentazione che può avere un piccolo organico di fronte ad un organico più grosso quale una banda.
Nella bergamasca è da qualche anno che il Corpo Musicale di NESE organizza una rassegna/concorso di questo particolare tipo di gruppi (da 5 a 15 componenti) e la cosa sta sempre prendendo più piede.
Noi stessi ne conosciamo già diversi e ogni anno veniamo a conoscenza di nuove realtà che nascono anche vicino a noi che sono collegate e attingono dal bacino del mondo bandistico.
E’ vero che c’è chi si oppone a questa “avanzata” per vari motivi (che non sto qui a dire perché non sono i miei) ma è a mio avviso sbagliato opporsi strenuamente ad un fenomeno che sta avanzando e che non è quanto meno corretto ignorare o far finta che non esista.
Ho già fatto le mie proposte e sarei favorevole all’organizzazione di una rassegna di questo particolare mondo musicale qui a Darfo. Sempre ammesso che la Banda di Darfo sia interessata a studiare questo aspetto culturale della musica bandistica.
Ma sviscerata questa piccola digressione passiamo oltre e arriviamo alla serata domenicale e conclusiva della manifestazione.
Una serata da leccarsi le orecchie (metafora non elegante ma che rende l’idea).
Il CIM di Benimaclet (Valencia) ha veramente deliziato tutti i presenti (e gli ascoltatori della diretta radiofonica) con una bravura ed un repertorio davvero di grande livello.
Per la maggior parte giovanissimi, i musicisti hanno dimostrato grande preparazione e talento.
Anche quel tocco di coreografia dei percussionisti è stato molto d’effetto ed ha completato bene l’elemento emotivo di alcune esecuzioni.
La cosa che mi ha colpito di più di questo gruppo è la capacità di gestire la dinamica sonora.
E’ risaputo che nella provincia di Valencia il numero dei componenti è considerato proporzionale alla qualità del gruppo (molti musicisti non raccattati a caso indipendentemente dalle loro capacità ma selezionati da scuole ad esempio come il CIM (Centre Instructiu Musical) da dove si esce preparati a dovere) ma un organico numeroso non è visto in funzione di fare solo più volume (e più casino come da noi magari) ma è funzionale a poter ottenere un effetto di sonorità dinamico maggiore. Ecco allora che sentire una orchestra di fiati di 60/80 (e anche più in gruppi molto quotati) elementi eseguire un pianissimo che noi non riusciamo ad ottenere neanche in dieci è sorprendente (e molto istruttivo!).
L’orecchio, anche nel pianissimo (quello vero), percepisce ugualmente un insieme armonico, grazie anche ad una intonazione perfetta, morbido e avvolgente e nel momento del crescendo fino alla potenza del fortissimo (che in molti elementi si riesce a rendere benissimo senza dover sbraitare e “scainare”) si ottiene un maggior impatto emotivo proprio grazie a questo maggior “delta” che un organico medio piccolo non riesce ad ottenere, soprattutto in un ambiente all’esterno.
Veramente un’esecuzione notevole e la scelta di eseguire brani che richiamavano la cultura musicale iberica è pienamente azzeccata.
Ricordo che chi vuole può riascoltare quel concerto può farlo trovando il link sul sito di Staffolo al sito della emittente radiofonica che ha registrato la diretta, sono molto interessanti anche le interviste ai Maestri.
Diretta che comprende anche il concerto della S.M.R.O. di Obidos che ha saputo farsi valere e non deludere il pubblico che si era già “fatto l’orecchio” con gli spagnoli e si è difesa benissimo con una eccellente esecuzione ed un repertorio vario ed interessane.
Anche con il gruppo “madre” la sezione percussioni ha saputo farsi notare come con l’Orchestra Ligeira nel pomeriggio e l’apparizione di uno strumento cugino del nostro “baghet” (forse una “gaita basca” ma non mi sembrava uguale, sono invero un po’ tutti uguali come concezione le cornamuse ma ognuna ha un suo nome in base alle tipicità del luogo d’origine) ha incuriosito ad attirato l’attenzione. Ci hanno regalato insomma un tocco di quella stupenda nazione che è il Portogallo, di allegria e buonissima musica.
Devo davvero ringraziare per l’ennesima volta gli amici di Staffolo.
