Era il lontano 1985, esattamente la sera della processione, a Corna di Darfo B.T., del venerdì santo, il mio debutto ufficiale. Fra marce funebri e religiose appunto marciando nell’equilibrio più precario. La mia passione per quest’associazione nasce però molto tempo prima, quando mio padre coinvolgeva la nostra famiglia a tutte le iniziative musicali e soprattutto alle scampagnate, cene animate da canti, barzellette e risate. Ogni volta era un’occasione per stare insieme ed io non vedevo l’ora di divertirmi con grandi e piccini. L’entusiasmo era forte e, raggiunta l’ètà della scuola elementare, intorno ai nove anni, decisi insieme a mio padre Guerrino di cominciare a frequentare i corsi per imparare il solfeggio con Domenico e il flauto traverso, anzi l’ottavino perché le mie braccia erano ancora troppo corte, con l’aiuto di mio zio, il maestro Vittorio, sentendomi come a casa! Dopo circa un paio danni entrai ufficialmente nella banda e ricordo le emozioni forti e la paura di suonare in pubblico che venivano rassicurate da mio padre e dai mie compagni bandisti. Era sempre più impegnativo perché ogni volta che si presentava un brano nuovo, lo studio e l’apprendimento degli stessi mi facevano sentire sempre più orgogliosa di saper suonare insieme agli altri e di poter contribuire ad una miglior riuscita dei concerti. Ancor più bello era partecipare alle feste organizzate dalla compagnia di amici che si era formata anche e soprattutto al di fuori degli impegni bandistici. Le prime feste, le prime uscite senza genitori, era tutto più facile, perché tutti conoscevano papà prima di me e godevano della sua fiducia. Qualche anno dopo entrò anche mio fratello e la famiglia si allargò, ogni settimana si partiva tutti e tre per le prove; mi sentivo parte di una grande famiglia. Iniziarono anche altri giovani allievi, che cominciarono il loro percorso dalla banda giovanile e si formò un altro gruppo, dove mi inserii volentieri dando un appoggio alla sezione flauti, che col tempo prese forma insieme al resto della comitiva. Presi parte quindi al cambio generazionale con altre condivisioni musicali, di vita e divertimento. Ci furono anche periodi di grandi scontri che ebbero effetti sgradevoli sulla mia famiglia che piano piano si sfaldò all’interno dell’associazione. Il primo a lasciare fu zio Domenico, poco più tardi, mio padre e successivamente mio fratello. La cosa non fu semplice per me, ma la voglia di suonare era grande e continuai anche “sola”. Come tutte le grandi famiglie, ci sono gioie e dolori da affrontare durante il cammino. Lo sbaglio che spesso si ripete a livello umano secondo me è il giudizio gratuito che si ferma in superficie, senza andare in profondità per capire che forse dietro un determinato comportamento ci sono delle emozioni che hanno bisogno di essere ascoltate e non emarginate o additate insieme alle persone che le manifestano senza riflettere poi sui “danni” conseguenti. Le priorità nella vita sono gli affetti e le emozioni legati a questi ed al mondo che ci circonda. Tutto ciò lo capii ancor meglio quando mi ritrovai in un avventura molto speciale; la gravidanza e la mia conseguente nuova esperienza di madre con l’arrivo di Luna, che mi fece prendere una pausa forzata dalla banda. Presto, con l’aiuto della mia famiglia riuscii a riprendere parte alla vita bandistica nonostante gli ostacoli e i “freni” di madre di fronte alle lacrime di mia figlia pur per brevi distacchi. Altresì forte era la gioia e l’orgoglio di poter coinvolgere anche lei nella musica più da vicino, non solo in grembo. Dopo qualche anno, oltre all’esperienza di madre e musicante, mi si propose di tenere il corso di insegnamento del flauto traverso, per permettere agli allievi di poter entrare a far parte, prima della banda giovanile e poi della banda cittadina vera e propria. Era la cosa che speravo di poter fare da tempo e presto mi sentii all’altezza del compito, aiutata dal supporto degli allievi stessi, che dimostravano fiducia, impegno e rispetto, ma soprattutto interesse di condividere e dialogare, instaurando così dei rapporti sinceri aldilà dell’interesse musicale. A volte vale la pena sospendere la lezione puramente didattica se si comprende un disagio da parte dei ragazzi e cercare di ascoltare e rassicurare i dubbi, le paure, le incertezze di quel momento. Vedo questo impegno di educatore musicale e non, come una grande opportunità da non sprecare perché, tanto imparo quotidianamente dai ragazzi, dai loro punti di vista, dalle loro emozioni, dalla dialettica e dalle mie figlie, che ora sono due, tanto più mi sento arricchita come persona. Lo studio, la musica, la banda, le persone, le emozioni… occasioni da non perdere!
Francesca Alberti
Un momento del saggio allievi - 25 maggio 2008