La domanda non è chi è .... la domanda è "pecché" ?
Carissimo Linchetto, non eri tu quello della nota a cui mi riferivo (quando ascolterai la registrazione sentirai che tu non centri), ma in verità non mi interessa assolutamente sapere "chi è stato" (comunque per la cronaca era un ottone, ma non so neanche quale), la cosa importante è sapere il perchè succedono a raffica errori banalissimi come sbagliare una nota di 2/4 su un fortissimo e tenere la nota per tutta la durata senza che si percepisca che si è "fuori" come un capodoglio spiaggiato. Sappiamo benissimo che a tutti capita di sbagliare, l'alterazione che sfugge, la scaletta di 32esimi, il salto di posizione balordo, ma generalmente o ci si limita a saltare il pezzettino che proprio non ci si riesce a fare (magari però a studiarselo ....) o se colti di sorpresa, si interrrompe subito l'emissione del suono o si corregge immediatamente la nota; la stecca si sente ma l'errore non è reiterato fino al completamento della durata della nota (la cosa non vale per i percussionisti, che una volta picchiato un fortissimo sulla cassa o sul piatto completamente fuori tempo, il danno è fatto). Sta nella sensibilità dello strumentista accorgersi immediatamente dell'errore e vedere di rimediare. Chi in maniera evidente non si accorge del risultato e prosegue imperterrito nel proprio errore o è sordo completamente (ricordo che la nota era su un fortissimo) o ha problemi di intonazione nel senso di "orecchio", o spara a caso le note sperando di azzeccarci o gli manca completamente il senso critico. E qui sta il punto della situazione. Non si tratta di colpevolizzare qualcuno o criminalizzare chi fa errori ma si tratta di prendere provvedimenti per ridurre il problema. Per prima cosa bisogna analizzare quale filosofia vuole adottare la nostra associazione per la definizione di "Banda Musicale". Come se fosse facile, dirà qualcuno a cui do pienamente ragione. Non è certo un caso se il mondo delle bande italiane è così variegato, e i motivi sono più d'uno e non ho intenzione adesso di analizzarli uno per uno, sono stati scritti numerosi libri sull'argomento da persone più preparate di me. Per ora diciamo che la filosofia che una banda si impone di seguire è o condivisa da tutti gli associati o è imposta da un direttivo. A volte, in casi particolari, è imposta da una determinata tradizione che impone dei paletti in cui muoversi, ad esempio bande che si ispirano a particolari gruppi militari (alpini, bersaglieri) o con tradizioni di costumi e repertorio legati al folklore locale. La nostra è una banda musicale nel senso classico della parola, che oltre a svolgere, come da statuto, il compito di diffondere l'apprendimento della musica a tutti coloro che vogliano provarci, eseguire musica dal vivo in maniera capillare sul proprio territorio e fuori, viene chiamata a condecorare i momenti della vita collettiva della propria comunità sia civili che religiosi. Siamo impegnati quindi su più fronti e le scelte che l'associazione al suo interno deve prendere devono essere una mediazione "saggia" e difficile, in quanto spesso, per forza di cose, contraddittorie tra di loro, che soddisfi l'ottenimento di buoni risultati su tutti i fronti. Nel caso della discussione in oggetto proviamo ad occuparci del punto relativo all'esecuzione dal vivo, il "concerto". La nostra banda ha da molti anni perseguito il continuo miglioramento grazie ad un oculata scelta del repertorio, puntando su corsi musicali di buon livello, su corsi di perfezionamento e sul continuo confronto con altre realtà musicali di buon livello. Siamo giunti, non lo possiamo nascondere, ad essere assegnati alla prima categoria (che credo per un'associazione come la nostra, formata prevalentemente da dilettanti (solo 4 diplomati) sia un traguardo ambito). Ma siamo in grado di poter affermare che ad ogni concerto siamo all'altezza delle performance eseguite di fronte ai giudici ? Onestamente ? Sia ben chiaro non abbiamo MAI avuto bisogno di aiuti esterni (e questa è una buona "filosofia"), ma mi spiegate le difficoltà che incontriamo anche con brani di