Una festa come poche, un’occasione di scambio interculturale favorito da un ambiente unico, tanta allegria, buon cibo (..e un grande vino, per i non astemi), una grande organizzazione e, soprattutto, della vera amicizia.
Mi auguro che i nostri colleghi marchigiani non si stanchino mai di organizzare questo grande evento e che continuino a dare un bellissimo esempio a tutte le bande d’Italia (compresa la nostra).
Concludo con un apprezzamento ai nostri bandisti che si sono comportati molto bene dal punto di vista della condotta (Damiano mi ha fatto sapere che anche il gestore della pensione in cui eravamo alloggiati si è complimentato) anche se avrei preferito che, soprattutto i più giovani, si fossero lasciati andare un po’ di più all’incontro con gli altri ospiti invece di chiudersi “a riccio”, ad esempio, durante i momenti conviviali dei pasti anziché isolarsi sempre all’interno della stanza della mensa. Ma sono sicuro che sapranno cogliere altre occasioni simili. Di tempo ne hanno per fare altre belle esperienze, semprechè continuino a restare uniti nella nostra banda e che la nostra banda abbia intenzione di cogliere (o organizzare) altre occasioni simili.
PS : ho citato più volte il sito della banda di Staffolo e per facilitarvi il compito di cercarlo vi metto questo LINK . Ultimamente sono stati aggiunti molti video e foto e vale veramente la pena dargli un’occhiata per rivivere questa nostra ultima avventura.
Staffolo forever
Ho partecipato a sei edizioni di “Musica in Festa”, credo di aver già scritto su Staffolo (come luogo) e su “Musica in Festa” (come straordinaria occasione sociale/culturale) molte righe di commento su questo sito (il mio primo incontro con Staffolo è riassunto, ... si fa per dire …, a questo LINK, gli altri, beh... andateveli a cercare digitando “staffolo” nella casellina in alto a destra; non ci sono solo i miei commenti (per fortuna!) e potrete avere una bella panoramica sull'argomento).
Quindi per l'edizione di quest'anno mi soffermerò sul solo aspetto musicale ( … so già che non ci riuscirò a limitarmi a questo, ma ci provo.).
Purtroppo ho perso una parte consistente dell'intera manifestazione, quella di giugno, e me ne dispiaccio parecchio perché dai racconti e dai video postati sul sito della Banda di Staffolo, pare che sia stata una ghiotta occasione.
Innanzitutto un raduno di bande (ospiti Ostra e Torrette). Sull'Orchestra “Rosmini” di Rovereto c'è poco da aggiungere, basta l'ormai leggendario nome per sapere di cosa si stà parlando. L'abbiamo sentita ed apprezzato le grandi capacità a Riva del Garda qualche anno fa.
Aggiungiamo che a Staffolo era accompagnata, come solista, dal Mo. Fossi (lo stesso della Master Class per Tuba/ottoni organizzato dalla nostra banda, vi ricordate?) e possiamo immaginare che spettacolo hanno potuto “assaporare con le orecchie” i nostri amici marchigiani.
Tanto per non farsi mancare nulla, erano presenti a Staffolo gli “American Friends of Brass” (Amici Americani di Ottoni, … come dicevano loro, probabilmente nome “estemporaneo” del gruppo coniato proprio per l'occasione della tournee italiana del quintetto di ottoni provenienti dagli Stati Uniti occidentali) che hanno deliziato come solisti e accompagnati dalla Banda di Staffolo il pubblico con un delizioso concerto basato anche su lavori del leader del gruppo (interessante da leggere il blog personale del Mo. Raymond Burkhart, dove non manca di elogiare entusiasticamente il suo soggiorno marchigiano).
Per chi volesse comunque, sempre sul sito della Banda di Staffolo, ci sono alcuni video e molte foto di questa “prima parte” della ventesima edizione che ci siamo persi ma che rendono bene l'idea.
La seconda parte, invece, quella di fine luglio, l'abbiamo tutti presente.
Sempre molto vive e allegre le consuete “reunion” pomeridiane in piazza, caratterizzate da repertori più “spensierati” dei vari gruppi ma sempre molto interessanti per le caratteristiche culturali peculiari che ogni compagine porta dai suoi luoghi d'origine e per i frequenti “fuori programma” a cui i musicisti si abbandonano spesso lasciandosi trasportare dall'allegria.
