viaggi
Gita in Baviera per le due trombe della OMAVV
Submitted by Anonimo on 25 August, 2007 - 16:17. OMAVV | viaggiE sull'onda delle gite a destra e a manca di un po' tutti, anche i due trombettisti della OMAVV (storm e ATTILA) si sono recati in gita turistica in Baviera (Fussen ), scopo della missione era la visita ai famosissimi castelli di Luigi II (o Ludovico II o Ludwig II ), eccentrico re della baviera scomparso prematuramente e misteriosamente nel 1886 all'età di 41 anni dopo essere stato dichiarato "matto" e inibito dei suoi poteri.
Bando alle ciance volevo solo esporre un po' il viaggetto e fare vedere qualche fotografia, prima di tutto... i partecipanti:
In ordine orario da sinistra: Elena (consorte di ATTILA e detentrice lei stessa del nickname), noemi (consorte di storm), ATTILA e storm. Naturalmente chi va in Germania impara a bere.... Anche le ragazze... |
Siamo partiti alla volta della Germania alle ore 7:00 di Martedì 21 agosto per arrivare a destinazione intorno alle 14.30, dopo aver fatto una pausa ed esserci fermati a pranzare a ben 10 km dalla destinazione. La sera stessa abbiamo fatto una passeggiata tra e vie della cittadina di Fussen di cui possiamo ammirare qualche fotografia, sia diurna che notturna....
Campanile (sembra)... Non chiedetemi il nome, quando è stato costruito e perchè non lo so... So solo che è stato molto fotografato. |
Lo stesso campanile della foto a sinistra in notturna. |
Panoramica notturna di una delle vie principali di Fussen con sullo sfondo il campanile della chiesa (non quello sopra) e, a destra, uno scorcio della torre del castello (si, c'è un castello anche a Fussen). |
Interno del castello di Fussen, veramente bello... Peccato solo non siano visitabili le stanze. |
E dopo una notte di riposo la mattina seguente eravamo pronti a visitare i famosissimi Castelli che si possono ammirare nella vicina Schwangau, dove noi alloggiavamo e dal balcone della cui camera potevamo ammirare il più famoso dei due castelli...
Il castello di Hohenschwangau, dove Luigi secondo trascorre la maggior parte della sua infanzia. |
Il castello di Neuschwanstein, conosciuto anche come il castello delle favole, fu fatto costruire dal re Luigi II di Baviera intorno alla metà del IX. |
La visita ai castelli non è lunghissima (35 minuti ogni castello) ed è perfettamente organizzata, non poteva infatti essere altrimenti in Germania. Nel tardo pomeriggio abbiamo fatto un giretto in un paio di paesi sul percorso della Romantic Strasse, Shongau e Augsburg. Strade bellissime e collinari, perfette da percorrere in moto.
Il giorno seguente è stato dedicato alla visita di Salisburgo, non proprio vicinissima (distante più di 200 km) ma comunque non ce la volevamo perdere... Non oso immaginare cosa sarebbe Salisburgo senza Mozart... Un po' come Pisa senza Piazza dei Miracoli...
ATTILA e consorte (non si sa mai chi è il vero ATTILA...) fotografati a Salisburgo con sullo sfondo lafamosa fortezza costruitaintorno al mille d.c. . |
Statua di Amadeus Mozart nella omonima piazza. La città di Salisburgo vive del nome del famoso compositore. |
Panoramica della città di Salisburgo che si può ammirare da una delle torri della fortezza che domina la città. |
La sera siamo giunti all'albergo abbastanza stremati... Ma dopo un'ultima notte di sano riposo e un'ultima visita alla cittadina di Fussen per l'acquisto dei souvenir, siamo partiti alla volta dell'Italia e abbiamo fatto una piccola fermata a Innsbruck dove si stava svolgendo, assieme a un concerto di una fanfara locale vestita con i classici costumi tirolesi, una manifestazione della comunità coreana (?!?) in altrettanto tipici costumi... Ecco la foto che sono riuscito a fare nella ressa:
In gita colla OMAVV
Submitted by Gong on 25 August, 2007 - 14:18. viaggiDomenica 19 agosto (2007) la OMAVV si è permessa il lusso di fare la sua prima gita ufficiale.
Più che gita direi una scampagnata, anzi, una smontagnata, con tanto di ascensione in vetta al Monte Guglielmo (1948 m s.l.m., robetta facile, in teoria), ma solo per quelli che avevano il fisico (meno della metà).
Gli altri si sono goduti comunque una riposante giornata in mezzo ad un incantevole paesaggio alpino.
Nota importante : le foto non le ho fatte io ma perlopiù il Calvo. Fate sostare il puntatore del mouse sulle foto per un attimo per vedere la didascalia.
Ma, come sempre, andiamo con ordine.
