Un ultimo saluto ad un vecchio amico
Submitted by Gong on 12 December, 2007 - 21:48.
amicizia
Nel corso della vita possono capitare le cose più disparate.
Cose allegre, bizzarre, strane, tristi, cose che comunque lasciano un segno.
Come ai pianeti o agli astri che nel loro cammino celste incontrano o passano nelle vicinanza di altri corpi, succede di essere deviati dall'immensa ma invisibile forza della gravità, allontanandosi dalla loro traiettoria per trovarsi nel futuro ad una distanza immensamente lontana dal punto verso cui si dirigevano, così succede nella vita di fare incontri che ti fanno cambiare la traiettoria del percorso del tuo destino.
Ad ognuno di noi è successo.
Oggi uno di questi momenti mi è ritornato alla mente ma è con tanta tristezza che ve ne voglio parlare.
Ma lo voglio fare qui, in questa sede, perchè mi sembra giusto e perchè ne sento il bisogno.
Mi perdonerete questo momento di triste riflessione che voglio condividere con voi.
Poco fa ho ricevuto la notiza che questa mattina Raffaele è morto.
Probabilmente in banda lo conoscevamo in pochi.
Io personalmente l'ho incontrato sul mio cammino quando ero bambino, abitavo in Liguria allora, e lui era ricoverato per una lunga degenza dovuta ad una rara malattia in un grosso ospedale nelle mie vicinanze.
Era un parente del mio paese natale, Darfo, ed era poco più che bambino anche lui.
I miei genitori mi portavano giustamente a trovarlo, per non farlo sentire proprio solo e lontano dal suo paese, ed abbiamo fatto un pò di amicizia.
Poi la sua situazione è migliorata e ci siamo persi di vista fino al mio ritorno a Darfo all'età di 12 anni.
E ci siamo rivisti.
Tre anni prima mi ero trasferito in Toscana dove un illuminato professore di musica, alle medie, mi aveva usato come cavia per i suoi esperimenti di educazione musicale con il flauto dolce (sto parlando del 1971).
Il primo argomento che abbiamo affrontato al nostro re-incontro a Darfo è stato la musica.
Guarda a volte la fatalità, lui, in quegli anni, aveva imparato a suonare il flauto (traverso) nella banda.
Non so se vi è mai capitato da adolescenti di trovarvi completamente in un altro ambiente, senza amici e senza sapere cosa fare.
Appena mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto suonare nella banda gli ho risposto subito di si per tre volte di fila.
Credo sia probabile che se non avessi mai incontrato Raffele, se la sua malattia non lo avesse portato casualmente nell'orbita della mia vita , sarebbe potuto anche accadere che al sottoscritto, oggi, di bande musicali, non gliene importerebbe un fico secco.
Invece con lui ho frequentato i corsi dell'ANBIMA, al suo fianco ho partecipato, con in mano il sax soprano, alla mia prima prova in banda, nel locale caldaie della vecchia, abbandonata e oramai in rovina scuola elementare vicino al ponte di Darfo.
Siamo diventati grandi amici.
Andavo spessissimo a trovarlo a casa sua.
Ascoltavamo dischi, suonavamo insieme, abbiamo anche fatto, come solisti al flauto dolce, alcuni concerti con il chitarrista Pedersoli e li ho ancora tutti marchiati a fuoco nel cervello.
Abbiamo messo su con altri amici un complessino con cui andavamo in giro a suonare per la Valle Camonica a feste e sagre (una volta ha suonato anche il Vittorio con noi), abbiamo fatto anche un mese di serate in un albergo a Boario.
Quanto ci divertivamo, la musica era la nostra passione.
Poi la rottura con la banda.
Il lavoro via.
Ci siamo persi di vista.
Ogni tanto ci incontravamo e ci raccontavamo alcuni episodi della nostra giovinezza, tempo fa mi ha raccontato di aver imparato a suonare il sax.
L'ultima volta qualche mese fa; adesso faceva il fotografo.
Stamattina presto ha deciso di lasciare questo mondo.
Ciao, arrivederci, Raffaele.
Cose allegre, bizzarre, strane, tristi, cose che comunque lasciano un segno.
Come ai pianeti o agli astri che nel loro cammino celste incontrano o passano nelle vicinanza di altri corpi, succede di essere deviati dall'immensa ma invisibile forza della gravità, allontanandosi dalla loro traiettoria per trovarsi nel futuro ad una distanza immensamente lontana dal punto verso cui si dirigevano, così succede nella vita di fare incontri che ti fanno cambiare la traiettoria del percorso del tuo destino.
