Valigia carica di abiti invernali, bagaglio a mano gonfio di libri, parenti in lacrime tipo alla partenza del Titanic, e dopo aver salutato più o meno tutti i miei amici con cene, aperitivi, e gelati infiniti, Chiara (alias Peggy), la viaggiatrice celtica, ha seguito ancora una volta il “richiamo” delle terre inglesi. Questa volta è stato un viaggio dettato dal cuore, oltre che dall’istinto, dato che oltremanica mi aspettavano un paio di occhi azzurri a cui non avevo saputo dir di no…
Così eccomi sbarcare a Brighton, qui nota come la “Londra sul mare”, anche se pare sia una specie di battuta, dato che qui i prezzi sono esattamente come a Londra (ovvero altissimi), ma non si può dire lo stesso degli stipendi… Comunque, la città è giovane e vitale, studentesca fino all’osso, grazie alle due università che si dividono umanisti e scienziati in vari campus sparsi tra il centro e la zona periferica di Falmer, circondata da un parco pieno di scoiattoli e conigli, che potrebbero venire a fare capolino alla finestra durante una lezione… anche se è più probabile ricevere la visita di uno dei milioni di gabbiani che affollano il cielo chiamandosi l’un l’altro…
Come facevo notare sul blog che ho l’onore (e l’onere) di tenere sul sito internet della banda, la mia avventura inglese era cominciata a luglio, con il corso per l’abilitazione all’insegnamento, e per l’occasione, conoscendo la zona, ero sbarcata con canottiere, pantaloncini, vestiti estivi… per passare un mese all’insegna del freddo e del gelo, in una delle estati più fredde e piovose della storia… Un mese dopo, riparto munita di maglioni, giacche, pantaloni pesanti, stivali… il tempo è naturalmente splendido, e quasi tre mesi dopo, abbiamo avuto forse tre giorni di pioggia e meno di una settimana di freddo… insomma, decisamente parlare del tempo è l’argomento migliore per fare conversazione, qui in giro. Nel frattempo, occhi blu e Peggy si lasciano, ma rimangono amici… storia lunga e complicata.
Peggy viene accettata a un master in cinematografia, sogno della sua vita, ma per cause di forze maggiori decide di posticipare l’inizio delle danze all’anno venturo, e si limita a continuare il suo lavoro di folle insegnante in una folle scuola con una folle classe di studenti intercambiabili… nel senso che ogni settimana c’è chi viene e c’è chi va! La giornata tipo di Peggy comincia con una lunga passeggiata da casa a lavoro, dove tra profe ci si litiga (amichevolmente) prima la fotocopiatrice e poi il bollitore, per la prima di una lunga sequenza di tazze di tè che scandiranno la giornata, tra lezioni, pause in aula professori, pranzi affrettati prima di tornare a fare fotocopie, altre lezioni, registri da compilare, e intanto il sole scende lentamente dietro l’orizzonte di un mare ghiacciato dove ogni mattina qualche folle si fa una nuotata, tanto per cominciare la giornata con un brivido (di piacere? Mah!). Il tardo pomeriggio vede Peggy lungo la via dello shopping più frequentata dai brightoniani: lo shopping è l’attività preferita degli inglesi, che amano spendere e spandere da mane a sera… ma in questo Peggy rimane una formichina risparmiosa, soprattutto in vista del costoso master 2008… Il weekend, momento di pace completo, si consuma tra passeggiate in spiaggia, al parco dell’università, nelle campagne che circondano la città, tra le vie del centro, le famose Lanes, che rimangono un mistero per noi nuovi abitanti di Brighton, dato che ogni volta che le visitiamo, ne spunta una nuova… sono viuzze strette e trafficate di piccoli negozi, ristoranti mignon, bar tascabili, tra cui (udite udite) una meravigliosa cioccolateria italiana dove servono la miglior cheesecake alle ciliegie del mondo, e dove il caffè è vero caffè espresso, non la classica tazza da mezzo litro di acqua sporca.. meraviglie della globalizzazione!
Peggy, intanto, resta dubbiosa… rimanere o tornare? Rimanere, perché il lavoro è bellissimo, la spiaggia e il mare, illuminati dal sole o grigi in una giornata nuvolosa, sono incantevoli, la biblioteca è su tre piani (scusate, ma un topo da biblioteca come me queste cose le apprezza), la gestione del tempo, miracolosamente, mi consente di lavorare, andare in palestra, in biblioteca, guardare un film e incontrare gli amici, tutto nello stesso giorno, e non ho menzionato “occhi blu”, anche detto “lo storico”, con il quale, pur essendo terminata la storia, continua una forte indescrivibile amicizia, e come si fa a lasciarlo qui? Tornare, perché penso alle montagne, al calore della gente, alle piccole cose, come passare una serata a cena con la mia famiglia, e poi… poi c’è la banda. Che normalmente è uno dei motivi principali per cui concludo le avventure inglesi e rientro in patria: incontrarsi il venerdì sera, di buono o di cattivo umore, suonare, con molta o poca voglia, ascoltare rimproveri e fare follie come improvvisare Jingle Bells durante una prova in una serata primaverile (!!!), ritrovarsi a fine prova per quattro chiacchiere, una discussione seria, organizzare cene e feste, montare e smontare il palco per qualche servizio, e i miei amici… Insomma, la vita sarebbe perfetta per me se potessi unire le mie due passioni: Inghilterra e banda… Che dite, si organizza una trasferta bandistica in quel di Brighton?
Chiara Marcon