Presa alcuni giorni prima la decisione durante una prova, i baldi componenti della OMAVV, Nicola (basso tuba, detto Nikcader), Armida (euphonium), Giorgio (troma, detto Attila) con relativa consorte Elena, Massimo (tromba, detto Storm) con relativa fidanzata Naomi (clarinettista della banda di Casazza), Daniele (Clarinetto, detto Il Calvo), Lorena (clarinetto nonchè consorte del Calvo), io (percussioni, detto Gong) con relativa consorte Angela, e con la sola eccezzione di Davide (trombone, detto Shait), purtroppo impegnato, si sono trovati a Pisogne al fantasmagorico orario, almeno per la media di chi va in montagna, delle 09.15 , nonostante le previsioni meteorologiche pessimistiche del pomeriggio.
Roba da meritarsi un richiamo ufficiale dal C.A.I. .
Da Pisogne, la bella cittadina sulla punta nord del lago d'Iseo, 45 minuti di auto per salire in quota fino a Passabocche, dove, zaini in spalla, abbiamo imboccato una bella strada nel bosco di conifere e faggi verso il rifugio Medelet, a 1566 metri s.l.m.
Il rifugio è gestito da volontari dell'Operazione Mato Grosso e tutti i proventi della gestione vengono devoluti a Don Ugo De Censi, a Chacas in Perù, il fondatore appunto dell'O.M.G.
Mezz'ora di cammino ed ecco apparire il rifugio adagiato su un largo spazio erboso, a cavallo tra la Vallecamonica e la Valtrompia.
In effetti, con pochi minuti di cammino dal rifugio è possibile portarsi in una zona panoramica da dove, con lo sguardo, si può spaziare fino al Colle di S.Zeno, gli impianti di Monte Campione, il Passo del Maniva, il paese di Pessoro e un panorama stupendo sulle attrezzate e numerose malghe di questa zona della Valtrompia.
Qui il gruppo si divide in due, quattro di noi decidono di godersi il panorama sul posto mentre gli altri sei decidono di affrontare la salita fino alla cresta che porta in vetta al monte Guglielmo.
Tempo previsto : 1 ora e 45 minuti.
Due dei sei eroi (io e mia moglie) dopo poco più di 30 minuti di cammino su un sentiero ripido e molto sdrucciolevole a causa delle recenti piogge, dopo aver fatto tristi elucubrazioni sul tempo che stava peggiorando (e aver sputato anche l'anima), decidono di raggiungere i quattro saggi che intanto, al rifugio, si stavano tranquillamente rifocillando.
Il pasto del mezzogiorno, nonostante le pessimistiche previsioni, si è tranquillamente consumato sotto un bel sole caldo.
Diversa la situazione in vetta al Guglielmo per gli altri quattro temerari, che speranzosi di vedere lo splendido panorama sul Lago di Iseo che si può ammirare dalla vetta, non hanno altro che potuto farsi fotografie tra di loro con alle spalle solo .... nuvole e nebbie.
Ma tant'è, la fame c'era lo stesso, la pioggia restava attaccata alle nuvole, e così, i quattro, hanno consumato la loro “razione K” davanti al bel monumento del Redentore posto sulla cima.
Nel pomeriggio il cielo si è schiarito, come si sa, la fortuna aiuta gli audaci, e tutto il gruppo, riunitosi al rifugio Medelet, ha passato il pomeriggio chiacchierando, giocando a carte, ridendo e scherzando.
Non è mancato anche chi si è fatto un breve pisolino crogiolandosi al sole, senza mettersi in costume però, vista la temperatura non proprio invogliante.
Io e mia moglie, umiliati dal fallimento dell'ascesa al Guglielmo, abbiamo fatto, per compensare, una mezzora a piedi (su un sentiero piano) tra le malghe vicine con tanto di mucche al pascolo, fino al versante della Valtrompia, godendoci uno stupendo panorama con tanto di descrizione geologica e toponimi locali grazie all'intervento di un escursionista che passava di lì, molto esperto dei luoghi e anche molto gentile.
Il pomeriggio versava al termine (anche le bottiglie di vino erano ormai state “versate al termine”).
Delle scure nubi si stavano addensando sul lago, a est, e dopo una merenda con i formaggi che il Calvo aveva, conoscendo i suoi polli, portato per tutti e dopo le rituali foto di gruppo, ci siamo avviati verso valle, in mezzo al bosco, sulla via del ritorno.
Una giornata rilassante, se non per le gambe, decisamente per lo spirito, come del resto è normale quando si percorrono i sentieri delle nostre bellissime montagne bresciane.
E quando si cammina in mezzo ai loro boschi, pascoli, rocce e laghetti alpini, con gli amici, in allegria, sembrano ancora più belle.
Arrivederci alla prossima gita, magari sulla neve, con gli sci o le slitte, con qualche vestito in più addosso ma con la stessa grande dose di amicizia e allegria.
Tre giorni a STAFFOLO
Submitted by Gong on 11 August, 2007 - 12:21. gemellaggi | viaggiSe dovevo buttarmi in questo mondo tanto gettonato oggi da tutti gli internauti, tanto valeva farlo con un argomento degno di nota.
Si vada dunque ad incominciare.
