Dal 15 al 17 agosto del 1969 si tenne a Bethel, nello stato di New York, il festival di Woodstock, il più grande raduno della storia del rock. Alla vigilia di quella tre giorni destinata a passare alla storia, nessuno prevedeva che 500 mila persone avrebbero invaso i campi di quella tranquilla fattoria americana. Gli stessi organizzatori si attendevano non più di 50mila spettatori, e tra i giornali solo il "New York Times" inviò un reporter a seguire l'evento. Il 14 agosto, il giorno prima che il festival iniziasse, una folla oceanica si riversò nel luogo del concerto, dove si sarebbero esibiti tra gli altri Joe Cocker, Janis Joplin, gli Who, Carlos Santana e per ultimo, il giorno dopo la chiusura ufficiale del festival, Jimi Hendrix, salito sul palco la mattina del 18 agosto. Il festival fu teatro di due nascite, due morti per overdose, e piogge inattese che crearono un mare di fango. Nulla però riuscì a rovinare lo spettacolo, esempio non piu' superato dello spirito hippie della generazione dei "baby boomer". Il festival di Woodstock si svolse all'apice della diffusione della cultura hippie, che voleva riunire con "three days of peace and music" ("tre giorni di pace e di musica") ma fu anche l'ultima grande manifestazione del movimento, che da allora scavalcò i confini degli Stati Uniti, dove era nato, senza la coesione che avevano permesso negli anni '70 eventi come il Monterey Pop festival, la Summer of Love a San Francisco e, appunto, il festival di Woodstock.
Suonare con una banda pezzi come "With a little help from my friends", "Soul sacrifice", "Purple Haze", "Proud Mary", "Somebody to love" "Pinball Wizard" "Judy blue eyes" non è impresa facile. Ma speriamo di riuscire in questi pochi minuti, a far rivivere un'epoca che al di là di errori e contraddizioni cambiò molte cose nel mondo occidentale