difficoltà decisamente inferiori ? Io sono dell'idea che stiamo lentamente perdendo di vista lo spirito che ci ha condotto fino a questi risultati. Manca, a livello collettivo, l'intenzione, la convinzione di voler migliorare la propria personale preparazione. Mancanza di tempo, impegni famigliari, di lavoro di studio sono certo di ostacolo. Ma quanti di noi sono nelle stesse condizioni ma sputano l'anima per riuscire ad eseguire la propria parte al meglio ? Significa che non è proprio vero che sia impossibile almeno cercare di perseguire un percorso di continuo allenamento. Di sicuro la "mancanza di voglia" gioca il ruolo predominante. E più gente, in percentuale, accusa una mancanza di voglia, più si perde di vista l'obbiettivo "miglioramento". In definitiva, ritengo che sia il caso di intervenire prendendo alcune decisioni utili a raggiungere l'obbiettivo di una buona performance ai concerti. L'eliminazione, se non totale, almeno radicale di errori banalissimi può essere raggiunta quando seduti dietro lo strumento ci siano persone che abbiano almeno provato 10 volte la loro parte. D'accordo, ci sarà chi sbaglia anche dopo 20 prove, ma sono sicuro che gli errori si ridurrebbero di parecchio. Lo sappiamo tutti che non si può obbligare la gente che non viene alle prove ad una partecipazione assidua, ma un tentativo di far capire che il risultato globale è direttamente proporzionale allo studio (anche con poche prove in più) va fatto, cercando di risvegliare le giuste motivazioni di ognuno ascoltando e dialogando il più possibile con chi si ritiene demotivato. Per chi ha problemi di intonazione sono necessari esercizi specifici prima delle prove, che non vanno trascurati, spiegando bene anche ai più scettici l'importanza di queste tecniche di studio, proponendo anche ascolti di nostre registrazioni dove questo problema è particolarmente evidente. Incentivare i corsi di perfezionamento, collaborare in cooperativa con le nostre bande camune (l'Unione Bande di Valle Camonica ha già portato avanti questo discorso anche col nostro aiuto), aiutare quei musicisti, anche economicamente, che intendono partecipare a master, organizzarli noi se necessario. Incentivare, o perlomeno non ostacolare, la formazione di piccoli gruppi musicali di vario genere tra i nostri musicisti o anche di altre bande. Spingere la Commissione Artistica a lavorare alacremente sulla spiegazione a tutti noi delle scelte di repertorio fatte, per far capire e accettare le motivazioni di queste scelte, fornire maggiori dettagli sul genere e sul particolare brano e compositore per apprezzare appieno la giusta interpretazione. Perseverare con le prove "a sezioni", che se anche non totalmente partecipate, danno l'opportunità ai volenterosi di studiare particolari difficoltà con l'aiuto del maestro. E' vero che alcune di queste cose sono state fatte o si stanno già facendo ma vanno potenziate, non progressivamente abbandonate alle prime difficoltà. Tutto sta nell'innescare quel circolo virtuoso in cui a maggior qualità di esecuzione si lega un maggior divertimento e quindi maggior soddisfazione e motivazione ad aumentare la propria preparazione. Se si innesca la cosa contraria, a minor qualità si aggancia uno scoraggiamento che disincentiva anche quelli che più si impegnano, riducendo di fatto collettivamente il divertimento e la motivazione allo studio a livello generale. In definitiva non bisogna MAI mollare, ne ritenersi soddisfatti di fronte a risultati mediocri. Certo bisogna fare delle scelte, come detto sopra, magari anche economicamente rilevanti. Certo è che il direttivo dell'associazione deve riuscire a risvegliare le motivazioni dei musicisti dando un segnale di buona volontà rispetto alla crescita artistica del gruppo. Il lasciarsi andare ad una leggera e comoda gestione dello "status quo" può portare pericolosamente sulla china di un lento e inesorabile calo qualitativo del livello artistico. Sono convinto che i nostri Maestri sapranno dare piena collaborazione alle scelte del direttivo.
La domanda non è chi è ....
La domanda non è chi è .... la domanda è "pecché" ?