Udite udite (che sarebbe: leggete leggete) popolo della rete, le impavide gesta del prode percussionista Gong, accompagnato dal fido compagno d'armi Messer Vittorio Albertibus da Corna e relative consorti, nella straordinaria avventura che andrò testé a narrarvi e che chiameremo :
TRE GIORNI A STAFFOLO
La narrazione è accompagnata da fotografie sulle quali potrete fermare per un secondo il puntatore del mouse per far apparire una descrizione della situazione o del luogo inquadrato.
Un'altra nota importante è che Staffolo si pronuncia con l'accento sulla A .
Ultima nota, per leggere questo blog, o lo fate a puntate, oppure prendetevi un'ora di ferie.
Molte altre foto le potrete trovare sul sito della Banda di Staffolo in questa pagina.
Ma andiamo per ordine.
Per quei pochi che ancora non lo sapessero, l'incontro tra la banda di Darfo e quella di Staffolo è avvenuta qualche mese fa in modo del tutto casuale.
Scandagliando la grande rete in cerca di validi siti di bande musicali da linkare sul nostro, mi sono imbattuto nel sito della banda di Staffolo che, dopo poche pagine, mi ha colpito non poco.
Era il periodo in cui la nostra banda stava affrontando una crisi sulla “movimentazione” dei propri musicanti.
Dopo le gloriose trasferte fatte in Europa e in Italia, sembrava che la Banda di Darfo non potesse più, di colpo, fare servizi che durassero più di tre ore per l'inderogabile impossibilità di lasciare il proprio paesello per oltre la metà dei suoi componenti.
La Banda di Staffolo, invece, poteva vantare un'intera pagina del sito di trasferte e di molteplici gemellaggi con bande italiane ed estere.
Quello di viaggiare sembrava fosse il loro passatempo abituale.
Ho subito colto l'occasione per avviare il dibattito sul nostro sito citando, appunto, il sito della banda di Staffolo e le loro numerose tournée.
Poi una cosa tira l'altra; un intervento nel forum di là, un commento nel forum di qua, un 'E-mail per avere più notizie di là, una telefonata per conoscersi di qua, e ci siamo trovati ad essere invitati, come banda, a Staffolo per la festa della Musica di fine luglio 2007.
Siccome la “sindrome di immobilismo” acuta che ancora attanagliava la banda di Darfo non ha permesso un incontro delle due bande “dal vivo”, io e il Mo. Vittorio abbiamo colto l'occasione per recarci, a livello di rappresentanza, nella bella cittadina delle Marche, proprio in occasione della “tre giorni” di festa.
Ormai era deciso.
La “vecchia Betsy” (che non è mia moglie ma la mia fida Seat Leon), una settimana prima della partenza aveva passato il suo ennesimo tagliando, con tanto di cambio olio, filtri e pastiglie dei freni.
Ma non funzionava più il condizionatore.
Come affrontare un viaggio di circa 600 Km verso sud con un clima di 37° C di media all'ombra ?
Due giorni prima della partenza ero d'accordo con il meccanico per il cambio del tubo del gas del condizionatore (bucato). La stessa mattina la vecchia Betsy decide di non partire per nessuna ragione al mondo; capricci dell'età ? Voglia di prepensionamento ? Mah !
Era una ragione più semplice: la batteria aveva deciso di scoppiare proprio quel giorno.
Va beh ! Meglio prima che dopo.
Due giorni dopo, venerdì 23 Luglio, alle ore 05.00, i prodi eroi partono per il loro temerario viaggio.
Temerarietà per temerarietà, tanto valeva osare il tutto per tutto: niente autostrada per evitare il famigerato nodo di Bologna e ci siamo diretti verso sud-est addentrandoci come impavidi esploratori nella sconfinata Pianura Padana, tra la Via Emilia e il west, in un dedalo di strade statali, provinciali, comunali, incroci, rotonde, semafori e chi più ne ha più ne metta.
Da Mantova abbiamo proseguito per Ferrara seguendo la sponda sinistra del grande Po.
Prima di Ferrara eravamo già dispersi.
La cosa curiosa è che ci siamo trovati oltre il Po senza che nessuno dei quattro sventurati viaggiatori si fosse accorto di averlo attraversato.
Lo stupore di tutti è pienamente legittimo, io stesso stento ancora a crederlo ma è andata proprio così e non so proprio come possa essere successo.
Ritrovata la retta via ci siamo diretti verso Ravenna.
Prima di Ravenna eravamo ancora allo sbando.
Ci sentivamo come dei cammelli in mezzo ai ghiacci dell'Antartico (o, forse è più appropriato, come dei pinguini nel Sahara).
Ma ormai Bologna era passata e la A14 era ad un tiro di schioppo.
Quindi fino a Senigallia tutto bene, poi trenta Km verso l'entroterra ed eccoci arrivati (alle ore 12,00 in punto) ad Arcevia, stupenda cittadina medioevale dove abitano due carissimi amici che ho rivisto con piacere.
