Sono contento che Catalano abbia per primo introdotto l'argomento, per vari motivi. Primo perchè Catalano è un'utente di un'altra nazionalità, secondo perchè è un "non bandista", terzo perchè ha una visione non standardizzata dell'argomento come invece abbiamo noi, che diamo per scontate alcune cose senza riuscire ad ossservarle con senso critico. Perchè le bande musicali, secondo lo standard di pensiero "nostrano", devono marciare durante le loro esecuzioni in sfilata ? Incominciamo ad analizzare l'etimologia della parola "marciare". Come molte altre parole, ci sono diverse teorie e "incastri" di significati con altre parole a seconda di quale lingua europea si reputi originaria. Per la seguente analisi mi avvalgo del "Vocabolario Etimologico della lingua italiana" di Ottorino Pianigiani. Tanto per incominciare in spagnolo e in portoghese si dice "marchar", in inglese "to march", in francese "marcher" e in tedesco "marchiren". E' palese che la comune derivazione si sia diffusa in tutta Europa. Il Diez avanza la teoria che il verbo derivi da "marche", inteso come frontiera o confine, indicando che, nell'azione del marciare, sia indicato il passaggio da una frontiera all'altra; il chè rimanda subito con la logica a qualcosa di militare. Altri, smilitarizzando il concetto, la farebbero derivare dal latino "mercari", commerciare, nel senso che per commerciare si vada (almeno per trasportare le merci) da un luogo all'altro, passando da un confine all'altro. Altri ancora dall'antico alto tedesco "march", cavallo, che a pensarci bene veniva usato sia dai militari che dai commercianti. Lo Scheler invece pensa che all'origine di "marciare" ci sia il concetto di "premere" o "battere con il piede", "pestare", considerando la radice "marc." chiamando in causa le latine ""marcus", "marculus" "marcellus", cioè martello, alle quali connette il francese "marquer", marcare (ovvero, lasciare un icisione, un marchio, col martello). Per avvalorare la sua idea (cioè quella della derivazione dal concetto di "premere") egli cita una identica relazione di significati tra il tedesco "walken", battere, premere e l'inglese "to walk", camminare, passeggiare, ed ancora "trester" vinaccia, "treten" calpestare e "tritt" passo; da collegarsi al francese "marc" (in tedesco "traeber") vinaccia (da intendersi come uva premuta) che sta di contro a "marcher" (in tedesco "traben" , marciare, ovvero, in definitiva, premere con i piedi. Questo per quanto riguarda l'etimologia. Ma volgiamo lo sguardo al punto di vista storico. Il grande e compianto Mo. Ligasacchi, nel suo saggio "tradizioni e storia delle bande musicali bresciane" (http://www.filarmonicacapitanio.it/Articolo%201.htm) , suggerisce quale possa essere stato uno dei principali stimoli per la nascita e la diffusione delle bande musicali nel nord Italia : "La banda, quale complesso di strumenti a fiato e a percussione, si afferma alla fine del 1700 e coincide con la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte che, a due mesi dall’inizio della campagna d’Italia, entra vittoriosamente a Brescia il 27 maggio 1796. (....) Le cronache del tempo narrano che le truppe napoleoniche entrarono in città accompagnate dal suono di una numerosa banda militare. La Rivoluzione francese segna il momento più importante per lo sviluppo della banda. Si deve infatti alla Francia rivoluzionaria tutta una serie di feste e cerimonie per le quali la banda riceve un nuovo impulso. Innanzitutto le stesse ideologie della Rivoluzione avevano bisogno di riti, feste e cerimonie che coinvolgevano tutte le classi sociali. Tali manifestazioni si tenevano all’aperto e in esse venivano utilizzati robusti gruppi di strumenti a fiato e grossi gruppi corali. Naturalmente per queste nuove cerimonie bisognava comporre musica nuova. Ecco quindi il coinvolgimento di importanti compositori come Gossec, Cherubini, Mehul, Catel ed altri, che produssero brani adatti ad essere eseguiti "en plein air"." E se i francesi ci hanno dato l'incipit, gli austriaci, dopo, hanno consolidato l'opera con il loro periodo di dominazione del lombardo-veneto (la "Radetzki March" non vi dice nulla ?) dove i corpi della polizia austriaca tenevano sotto stretto controllo le associazioni musicali e culturali per paura che "covassero" al loro interno moti rivoluzionari. E dopo gli austriaci e il Risorgimento, dove