Carissimo Linchetto, non eri tu quello della nota a cui mi riferivo (quando ascolterai la registrazione sentirai che tu non centri), ma in verità non mi interessa assolutamente sapere "chi è stato" (comunque per la cronaca era un ottone, ma non so neanche quale), la cosa importante è sapere il perchè succedono a raffica errori banalissimi come sbagliare una nota di 2/4 su un fortissimo e tenere la nota per tutta la durata senza che si percepisca che si è "fuori" come un capodoglio spiaggiato.
Sappiamo benissimo che a tutti capita di sbagliare, l'alterazione che sfugge, la scaletta di 32esimi, il salto di posizione balordo, ma generalmente o ci si limita a saltare il pezzettino che proprio non ci si riesce a fare (magari però a studiarselo ....) o se colti di sorpresa, si interrrompe subito l'emissione del suono o si corregge immediatamente la nota; la stecca si sente ma l'errore non è reiterato fino al completamento della durata della nota (la cosa non vale per i percussionisti, che una volta picchiato un fortissimo sulla cassa o sul piatto completamente fuori tempo, il danno è fatto).
Sta nella sensibilità dello strumentista accorgersi immediatamente dell'errore e vedere di rimediare. Chi in maniera evidente non si accorge del risultato e prosegue imperterrito nel proprio errore o è sordo completamente (ricordo che la nota era su un fortissimo) o ha problemi di intonazione nel senso di "orecchio", o spara a caso le note sperando di azzeccarci o gli manca completamente il senso critico.
E qui sta il punto della situazione.
Non si tratta di colpevolizzare qualcuno o criminalizzare chi fa errori ma si tratta di prendere provvedimenti per ridurre il problema.
Per prima cosa bisogna analizzare quale filosofia vuole adottare la nostra associazione per la definizione di "Banda Musicale".
Come se fosse facile, dirà qualcuno a cui do pienamente ragione.
Non è certo un caso se il mondo delle bande italiane è così variegato, e i motivi sono più d'uno e non ho intenzione adesso di analizzarli uno per uno, sono stati scritti numerosi libri sull'argomento da persone più preparate di me.
Per ora diciamo che la filosofia che una banda si impone di seguire è o condivisa da tutti gli associati o è imposta da un direttivo.
A volte, in casi particolari, è imposta da una determinata tradizione che impone dei paletti in cui muoversi, ad esempio bande che si ispirano a particolari gruppi militari (alpini, bersaglieri) o con tradizioni di costumi e repertorio legati al folklore locale.
La nostra è una banda musicale nel senso classico della parola, che oltre a svolgere, come da statuto, il compito di diffondere l'apprendimento della musica a tutti coloro che vogliano provarci, eseguire musica dal vivo in maniera capillare sul proprio territorio e fuori, viene chiamata a condecorare i momenti della vita collettiva della propria comunità sia civili che religiosi.
Siamo impegnati quindi su più fronti e le scelte che l'associazione al suo interno deve prendere devono essere una mediazione "saggia" e difficile, in quanto spesso, per forza di cose, contraddittorie tra di loro, che soddisfi l'ottenimento di buoni risultati su tutti i fronti.
Nel caso della discussione in oggetto proviamo ad occuparci del punto relativo all'esecuzione dal vivo, il "concerto".
La nostra banda ha da molti anni perseguito il continuo miglioramento grazie ad un oculata scelta del repertorio, puntando su corsi musicali di buon livello, su corsi di perfezionamento e sul continuo confronto con altre realtà musicali di buon livello.
Siamo giunti, non lo possiamo nascondere, ad essere assegnati alla prima categoria (che credo per un'associazione come la nostra, formata prevalentemente da dilettanti (solo 4 diplomati) sia un traguardo ambito).
Ma siamo in grado di poter affermare che ad ogni concerto siamo all'altezza delle performance eseguite di fronte ai giudici ? Onestamente ?
Sia ben chiaro non abbiamo MAI avuto bisogno di aiuti esterni (e questa è una buona "filosofia"), ma mi spiegate le difficoltà che incontriamo anche con brani di difficoltà decisamente inferiori ?