Rifocillati e riposati siamo partiti nel pomeriggio verso Staffolo, un'altra trentina di Km verso sud, passando naturalmente nell'entroterra, tra le dolci colline interamente coltivate, immersi nello stupendo panorama che offre questa bellissima regione.
Strade praticamente semi-deserte, in un continuo saliscendi, di curve e controcurve, dietro ognuna delle quali trovi colori e scorci paesaggistici differenti.
Strade che possono essere definite come “il paradiso dei motociclisti” e nel contempo “l'inferno di chi sta male in macchina”.
Ma ne l'uno ne l'altro era il nostro caso.
Una telefonata a Damiano (il presidente della banda) per avere indicazioni sulla strada corretta per giungere al nostro albergo, e poi via, dritti verso Staffolo.
Il “dritti” era una metafora.
Naturalmente abbiamo fatto una strada completamente diversa.
Siamo giunti in paese, anziché da sud-est, da nord-ovest, ma ormai il nostro stile di viaggio era quello.
Al primo colpo d'occhio, questo borgo medievale (circa 2500 anime) ci ha colpito subito.
Staffolo è situato su un dorso di una formazione collinare a mt. 442 slm.
Per la sua posizione con un panorama a 360° che spazia dalla valle del fiume Esino a quella del Musone è anche denominato balcone della Vallesina.
A nord lo sguardo giunge fino al mare Adriatico e a sud la corona dei monti è dominata dalla singolare sagoma del Monte S. Vicino.
Una delle caratteristiche tipiche degli antichi paesi della zona è di essere costruiti di preferenza in cima alle colline più alte, il nucleo del borgo sulla sommità contornato da una cinta muraria con tanto di bastioni.
Staffolo rispetta questa tradizione, dovuta forse ad una strategia di difesa dagli attacchi frequenti nel medioevo dei Mori o dei vari cavalieri di ventura con le loro bande (non musicali, in questo caso) di sbandati, sempre in cerca di paesi da saccheggiare.
Mura efficaci durante molti assedi, visto che Staffolo, città ambita e importante nella storia, è stata presa di mira parecchie volte da avventurieri o signorotti delle varie “marche” confinanti, ma che a volte hanno dovuto cedere di fronte ad assalti come quello di un certo Fra Moriale, nel 1345, che una volta impossessatosi del paese, non se ne andò di lì finché non ebbe bevuto con la sua congrega tutto il verdicchio depositato nelle cantine del borgo.
Per ulteriori cenni storici vi rimando a questa pagina del sito del comune oppure a questa , dedicata al verdicchio dei Castelli di Jesi.
Infatti Staffolo è una delle capitali del verdicchio.
Tra le varie ipotesi dell'origine del nome del paese c'è in effetti anche quella che secondo una certa favolistica, a dare vita a questo centro collinare sarebbe stato Staphilo, figlio di Arianna e di Teseo, che scoprì l'uva e inventò il vino e Staphilo, in greco, significa appunto “grappolo d'uva”.
Vero o non vero, di certo è che la tradizione di fare un vino d'eccellenza (pluripremiato anche a livello internazionale) dalle vigne che circondano il colle è una cosa che risale a tempi antichissimi e il piccolo museo del vino che è in allestimento all'interno delle mura del paese, con enoteca annessa, ne vuol portare testimonianza.
Ma torniamo alla nostra avventura.
Trovato, dopo vario girovagare nei dintorni, il nostro hotel e depositati i bagagli, ci siamo recati nel centro storico dove abbiamo finalmente conosciuto Damiano.
Da subito ha mostrato la sua esuberante dinamicità.
É un personaggio davvero simpatico, pochi fronzoli e tanta praticità, un tipo che tante bande venderebbero l'intera sezione dei clarinetti al diavolo per averne uno così.
Ci ha accompagnato nell'attraversare il centro storico fino alla sede della banda, dove i musicanti si stavano già preparando per la sfilata che sarebbe iniziata lì a poco.
Ci siamo portati poi, sulla piazzetta fuori da una delle porte di ingresso delle mura, dove, come da programma sarebbero giunte le bande di Staffolo e la Agrupacion Musical de Alfara del Patriarca, una cittadina vicino a Valencia.
All'arrivo delle due bande, il Vittorio subisce la prima folgorazione :
la banda di Alfara sfila con il fagotto (e per fagotto intendo proprio lo strumento musicale).
Una banda davvero in veste “casual”, quella spagnola.
Maglietta e blu-jeans e niente inquadramento ne passo (più o meno come noi, a parte la divisa).
Più gagliarda e nella tradizione ( a parte la vivace divisa con camicia gialla e pantaloni bianchi) la banda di Staffolo, che si è riunita alla spagnola nella piazzetta per allietare con diversi brani il pubblico presente.
Poi tutti dentro al borgo antico dove la festa è continuata con altri brani.
Lo spettacolo pomeridiano era finito e noi ci siamo fermati nell'accogliente piazzetta dove erano allestiti gli stand della stuzzicheria.
Inutile dire che ne abbiamo aprofittato.