Memorabile quest'anno il “Latin Mood” suonato dalla Banda di Staffolo intanto che in tutta la piazza macchie di colore verde (le magliette dei portoghesi), bianco (le nostre magliette) e rosso (le magliette degli spagnoli) (strana coincidenza “italiana” non vi pare ?) si mescolavano e ballavano a ritmo di samba, incuranti della pioggia che stava incominciando a scendere insistente.
Il tutto scatenato come al solito dal grande Victor che non perde un'occasione per movimentare ogni momento musicale collettivo.
Il venerdì sera ha inaugurato la tre giorni di concerti il Corpo Bandistico di Villa Strada di Cingoli, gruppo composto anche da valenti professionisti, e guidato dal Mo. Pernici, un professionista con un curriculum in campo jazzistico nazionale e internazionale come musicista, compositore, arrangiatore e financo scrittore di saggi come luminare in campo storico/artistico.
Questa sua passione per il jazz trapela indubbiamente nel repertorio della sua banda ma può tranquillamente permetterselo grazie all’apporto di bravissimi solisti nell’organico in grado di reggere il difficile compito dell’improvvisazione.
Hanno eseguito un repertorio adatto all’ambiente della piazza, divertente, spigliato, con brani però anche impegnativi, che il gruppo ha saputo rendere “leggeri” grazie alla sicura guida del suo Maestro.
Molti dei “puristi” che non hanno ancora una visione più spigliata dei gruppi bandistici hanno storto un po’ la bocca per via del basso elettrico, (che debbo dire anche io a volte un po’ troppo predominante sulla sonorità della banda in brani scritti per un “classico” organico a fiati) penalizzando il giudizio di quello che, a mio avviso, è stato un piacevolissimo concerto (sarà che a me piace il jazz e non mi dispiacciono affatto le sonorità jazzistiche abbinate alla banda, ma si sa, non siamo tutti uguali e alcuni ne fanno una questione di principio).
E’ stato poi il nostro turno.
Solito discorso che faccio sempre, ci siamo impegnati (osando anche brani che avevamo “in corso d’opera”) e ci siamo divertiti, non abbiamo sbagliato troppo ma … c’è sempre sté “ma” che ci tormenta sempre. Sono convinto che non riusciamo mai a raggiungere le nostre vere potenzialità.
E’ vero, c’erano delle assenze importanti, abbiamo perso quasi di colpo la sezione dei bassi (ma bravi i “nuovi” che hanno assolto benissimo al loro compito) ..
Ma non prendiamo troppe scuse, nel momento che conta riusciamo sempre a distrarci e non riusciamo a mantenere la concentrazione, il “patos” necessario per aggiungere quel “quid” in più che ci manca per un’esecuzione davvero sentita e partecipata.
Poi il nostro livello tecnico lo conosciamo, abbiamo ancora molta strada da fare, possiamo migliorare nella misura in cui TUTTI noi ci si impegni di più nello studio, nell’attesa che i più giovani maturino le dovute capacità e nel fatto che i più “storici” non si anchilosino nel loro tranquillo tram-tram musicale ma trovino lo stimolo per continuare a crescere musicalmente; “non si è mai finito di imparare”, ci dicevano, ed è verissimo.
Sono sicuro che un risultato musicale migliore non fa altro che aumentare il piacere di suonare insieme. Deve essere naturalmente un risultato collettivo, un lavoro di tutti, ognuno deve mettere la sua piccola o grande spinta e non dobbiamo mai pensare di non riuscirci ma continuare a inseguire quel “quid” in più indispensabile per esecuzioni che ci possono regalare, a noi, per primi, e al nostro pubblico, emozioni e soddisfazioni.
Ma mi conoscete già ormai, sono sempre severo e critico nei nostri confronti.. ma lo faccio a fin di bene, su!
Il sabato il mal tempo ha sconquassato non poco i programmi degli organizzatori che sono riusciti però a regalarci ugualmente una bella serata musicale con l’interessante esecuzione in prima assoluta del brano “Musica in Festa” del Mo. Feliciani, commissionato dalla Banda di Staffolo proprio per l’occasione del ventennale della manifestazione.