Ad ognuno di noi è successo.
Oggi uno di questi momenti mi è ritornato alla mente ma è con tanta tristezza che ve ne voglio parlare.
Ma lo voglio fare qui, in questa sede, perchè mi sembra giusto e perchè ne sento il bisogno.
Mi perdonerete questo momento di triste riflessione che voglio condividere con voi.
Poco fa ho ricevuto la notiza che questa mattina Raffaele è morto.
Probabilmente in banda lo conoscevamo in pochi.
Io personalmente l'ho incontrato sul mio cammino quando ero bambino, abitavo in Liguria allora, e lui era ricoverato per una lunga degenza dovuta ad una rara malattia in un grosso ospedale nelle mie vicinanze.
Era un parente del mio paese natale, Darfo, ed era poco più che bambino anche lui.
I miei genitori mi portavano giustamente a trovarlo, per non farlo sentire proprio solo e lontano dal suo paese, ed abbiamo fatto un pò di amicizia.
Poi la sua situazione è migliorata e ci siamo persi di vista fino al mio ritorno a Darfo all'età di 12 anni.
E ci siamo rivisti.
Tre anni prima mi ero trasferito in Toscana dove un illuminato professore di musica, alle medie, mi aveva usato come cavia per i suoi esperimenti di educazione musicale con il flauto dolce (sto parlando del 1971).
Il primo argomento che abbiamo affrontato al nostro re-incontro a Darfo è stato la musica.
Guarda a volte la fatalità, lui, in quegli anni, aveva imparato a suonare il flauto (traverso) nella banda.
Non so se vi è mai capitato da adolescenti di trovarvi completamente in un altro ambiente, senza amici e senza sapere cosa fare.
Appena mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto suonare nella banda gli ho risposto subito di si per tre volte di fila.
Credo sia probabile che se non avessi mai incontrato Raffele, se la sua malattia non lo avesse portato casualmente nell'orbita della mia vita , sarebbe potuto anche accadere che al sottoscritto, oggi, di bande musicali, non gliene importerebbe un fico secco.
Invece con lui ho frequentato i corsi dell'ANBIMA, al suo fianco ho partecipato, con in mano il sax soprano, alla mia prima prova in banda, nel locale caldaie della vecchia, abbandonata e oramai in rovina scuola elementare vicino al ponte di Darfo.
Siamo diventati grandi amici.
Andavo spessissimo a trovarlo a casa sua.
Ascoltavamo dischi, suonavamo insieme, abbiamo anche fatto, come solisti al flauto dolce, alcuni concerti con il chitarrista Pedersoli e li ho ancora tutti marchiati a fuoco nel cervello.
Abbiamo messo su con altri amici un complessino con cui andavamo in giro a suonare per la Valle Camonica a feste e sagre (una volta ha suonato anche il Vittorio con noi), abbiamo fatto anche un mese di serate in un albergo a Boario.
Quanto ci divertivamo, la musica era la nostra passione.
Poi la rottura con la banda.
Il lavoro via.
Ci siamo persi di vista.
Ogni tanto ci incontravamo e ci raccontavamo alcuni episodi della nostra giovinezza, tempo fa mi ha raccontato di aver imparato a suonare il sax.
L'ultima volta qualche mese fa; adesso faceva il fotografo.
Stamattina presto ha deciso di lasciare questo mondo.
Ciao, arrivederci, Raffaele.
le tue parole mi hanno
le tue parole mi hanno colpito nel profondo dell'animo, e mi sento di aggiungere qualcosa;
tutte le volte che ti ho sentito parlare di Raffaele sentivo quanto per te era "speciale "questa persona, e proprio per questo capisco quanto per te è importante ora questo saluto.
io personalmente lo conoscevo solo di vista, ma ho conosciuto alcune persone che in comune a lui e a noi avevano l'amore, l'interesse e il piacere di fare musica. sono fermamente convinto che ciò che finisce qui su questa terra, non può finire per sempre, ma qualcosa, chiamatelo come volete, ci deve essere.
proprio per questo credo che, non so dove, ma tanti amici della musica, da quando ci hanno lasciato, abbiano formato altri gruppi musicali e uno di questi sicuramente sarà formato da Aureliano, Angelo Miclini, Roberto Maj e tanti altri,da oggi anche da Raffaele.
un filo molto sottile ma resistentissimo ci tiene legati a loro:il ricordo.