Panino con porchetta, olive all'ascolana (davvero ottime) e (come poteva essere altrimenti) una bottiglia di verdicchio.
Lo nostro spirito era ormai entrato in sintonia coll'atmosfera di festa musicale e così ci siamo accomodati nella piazza limitrofa dove era tutto pronto per il concerto del venerdì sera.
In programma il concerto del “Duo Nataloni” per pianoforte, marimba e xilofono.
Due giovani ragazzi eccezzionali, fratello e sorella, che ci hanno entusiasmato con la loro bravura.
L'ambiente, tra le antiche mura, assolutamente privo di rumori molesti (traffico inesistente), con un pubblico attento, ha contribuito non poco alla piacevolezza dell'ascolto di un repertorio decisamente interessante.
Ci ha colpito la grande intesa ritmica dei due musicisti e la grande tecnica del percussionista, non solo per la capacità di eseguire senza sforzo apparente anche passaggi difficilissimi ma soprattutto per la sensibilità del tocco, con una capacità di dosare i volumi e di far risaltare le sfumature espressive della partitura davvero notevole.
Davvero complimenti, un concerto che ci ha ristorato delle fatiche del viaggio.
La mattina dopo abbiamo fatto una puntata a Cingoli, una cittadina nelle vicinanze.
Se Staffolo è chiamato il “balcone della Vallesina”, Cingoli si onora di essere il “balcone delle Marche”.
Una cittadina davvero tranquilla da cui si gode di un panorama che spazia dalle prime alture dell'entroterra marchigiano fin sulla piana (si fa per dire, visto che sono tutte colline) fino alla riva del mare, dove si staglia, isolato, il Monte Conero.
Si dice che da Cingoli, in giornate di limpidezza atmosferica, si possa vedere la costa della Croazia.
Un'altra caratteristica di Cingoli sono le numerose chiese che si possono incontrare dietro ad ogni angolo di strada.
Ritorno a Staffolo per le 11,00 dove, con una semplice cerimonia nella sala consigliare del Comune, il Sindaco ha salutato la banda spagnola con il tradizionale scambio di doni.
Dopo di chè Damiano ci ha accompagnato per le strette e suggestive vie del borgo antico fino all'enoteca, dove abbiamo assaggiato del buonissimo vino di produzione locale (verdicchio, rosso conero e rosso piceno) e piacevolmente conversato con alcuni simpatici musicanti della banda spagnola (se non ci credete chiedetelo al Vittorio, ci capivamo benissimo, abbiamo anche scoperto che in spagnolo alcune frasi si dicono esattamente come nel nostro dialetto, quindi parlavamo in dialetto per farci capire meglio).
Prima di pranzo, un bandista di Staffolo ci ha accompagnato in una breve visita in una cantina locale dove abbiamo anche preso il “vino tinto” come lo chiamano in spagna (vino rosso) che sarebbe stato poi utilizzato dagli spagnoli per fare la “sangria” la sera dopo (dimenticavo, la sera prima, gli attivissimi spagnoli avevano cucinato per tutti la “paella alla valenciana” con la tradizionale padella portata da loro).
Abbiamo poi favorito ad un gustosissimo pranzo con tutta la combricola, dove abbiamo colto l'occasione per conoscere alcune simpatiche e socievoli persone di Staffolo.
Un riposino e poi una visita alla città di Osimo.
Se Staffolo è il balcone della Vallesina e Cingoli il balcone delle Marche, beh, non me ne vogliano gli altri, ma Osimo è il balcone dei balconi.
Osimo è un grosso centro (con tanto di accesso ai turisti tramite funicolare) ma che ha ben saputo mantenere la sua tipica antica struttura di cui parlavo sopra.
Già all'arrivo si presenta con i suoi imponenti bastioni che risaltano parecchio visti dalla pianura.
La passeggiata davanti al parco è stupenda; una specie di lungomare stile cittadine liguri, solo che al posto del mare ci sono .... le Marche.
Una città ricca di opere d'arte, come del resto tutta la regione Marche, un grande museo a cielo aperto, soprattutto vivo, con un'attività culturale e di spettacoli vivacissima.
Pensate che solo a Staffolo, che come ho detto conta 2500 abitanti, vengono organizzati importanti eventi culturali legati alla musica, all'arte, al folclore ed alla produzione eno-gastronomica.
Nei giorni della nostra permanenza, a Staffolo era in corso la Festa della Musica, era allestita un'importante mostra del Premio Città di Staffolo, dedicata ogni anno ad un grande artista marchigiano (quest'anno era dedicata a Oscar Piattella), una mostra fotografica, e la settimana dopo ci sarebbe stata una manifestazione internazionale organizzata dal locale gruppo folkloristico con la presenza di numerosi gruppi europei.
Dimenticavo, il giorno 8 luglio, a Staffolo si è esibita la Banda dell'Esercito, diretta dal Mo. Fulvio Creux, a detta di molti presenti, un concerto memorabile.