La composizione mi è piaciuta particolarmente. I cinque movimenti del lavoro si ispirano a diversi stili musicali, distanti anche storicamente, ma il Mo Feliciani ha saputo mantenere il carattere autonomo dei vari stili pur riuscendo a mantenere nel contempo una coerenza stilistica in tutto il complesso della composizione. Non sono cinque pezzi incollati a caso su un’unica partitura ma un opera con un suo preciso significato globale che ben richiama lo spirito della manifestazione a cui è dedicata (un’ampia e dettagliata descrizione dei vari movimenti scritta direttamente dall’autore la potete trovare sempre sul sito della Banda di Staffolo)
L’esecuzione è stata molto partecipata e i bravi musicisti di Staffolo sono stati molto attenti e precisi. Ottimi anche i solisti.
Peccato che l’acustica della chiesa non aiutava certo l’ascolto, soprattutto nei momenti più ritmici e veloci in cui i suoni risultavano troppo “impastati” per il ritorno degli echi ma grazie all’ottima direzione del Mo. Faini e la concentrazione dei musicisti, il gruppo ha saputo superare le difficoltà e interpretare egregiamente la composizione.
Domenica è stata una vera e propria abbuffata musicale.
Il pomeriggio l’Orchestra Ligeira di Obidos (“costola” (aggetttivo che ormai va di moda) della “banda madre”) ha eseguito il suo programma musicale divertendo tutto il pubblico con brani dal piacevole ascolto, alcuni molto conosciuti, altri meno ma sempre accattivanti per l’allegria e lo spirito che i musicisti sapevano mettere nelle loro esecuzioni (soprattutto la sez. percussioni). Bravi i solisti che hanno dimostrato anche di saper improvvisare con una buona padronanza tecnica e brava la cantante, anzi le cantanti, complimenti alla figlia di Dam a cui auguro di abbinare la carriera di cantante a quella ormai già avviata con il corno francese.
Noi della Omavv avevamo già incontrato questa formazione, oltre che a Staffolo, durante il nostro soggiorno proprio a Obidos e avevamo avuto già modo di apprezzare le capacità tecniche di questo gruppo, caratterizzato da un approccio serio allo studio della partitura con attenzione all’esecuzione precisa dei passaggi più impegnativi, una preparazione individuale notevole anche nella difficile arte dell’improvvisazione.
Tutti punti a cui la Omavv si sta piano piano avvicinando cercando di migliorare le sue performance.
Questo genere di “gruppi leggeri” si sta ultimamente molto diffondendo nel panorama bandistico italiano (all’estero è già più che consolidato). Stanno spuntando un po’ dappertutto gruppi che nascono all’interno di bande musicali (luogo ideale per fare da incubatrici) gruppi di soli sax o solo ottoni o tipo big band che si avvicinano a stili musicali in alternativa al classico repertorio bandistico. E’ indubbia la maggiore elasticità stilistica e di sperimentazione che può avere un piccolo organico di fronte ad un organico più grosso quale una banda.
Nella bergamasca è da qualche anno che il Corpo Musicale di NESE organizza una rassegna/concorso di questo particolare tipo di gruppi (da 5 a 15 componenti) e la cosa sta sempre prendendo più piede.
Noi stessi ne conosciamo già diversi e ogni anno veniamo a conoscenza di nuove realtà che nascono anche vicino a noi che sono collegate e attingono dal bacino del mondo bandistico.
E’ vero che c’è chi si oppone a questa “avanzata” per vari motivi (che non sto qui a dire perché non sono i miei) ma è a mio avviso sbagliato opporsi strenuamente ad un fenomeno che sta avanzando e che non è quanto meno corretto ignorare o far finta che non esista.
Ho già fatto le mie proposte e sarei favorevole all’organizzazione di una rassegna di questo particolare mondo musicale qui a Darfo. Sempre ammesso che la Banda di Darfo sia interessata a studiare questo aspetto culturale della musica bandistica.
Ma sviscerata questa piccola digressione passiamo oltre e arriviamo alla serata domenicale e conclusiva della manifestazione.
Una serata da leccarsi le orecchie (metafora non elegante ma che rende l’idea).
Il CIM di Benimaclet (Valencia) ha veramente deliziato tutti i presenti (e gli ascoltatori della diretta radiofonica) con una bravura ed un repertorio davvero di grande livello.