le bande musicali spesso erano in simbiosi ai gruppi militari spontanei nati per contrastare l'invasore (ad esempio la banda di Breno con i garibaldini), queste furono di grande importanza nell'emozionare con la loro musica la gente che accorreva alle manifestazioni per celebrare la neonata Italia. Nulla di strano, dunque, se qui al nord è radicata l'idea che le bande musicali, suonando in sfilata, debbano "marciare" calcando fedelmente le orme della bicentenaria, militaresca tradizione. Ulteriore fatto che avvalora la tesi è l'uso di una divisa, con tanto di berretto militare e alamari o mostrine, altra tradizione bicentenaria che sta però pian piano scemando ma che ancora moltissime bande ritengono assolutamente necessaria, E' solo con la recente evoluzione del concetto di "banda musicale", che nel bene o nel male, ha messo in crisi una "certezza della intoccabilità della tradizione", che è scaturita una generazione (più d'una , per la verità) di musicanti che non collega affatto l'assoluta necessità del "marciare" con l'attività musicale di una banda, intesa nel senso più generale del termine. La globalizzazione, che ha coinvolto i bandisti moderni anche dal punto di vista culturale, ha dato un ulteriore colpo a questa certezza dimostrando che in molte altre parti d'Europa (e anche d'Italia), il "marciare" al passo suonando non è poi una cosa così assolutamente scontata. Chiunque abbia ancora visto una banda spagnola (come bene ha spiegato Catalano) che va per un paese suonando, sa bene cosa intendo. Zone geografiche che hanno sviluppato la cultura musicale di gruppi bandistici (tecnicamente intesi con organico strumentale come il nostro) al di fuori di condizionamenti militareschi, giustamente se ne fanno un baffo del dover suonare marciando, vestiti di tuttopunto con una divisa luccicante. Ben chiara è la frase che Catalano ci ha segnalato : " Franco non c'e' piu' cosa marci a fare?" In contrasto a ciò, per contro, bisogna ricordare che è ben diffuso a livello mondiale il settore bandistico delle "marching band" o "drum & bugle corps" che del suonare assolutamente al passo (con coreografie molto complesse), dell'estetica del comportamento e della spettacolarità delle divise ne fanno un principio basilare, unitamente però ad un livello artistico-musicale ineccepibile. Va da se che tutto il repertorio musicale scritto in tutti questi anni (e che naturalmente si continua a produrre tutt'oggi, per fortuna) di "marce" scritte con ritmi "binari" appositamente per "suonare al passo", costituisce ancora una solida base del repertorio delle bande moderne, ben consce del loro importante ruolo nel tessuto sociale legato alle manifestazioni civili e religiose che coinvolgono la collettività, e che lo rendono assolutamente insostituibile. Capisco che ora tutti diranno ; "ma intanto cominciamo a ragionare sul nostro caso". E quindi ora concluderò concentrandomi sul questionario proposto questo mese facendo alcune considerazioni personali.
Dunque,
"La forma molte volte conta più della sostanza, quindi è importante"
Assolutamente sbagliato, penso che sia esattamente il contrario, e toglierei comunque il "molte volte".
"Bisognerebbe tenere il ritmo con le percussioni tra una marcia e l'altra"
Nulla in contrario, ma nel contempo non capisco proprio a cosa questo possa servire se non a romprere le scatole agli abitanti delle strade in cui passiamo la domenica mattina alle 9.00.
"L'importande è almeno andare al passo insieme"
Questa è una cosa assolutamente essenziale. Se si va al passo insieme si presuppone che tutti tengano lo stesso ritmo. Questa è "sostanza" , non "apparenza". Come poi succeda che qualcuno riesca a suonare con un ritmo, camminando con un'altro (cosa che vedo fare da parecchi nella nostra banda), resterà sempre per me, abituato da trent'anni come sono a marciare a tempo, un grande mistero. Ma devo ammettere che i fatti mi smentiscono.
"Fosse per me farei solo i concerti"
Sbagliatissimo. La banda DEVE svolgere anche il suo servizio, nel suo ambito sociale, nel rispetto delle tradizioni.
"Non è importante, non ci fa caso nessuno"
Mi riservo di dare un giudizio definitivo all'affermazione appena avro interrogato i 100.000 abitanti della Vallecamonica in merito all'argomento. Sicuramente c'è chi ci fa caso e chi no, ma non me la sento di dire chi è in maggioranza.