Insomma, nelle Marche si può percepire nell'aria una grande attenzione da parte delle amministrazioni locali rispetto alla cultura, a grandi livelli e in maniera diffusa capillarmente sul territorio, con rassegne concertistiche di ogni genere musicale che qui in Valcamonica, francamente, a parte rare eccezzioni che si possono contare sulle dita di mezza mano, ci possiamo solo sognare.
Qualsiasi sia il paese che stai visitando, non vedi altro che manifesti di concerti, manifestazioni e palchi montati ovunque.
Non c'è mai di che annoiarsi nelle Marche, dovunque tu sia.
Ma, dopo questa parentesi, proseguiamo col racconto.
Sabato sera concerto della banda musicale Città di Umbertide (PG).
Il vivacissimo Maestro Galliano Cerrini, un vero e proprio showman, un mattatore da palco (dategli un microfono in mano e vi solleverà il mondo), ha plasmato una banda “a sua immagine e somiglianza”, presentando un organico preparato che sprizzava allegria e gioia di suonare; per capirci una specie di “Libera Brass Band” ma con un repertorio molto più italiano.
Un concerto ricco di brani vivaci e piacevoli, con molte trascrizioni di brani della Canzone Italiana cantati egregiamente da Pinuccio, una persona tanto particolare nell'aspetto quanto intelligente e preparato musicalmente. Una piacevolissima sorpresa, ed una serata allegra, rilassante e divertente.
Domenica dedicata al mare.
Come si fa ad andare nelle Marche e non andare almeno una giornata al mare.
Abbiamo scelto Numana, una volta villaggio di pescatori ed oggi rinomato centro balneare, al termine sud del promontorio del Conero.
E come spiaggia abbiamo scelto la “Spiaggiola”, una delle ultime insenature del Conero, dove la spiaggia non è la tipica distesa di sabbia delle coste adriatiche ma conserva ancora un carattere più selvaggio, con uno stretto lembo di piccoli ciotoli anziché sabbia e con alle spalle un tratto di verde scogliera mediterranea.
Un bel posticino, con un mare pulito e privo di onde grazie ad una barriera costruita con massi naturali proprio davanti alla spiaggia, che viene così anche protetta dall'erosione delle mareggiate.
Un panorama stupendo con, a sinistra, come sfondo il promontorio del Conero, alle spalle e a destra, una vegetazione di macchia mediterranea, in alto il sole, limpido, a scottare la nostra pelle bianchissima da tipici camuni che non hanno mai l'occasione di togliersi la maglietta (sto parlando di me e il Vittorio, non di voi...) e davanti un meraviglioso mare azzurro.
Pranzo a base di pesce in un ristorantino proprio a ridosso della spiaggiola, riposino per finire la rosolatura, e poi via di nuovo a Staffolo pronti per la grande parata delle bande di Staffolo accompagnata dai Frustatori di Faenza, della Banda Musicale Città di Petriolo (MC) accompagnata dalle Majorettes e l'Agrupacion de Alfara.
Dopo la sfilata le tre associazioni si sono disposte nella piazza ed hanno eseguito, a turno, dei brani con l'esibizione dei frustatori e delle majorettes.
Gli spagnoli, che non volevano essere da meno, hanno messo in campo dei musicanti-ballerini che si sino esibiti nel famosissimo paso-doble Espana canì.
Naturalmente il successo di pubblico è stato grande, molte le persone presenti.
Abbiamo fatto amicizia anche con una simpatica signora di Jesi che si era messa a ballare un ballo tradizionale spagnolo assieme alle accompagnatrici della banda di Alfara.
Potrete anche non crederci ma ho fatto io da interprete tra la signora di Jesi e la presidentessa della banda spagnola che voleva appunto spiegarle che il ballo era una danza tipica della zona di Valencia.
Ma questo era il “clima” del posto; tutta la gente era li nella piazza o nelle altre piazzette del borgo ed aveva l'occasione di incontrarsi, conoscersi, parlarsi.
Abbiamo incontrato persone sempre socievoli e disposte al dialogo, maestri di bande di altri paesi, musicisti, gente dell'ambiente bandistico.
Il Vittorio naturalmente conosceva (quasi) tutti, non solo la singola persona ma anche due o tre conoscenti, collaboratori e parenti fino alla terza generazione del personaggio in questione e il Vittorio snocciolava lì per lì i nomi e relativi strumenti come se fosse andato a colazione con loro fino all'altro ieri.
É impressionante rendersi conto di quanta gente conosca, il Vittorio.
Una cena veloce alla stuzzicheria (la dose di bottiglie ormai era passata a due per pasto) e pronti al posto per il concerto degli spagnoli.
Davvero una buona banda.
Il repertorio quasi interamente basato su musiche tradizionali spagnole ad eccezione di un brano molto interessante, sugli splendori dell'antica Roma, imperniato su una narrazzione a cui si è prestato con grande simpatia il Sindaco di Staffolo come voce narrante, ed un brano degli Abba eseguito con tanto di chitarra e basso elettrici.
