Più tardi Papa Pasquale I trasferì il corpo nella Basilica di S.Cecilia eretta in sua memoria nel 545 sopra le fondamenta della casa trasteverina dei due coniugi martiri. Alla fine del 1500 il sarcofago venne aperto e il suo corpo apparve in eccezionale stato di conservazione. Un anno dopo, nel 1599 il Maderno la immortalò nelle flessuose forme del marmo di pario, nella posa “dolce dormiente” (così si disse) come venne trovata. Tutto il resto è opinabile. S.Cecilia (anno 177) è descritta nella liturgia come “ammantata di tanta luce da farne una delle Vergini più luminose del Cristianesimo”. Al suo Dio aveva consacrato cuore e corpo, ma venne data in sposa a un giovane Patrizio di nome Valeriano.
Si narra, per tradizione e non per certezza storica, che il giorno delle nozze la casa dei Cecili risuonasse di organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo particolare è stato tratto il vanto di protettrice dei musicanti.
Confidato allo sposo il suo voto, egli si convertì al Cristianesimo e nella prima notte di nozze ricevette il Battesimo per mano del Pontefice Urbano.
Tornato nella propria casa, Valeriano vide Cecilia prostrata nella preghiera con l’Angelo che da sempre vegliava su di lei e, ormai credente convinto, pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu.
Il giudice Almachio aveva proibito, tra le altre cose, di seppellire i cadaveri dei Cristiani, ma i due fratelli convertiti alla fede si dedicavano alla sepoltura di tutti i poveri corpi che incontravano lungo la loro strada.
Vennero così arrestati e dopo aver redento l’ufficiale Massimo che aveva il compito di condurli In carcere sopportarono atroci torture piuttosto che rinnegare Dio. Cecilia pregò sulla tomba del marito,del cognato e di Massimo (tutti e tre Santi venerati il 14 Aprile), anch’egli ucciso perché divenuto Cristiano, ma poco dopo venne chiamata davanti al giudice Almachio che per evitare "pubblicità", ne ordinò la morte per soffocamento nel bagno di casa sua, ma si narra che "la Santa invece di morire cantava lodi al Signore".
Convertita la pena per asfissia in morte per decapitazione, il carnefice vibrò i tre colpi legali (era il "contratto" dei boia per ogni uccisione) e, non ancora sopraggiunta la morte, la lasciò nel suo sangue. Fu Papa Urbano, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura.
Raineri Sara