Per la maggior parte giovanissimi, i musicisti hanno dimostrato grande preparazione e talento.
Anche quel tocco di coreografia dei percussionisti è stato molto d’effetto ed ha completato bene l’elemento emotivo di alcune esecuzioni.
La cosa che mi ha colpito di più di questo gruppo è la capacità di gestire la dinamica sonora.
E’ risaputo che nella provincia di Valencia il numero dei componenti è considerato proporzionale alla qualità del gruppo (molti musicisti non raccattati a caso indipendentemente dalle loro capacità ma selezionati da scuole ad esempio come il CIM (Centre Instructiu Musical) da dove si esce preparati a dovere) ma un organico numeroso non è visto in funzione di fare solo più volume (e più casino come da noi magari) ma è funzionale a poter ottenere un effetto di sonorità dinamico maggiore. Ecco allora che sentire una orchestra di fiati di 60/80 (e anche più in gruppi molto quotati) elementi eseguire un pianissimo che noi non riusciamo ad ottenere neanche in dieci è sorprendente (e molto istruttivo!).
L’orecchio, anche nel pianissimo (quello vero), percepisce ugualmente un insieme armonico, grazie anche ad una intonazione perfetta, morbido e avvolgente e nel momento del crescendo fino alla potenza del fortissimo (che in molti elementi si riesce a rendere benissimo senza dover sbraitare e “scainare”) si ottiene un maggior impatto emotivo proprio grazie a questo maggior “delta” che un organico medio piccolo non riesce ad ottenere, soprattutto in un ambiente all’esterno.
Veramente un’esecuzione notevole e la scelta di eseguire brani che richiamavano la cultura musicale iberica è pienamente azzeccata.
Ricordo che chi vuole può riascoltare quel concerto può farlo trovando il link sul sito di Staffolo al sito della emittente radiofonica che ha registrato la diretta, sono molto interessanti anche le interviste ai Maestri.
Diretta che comprende anche il concerto della S.M.R.O. di Obidos che ha saputo farsi valere e non deludere il pubblico che si era già “fatto l’orecchio” con gli spagnoli e si è difesa benissimo con una eccellente esecuzione ed un repertorio vario ed interessane.
Anche con il gruppo “madre” la sezione percussioni ha saputo farsi notare come con l’Orchestra Ligeira nel pomeriggio e l’apparizione di uno strumento cugino del nostro “baghet” (forse una “gaita basca” ma non mi sembrava uguale, sono invero un po’ tutti uguali come concezione le cornamuse ma ognuna ha un suo nome in base alle tipicità del luogo d’origine) ha incuriosito ad attirato l’attenzione. Ci hanno regalato insomma un tocco di quella stupenda nazione che è il Portogallo, di allegria e buonissima musica.
Devo davvero ringraziare per l’ennesima volta gli amici di Staffolo.
Una festa come poche, un’occasione di scambio interculturale favorito da un ambiente unico, tanta allegria, buon cibo (..e un grande vino, per i non astemi), una grande organizzazione e, soprattutto, della vera amicizia.
Mi auguro che i nostri colleghi marchigiani non si stanchino mai di organizzare questo grande evento e che continuino a dare un bellissimo esempio a tutte le bande d’Italia (compresa la nostra).
Concludo con un apprezzamento ai nostri bandisti che si sono comportati molto bene dal punto di vista della condotta (Damiano mi ha fatto sapere che anche il gestore della pensione in cui eravamo alloggiati si è complimentato) anche se avrei preferito che, soprattutto i più giovani, si fossero lasciati andare un po’ di più all’incontro con gli altri ospiti invece di chiudersi “a riccio”, ad esempio, durante i momenti conviviali dei pasti anziché isolarsi sempre all’interno della stanza della mensa. Ma sono sicuro che sapranno cogliere altre occasioni simili. Di tempo ne hanno per fare altre belle esperienze, semprechè continuino a restare uniti nella nostra banda e che la nostra banda abbia intenzione di cogliere (o organizzare) altre occasioni simili.
PS : ho citato più volte il sito della banda di Staffolo e per facilitarvi il compito di cercarlo vi metto questo LINK . Ultimamente sono stati aggiunti molti video e foto e vale veramente la pena dargli un’occhiata per rivivere questa nostra ultima avventura.