Una banda che sapeva unire la delicatezza dei pianissimi alla vivacità dei momenti più decisi.
Buona preparazione tecnica.
Naturalmente non è mancato il momento dello scambio dei doni, a cui ha preso parte anche il Vittorio come “ospite” e rappresentante della Banda di Darfo.
Abbiamo donato alla banda spagnola il nostro libro (del quale capiranno soltanto le parti in dialetto) e il CD di Musica senza Frontiere (loro sono vicini e conoscono bene la banda spagnola che avevamo invitato noi), mentre a Damiano ed alla banda di Staffolo abbiamo donato materiale sulla Valle camonica e l'opera di Marino Anesa sulla raccolta di tutte le opere e le biografie di tutti i compositori italiani dall'ottocento ad oggi che hanno composto musica originale per banda.
A noi è stato gentilmente donato un cartone di vino verdicchio e la riproduzione di un polittico del 1450 del Maestro di Staffolo, un'opera bellissima conservata in una delle chiese della città.
Finito il concerto, la festa è proseguita nella piazzetta della stuzzicheria in un clima di amicizia.
L'indomani saremmo partiti per il rientro, un saluto a Damiano con la promessa di far incontrare le due nostre bande e via a nanna.
La mattina dopo partenza alle 8.00
Sulla strada che ci portava verso l'autostrada non ho resistito alla tentazione di fermarmi per un'ultima fotografia al “colle del verdicchio” e poi, con un bel ricordo nel cuore, ci siamo diretti verso Comacchio.
E che pensavate, che passassimo in autostrada dal famigerato nodo di Bologna ? Certo che no, siamo viaggiatori veri noi !
Naturalmente prima di Comacchio ci siamo persi un'altro paio di volte ma non ci siamo lasciati prendere dal panico.
Giunti a Comacchio, una breve visita e poi, un malessere della consorte del Maestro, ci ha fatto propendere per un rientro anticipato a casa, rinunciando così all'assaggio della famosa anguilla.
Tornando sempre dalla stessa strada che avevamo percorso all'andata ci siamo resi conto di quale fosse il ponte su cui avevamo attraversato il Po.
Certo che dovevamo essere ben intranati quattro giorni prima per non vederlo, va bè che era in magra, ma è sempre almeno 20 o 30 volte il nostro Oglio che passa sotto il ponte di Darfo.
Siamo giunti comunque a casa salvi, senza neanche il bisogno di chiamare la protezione civile per la ricerca dei dispersi.
In conclusione possiamo dire di aver vissuto una bella ed interessante esperienza, un grande grazie a Damiano ed alla banda di Staffolo.
Mi sento proprio di consigliare a tutti una visita alla regione Marche.
Certo che se ci andassimo tutti assieme, con gli strumenti, sarebbe certamente più divertente, non credete ?
News in arrivo e un collegamento...
Submitted by Peggy on 11 June, 2007 - 21:53. extra-ordinary life | viaggiGrazie allo scarso collegamento da casa, ormai le mie ricerche sono un pò stagnanti..anche perchè sto portando avanti un paio di progetti, su vari fronti della mia vita...
Prima di tutto, un collegamento al mio blog "ufficiale", cioè primario: www.peggywrites.blogspot.com, perchè ho promesso un post speciale per i miei amici più cari (e per una nuova entrata), il post in questione si chiama "All you need is love".
Poi, la promessa di dare notizie approfondite sulle mie ultime scoperte musicali, soprattutto a seguito di un weekend infuocato in quel di Praga (volate nella capitale con felpa e ombrello, trovato 34 gradi...vatti a fidare delle previsioni!). Il maestro si è impossessato del mio cd originale, ma le ricerche si possono comunque fare...pazienza, gente...;-)
Infine, spezzerò il cuore a tutti i miei fans comunicando la mia partenza per l'Inghilterra a fine mese...ma don't worry, solo un mesetto, per seguire un corso per l'insegnamento...anche se le previsioni delle persone a me più vicine mi vedono già accasata in qualche paesino sperduto della cornovaglia...(e comunque vado in sussex, se tutto va bene, per la precisione a Brighton, dove giusto la settimana scorsa la polizia ha deciso di aumentare la vigilanza notturna a seguito di una ricerca che stabilisce l'aumento della criminalità nelle notti di luna piena...). Ma non disperate, visti i miei progressi con il fagotto, torno presto, se non altro per imparare tutta la scala e...farmi regalare qualche ancia fatta a mano al posto del disastro che sto usando adesso...(p.s., maestro, studio tutti i giorni, sai? Prepara i concerti per fagotto di Vivaldi, che sono la causa del mio amore per questo strumento!) (e comunque gong mi conosce troppo: non abbandonerei mai il mio tenore...)
E con ciò concludo: alla prossima!