Sul marciare, etimologia, storia e altre cose
Sono contento che Catalano abbia per primo introdotto l'argomento, per vari motivi.
Primo perchè Catalano è un'utente di un'altra nazionalità, secondo perchè è un "non bandista", terzo perchè ha una visione non standardizzata dell'argomento come invece abbiamo noi, che diamo per scontate alcune cose senza riuscire ad ossservarle con senso critico.
Perchè le bande musicali, secondo lo standard di pensiero "nostrano", devono marciare durante le loro esecuzioni in sfilata ?
Incominciamo ad analizzare l'etimologia della parola "marciare".
Come molte altre parole, ci sono diverse teorie e "incastri" di significati con altre parole a seconda di quale lingua europea si reputi originaria.
Per la seguente analisi mi avvalgo del "Vocabolario Etimologico della lingua italiana" di Ottorino Pianigiani.
Tanto per incominciare in spagnolo e in portoghese si dice "marchar", in inglese "to march", in francese "marcher" e in tedesco "marchiren".
E' palese che la comune derivazione si sia diffusa in tutta Europa.
Il Diez avanza la teoria che il verbo derivi da "marche", inteso come frontiera o confine, indicando che, nell'azione del marciare, sia indicato il passaggio da una frontiera all'altra; il chè rimanda subito con la logica a qualcosa di militare.
Altri, smilitarizzando il concetto, la farebbero derivare dal latino "mercari", commerciare, nel senso che per commerciare si vada (almeno per trasportare le merci) da un luogo all'altro, passando da un confine all'altro.
Altri ancora dall'antico alto tedesco "march", cavallo, che a pensarci bene veniva usato sia dai militari che dai commercianti.
Lo Scheler invece pensa che all'origine di "marciare" ci sia il concetto di "premere" o "battere con il piede", "pestare", considerando la radice "marc." chiamando in causa le latine ""marcus", "marculus" "marcellus", cioè martello, alle quali connette il francese "marquer", marcare (ovvero, lasciare un icisione, un marchio, col martello).
Per avvalorare la sua idea (cioè quella della derivazione dal concetto di "premere") egli cita una identica relazione di significati tra il tedesco "walken", battere, premere e l'inglese "to walk", camminare, passeggiare, ed ancora "trester" vinaccia, "treten" calpestare e "tritt" passo; da collegarsi al francese "marc" (in tedesco "traeber") vinaccia (da intendersi come uva premuta) che sta di contro a "marcher" (in tedesco "traben" , marciare, ovvero, in definitiva, premere con i piedi.
Questo per quanto riguarda l'etimologia.
Ma volgiamo lo sguardo al punto di vista storico.
Il grande e compianto Mo. Ligasacchi, nel suo saggio "tradizioni e storia delle bande musicali bresciane" (http://www.filarmonicacapitanio.it/Articolo%201.htm) , suggerisce quale possa essere stato uno dei principali stimoli per la nascita e la diffusione delle bande musicali nel nord Italia : "La banda, quale complesso di strumenti a fiato e a percussione, si afferma alla fine del 1700 e coincide con la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte che, a due mesi dall’inizio della campagna d’Italia, entra vittoriosamente a Brescia il 27 maggio 1796. (....) Le cronache del tempo narrano che le truppe napoleoniche entrarono in città accompagnate dal suono di una numerosa banda militare.
La Rivoluzione francese segna il momento più importante per lo sviluppo della banda. Si deve infatti alla Francia rivoluzionaria tutta una serie di feste e cerimonie per le quali la banda riceve un nuovo impulso. Innanzitutto le stesse ideologie della Rivoluzione avevano bisogno di riti, feste e cerimonie che coinvolgevano tutte le classi sociali. Tali manifestazioni si tenevano all’aperto e in esse venivano utilizzati robusti gruppi di strumenti a fiato e grossi gruppi corali. Naturalmente per queste nuove cerimonie bisognava comporre musica nuova. Ecco quindi il coinvolgimento di importanti compositori come Gossec, Cherubini, Mehul, Catel ed altri, che produssero brani adatti ad essere eseguiti "en plein air"."
E se i francesi ci hanno dato l'incipit, gli austriaci, dopo, hanno consolidato l'opera con il loro periodo di dominazione del lombardo-veneto (la "Radetzki March" non vi dice nulla ?) dove i corpi della polizia austriaca tenevano sotto stretto controllo le associazioni musicali e culturali per paura che "covassero" al loro interno moti rivoluzionari.
