Giovanna d'Arco è un dramma lirico di Verdi, su libretto di Temistocle Solera, tratto parzialmente dal dramma di Friedrich Shiller La Pulzella d' Orleans.
Dopo il discreto successo de "I due Foscari" al teatro Argentina, Verdi fu a Milano per un'opera vecchia e un'opera nuova. All'apertura della stagione di carnevale 1845 (ovvero nel Dicembre 1844) provvidero "I lombardi alla prima crociata" e qualche settimana dopo, dopo appena quattro mesi di lavoro, la sera del 15 febbraio 1845, andò in scena la fiammante Giovanna d'Arco. Gli intepreti furono gli stessi lombardi più o meno crociati dell'opera di Dicembre, che in genere erano bravissimi mentre per l'occasione se la cavarono con una risicata "sufficienza. Forse per la malariuscita dell'opera, forse per il soggetto non particolarmente prediletto dal Verdi, forse perché Merelli stava vendendo il libretto a Ricordi senza interpellare il maestro o forse per la stampa che auspicava futuri miglioramenti dell'opera stessa il cigno di Busseto disse basta con la Scala. Basta almeno fino al 1869 quando Verdi vi tornò con la versione definitiva de "La forza del destino". Giovanna d'Arco rimaneva comunque la migliore fra le opere scritte fino ad allora da Verdi, che erano già sette in sei anni.
Sebbene l'opera godette di un discreto successo sia in Italia che all'estero, oggi viene raramente rappresentata, a causa dell'inadeguatezza del libretto. Comunque interpreti del calibro di Renata Tebaldi, Motserrat Caballé, Katia Ricciarelli furono Giovanni. Mentre Carlo Bergonzi e Placido Domingo furono degli ottimi Carlo VII
L'Overture, trascritta per banda dal tedescro Wossner, si apre con un allegro drammatico, per proseguire con un andante pastorale e riprendere un allegro, a tratti impetuoso che porterà alla conclusione. Non superfluo dire che il pezzo propone grosse difficoltà tecniche ed interpretative