Un attimo, riaccendo la moto
Submitted by Guzzivet on 10 April, 2007 - 23:01. corsica | moto | viaggiUn attimo, riaccendo la moto e ripartiamo. Dopo una piccola parentesi dedicata a Bacco ritorno alla terra corsa. Ho trovato una frase sulla guida del Routard che mi è piaciuta molto, riferita alla Corsica: "gli dei del Mediterraneo avrebbero potuto sceglierla per le vacanze"; innegabile, il posto è proprio divino. La foto che trovate qui sotto mi piace
particolarmente perchè rende molto bene l'idea di come il mare e la montagna in quest'isola siano terribilmente vicini. La spiaggia che vedete è una delle tante e bellissime che si trovano lungo il perimetro del "dito"così definito Cap Corse, la penisola che si estende a Nord di Bastia. In una giornata si può percorrere la strada che ne descrive il perimetro, costeggiando un mare caraibico da Bastia a Saint-Florent.
Quasi al termine della strada che circonda il "dito" troverete, a pochi chilometri da Saint-Florent, la spiaggia di Nonza, caratteristica per il suo colore nero, dovuto ai minerali d'amianto di una vecchia cava ormai non più utilizzata. Dal paesino la vista sulla spiaggia è da vertigini. Se qualche romanticone vorrà lasciare un messaggio d'amore potrà scriverlo con dei sassi bianchi, visto dall'alto il risultato non è male.
Si vedono le scritte nella foto a sinistra? Fidatevi, ho scritto "W la banda di Darfo!", non ci credete andate a controllare!
Corsica...il mondo in un isola
Submitted by Guzzivet on 7 April, 2007 - 20:35. corsica | moto | viaggiPronti? Via! Mi lancio anch'io nel mondo dei blogs. Il mio vuole essere un mix di alcune delle cose che più mi appassionano (dopo la banda chiaramente!) e che hanno trovato un terreno, o meglio un'isola molto fertile su cui sbizzarrirsi. Vediamo di spiegare con ordine, le passioni sono: la moto, una bellissima Motoguzzi California (da qui il mio nik name), che mi scorrazza in giro per l'Europa da ormai quasi quattro anni; i viaggi, come non averla come passione visto che mi sono preso una moto; la fotografia, che mi permette di "rubare" qualche piccolo ricordo delle meravigliose cose che si possono scoprire unendo le prime due; per dirla tutta, quest'ultima mi ha anche permesso di avere una meravigliosa "compagnia" durante questi viaggi.
Veniamo ora al terreno in cui tutto ha trovato il luogo migliore dove esprimersi.... la Corsica! Nel titolo del blog l'ho descritta come il mondo in un isola, penso che non sia assolutamente esagerato, il mondo in un'isola, lunga poco più di 90 chilometri!
Pochi altri posti possono permettere di passare nel giro di pochi chilometri da spiagge caraibiche a montagne di circa 2000 metri dove è possibile, d'inverno, sciare. In questo mio blog vorrei farvi assaporare un po' di quelle bellezze che questa terra può offrire, grazie alle foto fatte da me e da Anna nel corso di due vacanze estive. Buon viaggio!
PS abbiate pazienza... le foto sono state raccolte in due anni, io spero di non mettercene altrettanti a scrivere questo mio blog (come sa Storm, non ho molto tempo!!!).
Partenza!!! Non serve per forza una moto (la mia è bellissima non vi pare?!?), dicono che la Corsica sia il paradiso dei motociclisti ma anche dei cicloamatori, dei camminatori, dei camperisti... un po' di tutti insomma. Come dicevo prima non è molto grande, ma come sempre il vino buono stà nella botte piccola... e allora... stappiamola! In Corsica ci si arriva via mare da Genova o Livorno in circa 5 ore, poco senza dubbio, praticamente in mezza giornata si può essere sul suolo corso (guai a dire francese! I corsi sono abbastanza indipendentisti, la storia, anche quella attuale è ricca di episodi anche sanguinosi che ribadiscono come questa terra sia, a mio modo di vedere, la "nazione corsa").
L'arrivo è a Bastia, cittadina portuale a Nord-Est della Corsica, la cui parte vecchia "la citadelle" è sicuramente da visitare. Da qui parte l'avventura alla scoperta dell'isola.
Piccola premessa e consiglio se mi permettete: vista la foto starete pensando che ora scriverò: "non si deve bere prima di mettersi in viaggio"...ma no! Volevo consigliarvi la guida che vedete dietro a una delle cose per cui amo la Corsica (la birra Pietra), la guida del Routard. L'ho scoperta nel corso de viaggio e vi assicuro che è fantastica, esaustiva, infallibile, ricca di quelle informazioni che realmente cerchi in una guida senza perdersi in fronzoli inutili.
Visto che ci sono parlo subito di quel nettare prelibato e sopraffino che è la birra Pietra, non ci crederete ma è fatta con le castagne (non ci si fanno solo le mondole come vedete), quindi consiglio a tutti gli estimatori presenti in banda (e ce ne sono molti) di non lasciarsi sfuggire questo liquido ambrato durante un viaggio in Corsica. Per la cronaca ci sono altre due birre corse: la Serena e la Torra, non altrettanto buone secondo me.