E dopo gli austriaci e il Risorgimento, dove le bande musicali spesso erano in simbiosi ai gruppi militari spontanei nati per contrastare l'invasore (ad esempio la banda di Breno con i garibaldini), queste furono di grande importanza nell'emozionare con la loro musica la gente che accorreva alle manifestazioni per celebrare la neonata Italia.
Nulla di strano, dunque, se qui al nord è radicata l'idea che le bande musicali, suonando in sfilata, debbano "marciare" calcando fedelmente le orme della bicentenaria, militaresca tradizione.
Ulteriore fatto che avvalora la tesi è l'uso di una divisa, con tanto di berretto militare e alamari o mostrine, altra tradizione bicentenaria che sta però pian piano scemando ma che ancora moltissime bande ritengono assolutamente necessaria,
E' solo con la recente evoluzione del concetto di "banda musicale", che nel bene o nel male, ha messo in crisi una "certezza della intoccabilità della tradizione", che è scaturita una generazione (più d'una , per la verità) di musicanti che non collega affatto l'assoluta necessità del "marciare" con l'attività musicale di una banda, intesa nel senso più generale del termine.
La globalizzazione, che ha coinvolto i bandisti moderni anche dal punto di vista culturale, ha dato un ulteriore colpo a questa certezza dimostrando che in molte altre parti d'Europa (e anche d'Italia), il "marciare" al passo suonando non è poi una cosa così assolutamente scontata.
Chiunque abbia ancora visto una banda spagnola (come bene ha spiegato Catalano) che va per un paese suonando, sa bene cosa intendo.
Zone geografiche che hanno sviluppato la cultura musicale di gruppi bandistici (tecnicamente intesi con organico strumentale come il nostro) al di fuori di condizionamenti militareschi, giustamente se ne fanno un baffo del dover suonare marciando, vestiti di tuttopunto con una divisa luccicante.
Ben chiara è la frase che Catalano ci ha segnalato : " Franco non c'e' piu' cosa marci a fare?"
In contrasto a ciò, per contro, bisogna ricordare che è ben diffuso a livello mondiale il settore bandistico delle "marching band" o "drum & bugle corps" che del suonare assolutamente al passo (con coreografie molto complesse), dell'estetica del comportamento e della spettacolarità delle divise ne fanno un principio basilare, unitamente però ad un livello artistico-musicale ineccepibile.
Va da se che tutto il repertorio musicale scritto in tutti questi anni (e che naturalmente si continua a produrre tutt'oggi, per fortuna) di "marce" scritte con ritmi "binari" appositamente per "suonare al passo", costituisce ancora una solida base del repertorio delle bande moderne, ben consce del loro importante ruolo nel tessuto sociale legato alle manifestazioni civili e religiose che coinvolgono la collettività, e che lo rendono assolutamente insostituibile.
Capisco che ora tutti diranno ; "ma intanto cominciamo a ragionare sul nostro caso".
E quindi ora concluderò concentrandomi sul questionario proposto questo mese facendo alcune considerazioni personali.
Dunque,
"La forma molte volte conta più della sostanza, quindi è importante"
Assolutamente sbagliato, penso che sia esattamente il contrario, e toglierei comunque il "molte volte".
"Bisognerebbe tenere il ritmo con le percussioni tra una marcia e l'altra"
Nulla in contrario, ma nel contempo non capisco proprio a cosa questo possa servire se non a romprere le scatole agli abitanti delle strade in cui passiamo la domenica mattina alle 9.00.
"L'importande è almeno andare al passo insieme"
Questa è una cosa assolutamente essenziale. Se si va al passo insieme si presuppone che tutti tengano lo stesso ritmo. Questa è "sostanza" , non "apparenza".
Come poi succeda che qualcuno riesca a suonare con un ritmo, camminando con un'altro (cosa che vedo fare da parecchi nella nostra banda), resterà sempre per me, abituato da trent'anni come sono a marciare a tempo, un grande mistero. Ma devo ammettere che i fatti mi smentiscono.
"Fosse per me farei solo i concerti"
Sbagliatissimo. La banda DEVE svolgere anche il suo servizio, nel suo ambito sociale, nel rispetto delle tradizioni.
"Non è importante, non ci fa caso nessuno"
Mi riservo di dare un giudizio definitivo all'affermazione appena avro interrogato i 100.000 abitanti della Vallecamonica in merito all'argomento.
Sicuramente c'è chi ci fa caso e chi no, ma non me la sento di dire chi è in maggioranza.