Io sono dell'idea che stiamo lentamente perdendo di vista lo spirito che ci ha condotto fino a questi risultati.
Manca, a livello collettivo, l'intenzione, la convinzione di voler migliorare la propria personale preparazione.
Mancanza di tempo, impegni famigliari, di lavoro di studio sono certo di ostacolo.
Ma quanti di noi sono nelle stesse condizioni ma sputano l'anima per riuscire ad eseguire la propria parte al meglio ? Significa che non è proprio vero che sia impossibile almeno cercare di perseguire un percorso di continuo allenamento.
Di sicuro la "mancanza di voglia" gioca il ruolo predominante.
E più gente, in percentuale, accusa una mancanza di voglia, più si perde di vista l'obbiettivo "miglioramento".
In definitiva, ritengo che sia il caso di intervenire prendendo alcune decisioni utili a raggiungere l'obbiettivo di una buona performance ai concerti.
L'eliminazione, se non totale, almeno radicale di errori banalissimi può essere raggiunta quando seduti dietro lo strumento ci siano persone che abbiano almeno provato 10 volte la loro parte.
D'accordo, ci sarà chi sbaglia anche dopo 20 prove, ma sono sicuro che gli errori si ridurrebbero di parecchio.
Lo sappiamo tutti che non si può obbligare la gente che non viene alle prove ad una partecipazione assidua, ma un tentativo di far capire che il risultato globale è direttamente proporzionale allo studio (anche con poche prove in più) va fatto, cercando di risvegliare le giuste motivazioni di ognuno ascoltando e dialogando il più possibile con chi si ritiene demotivato.
Per chi ha problemi di intonazione sono necessari esercizi specifici prima delle prove, che non vanno trascurati, spiegando bene anche ai più scettici l'importanza di queste tecniche di studio, proponendo anche ascolti di nostre registrazioni dove questo problema è particolarmente evidente.
Incentivare i corsi di perfezionamento, collaborare in cooperativa con le nostre bande camune (l'Unione Bande di Valle Camonica ha già portato avanti questo discorso anche col nostro aiuto), aiutare quei musicisti, anche economicamente, che intendono partecipare a master, organizzarli noi se necessario.
Incentivare, o perlomeno non ostacolare, la formazione di piccoli gruppi musicali di vario genere tra i nostri musicisti o anche di altre bande.
Spingere la Commissione Artistica a lavorare alacremente sulla spiegazione a tutti noi delle scelte di repertorio fatte, per far capire e accettare le motivazioni di queste scelte, fornire maggiori dettagli sul genere e sul particolare brano e compositore per apprezzare appieno la giusta interpretazione.
Perseverare con le prove "a sezioni", che se anche non totalmente partecipate, danno l'opportunità ai volenterosi di studiare particolari difficoltà con l'aiuto del maestro.
E' vero che alcune di queste cose sono state fatte o si stanno già facendo ma vanno potenziate, non progressivamente abbandonate alle prime difficoltà.
Tutto sta nell'innescare quel circolo virtuoso in cui a maggior qualità di esecuzione si lega un maggior divertimento e quindi maggior soddisfazione e motivazione ad aumentare la propria preparazione.
Se si innesca la cosa contraria, a minor qualità si aggancia uno scoraggiamento che disincentiva anche quelli che più si impegnano, riducendo di fatto collettivamente il divertimento e la motivazione allo studio a livello generale.
In definitiva non bisogna MAI mollare, ne ritenersi soddisfatti di fronte a risultati mediocri.
Certo bisogna fare delle scelte, come detto sopra, magari anche economicamente rilevanti.
Certo è che il direttivo dell'associazione deve riuscire a risvegliare le motivazioni dei musicisti dando un segnale di buona volontà rispetto alla crescita artistica del gruppo.
Il lasciarsi andare ad una leggera e comoda gestione dello "status quo" può portare pericolosamente sulla china di un lento e inesorabile calo qualitativo del livello artistico.
Sono convinto che i nostri Maestri sapranno dare piena collaborazione alle scelte del direttivo.